Trecento leghe sotto i mari

I Tropici d'Australia hanno le forme e i colori della Great Barrier Reef: un universo subacqueo di smisurata bellezza, dove bastano maschera e pinne per ritrovarsi a tu per tu con le sontuose formazioni coralline del parco marino più grande del mondo.

Indice dell'itinerario

incendiano il cuore del quinto continente; ma ci sono anche l’azzurro, il blu e il bianco della più estesa barriera corallina del pianeta, tra spiagge immacolate, fondali abitati da migliaia di pesci variopinti, isolotti disabitati che sembrano andare alla deriva nelle lagune turchesi.
Compresa fra il Tropico del Capricorno e l’estrema punta settentrionale del Queensland, ormai prossima all’Equatore, la Great Barrier Reef ha uno sviluppo di più di 2.000 chilometri, tanto che la si può vedere perfino dalla Luna. E per apprezzarne la bellezza è sufficiente indossare la maschera e le pinne o salire a bordo delle barche dal fondo trasparente che scivolano lentamente sulle 400 specie di corallo finora catalogate. Formatasi tra 18 e 2 milioni di anni fa, la barriera deve la sua esistenza a una particolare varietà di polipi della famiglia dei Celenterati, i cui scheletri calcarei si depositano e, uno strato dopo l’altro, formano il reef.
Per prosperare, il corallo ha bisogno di condizioni climatiche e ambientali particolari: le sue strutture più imponenti si formano dove la limpidezza del mare consente il passaggio dei raggi solari, e per questo motivo non cresce rigoglioso in prossimità delle foci dei fiumi né dove la temperatura dell’acqua scende al di sotto dei 18°C. Naturalmente teme l’inquinamento e i mutamenti climatici, ma anche una stella marina, l’Acanthaster planci, che gli australiani chiamano crown of thorns, corona di spine: è lei la responsabile del cedimento e della distruzione di alcune parti della barriera. Diversi anni fa, proprio nelle acque del Queensland, Folco Quilici è riuscito a filmare un crollo della barriera e una stella marina mentre faceva a pezzi il corallo. L’Acanthaster fortunatamente ha un predatore naturale, il tritone gigante, la cui pesca è proibita da anni.
Nel 1975 la Great Barrier Reef è stata dichiarata parco nazionale marino, il più grande e vario del mondo; dal 1981 fa parte della World Heritage List, che riunisce e protegge i più importanti siti archeologici e naturalistici.
Oltre al mare e alle spiagge, il Queensland ospita alcune tra le più vaste foreste d’Australia: enormi polmoni verdi lussureggianti e intricati, caldi e piovosi, misteriosi e affascinanti. Dal 1987 anche lo spicchio di giungla compreso tra Townsville e Cooktown è tutelato dall’Unesco, e da allora vige il totale divieto di deforestazione a scopi commerciali, compreso quello legato a interessi minerari. La vegetazione è varia e rigogliosa: dagli eucalipti si passa alle mangrovie e alle straordinarie foreste primarie di Cape Tribulation National Park, uno dei 220 parchi del Queensland.

Non solo Reef
Cairns, una delle mete turistiche più gettonate del continente, offre una piacevole e rilassata atmosfera tropicale. Da qui si parte per immergersi nelle acque cristalline della Great Barrier Reef, ma anche per dedicarsi al rafting, alla canoa, al trekking o per un giro in mongolfiera. La visita di questa cittadina, fondata nella seconda metà dell’Ottocento per favorire il trasporto marittimo legato alla produzione mineraria dell’Hodgkinson, può cominciare dall’Esplanade, caratterizzata da negozi alla moda e dalla baia al cui termine si trova l’animato Pier Marketplace con l’Undersea World, un acquario che ospita numerose specie locali, squali compresi. Valgono una sosta anche il Rusty’s Bazar, un mercato aperto da venerdì a domenica con una sezione d’artigianato locale, e il Cairns Museum and Art Gallery, che offre uno spaccato della storia locale dai tempi dei primi aborigeni all’epoca dell’oro.
Facili da raggiungere sono i due paradisi tropicali di Green Island e Fitzroy Island, che si trovano rispettivamente 27 chilometri a nord-est e 29 a sud-est della città. Entrambe sono piuttosto frequentate, e molti preferiscono sostare sulle coste delle disabitate Frankland Islands (dove, previo permesso, si può anche campeggiare).
Lasciata Cairns, proseguite in direzione di Port Douglas fino a Caravonica dove si trova il Tjapukai Aboriginal Cultural Park, un complesso gestito da aborigeni in difesa della loro plurimillenaria cultura. Al Tjapukai Theatre si può assistere a un documentario che oltre alla spiegazione del Dreamtime, il mitico tempo della Creazione, narra del meno poetico arrivo del capitano Cook e dei bianchi: le immagini ricordano le violenze, i soprusi e gli omicidi perpetrati ai danni di uomini, donne e bambini che avevano un’unica colpa, un diverso colore della pelle. E’ storia nota e recente, che ha lasciato ferite profonde e non ancora guarite.
Poco distante si trova la Skyrail, la mitica ovovia che collega Caravonica con Kuranda non lontano dal rigoglioso Great Dividing Ridge, un altopiano che tocca i 900 metri di quota. Siamo nel Barron Gorge National Park, un territorio di notevole pregio naturalistico soprattutto per la presenza di maestose piante secolari e di animali rari (ad esempio il cassowary, un uccello simile allo struzzo, che rischia l’estinzione). L’impianto di risalita, aperto nel 1995, è stato costruito cercando di limitare il più possibile l’impatto ambientale e l’abbattimento degli alberi; tutto il materiale e le strutture portanti sono state trasportate in elicottero. In tre tappe di circa mezz’ora, la Skyrail copre una distanza di 7 chilometri e mezzo viaggiando sopra ciò che resta delle grandi foreste che 120 milioni di anni fa ricoprivano l’Australia. A Red Peak, la prima stazione intermedia, inizia un breve sentiero attrezzato con passerelle di legno e pannelli informativi sulla flora locale: sono state identificate 160 tipi di piante tropicali, un centinaio di mammiferi e 300 tipi di uccelli, dei quali si sente la presenza ma difficilmente si riesce a fotografare. Dalla seconda stazione si diparte invece il sentiero diretto ad alcuni strategici posti d’osservazione, dai quali si riesce a vedere il Barron River con le sue fragorose cascate. Con un ultimo balzo si arriva a Kuranda; qui, oltre al mercato, è consigliabile visitare l’Australian Butterfly Sanctuary (aperto dalle 10 alle 15), ricco di piante tropicali e di farfalle multicolori. Se cercate emozioni forti potete provare lo Sky Screamer, una via di mezzo tra il salto con l’elastico e un’altalena; ben più rilassante è tornare a Cairns a bordo di un trenino storico perfettamente restaurato, che copre un tragitto di 34 chilometri.
Il viaggio continua sulla Captain Cook Highway 44, una panoramica strada asfaltata parallela alla costa che si contraddistingue per le stupende spiagge; prima di fare il bagno, però, è meglio informarsi se la zona è frequentata anche da coccodrilli (in genere ci sono dei cartelli). Da novembre ad aprile il mare è infestato dalle famigerate box jellyfish, meduse pericolosissime, in grado di procurare anche l’arresto respiratorio: se si viene a contatto con i loro tentacoli urticanti, bisogna chiamare immediatamente l’ambulanza e tamponare le ferite con impacchi d’aceto, reperibile sulle spiagge più frequentate.
A Craiglie deviate a destra per Port Douglas, animata località di villeggiatura; nel centro di questa cittadina, che conta meno di 4.000 abitanti, abbondano i ristoranti e i pub che durante i weekend propongono musica dal vivo. Dalla marina partono tutti i giorni le imbarcazioni dirette alla grande barriera corallina e a Low Island, dove ci si può dedicare alle immersioni o allo snorkeling (l’attrezzatura in genere è compresa nel prezzo del passaggio). Merita inoltre una visita il Rainforest Habitat, un’enorme serra abitata da centinaia di animali.
Ripresa la Highway, si continua verso nord e dopo Mossman (consigliata una deviazione per la Mossman Gorge) si prosegue in direzione di Daintree; prima di arrivare in paese, si svolta a destra per il traghetto che raggiunge il Daintree National Park. Dall’imbarco, per strada quasi sempre asfaltata ma stretta, in circa 40 chilometri si approda a Cape Tribulation, così chiamato perché da queste parti si arenò la nave di Cook. Lungo il percorso s’incontrano diversi lookout e luoghi d’interesse segnalati, in particolare Cape Kimbery, Buchanan Creek Road, Cow Bay, Thornton Beach e Noah Beach.
In tutto, da Cairns al capo, si coprono 140 chilometri: una distanza modesta, che tuttavia richiede da cinque a sette giorni se si vogliono apprezzare le numerose opportunità di escursioni, magari seguendo i tanti sentieri indicati che si addentrano nella foresta spingendosi fino al mare. Oggi quest’angolo del Queensland non è difficile da raggiungere e da visitare, ma fino a pochi decenni fa era considerato tra i più remoti e incontaminati del paese: ne ritroveremo l’atmosfera più autentica durante l’imperdibile gita in barca sull’estuario del Daintree River, dove tra le mangrovie si possono avvistare i coccodrilli, anche di notevoli dimensioni. Un consiglio? Rispettate i cartelli che invitano a non fare il bagno…

PleinAir 388 – novembre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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