Un balcone sui laghi

Dal bacino dell'Orta alle vette che circondano il Rosa, la Valle Strona offre panorami sconfinati, antiche tradizioni artigianali ed escursioni di vera montagna.

Indice dell'itinerario

La Strona è una vallata piemontese di media grandezza, situata tra le valli di Sesia e di Anzasca e il Lago d’Orta e bordata dai contrafforti delle Alpi Pennine. Prende il nome dal fiume che la attraversa (il termine di origine celtica stream significava strepito o rumore, come nell’inglese odierno indica la corrente), un corso d’acqua che nasce presso la cima del Capezzone da un solitario e limpido laghetto che ha sorgenti proprie, scende per il ripido pendio e a Campello Monti entra nel suo piccolo letto, divenendo gradualmente sempre più imponente e fragoroso. Alla confluenza con il torrente Nigolia il corso d’acqua continua verso nord per poi tornare verso l’Orta e infine, con un angolo assai netto, va a gettarsi nel Lago Maggiore.
La valle è stretta e tortuosa, tra monti che si stagliano scoscesi, ricoperti di boschi cedui, faggi, rovere e castagneti: lunga appena una ventina di chilometri, unisce la cittadina di Omegna – vera e propria cerniera tra i due laghi insieme a Gravellona Toce – con il villaggio di Campello Monti. Passato il ponte sullo Strona, costruito nel 1830, si entra nella valle mediante una strada scavata nella roccia che cade a strapiombo sul fiume; più avanti si allarga leggermente, formando alcuni valloncelli laterali da sotto il paesino di Chesio in poi e, facendosi man mano più aspra, termina sopra Campello alla testata delle valli del Mastallone e dell’Anzasca. In passato era percorsa da un semplice sentiero che, prendendo il via sempre da Omegna, passava sul ponte antico e seguiva da vicino il corso del fiume. L’abitato di Strona, il principale centro amministrativo, rappresenta la parte più popolata insieme a Piana e a Forno (siamo poco al di sotto dei 900 metri di quota), dopo il quale l’ambiente diventa tipicamente alpino, pur presentando notevoli peculiarità. Lo scrittore locale Piero Chiovenda così descrive la Val Strona: “I contrasti sono nei colori dei suoi paesaggi, dal nero cupo dei valloni al rosso infuocato dell’autunno, dal grigio dei tetti di beola che trasudano miseria antica alla vivacità dei costumi femminili, straordinariamente civettuoli, come se la vita di questi luoghi non fosse una dura lotta, ma festa, danza, fiaba. Una valle dal fascino misterioso in un’epoca disincantata dal razionalismo tecnologico, dove sopravvivono l’arcano delle streghe, le leggende, le superstizioni, le credenze tenaci, non solo evocate intorno ai camini della nostra infanzia ma di cui si imbeve tutta una cultura costruita sul linguaggio del buio, sulle erbe che guariscono, sulla simbologia della natura”.
Nelle vicinanze dei paesi esistono molti sentieri e mulattiere che conducono negli alpeggi più bassi, in cui una volta bestie e uomini alloggiavano durante il periodo primaverile per poi salire verso i casolari più alti, su pascoli ricchi di foraggio. Nei pressi dei ruscelli, fino agli anni immediatamente successivi all’ultima guerra erano in funzione numerose turbine ad acqua utili per alimentare i mulini dove artigiani del legno e tornitori lavoravano e sagomavano ogni tipo di oggetti, e ancora oggi in Val Strona l’artigianato del legno è una delle attività più apprezzate.
La località più in quota, a 1.305 metri, è Campello Monti che non a caso è anche tappa della GTA, la Grande Traversata delle Alpi. Si tratta di un antico insediamento walser le cui case, costruite dalle popolazioni di Rimella in Val Sesia, sono forse le più pittoresche della zona. Le cime che incombono sull’abitato sono caratterizzate da una singolare disposizione ad anfiteatro e dalla loro sommità lo sguardo spazia sulla Pianura Padana e sulle cime più alte delle Alpi.
In un ambiente così disegnato non mancano di certo le possibilità escursionistiche, con percorsi di interesse storico, panoramico e naturalistico: con partenza e arrivo dai centri della valle ne abbiamo individuati in particolare cinque, ognuno da compiere nell’arco di una giornata. I tempi di percorrenza si riferiscono al camminatore medio e alla sola andata.

Il Monte Capio
2.172 m, 2 ore e mezzo
Il Capio, che si erge tra la Bocchetta di Campello e il Passo dei Rossi, si presenta con una corona di rocce alla testata del vallone di Enderwasser e con scarpate erbose sia verso la Val Strona che in direzione dell’Alpe Laghetto.
Da Campello Monti si scende verso lo Strona e si attraversa il fiume nei pressi del vecchio cimitero, si imbocca il sentiero che si alza sul fianco boscoso e, attraversatolo verso est, si supera una pronunciata costola per giungere in 40 minuti ai pascoli dell’alpe Pennino Grande (1.498 m). Proseguendo a mezza costa in direzione sud, tenendosi alti sul torrente Rio dei Dannati che scorre sul fondo, in circa un’ora si raggiungono le baite de La Balma (1.671 m). Seguire poi la mulattiera che con ampio giro sulla destra a zigzag si avvicina alla barriera rocciosa del Monte Capio: costeggiandone la base si sale sino al Passo dei Rossi (2.056 m, 2 ore e 15 minuti), raggiunto il quale si costeggia la cresta franosa e in circa 20 minuti di marcia si guadagnano i 2.172 metri della cima.

Il Monte Massone
2.161 m, 3 ore e mezzo
Caratteristici di questo monte sono i crinali erbosi e arrotondati e le fiancate che mettono a nudo l’ossatura rocciosa. Dalla vetta si gode di un panorama imponente sulle Alpi, sul Lago Maggiore e sull’Orta, sul Varesotto e sulla Pianura Padana.
Dall’Alpe Quaggione (1.167 m), raggiungibile da Omegna con qualche cautela anche a bordo di un camper di dimensioni medio-piccole, salire lungo la strada fino al termine dei tornanti alla base del Monte Zuccaro (1.338 m). Per un sentiero ben tracciato, aggirando la montagnola sulla destra, in 15 minuti si arriva alla Sella di Val Lessa con suggestivo scorcio sul Massone e sul Monte Rosa. Al bivio lasciare a sinistra il sentiero per l’Alpe Morello e risalire direttamente la ripida cresta sud del Monte Cerano. Superando sempre in cresta i due dossi successivi, in un’ora si toccano i 1.702 metri della cima. Svoltando a sinistra verso ovest si perde leggermente quota in direzione di una sella, per poi risalire il ripido pendio di Poggio Croce e raggiungerne la cima (1.765 metri, un’ora e mezzo). A questo punto bisogna continuare a scendere fino ai 1.589 metri della Bocchetta di Bagnone, risalire gli scoscesi pendii del Barafet sino a circa 1.840 metri e quindi, seguendo lo spartiacque fattosi pianeggiante, raggiungere La Bocchetta a quota 1.904 (3 ore) che mette in comunicazione la Val Strona con Ornavasso. Da qui, scendendo per mulattiera ben tracciata, si perviene all’Alpe Cortevecchio (1.518 m) e al Rifugio Oliva CAI di Gravellona Toce. Dalla Bocchetta proseguire per una mulattiera che, attraversando il versante sud dell’Eyehorn, con ampi tornanti conduce alla cresta nord-est e successivamente alla vetta, sulla quale è posta una grande croce in ferro.

La Massa del Turlo
1.959 m, 2 ore e 45 minuti
Questa triangolare piramide erbosa è compresa tra la Forcolaccia, la Mazza e la Cima di Ventolaro, quest’ultima chiamata anche Girandolino dall’alpe del versante meridionale. Dalla cima la veduta è vastissima e si estende dal Corno Bianco al Monte Rosa, ai Mischabel, alla Weissmess e al Monte Leone, per spingersi verso le Prealpi e la pianura lombarda.L’inizio dell’escursione, all’Alpe Camasca (1.210 m), è accessibile anche in questo caso a camper medio-piccoli. Si prosegue a piedi costeggiando sulla destra il Monte Congiura, sino a toccare una bocchetta a quota 1.272. Trascurando le molteplici diramazioni dei fianchi, dalla Bocchetta di Foglia seguire il sentiero che, sviluppandosi sulla cresta est del Monte Croce inizialmente coperta di alberi di faggio e poi erbosa, in un’ora porta alla cima (1.643 m). Si supera in cresta il Monte Croce e si scende in direzione del Colle del Campo (1.571 m): a questo punto il tracciato, volgendo a ovest, risale i ripidi pendii de La Mazza (1.816 m), che si raggiunge in circa 2 ore. Oltre la cima, si continua ancora su cresta panoramica toccando Colle del Chignolo (1.800 m), che mette in comunicazione la Val Strona con la Val Bagnolo. Dal Colle, in breve si sale alla vetta della Massa del Turlo.

La Cima di Capezzone
2.421 m, 3 ore e 15 minuti
E’ la più elevata della Val Strona e rappresenta la sommità della costiera tra il Colle di Segnara e la Bocchetta della Ronda. Anche qui dalla vetta il panorama sulle Alpi è grandioso, e sui pendii terminali fioriscono le stelle alpine.
Da Campello Monti, seguendo la scalinata che porta alla chiesa, raggiungere la mulattiera che conduce alla Bocchetta di Campello. Proseguendo in leggera salita si giunge a un ponticello in cemento, poco prima del quale si devia a destra e lungo un sentiero si risale il costone sovrastante per un breve tratto, quindi si attraversa lo Strona su una passerella in ferro e legno. Scavalcato uno scosceso pendio, si raggiunge il pianoro sovrastante e dopo averlo attraversato si riprende il sentiero in salita, più marcato sino all’Alpe Piana di Via (1.732 m). Proseguire diagonalmente sempre in salita, contornando alcuni salti di roccia, per poi deviare a destra in direzione dell’Alpe Capezzone (1.845 m, un’ora e 30 minuti).
Si continua sul sentiero che attraversa il ripiano sino all’impluvio dello Strona. In ripida ascesa si raggiunge una seconda ampia conca, alla base della bastionata che sostiene il Lago del Capezzone (2.100 m). Seguire il sentiero che sale aggirando un canale e supera in quota la bastionata per raggiungere il lago, pianeggiante sull’orlo delle rocce (2 ore e 30 minuti). Sulle sponde del piccolo bacino è situato il bivacco-rifugio Abele Traglio, edificato dagli abitanti di Campello Monti nel 1895. A questo punto la vetta del Capezzone dista tre quarti d’ora di cammino: dal lago si continua in direzione nord su tracce di sentiero salendo leggermente di quota. Ora la cima è ben visibile, con la sua croce metallica. Il percorso si fa più ripido ma nel volgere di poco, attraverso sfasciumi e cenge un po’ esposte, si arriva facilmente alla vetta.

Il Colle dell’Usciolo e il Lago di Ravinella
2.037-1.971 m, 3 ore e 15 minuti
Il colle si presenta come un intaglio che separa la Punta dell’Usciolo (il toponimo indica evidentemente una piccola porta) dalla Cima di Ravinella. Il lago, che prende il nome dall’alpe, si trova poco sotto il Colle dell’Usciolo e le sue acque si scaricano verso nord, in direzione della Val d’Ossola.
Da Campello Monti si sale per un sentiero sul fianco orientale del vallone che scende incombente sul villaggio, verso la Bocchetta di Campello. Percorsi un centinaio di metri, si svolta a destra imboccando un sentiero che porta a una cappella situata all’inizio di un profondo vallone. Giunti a un bivio, si scende e si attraversa il torrente sulla destra. Risalendo alcuni pendii si arriva all’Alpe Cama (1.635 m). Si prosegue rimontando i pascoli dell’alpe in direzione nord-ovest e sempre su tracce di sentiero si perviene all’intaglio roccioso del Colle dell’Usciolo (2.037 m) dal quale, in una manciata di minuti, si scende al Lago di Ravinella.

PleinAir 406 – maggio 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio