Triangolo veneto

Un palio nato nel XIV secolo, con centinaia di figuranti in costume, trasforma la cittadina di Noale in un palcoscenico del Medioevo. E dopo la storia e il folklore, una bella pedalata: a pochi chilometri si snoda la facile pista ciclabile del Parco Regionale del Sile, che scorre da Castelfranco Veneto alla doppia foce (nella Laguna di Venezia e poi in Adriatico) dopo aver bagnato una città d'arte del calibro di Treviso.

Indice dell'itinerario

Nell’assolato pomeriggio di metà giugno il corso di Noale, con il trascorrere delle ore, diviene via via sempre più affollato. Centinaia di persone attendono il corteo storico che fa da preludio all’atteso palio, una corsa podistica che coinvolge i rappresentanti delle sette contrade dell’antica Novalis (Bastia, Cerva, Drago, Gato, San Giorgio, San Giovanni e Sant’Urbano). La competizione si ispira alla gara indetta nel lontano 1347 dai Tempesta, signori della cittadina veneta e amministratori dei beni della curia: era consuetudine per i nobili dell’epoca organizzare periodicamente dei tornei per il proprio svago, ma anche per far dimenticare al popolo ingiustizie e soprusi, complici l’atmosfera festosa e le abbondanti libagioni.
La manifestazione, solitamente organizzata il venerdì, sabato e domenica della terza settimana di giugno (quest’anno avrà luogo dal 13 al 15), trova il suo momento culminante nel pomeriggio dell’ultimo giorno. Poco dopo le 17 il pubblico, che fino a quel momento ha cercato refrigerio dalla calura sotto i lunghi e bassi portici del centro, occupa i bordi della strada per assistere, dalle primissime file, alla sfilata di oltre settecento figuranti in costumi d’epoca, accompagnati da musici e sbandieratori. Il corteo fa infine il suo ingresso in Piazza Castello, fulcro di tutta la manifestazione: delimitata ad est dalla Torre dell’Orologio e ad ovest da quella delle Campane, è chiusa su un lato da una grande palizzata in legno ad indicare gli antichi confini del castello che terminano, dalla parte opposta, con le rovine della rocca stessa. Per l’accesso a quest’area occorre pagare, come un tempo, una piccola gabella, vale a dire un biglietto d’accesso: per farlo bisogna però procurarsi il novalino, una moneta coniata per l’occasione in tre metalli (ferro, bronzo e oro) che si acquista al banco del cambiavalute e permette di effettuare qualsiasi pagamento all’interno della piazza.
Varcato l’ingresso, la nutrita e colorata presenza di cortigiane in vivaci broccati, soldati nelle luccicanti armature, mercanti e giocolieri fa subito sentire lo spettatore come trasportato per magia in pieno Medioevo. Il corteo, intanto, ha percorso tutta la piazza fino a raggiungere il palco, costruito al di sotto della Torre dell’Orologio, per rendere omaggio ai nobili Tempesta che da quella postazione seguiranno i festeggiamenti. Prima che prenda il via l’attesa competizione, il pubblico indugia tra i banchi dei mercanti per acquistare utensili in legno, stoffe e ceramiche o si accomoda nelle taverne per degustare porchetta e formaggi. I più giovani si cimentano in facili prove di destrezza, come il lancio di palle in legno su bersagli fissi o su macchine più complesse in cui bisogna evitare di essere colpiti da grandi magli oscillanti.
E finalmente ha inizio la gara, che consiste in una corsa a piedi su un circuito di 800 metri da ripetere due volte. Al nastro di partenza ognuno dei concorrenti si posiziona sotto la bandiera della propria contrada, dove c’è anche la campana che dev’essere suonata ad ogni passaggio del corridore. Secondo la tradizione il vincitore sarà cinto d’alloro e riceverà l’ambito Palio dei Tempesta, mentre l’ultimo arrivato subirà l’onta di vedersi imbrattare il viso con polvere di carbone.
In attesa degli eventi serali si potrà visitare l’accampamento militare posto ai piedi della rocca, lungo il fiume Marzenego, le cui acque erano anticamente sfruttate per allagare il doppio fossato del maniero. Dinanzi alle grandi tende poste lungo gli argini e fin sulle mura diroccate i soldati offrono dimostrazioni dell’uso di lance, spade, archi e balestre, mentre altri si affaccendano a preparare i pasti della truppa su cucine da campo. Finalmente, verso le 20.30, arriva il momento del grande banchetto (che gli interessati avranno prenotato in anticipo come richiesto): una cena medioevale in taverna allietata da musici, giullari e saltimbanchi, durante la quale i piatti preparati secondo le antiche ricette vanno consumati servendosi esclusivamente delle mani. Alle 22.30 ha inizio la cerimonia della Bala d’Oro, una remota usanza della Confraternita dei Battuti, che assegnava dodici ducati a quattro fortunate donzelle da marito. Bisogna arrivare a mezzanotte per la trionfale conclusione: l’Incendio della Torre, un fantastico gioco di fuochi pirotecnici che segna il termine dei giorni di festa.

In bici lungo il Sile
Ad appena 20 chilometri da Noale, Treviso offre una pratica possibilità di sosta nell’area di Via Castello d’Amore presso l’ex Foro Boario, alle spalle dello stadio comunale: una perfetta base per una bella pedalata lungo un tratto della Ciclovia del Sile, percorso interamente a misura di due ruote che collega Castelfranco Veneto all’Adriatico lungo il fiume.
Dal parcheggio, compatibilmente con i sensi unici, ci si immette su Viale Fratelli Cairoli fino a transitare, sulla sinistra, attraverso la monumentale Porta San Tommaso. All’incrocio con Viale Burchiellati si svolta a destra e si prosegue su Via Manzoni, che si imbocca a sinistra. Di qui arriveremo alla Pescheria, sulla via omonima, un’area recentemente restaurata dove ogni mattina si svolge il mercato del pesce: quasi un’isola galleggiante essendo in gran parte circondata dal Cagnan, uno dei canali formati dal Sile. A nord e a sud della Pescheria, ovvero da Piazza Rinaldi fino a Piazza Santa Maria dei Battuti, è tutto un susseguirsi di fossati lungo i quali sorgono importanti palazzi o abitazioni più comuni che affacciano direttamente sull’acqua: non fosse per la mancanza di gondole, sembrerebbe quasi di trovarsi nella vicina Venezia. In breve si giunge al Ponte Dante dove Sile e Cagnan s’accompagna , come si legge nel IX Canto del Paradiso: proprio qui infatti si trova la confluenza dei due corsi d’acqua. Dal Ponte Garibaldi si gode un’ampia panoramica sui Bastioni di San Paolo, sul Castello Romano in stile medioevale, sul palazzo dell’Università e su quello della Dogana. Dal ponte, proseguendo lungo Viale Jacopo Tasso, ci si lascia la città alle spalle per immergersi sempre più nel verde, seguendo un percorso un tempo frequentato solo a cavallo.
Per addentrarsi nel Parco Naturale del Sile, appena fuori dall’abitato occorre proseguire in direzione di Casier. Seguendo la segnaletica si percorre la vecchia alzaia, una strada costruita sugli argini del fiume che, oltre all’interesse naturalistico, presenta numerose testimonianze legate alla storia del territorio. Il Sile costituiva infatti un’importante via di comunicazione commerciale con la Serenissima: le merci risalivano controcorrente su grossi barconi trainati da cavalli per giungere a Treviso e proseguire verso il nord. Ancora oggi è possibile notare testimonianze di quell’epoca, come le grandi imbarcazioni di legno sommerse dall’acqua, i ganci ai quali venivano legati i cavalli (visibili all’altezza del porto di Fiera), i caseggiati in cui si depositavano temporaneamente le merci, i resti di antichi mulini fissi e mobili per la produzione della farina e, ancora, le belle quanto nascoste ville veneziane.
Dopo aver superato le chiuse si arriva al ponte della centrale elettrica che immette sul Lago Verde, un piccolo specchio d’acqua nel quale si può praticare pesca sportiva e sulle cui rive si trova una grande e affollata pizzeria. Più avanti si incontrano le Passerelle dei Burci, ponticelli in legno sospesi sull’acqua, percorribili a piedi o con la bici a mano, che si allungano tra alberi d’alto fusto e canne ondeggianti. Tra queste si possono scorgere i burci, barconi di legno che servivano per il trasporto delle granaglie, riempiti di ghiaia e affondati dai barcaioli per protesta contro l’avvento del più moderno trasporto su gomma: intorno alle carcasse si è formato un piccolo universo pullulante di vita, con anfibi, pesci e varie specie di uccelli tra cui cigni, folaghe e il martin pescatore.
Costeggiando l’abitato di Casier si arriva fino all’omonimo porto attrezzato con un piccolo parcheggio e un bar, dove ci si può ristorare prima di far ritorno alla base (dall’area di sosta di Treviso abbiamo fin qui percorso circa 20 chilometri). Sempre dal porto, grazie al servizio organizzato da una famiglia di ex barcaioli riconvertitasi al turismo, è possibile effettuare gite in battello sia sul Sile che nella Laguna Veneta, raggiungendo le isole portati dal tranquillo scorrere del fiume.

PleinAir 431 – giugno 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio