Un anno da favola

La capacità di far sognare decretò la sua immensa fortuna. Ad Hans Christian Andersen, nato il 2 aprile del 1805, la Danimarca dedica l'evento HCA 2005: un'occasione da non perdere per scoprire con altri occhi le città dello scrittore.

Indice dell'itinerario

La Sirenetta è lì, immortalata nel bronzo, mentre guarda con nostalgia le acque del freddo mare nordico che ha lasciato per amore. La sua statua è il simbolo della Danimarca e di quelle fiabe ancora oggi lette e amate dai bambini di tutto il mondo: al loro autore, Hans Christian Andersen, sono dedicate quest’anno innumerevoli manifestazioni – in particolare a Odense, la città che gli diede i natali, e a Copenhagen, in cui trascorse il resto della sua vita – in occasione del bicentenario della nascita. HCA 2005 è la sigla di questo grande evento culturale che dal 2 aprile (il suo compleanno) al 6 dicembre prevede un fitto calendario di concerti, rappresentazioni teatrali, mostre, sfilate, maratone e mercatini a tema: un motivo in più per raggiungere il paese nordico sulle ali della fantasia.
Andersen era nato nel 1805 da una famiglia di umili origini, e all’età di quattordici anni si trasferì nella capitale in cerca di fortuna. Le prime difficoltà sembravano superate quando intraprese al Teatro Reale la carriera da soprano, sua grande aspirazione: crescendo, però, il cambiamento della timbrica vocale lo costrinse ad abbandonare quest’attività. Fu allora che si rivolse alla letteratura e alla poesia, all’inizio senza molta fortuna. Il successo arrivò nel 1833 con il dramma Agnese e l’uomo del mare, seguito due anni dopo dal romanzo L’improvvisatore, che gli diedero quella notorietà tanto ricercata: ma la fama di Andersen è legata soprattutto alle oltre 150 fiabe, in gran parte ispirate dai tradizionali racconti popolari della sua terra d’origine.
Le testimonianze delle vicissitudini che lo videro trasformarsi da giovane squattrinato in acclamato scrittore sono ancora ben vive a Odense. La casa natale, in Bangs Boder 29, esattamente un secolo fa è stata trasformata in un museo dove sono conservati mobili d’epoca, manoscritti, stampe e una preziosa raccolta di piccoli fogli con i quali Andersen amava ritagliare e comporre complicate figure geometriche. D’estate, nel parco annesso, giovanissimi attori tengono rappresentazioni teatrali di alcune fiabe che, pur raccontate in danese, riescono a coinvolgere anche il pubblico non di madrelingua. Nei pressi della cattedrale di Sankt Knuds si trova invece la casa dove Andersen visse dai due ai quattordici anni: gli arredi e gli stessi ambienti mostrano l’estrema povertà sofferta nell’infanzia.
Se poi ci si vuole fare un’idea di com’era la provincia danese nel XIX secolo, da visitare in città c’è anche il Den Fynske Landsby, la ricostruzione di un tipico villaggio del 1850 (si trova proprio alle spalle del camping Odense e si raggiunge anche in bicicletta). Tra le case a graticcio con tetti di paglia e cortili fioriti, figuranti in costume ripropongono la vita quotidiana dell’epoca; nella bella stagione è possibile effettuare il giro all’interno del parco su carri trainati da cavalli e assistere a spettacoli d’animazione.
Copenhagen, dove Andersen visse fino alla morte avvenuta nel 1875, è costellata di suoi ricordi: dai luoghi che amava frequentare alle case che abitò una volta divenuto ricco e famoso, e che oggi lo ricordano con una targa. Uno dei primi punti di riferimento non può che essere il Tivoli, il parco di divertimenti dove lo scrittore trovava ispirazione per le sue favole. Dall’ingresso principale, sulla grande arteria Vesterbrogade che costeggia la stazione ferroviaria, si entra in un mondo fantastico: giochi d’acqua, strutture teatrali che ricordano la lontana Cina, piccole sale concerto, numerosi bar e ristoranti offrono il giusto relax dopo essersi cimentati con le emozioni di montagne russe e ottovolanti; e prima che uno spettacolare mondo di luci colorate illumini la notte del Tivoli, ci si può concedere una passeggiata tra le innumerevoli e non meno interessanti aiuole con una grande varietà di alberi, piante e fiori rari che abbelliscono l’intero parco.Lasciando sulla destra l’ingresso del parco e risalendo la Vesterbrogade si giunge nella Rådhuspladsen, l’ampia piazza del municipio quasi sempre animata da spettacoli di attori girovaghi. Vicino alla grandiosa costruzione che ospita la sede cittadina – il cui ingresso è dominato dall’effigie dorata del vescovo Absalon, che fondò Copenhagen – un’altra grande statua raffigura Andersen con lo sguardo rivolto proprio ai giardini del Tivoli: all’altezza delle ginocchia si noterà la lucentezza del metallo, dovuta al continuo passaggio di turisti che non rinunciano a farsi immortalare ai piedi del favolista (chi invece ne volesse visitare la tomba, da qui può prendere l’autobus 5A che in circa un quarto d’ora porta al cimitero dell’Assistens, dove una semplice lapide sigla l’ultima dimora di HCA).
Attraversando la piazza ci si immette nella Strøget, l’elegante zona pedonale in pieno centro storico sulla quale affacciano innumerevoli negozi: qui si potranno acquistare i maglioni scandinavi o i piumini danesi, come pure le porcellane della Royal Copenhagen e, non ultimi, i prodotti di gioielleria e bigiotteria realizzati con l’ambra. Lungo strada si aprono ampie piazze come quella di Amagertorv, abbellita da una fontana con le cicogne, e poco più in basso a destra la Højbro Plads (dove ritroviamo una statua del vescovo Absalon, questa volta in versione equestre). Al civico 21, quasi ad angolo con la Fortunstræde, sorge una delle case in cui abitò Andersen, che amava affacciarsi dalla finestra per contemplare il panorama: la piazza, il canale attraversato da un ponte – oggi abbellito da un’altra suggestiva statua che riproduce una pescivendola – e, sullo sfondo, il palazzo del Parlamento.
La passeggiata continua in direzione dell’ampia Kongens Nytorv delimitata dal Teatro Reale, dalla Casa dell’Ambra (che al piano superiore mette in mostra elaborate opere realizzate con la gialla resina fossile) e dall’antico Hotel d’Angleterre, la cui stanza 66 fu testimone di uno scorcio di vita dello scrittore. Siamo di fronte alla Nyhavn, una delle strade più note di Copenhagen, che affaccia sull’omonimo canale un tempo animato solo da pescherecci, taverne e marinai: un’atmosfera che attrasse Andersen al punto tale da abitarvi in tre differenti case. Una di queste, in Vingårdstræde 6 a poche decine di metri dall’inizio del Nyhavn, ospita un piccolo museo a lui dedicato (vi si accede, gratuitamente, dal terzo piano del negozio Magasin negli orari di apertura dello stesso). Oggi questo è un quartiere alla moda, frequentatissimo da giovani e da turisti che si lasciano volentieri portare a zonzo sui battelli o sui risciò, ma il vivace clima portuale è in parte rimasto intatto con le barche attraccate ai moli dove bar, ristoranti e gelaterie accolgono i clienti tra le variopinte architetture che si riflettono nello stretto canale.
Imboccando la Bredgade si transita davanti alla residenza reale di Amalienborg, che racchiude un ampio piazzale al centro del quale si erge la statua di re Federico V. Passeggiando sul vicino molo, di fronte al quale si leva su un isolotto artificiale l’avveniristico palazzo dell’Opera, in breve si giunge alla statua della Sirenetta invariabilmente attorniata da una folla di turisti che, quasi fosse viva, l’abbracciano, la baciano, le salgono in grembo al solo fine di portare a casa la classica foto ricordo.
Ritornando sui nostri passi, una lunga deviazione ci porta sulla Sølvgade per accedere al castello di Rosenborg, dove sono custoditi i gioielli della corona, e ai giardini reali in cui ammiriamo la più antica statua dedicata ad Andersen. Invitato a fare da modello per essere rappresentato con un bimbo sulle ginocchia, si rifiutò poiché sosteneva che le sue opere erano destinate anche agli adulti; e così, pur se non vide mai l’opera finita, si fece raffigurare con una mano alzata, come a invitare al silenzio prima della lettura di una sua fiaba. A proposito: per trovare l’intera produzione libraria dello scrittore non si deve far altro che visitare la libreria Boghallen, nella piazza del municipio. E chissà che, sfogliando quelle pagine dense di poesia, non si possa ritornare un po’ bambini.

PleinAir 393 – aprile 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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