Tropico del jazz

La tradizione cajun, le piantagioni del Mississippi, le architetture coloniali, i protagonisti di un nuovo linguaggio musicale: un itinerario tra New Orleans e la Louisiana in luoghi devastati dalla furia dell'uragano Katrina. Non solo per indulgere nel ricordo di una terra bellissima, ma soprattutto nella speranza che la ricostruzione possa portare nuovi motivi di orgoglio a una popolazione profondamente provata.

Indice dell'itinerario

Laissez le bon temps rouler, lasciate che i momenti belli scorrano: è un detto cajun che si sente ripetere spesso in Louisiana, e che esemplifica perfettamente la filosofia di vita della gente di quest’angolo d’America assolutamente atipico. Qui infatti sono preponderanti le influenze e i caratteri di origine francese della popolazione acadiana, deportata dal Canada nel XVIII secolo dagli inglesi, e di quella africana, discendente degli schiavi neri impiegati nelle piantagioni di cotone e canna da zucchero lungo il fiume Mississippi. La musica, il cibo, le abitudini sono davvero molto poco anglosassoni; anche il clima caldo umido, quasi tropicale, e una natura dove sono sempre protagonisti l’acqua, una vegetazione rigogliosa e un’assoluta mancanza di montagne concorrono non poco a dare al viaggiatore l’idea di muoversi in un altro continente. A ricordare che si è sempre negli Stati Uniti ci sono le interminabili autostrade, gli immensi shopping center, il brulicare delle catene di fast food nelle periferie cittadine: per il resto sembra però di muoversi in uno strano ambiente tra il caraibico e l’europeo, come nelle scene del film di Jim Jarmusch Down by Law con Tom Waits, John Lurie e Roberto Benigni.
New Orleans è la città più famosa e peculiare della Louisiana. Al calar della sera le strade del quartiere francese si animano fino a notte fonda, d’estate e d’inverno, che sia festa o no. Nei bar e nei night club – dove si beve e si mangia, ma soprattutto si suona – si intrecciano le note di fantasmagoriche jam session, concerti jazz, gospel, rhythm&blues, ragtime, dixieland, hip hop ma anche coinvolgenti musiche e ritmi caraibici o dell’Africa occidentale. E’ qui che il giovane Louis Armstrong, di giorno impegnato a fare le consegne per una drogheria, la notte si trasformava in un mago della tromba, dando vita a un nuovo stile musicale. Ed è ancora qui che Jelly Roll Morton e Charles “Buddy” Bolden hanno, di fatto, inventato il ragtime. Altri musicisti, quali Mahalia Jackson, William “Gatemouth” Brown, Antoine “Fats” Domino e “Professor Longhair” hanno compiuto i primi passi a New Orleans lasciando un marchio indelebile nella musica moderna, partendo proprio da quella primordiale suonata nelle bettole del French Quarter. In città hanno vissuto anche scrittori come Truman Capote e Tennessee Williams, attirati dal modo di vivere bohémien e rilassato di questa sorta di Parigi d’America. Le tipiche terrazze e i balconi delle abitazioni, sorretti da caratteristici pilastri decorati in ferro battuto, si susseguono lungo vie che si chiamano Royal, Chartres, Decatur, Bourbon, Dauphine. Queste e le tante altre stradine si riempiono di gente durante il Jazz & Heritage Festival, lo Spring Festival, il Rayne Frog Festival o in uno degli eventi che si tengono a decine ogni settimana per divertire e attirare tutto l’anno frotte di visitatori e non. Non da meno è l’affluenza nei giorni di Carnevale, qui chiamato alla francese Mardi Gras: si passeggia fin quasi alle luci dell’alba tenendo in mano un bicchiere con qualche tipica bevanda alcolica, ballando, cantando, suonando, travestendosi con costumi fantasiosi o coprendosi il volto con maschere di cartapesta, mentre dai balconi degli alberghi e dei locali pubblici gli avventori lanciano ai passanti collane colorate.
Ma le attrazioni cittadine non finiscono qui: una gita in battello a vapore sul fiume, un’escursione nelle vicine paludi, un tour nei cimiteri e nei luoghi woodoo, una puntata nei ristoranti dove la cucina francese, acadiana e creola si mescolano, si accostano, si sovrappongono per creare sapori e aromi introvabili altrove. Da non perdere assolutamente una visita al commovente D-Day Museum, dedicato allo sbarco delle truppe americane in Normandia nel giugno del 1944.

Storie del Sud
Lasciata l’atmosfera godereccia di New Orleans si risale la valle del Mississippi fino a Baton Rouge, capitale dello stato. Uscendo dall’autostrada 10, si prendono le provinciali 18 e 44 che seguono entrambe il corso del fiume lungo le due sponde e collegano le sette grandi piantagioni storiche esistenti in quest’area. E’ proprio qui che ebbe luogo la tragedia delle popolazioni africane, condotte in schiavitù per coltivare cotone e canna da zucchero, nonché l’epopea dei padroni bianchi che precedette la guerra civile americana. Da non mancare sono le piantagioni Nottoway, Oak Alley e Laura (quest’ultima nota per il libro di memorie scritto dalla proprietaria, Laura Locoul Gore). La residenza di Nottoway è una sorta di castello americano, con lussuosi interni in stile italiano e greco, costruito per rispecchiare in tutto la spropositata ricchezza dei proprietari. Del 1839 è la stupenda casa padronale di Oak Alley, alla quale si giunge percorrendo un viale disegnato da 28 querce, ognuna delle quali ha 250 anni d’età; mobili antichi, stupende sale da ballo e da musica, pompose camere da letto si possono visitare accompagnati da guide in costume dell’epoca.
Prima di spostarsi verso nord in direzione di Lafayette, seguendo la HWY 49, meritano una visita il Jean Lafitte National Park, dove è raccontata la storia delle deportazioni acadiane, e il contiguo parco storico Vermillionville, in cui sono state raccolte e restaurate alcune delle più tipiche case acadiane della Louisiana.
Lasciando la 49 all’altezza del paese di Derry, si percorre la HWY 1 seguendo le segnalazioni che conducono fino a Natchitoches. Lungo strada s’incontrano numerosi luoghi d’interesse distribuiti lungo la Cane River Valley, una zona di notevole interesse storico e culturale contraddistinta dalla presenza di altre cinque grandi e antiche piantagioni, dai resti di forti francesi e da remote chiese cattoliche. Di particolare interesse è la piantagione Melrose, per decenni autentica mecca per artisti, scrittori e storici: vi ha lavorato a lungo come cameriera la famosa pittrice naïf Clementine Hunter, i cui quadri valgono oggi centinaia di migliaia di dollari. Fort Jean Baptiste è una replica fedele del primo insediamento francese in Louisiana, qui costruito nel 1714. Semplicemente delizioso è poi il paesino di Natchitoches, un tempo importante porto commerciale fluviale e oggi meta turistica d’eccezione per il general store ultracentenario, i graziosi bed&breakfast e i ristoranti tra i quali spicca il Mariner, affacciato sul lago. I patiti del gioco d’azzardo trovano invece una piccola Las Vegas pochi chilometri più a nord, a Shrevenport Bossier, nota per i numerosi casinò (l’ultimo sorto è l’Hollywood, ispirato alla mecca del cinema).
La panoramica HWY 171 conduce ora verso sud fino a Lake Charles, centro commerciale molto vivace che si affaccia sul lago omonimo. Da qui il golfo del Messico si raggiunge seguendo il Creole Nature Trail, che attraversa una delle più importanti aree umide d’America: per compiere l’intero tragitto in auto o in camper, lungo le HWY LA 27 e LA 82, occorre un giorno intero. Presso il centro visite del Sabine National Wildlife si potranno conoscere approfonditamente le peculiarità di questo ecosistema ricco e complesso, creatosi fra il mare e l’entroterra, e nei dintorni si osserveranno con facilità i caimani. Presa la 82, in breve si raggiunge l’oceano imboccando le strade che toccano le spiagge di Holly Beach e Rutheford Beach, disseminate di conchiglie che faranno la gioia dei collezionisti.
Un ultimo incontro con questa Louisiana d’acqua e di terra si potrà vivere tornando verso New Orleans lungo la HWY 10, dove ci appaiono impressionanti i viadotti che superano decine di chilometri di lagune e aree umide. Numerosi cartelli lungo la strada indicano i luoghi dove è possibile imbarcarsi per un’escursione in questa natura incredibile: ed è anche un’altra occasione per avvistare i caimani, prima di ripartire da questi Tropici degli States.

PleinAir 387 – ottobre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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