Un fiume a pedali

Dalle Alpi altoatesine alle campagne del Tirolo Orientale e della Carinzia, cinque giorni in bici seguendo il corso della Drava lungo una delle piste ciclabili più famose d'Europa. Pleinair allo stato puro per una vacanza al ritmo lento del pedale.

Indice dell'itinerario

La Drava (in italiano, sloveno e croato, mentre in tedesco è la Drau) è un fiume che nasce in Italia, ai piedi delle Dolomiti. Sconfina subito in Austria e la attraversa a lungo, per poi solcare la Slovenia, l’Ungheria e la Croazia dove confluisce nel Danubio vicino al confine serbo. In tutto il suo corso misura 749 chilometri – dunque più del nostro fiume maggiore, il Po, che è lungo 652 chilometri – e nella prima metà del suo cammino verso est è affiancata da una delle più belle e importanti piste ciclabili d’Europa. Un percorso facile, quasi tutto praticamente pianeggiante, su asfalto o su fondo naturale comunque ben tenuto, per 12 chilometri in territorio italiano, 282 in terra austriaca e 72 in Slovenia. Solo quest’ultimo tratto, dal confine austriaco fino all’importante città slovena di Maribor, conosce vere salite e allora nulla vieta, come abbiamo fatto noi, di chiudere il viaggio su due ruote in Carinzia con circa 250 chilometri nelle gambe.

E’ insomma un viaggio adatto a tutti, in particolare alle famiglie. Come la “madre di tutte le ciclovie”, quella del Danubio, una settimana trascorsa a pedalare senza dislivelli è tranquillamente alla portata di chi non ha mai viaggiato in bicicletta, di chi ha i capelli bianchi, dei bambini. Anzi, tutta salute, tanto più che l’aria è quella della campagna alpina e pedemontana. L’importante è dimensionare velocità di crociera e quantità e durata delle soste alle esigenze dell’equipaggio. La nostra proposta di cinque giorni va dunque intesa solo come tale, mentre una visita più approfondita ad alcune delle località toccate dal percorso (in particolare Lienz e Villach) può richiedere un tempo maggiore; per non parlare delle possibili deviazioni, talvolta di piccola entità ma di tutto interesse.
Altro che parabrezza e finestrini: è quando l’aria ti viene incontro pedalando lungo un fiume bello come la Drava che assapori fino in fondo il senso della libertà di viaggiare. E di bagagli ne servono pochi, da infilare nelle sacche da bici: tendina e sacco a pelo, l’occorrente per prepararsi un pasto caldo, qualche cambio di abiti, il necessario per l’igiene personale, un buon libro per la sera. Da non scordare anche un piccolo kit per le riparazioni, pompa dell’aria, casco e guanti. E poi via, un colpo di campanello e il viaggio comincia.

 

Primo giorno

Il primo tratto della pista, da Dobbiaco a Lienz, è anche il più frequentato.
Il primo tratto della pista, da Dobbiaco a Lienz, è anche il più frequentato.

Dobbiaco la sosta davanti al pannello che illustra sulla mappa geografica l’intera ciclovia della Drava è quasi un obbligo, un rito. Si trova nei pressi della stazione, dove il nostro percorso ha inizio e dove sostano spesso e imprudentemente – nonostante il divieto – molti camper. L’ufficio turistico nei pressi distribuisce a pagamento una sommaria mappa della ciclabile. Comunque sia, alle spalle della stazione la pista si avvia verso San Candido passando accanto a una centrale a biomasse, che trasforma lo scarto del legname in energia. E la Drava sgorga proprio lì, presso una piccola pineta poche centinaia di metri più avanti. Adesso è un torrente, ma la vedremo crescere chilometro dopo chilometro fino ad allargarsi placida in un ampio letto.

Turisti nel centro storico di Lienz.
Turisti nel centro storico di Lienz.

Il percorso è facile, senza problemi, in certi tratti la discesa rende persino inutile pedalare: ma proprio questo, al contrario, è il tratto più insidioso. La breve e facile tappa fino a Lienz, infatti, spinge una vera folla di turisti ad inforcare le bici (spesso a noleggio) creando situazioni di confusione che, complici la pendenza e la conseguente velocità, richiedono la massima attenzione. Per il resto gli ampi e verdeggianti paesaggi della vallata, con lo sfondo delle cime dolomitiche che la cingono, accompagnano i primi chilometri che più piacevolmente non si può.

Il castello di Heinfels, simbolo della Val Pusteria orientale.
Il castello di Heinfels, simbolo della Val Pusteria orientale.

L’arrivo a San Candido è preceduto dalla piccola area camper stretta fra i prati e la statale, poi si attraversa il paese seguendo la segnaletica con la sigla R1 e trasportando a mano la bici nei tratti più affollati del centro. La collegiata del XII secolo conserva al suo interno una bella Crocifissione lignea, ma da vedere sono anche le chiese di San Michele e quella dei Francescani.
Usciti dall’abitato si riprende a pedalare nella natura, cambiando ogni tanto sponda grazie a piccoli ponti che scavalcano la Drava. Il fondo della pista è asfaltato e le ruote scivolano senza sforzo. Un complesso sportivo adiacente al percorso offre la prima tentazione, quella di una grande piscina, mentre più avanti bisogna resistere (ma si fa per dire) nientemeno che allo stabilimento Loacker, quello dei famosi wafer, dove alcuni addetti in uniforme prendono per la gola gli sportivi di passaggio da un apposito punto di vendita, giusto ai piedi dello scenografico castello di Heinfels.

Turisti nel centro storico di Lienz.
Turisti nel centro storico di Lienz.

Altri 15 chilometri e siamo a Lienz, ma decidiamo di tirar dritto e rimandare la visita al ritorno (begli scorci del castello), ignorando anche il richiamo delle interessanti cascate della Galitzenklamm con panoramiche passerelle sospese nella gola. E’ la prima tappa e per ora abbiamo solo voglia di… pedalare! All’ingresso in città si trova uno sportello dell’ufficio turistico e la maggior parte dei nostri compagni di pista, dopo aver fatto il pieno di dépliant, si avvia verso il centro e la stazione ferroviaria per concludere la giornata sulle due ruote. Noi invece tiriamo i freni solo al campeggio di Oberdrauburg, con il contachilometri che segna 68.

 

Secondo giorno

Chiesetta campestre verso Spittal an der Drau.
Chiesetta campestre verso Spittal an der Drau.

La giornata assume subito un sapore agreste. Usciti dal camping e ripresa la pista (che qui è su sterrato e lo rimarrà per quasi tutta la tappa) ci infiliamo tra campi di mais e piccoli boschi ripariali. E’ agosto, il periodo dello sfalcio, e ovunque sbucano trattori o semplici tosaerba che spandono nell’aria l’odore dolciastro del fieno appena tagliato. Dopo aver cambiato sponda ci inoltriamo in un bel bosco di abeti, con brevi saliscendi nella frescura, ma è solo una pausa: il paesaggio infatti è radicalmente cambiato a nemmeno due giorni dalla partenza e l’aria frizzante della montagna inizia a cedere il passo agli aromi densi della campagna. Attraversiamo alcuni minuscoli villaggi di rustiche abitazioni e fienili, con la gente intenta alle occupazioni della vita rurale: stipare il fieno utilizzando un sistema di carrucole, governare il bestiame, sistemare la legna tagliata. La pista è frequentata ma senza eccessi, sempre ben segnalata come R1. Ogni tanto qualche provvidenziale fontanella compare nei paesini per le nostre borracce, e i tabelloni informano su ristoranti e officine per bici nei dintorni. Su strada incontriamo anche un pronto soccorso per le due ruote: a disposizione di tutti sono un set completo di chiavi, una pompa per gonfiare le gomme, addirittura maglie di ricambio per la catena.
Superata una stretta della valle la pista si avvia verso Spittal an der Drau, lungo un tratto che affianca la strada statale. Quando arriviamo al campeggio, che si trova lungo il fiume in posizione periferica verso la stazione, abbiamo pedalato per 62 chilometri.

Spittal an der Drau
Spittal an der Drau

 

Terzo giorno

Ecco uno dei tanti "bici service" lungo il percorso
Ecco uno dei tanti “bici service” lungo il percorso

Dopo un rapido giro nell’importante cittadina dell’Alta Carinzia, la pista ritrova la campagna appena oltre la periferia urbana. E’ un tratto assai piacevole, all’inizio di fianco all’autostrada ma poi, finalmente, in totale solitudine. Il fondo è quasi sempre sterrato e si pedala proprio in riva al fiume, prima sulla sponda destra e poi su quella sinistra; incontriamo un traghetto, ma la pista prosegue diritta. La segnaletica verticale è cambiata, ora non si trovano più le tabelle con la sigla R1 ma un logo raffigurante tre persone su un tandem a sfondo verde, e non sono più riportate le distanze. Per fortuna resta la segnaletica a terra, con l’indicazione R1 e relativa freccia bianca agli incroci.

Animazione estiva a Villach
Animazione estiva a Villach

L’arrivo a Villach, dopo 42 chilometri, è preceduto da un’enorme cava sulla montagna che sovrasta la riva, con attigui impianti di lavorazione. La città, di discrete dimensioni, ha un gradevole centro storico che si stende intorno alla Hauptplatz, con molti palazzi storici e il duomo di San Giacomo. Presso il ponte sulla Drava si trova l’ufficio turistico, dove parlano anche italiano e non manca materiale informativo nella nostra lingua: consigliabile farsi indicare il campeggio, un po’ distante sulla sponda di un piccolo lago sulla vicina collina.

 

Quarto giorno

Vari campeggi al servizio del percorso si trovano lungo il fiume.
Vari campeggi al servizio del percorso si trovano lungo il fiume.

Usciamo da Villach riprendendo la riva del fiume, prima dirigendoci erroneamente verso ovest e poi, tra le risate, scegliendo finalmente la giusta direzione. Lasciata alle spalle una periferia urbana non proprio esaltante, il paesaggio si fa di nuovo interessante e anche il sole torna a salutarci. Un battello carico di turisti, il primo che vediamo, ci ricorda per un attimo il Danubio in un ambiente ora solitario. A un’ansa popolata da decine di candidi cigni reali, protetta da una riserva naturale, la pista s’innalza con una serie di faticose salite: è quasi sempre a fondo sterrato e resterà così tutto il giorno. Sfiliamo nel bosco di abeti, ma a tratti anche faggi, aceri, betulle, persino larici. Molte persone fanno il bagno nel fiume e piccole barche sono ormeggiate nei punti più riparati. L’impegnativo saliscendi continua per un po’, e giunti a Rosegg decidiamo di fare una meritata sosta pranzo. Il paese è di poche case e un coltivatore di lamponi vende i suoi cestini lungo la ciclabile.

Il castello di Hollenburg domina uno dei tratti più scenografici della pista.
Il castello di Hollenburg domina uno dei tratti più scenografici della pista.

Più avanti la Drava forma un lago dov’è facile osservare folaghe, svassi, morette. Qui si pedala nuovamente in piano, nella valle tornata ampia. In corrispondenza di un ponte ferroviario e di un lungo viadotto stradale sull’altra sponda si alza il castello di Hollenburg, lo sfondo perfetto per qualche foto ricordo del viaggio. A sinistra c’è il fiume, a destra una quinta di severe montagne precedute da una campagna di boschi ben al di sotto dell’argine, e viene da pensare che gli effetti di un’eventuale piena sarebbero disastrosi.
A 3 chilometri da Ferlach appare sulla destra un bel lago balneabile mentre dopo il paese, dove nidificano le cicogne, una deviazione per lavori ci costringe a lasciare per un poco la pista e a seguire la provinciale. Torniamo a pedalare lungo la Drava in un tratto bellissimo, sovrastato da alte pareti rocciose, dove al calar della sera un’indicazione provvidenziale ci conduce ai piedi dell’argine e poi fino all’ingresso del campeggio di Gotschuchen. Dopo 64 chilometri sul sellino, una vera oasi con tanto di laghetto dove farsi una nuotata corroborante. E’ l’ultima sera del viaggio: ci premiamo con ricca cena al ristorante del campeggio e maxigelato finale.

 

Quinto giorno

La Drava verso Völkermarkt
La Drava verso Völkermarkt

Siamo vicini alla meta che ci siamo prefissati di raggiungere, cioè Völkermarkt, tralasciando il successivo tratto verso la Slovenia dove i collegamenti ferroviari più complicati e i dislivelli da superare ci renderebbero più difficoltoso proseguire e quindi tornare a Dobbiaco. Riguadagnata la pista sulla sommità dell’argine, poco dopo incontriamo un ponte che ci porta sulla sponda sinistra. Qui la Drava scorre davvero placida, alcuni isolotti di vegetazione sporgono dalle sue acque mentre la valle si apre ulteriormente. Più avanti incontriamo una diga, quindi due ponti, di cui uno percorso dalla ferrovia. Piccoli laghi accompagnano il corso del fiume, frequentato soprattutto da cigni e pescatori, fino alle porte di Völkermarkt dove una ripida salita ci costringe a scendere dal sellino e a procedere spingendo a mano le bici: una piccola fatica compensata dalla bella discesa nel bosco che segue. Arrivati alla meta, a 20 chilometri dalla partenza, scopriamo che la stazione ferroviaria si trova in realtà a Kühnsdorf. Attraversiamo allora per l’ultima volta il fiume e saliamo per un paio di chilometri fino alla stazione, alle porte del piccolo centro. Dopo 258 chilometri sul sellino, ci accomodiamo sul primo dei quattro treni che occorreranno per rientrare alla base, acquistando i biglietti in carrozza con carta di credito. Come alla moviola, la Drava si rifà torrente e tornano le vette dolomitiche. Ma dal sellino era tutta un’altra cosa.

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio