Un'estate alla mano

Meno frequentata dal turismo di massa rispetto ad altre regioni della Grecia, la Penisola Calcidica offre un bellissimo mare e una rustica ambientazione a portata di v.r. Delle sue tre propaggini che si allungano nell'Egeo a somiglianza di dita – Kassandra, Sithonia e il Monte Athos – abbiamo visitato le prime due, per una vacanza balneare che non disdegna qualche puntata nella storia... e nella filosofia.

Indice dell'itinerario

Percorrendo i saliscendi della tangenziale di Thessaloniki in un afoso crepuscolo, tra file di capannoni commerciali e impianti industriali affastellati lungo le colline che circondano la seconda città della Grecia e che fanno assomigliare questa periferia a quella di tante altre grandi città del Mediterraneo, sembra incredibile pensare che a pochi chilometri di distanza possano trovarsi le bellezze della Calcidica. Eppure siamo partiti dall’Italia inebriati dalle immagini e dai racconti su quest’angolo di Grecia: spiagge poco frequentate, pinete che si tuffano in un mare dal blu intenso, vestigia di antiche civiltà che rammentano la storia millenaria di questi luoghi, la semplice ospitalità locale ancora a dimensione del viaggiatore itinerante. Ingredienti fondamentali per chi, come noi, cerca il contatto con la natura, la cultura e le tradizioni di un paese a dare la cifra interpretativa dei luoghi e, per non sbagliare, un po’ di relax marino in famiglia. Comunque, meglio tenere le mani salde sul volante e gli occhi aperti su questo trafficato nastro d’asfalto che punta vero il confine greco-turco ed è uno dei crocevia più importanti di merci e traffici tra l’Europa e l’Oriente: un fiume di Tir e auto che procedono nervosamente tra una corsia e l’altra obbligano alla massima attenzione e non ammettono divagazioni.
Finora il viaggio, bisogna dirlo, è stato piuttosto faticoso, anche per una certa comprensibile impazienza dei più giovani dell’equipaggio. Sbarcati a Igoumenitsa, abbiamo imboccato la A2-E90 proprio alle spalle del porto; un primo strappo ripidissimo, sul fianco di un circo montuoso che fa da corollario a uno dei più importanti accessi via mare al territorio ellenico, ci ha fatto capire subito quale sarebbe stato l’andamento di questa strada che attraversa la regione dell’Epiro. L’Egnatia Odos, così chiamata in onore della consolare romana che collegava l’Adriatico e l’Egeo spingendosi fino a Costantinopoli, ha costituito per molti secoli uno degli assi di comunicazione più importanti fra l’est e l’ovest. Tuttora in costruzione, ricca di arditi viadotti e gallerie di complessa ingegneria, la nuova autostrada è uno sforzo imponente per il governo greco, e dovrebbe essere completata entro l’anno: ma ora il percorso a ostacoli fra i cantieri e le continue interruzioni che riportano il traffico sull’antica strada statale, stretta e piena di curve, è stato un supplizio che il nostro camper ha condiviso con i tanti altri veicoli che sbuffavano carichi in salita e si attaccavano ai freni in discesa, tenendo medie da lumaca. Per amor del vero, nei tratti in cui l’opera è completa il traffico è scorrevole, il manto stradale perfetto e i tunnel di ultima generazione fanno sfigurare certi vetusti esempi che ancora contraddistinguono ampi tratti della nostra rete stradale.
La prima tappa sul percorso di avvicinamento è stata Ioannina, che si allarga sulle coste del lago Pamvotida a 600 metri di altitudine, accerchiata da una suggestiva corona di montagne. Il Kastro, antico quartiere turco dominato da una moschea del ‘600 e protetto da una cinta muraria, così come la presenza di una sinagoga, mostrano pietra su pietra quante civiltà si siano susseguite nella storia millenaria di questi luoghi e abbiano dato alla città un’impronta tuttora ben visibile, nonostante i tentativi di omologazione dei giorni nostri. Fuggiti dalle crociere sul lago e dai lounge bar che allungano i loro déhors fin sulla sponda, abbiamo ripreso a salire fino al 1.200 metri di Metsovo, con i tetti in pietra, i vicoli e le innumerevoli botteghe artigiane che tradiscono la vocazione turistica della cittadina, insieme agli impianti di risalita che d’inverno servono gli appassionati agli sport su neve. Avanti ancora con una strada di alta quota fino a Grevena, in un ambiente di pascoli ondulati che non ci aspettavamo di trovare, poi la tortuosa statale ha lasciato il posto alla scorrevole autostrada che segue la valle del fiume Aliàkmonas e attraversa l’estuario dell’Axios, fertile piana coltivata ora in pieno fermento per le operazioni di raccolta della frutta. Dopo esserci lasciati alle spalle Thessaloniki e l’appiccicosa calura estiva seguiamo le indicazioni per Halkidiki, la famosa penisola che si allunga a tridente nell’Egeo settentrionale, vera meta di questo nostro viaggio.

Il turismo che avanza
Decidiamo di puntare sulla più meridionale delle tre dita (che i greci chiamano invece braccia), la penisola di Kassandra. La strada K12 supera l’aeroporto di Thessaloniki e scende a lambire la costa, con il mare che inizia a far sentire la sua preponderante presenza. Nea Kallikràteia, con un centro moderno e una zona pedonale che ricordano la nostra riviera adriatica, offre un campeggio nell’immediata periferia che ci servirà come base per visitare con tutta tranquillità le grotte di Petralona, meraviglia naturale con le sue formazioni calcaree e splendida testimonianza della preistoria di questi luoghi (vedi riquadro “Il focolare più antico del mondo”).
Complice il caldo, al termine della visita il mare torna a chiamarci e riprendiamo la litoranea in direzione Nea Moudanià, vera porta d’ingresso a Kassandra. Da qui si prosegue attraversando Nea Potidea e Nea Fokea, località marine molto organizzate in cui i tessalonicesi hanno la seconda casa: in generale, questa zona è la più sfruttata sotto il profilo turistico e anche la più cementificata. Giunti a Kallithea, dove spiccano le rovine del tempio di Zeus Ammonio la cui fondazione è databile intorno al IV secolo a.C., proseguiamo verso l’entroterra in senso antiorario per Kassandra, il centro più grande della penisola con i suoi 3.500 abitanti. Più avanti la strada si ricongiunge con la litoranea che corre lungo il bordo meridionale attraversando Skala Fourkas, Kalandra e Nea Skioni, antichi insediamenti di pescatori oggi riconvertiti alla più redditizia attività turistica. Fra taverne, affittacamere, fast food e hotel, la costa offre comunque numerosi servizi e permette rapide e appaganti puntate sul mare. Arriviamo così a Paliouri, in un camping a gestione statale di dimensioni faraoniche ma con servizi del tutto spartani.
Il versante settentrionale di Kassandra prosegue con una sequenza di spiagge sabbiose e villaggi, come Pefkohori e Polikhrono, che ci riportano a Kallithea. Da qui torniamo rapidamente a Nea Moudanià e aggiriamo il golfo di Cassandra verso la nostra prossima destinazione: Sithonia, il dito centrale della Calcidica.

Pleinair vista mare
Sithonia è la parte più interessante per il viaggiatore pleinair, quella con la natura maggiormente preservata, una minore urbanizzazione delle coste che qui sono generalmente più alte e ricche di piccole baie, una migliore fruibilità degli spazi e un mare delizioso, che si riflette nei nostri occhi in tutte le sfumature del blu. La strada costiera è piacevole, con numerosi saliscendi ma quasi priva di traffico, anche se gli incendi boschivi dell’estate precedente in alcuni punti hanno fatto scempio della vegetazione, mandando in cenere i maestosi pini marittimi. Va detto a questo proposito che la responsabilità umana, pur involontaria, forse non è del tutto estranea a questi eventi: gesti come svuotare il posacenere dell’auto dal finestrino o abbandonare rifiuti sono relativamente frequenti, mostrando una scarsa attenzione degli abitanti all’ambiente.
Superato il villaggio di Metamorfossi, dalla connotazione molto turistica, il panorama si apre appena al di sopra della linea costiera fino a giungere a Neos Marmaras, uno dei centri più importanti di Sithonia, la cui parte vecchia si allunga in un golfo molto caratteristico, mentre sulle colline che circondano l’abitato trovano spazio strutture più moderne. Una ripida salita fra gli oliveti e la macchia mediterranea si addentra nel promontorio verso il villaggio di Parthenonas, dove le antiche case sono state salvate dall’abbandono, restaurate e trasformate in taverne o bed&breakfast, mentre da un punto panoramico si può abbracciare con lo sguardo l’intera linea costiera.
Verso sud la strada si allontana dalla costa, tocca i 500 metri di altitudine e poi ridiscende solcando uno dei paesaggi più intatti che abbiamo finora incontrato; il mare può essere raggiunto scendendo stradine sterrate più o meno ripide, che i proprietari di veicoli di una certa stazza faranno bene ad imboccare solo dopo un’attenta perlustrazione a piedi o informandosi sul posto. Anche qui spiagge e calette assolutamente tranquille e poco frequentate nonostante l’altissima stagione, alcune incantevoli, altre più soggette alla pressione turistica.
Toroni, quasi all’estremità della penisola, ci accoglie con il suo placido lungomare preceduto da slarghi sterrati facilmente accessibili in cui è possibile fermarsi e scendere a bagnarsi in uno dei più bei tratti di costa della zona, alla cui estremità sorgono i resti di fortificazioni bizantine. L’atmosfera è rilassata, pochi visitatori e tante le possibilità di sosta senza sbarre o divieti: di certo questo è un luogo dove il turismo itinerante conserva ancora il suo fascino e le sue prerogative.
Kalamitsi, pochi chilometri più avanti, offre un enorme campeggio adagiato lungo una baia, popolato da tanti giovani e con un’atmosfera rumorosa, ma tutto sommato cordiale. Il successivo tratto di costa tra Skala Sikias e Sarti regala molte altre possibilità di sosta libera, con un mare del quale non si riesce a fare a meno e un entroterra incorniciato da montagne selvagge. Si arriva così a Vorvorou, incastonato all’estremità di un piccolo golfo costellato di isolette, mentre più avanti Ormos Panagias offre un gradevole porticciolo peschereccio e soprattutto è punto di partenza per le crociere intorno al Monte Athos, lo stato teocratico che occupa per intero il terzo dito della Calcidica (vedi riquadro “Sacralità e regole” e il servizio successivo).
Ormai soddisfatti delle esperienze balneari e avvicinandosi il momento del ritorno, decidiamo di recarci a Stagira, luogo di nascita di Aristotele. Un parco dedicato al filosofo “maestro di color che sanno” è situato proprio all’ingresso del villaggio: lungo i vialetti si trovano installazioni e giochi scientifici ispirati alle sue scoperte, fra cui un orologio solare, una turbina ad acqua, un disco ottico e un pentafono. Da una terrazza panoramica, con aria tersa è possibile ammirare la penisola dell’Athos e scorgerne alcuni dei monasteri con l’aiuto di un cannocchiale.
Ultimi souvlaki e gyros, poi riprendiamo la marcia lungo stradine di campagna intervallate da paesini la cui atmosfera è ben lontana da quella delle località costiere. Per il rientro da Thessaloniki preferiamo seguire un tragitto più lungo ma almeno in parte più agevole: l’autostrada A1-E75 fino a Larissa, poi la statale 6 che raggiunge Trikala e passa per le celebri Meteore (d’obbligo la visita ai monasteri abbarbicati sulla cima delle spettacolari falesie rocciose e, al contrario dell’Athos, quasi tutti accessibili ai turisti). A Metsovo il percorso si ricongiunge a quello dell’andata, ridiscendendo verso Ioannina e Igoumenitsa, dove il traghetto ci aspetta per riportarci sull’altra sponda dell’Adriatico.

Il focolare più antico del mondo
Non solo stalattiti e stalagmiti: entrare nelle grotte di Petralona, a pochi chilometri da Nea Kallikràteia, significa immergersi nella realtà dei nostri più remoti antenati, capirne le abitudini di vita, il modo in cui si procuravano il cibo e fabbricavano ciò di cui avevano bisogno. Resti ossei femminili vecchi di oltre 600.000 anni e tracce di quello che è considerato il focolare più antico mai ritrovato sulla Terra fanno comprendere l’importanza di questo sito nella preistoria d’Europa e non solo.
Per accedere al complesso, circondato da campagne riarse e oliveti, si supera il paese incontrando poco più avanti le indicazioni. Il camper può essere lasciato in un piazzale dove è possibile anche il pernottamento (in alternativa c’è uno slargo proprio all’inizio dell’abitato di Petralona), proseguendo fino all’ingresso con una navetta. L’apertura è dalle 9 a un’ora prima del tramonto tutti i giorni, eccetto le principali festività dell’anno. Oltre alla visita guidata alle grotte, in inglese, vale una tappa l’adiacente museo nel quale sono esposti tutti i reperti insieme alla ricostruzione di alcune scene di vita. Un consiglio: vista l’elevata escursione termica fra l’interno (17°C costanti) e l’assolato esterno, prevedete un abbigliamento a strati.

Monte Athos, sacralità e regole
E’ vietata alle donne e ai bambini, con una ristrettissima quota di accessi giornalieri concessi ai non ortodossi e una rigida e lunga trafila per ottenere il permesso, che obbliga a prenotare svariati mesi prima dell’arrivo. Visitare la terza penisola della Calcidica, il Monte Athos, luogo sacro agli ortodossi totalmente destinato alla preghiera, è certamente un’impresa per chi ha semplici ambizioni turistiche. I pochi fortunati che possono ammirare questo luogo trovano una natura incontaminata e numerosi monasteri, i più antichi risalenti al IV secolo.
Al Monte Athos si arriva unicamente via mare da Ouranopolis, dove si trova anche l’ufficio che regola l’afflusso turistico, mentre per tutti gli spostamenti interni sono vietati i veicoli a motore. In loco bisogna indossare un abbigliamento decoroso, non si possono effettuare riprese, si condivide la vita dei monaci nel pieno rispetto dell’atmosfera. Tutti gli altri devono accontentarsi di navigare intorno alla penisola scegliendo fra le tante crociere che partono dalla stessa Ouranopolis o da Ormos Panagias. Chi volesse informazioni più dettagliate può rivolgersi all’Athos Pilgrim’s Office, 109 Egnatias Street, Thessaloniki, tel. 0030/2310/252578, fax 0030/2310/222424 (da lunedì a venerdì ore 9/14, sabato 10/12).

Testo e foto di Davide Bernieri

PleinAir 443 – Giugno 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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