Un inverno diverso

L'Alta Engadina, in Svizzera: per chi ama lo sci alpino e per chi vive a passo lento e secondo natura.

Indice dell'itinerario

Dei ventisei cantoni che formano il territorio elvetico quello dei Grigioni è il più esteso, e l’Alta Engadina ne costituisce il settore più meridionale a ridosso del confine con l’Italia: montagne solenni circondano l’Inn, che in questo primo tratto del suo lungo cammino scorre fra Passo Maloja e Zernez formando piccoli laghi e bagnando centri abitati divenuti nel tempo mete irrinunciabili del turismo alpino. Dominata dalla vetta più elevata delle Alpi Orientali, il Pizzo Bernina (4.049 m), e dai suoi imponenti ghiacciai perenni, la valle vive di turismo durante tutto l’arco dell’anno, anche se naturalmente l’affluenza nei mesi invernali è maggiore. Basti pensare che oggi il 77 per cento della popolazione locale è impiegata nel settore turistico, relegando attività un tempo tradizionali – come l’agricoltura e la silvicoltura – a un misero 2 per cento degli occupati.

Gita a bordo di una slitta trainata dai cavalli.
Gita a bordo di una slitta trainata dai cavalli.

Al pari delle altre località, Pontresina è un paese che non presenta attrattive di grande interesse, piena com’è di alberghi e di negozi, ma la sua posizione chiave nella Val Bernina sulla strada per l’omonimo valico, la presenza di un campeggio nella vicina località di Plauns e soprattutto l’accesso alla splendida Val Roseg ne fanno un ottimo campo base per trascorrere qualche giorno nella zona. Poi ci sono Silvaplana, Samedan, Madulain, Zuoz, Zernez e Sankt Moritz, naturalmente, le cui tradizioni di stazione invernale sono di vecchia data; dopo aver ospitato quattro campionati mondiali di sci alpino e due Olimpiadi invernali, è in ballo la sua candidatura (assieme a quella della rivale Cortina d’Ampezzo) per i campionati mondiali di sci alpino del 2017. Ma da queste parti non c’è soltanto lo sci da discesa: ben 190 chilometri di piste da fondo attirano gli amanti di questa specialità da tutta Europa, e ogni anno al culmine della stagione si tiene la Skimarathon, che nel 2011 avrà luogo il 13 marzo: con circa 12.000 concorrenti, è una delle maggiori competizioni mondiali di sci nordico. Da questi accenni si capisce subito che l’offerta è tale da rendere facile organizzarsi per trascorrere la classica settimana bianca. L’unica difficoltà potrebbe essere rappresentata dalla scelta delle attività per chi non vuole limitarsi al puro divertimento sportivo rappresentato dalle piste, ma anche in questo caso le opportunità sono assai ricche: lo abbiamo sperimentato di persona, con grande soddisfazione, ed ecco cinque proposte per altrettanti giorni di vacanza all’insegna di un turismo davvero secondo natura.

 

1° giorno • Passeggiata in Val Roseg

Nei mesi invernali l'Ova da Roseg si ghiaccia, consentendo agli animali l'attraversamento senza necessità di guado.
Nei mesi invernali l’Ova da Roseg si ghiaccia, consentendo agli animali l’attraversamento senza necessità di guado.

Splendidamente solitaria, il fondo pianeggiante rivestito da un magnifico bosco di larici, abeti e pini cembri, la Val Roseg è tra i gioielli dell’Engadina e non è un caso che per dodici mesi all’anno sia una delle mete privilegiate di escursionisti e fondisti, senza dimenticare le gite a bordo delle slitte trainate da cavalli. La facilità con cui si osservano gli animali selvatici è un altro valore aggiunto del luogo, che conduce da queste parti frotte di fotografi e di appassionati di riprese naturalistiche. Per prima cosa si raggiunge la stazione di Pontresina, presso la quale si trovano ampi spazi di sosta fruibili anche dai camper durante il giorno. La partenza dell’escursione si trova alle spalle dello scalo ferroviario, superando un passaggio a livello e seguendo le indicazioni: il percorso pedonale, segnato con paletti di un brillante color rosa, è quasi sempre – e opportunamente – distinto da quelli frequentati appunto dalle slitte a cavalli e dai fondisti. Dopo pochi minuti di camminata nel bosco si incontrano le prime mangiatoie in legno, costantemente rifornite, che attraggono un carosello di volatili: si tratta soprattutto di cince (cinciallegre, cince more, cince dal ciuffo), picchi muratori, rampichini, picchi rossi e nocciolaie; anche se non volano, ogni tanto fanno capolino i simpatici scoiattoli.

Non mancano gli incontri ravvicinati con scoiattoli, lucherini e cince
Non mancano gli incontri ravvicinati con scoiattoli, lucherini e cince

Un distributore di semi in piccoli sacchetti, prelevabili con offerta libera, è a disposizione degli escursionisti. La stradina prosegue senza difficoltà, costeggiando il torrente di fondovalle e superando un piccolo ponte in legno che consentirebbe di passare sulla sponda destra. In poco più di un’ora si giunge a un secondo ponticello, dal quale è possibile proseguire comodamente per un’altra oretta fino a toccare i 2.000 metri di quota. L’hotel e ristorante che sorge al termine della via si affaccia in una conca dominata dai ghiacciai del gruppo del Bernina. Sulla via del ritorno, raggiunto di nuovo il primo ponte, è consigliabile passare sulla sponda destra tagliando a mezza costa il bosco fino all’ampia radura tra gli abeti della Konzertplatz, dove d’estate hanno luogo ameni concerti musicali. E’ opportuno ricordare che in Svizzera il pernottamento libero dei veicoli ricreazionali non è consentito: perciò, tornati al punto di partenza, bisognerà dirigersi verso una struttura organizzata. Il riferimento più utile nei dintorni, circa 4 chilometri a sud, è il già menzionato campeggio di Plauns che durante l’inverno è collegato dai trasporti pubblici alle località sciistiche e alla stessa Pontresina. Un altro camping è disponibile a Samedan, circa 5 chilometri e mezzo a nord.

 

 

2° giorno • Con le ciaspole al Rifugio Rabgiusa

Veicoli in sosta al camping Madulain
Veicoli in sosta al camping Madulain

Da Pontresina, percorrendo circa 15 chilometri, ci si sposta a Sils-Segl Maria passando per Sankt Moritz e Silvaplana e raggiungendo la stazione di partenza della funivia di Furtschellas (un ampio piazzale accoglie i veicoli, come sempre per la sola sosta diurna) con la quale si sale in una decina di minuti alla stazione intermedia Furtschellas-La Chüdera (2.312 m). Calzate le ciaspole e tagliato l’arrivo della pista da discesa, si prende a salire tenendo d’occhio gli ormai familiari paletti fucsia che delimitano il tracciato. Il primo tratto si snoda a lato della pista e in alcuni punti ne condivide addirittura il percorso: l’invito a fare attenzione è d’obbligo, ma più avanti la promiscuità del tracciato cessa. Dopo mezz’ora di salita ci si allontana e il sentiero, meno faticoso e contornato da piccole rocce dove capita di incontrare le tracce della pernice bianca, si apre in un magnifico panorama sulla valle sottostante. A un’ora e un quarto dalla partenza si giunge al Rifugio Rabgiusa (2.440 m), dove i fringuelli alpini ripuliscono dalle briciole i tavolini all’aperto del ristoro. Il ritorno è per la via dell’andata e richiede più o meno una mezz’ora di cammino.

 

3° giorno • Il Bernina Express

I caratteristici vagoni rossi della Rhätische Bahn.
I caratteristici vagoni rossi della Rhätische Bahn.

Nel 2008 la linea del Bernina – che fa parte della Rhätische Bahn, la Ferrovia Retica – è entrata a far parte della prestigiosa lista Unesco dei patrimoni dell’umanità. Inaugurato nel 1910, il celeberrimo trenino rosso è probabilmente la più spettacolare ferrovia a scartamento ridotto del mondo e in cent’anni non ha mai smesso di funzionare: da Sankt Moritz s’inerpica con curve a serpentina, tra mura di neve, fino ai 2.252 metri del Passo del Bernina. L’accesso alle carrozze panoramiche, con gli ampi cristalli che s’incurvano verso il tetto del vagone, è possibile solo su prenotazione: i posti numerati consentono di stare comodamente seduti a osservare un paesaggio che, va da sé, è assolutamente magnifico e che salendo verso il valico diventa sempre più severo e impressionante, con la sola pecca di mostrare una certa abbondanza di tralicci. Raggiunta la sella, il treno si tuffa in una discesa tra boschi di abete, percorrendo tratti a strapiombo stretti come cenge. Il tragitto da Pontresina a Poschiavo, che mostra un centro interessante con una scenografica piazzetta, si può coprire in circa un’ora e mezzo.

 

4° giorno • Escursione da Pontresina a Morteratsch

Un'abetaia nei pressi di Morteratsch.
Un’abetaia nei pressi di Morteratsch.

La partenza di questo itinerario è dal parcheggio per le auto situato fra il centro di Pontresina e la stazione ferroviaria. Il primo tratto scavalca nella pineta la dorsale che separa dalla Val Roseg, tra giovani piantine e continui saliscendi, poi si attraversa a mezza costa il bosco. A meno che non abbia nevicato in abbondanza, qui le ciaspole non sono necessarie: il tracciato – segnato ancora una volta con paletti fucsia – è costantemente battuto. Anche qui si trovano alcune mangiatoie che sono rifornite di frequente, dato che attraggono un certo andirivieni di cince e di altri uccelli. Più avanti si esce allo scoperto, sul fondovalle, sempre rimanendo paralleli ai binari del treno e al torrente dall’ampio letto ghiacciato in inverno. Prima che la valle e la ferrovia pieghino verso est ci troviamo alla stazione ferroviaria di Morteratsch, dove è possibile aspettare il trenino che in appena un quarto d’ora ci riporta a Pontresina: per arrivare fin qui a piedi si impiegano due comode ore.

 

5° giorno • Ciaspolata ai piedi del Bernina

Il rifugio del Diavolezza include la possibilità di rifocillarsi al sole, con un vanitoso panorama
Il rifugio del Diavolezza include la possibilità di rifocillarsi al sole, con un vanitoso panorama

Nonostante la brevità, l’ultimo percorso proposto garantisce vedute davvero spettacolari che lo rendono un must della zona. Oltre alle ciaspole è consigliabile munirsi anche di bastoncini; si sale al Diavolezza (2.978 m) con la funivia che parte dall’omonima stazione, sulla strada per il Passo del Bernina. All’arrivo è sufficiente seguire le indicazioni del sentiero invernale (i celebri omini di pietra) guadagnando in non più di tre quarti d’ora i 3.066 metri del Sass Queder, dove si apre una vista a 360° che abbraccia vette come il Pizzo Bernina, l’Ortles e le cime alpine austriache.

 

 

 

 

 

 

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