Tre passi e un cantone

Nella parte meridionale dei Grigioni, un anello pleinair che percorre la verde Bregaglia, arriva a Coira e ridiscende verso lo Spluga attraverso storici valichi e millenarie vie di comunicazione. Un piccolo viaggio nel verde fra castelli, chiese, conventi e graziosi villaggi alpini, da cui prendono il via passeggiate ed escursioni.

Indice dell'itinerario

A metà della valle della Bregaglia, incisa a est di Chiavenna dal rapido corso del Mera, Castasegna, che dichiara nel nome i suoi invitanti marroneti, è già entro il confine svizzero. Gli ordinati villaggi che ancora parlano italiano sono un susseguirsi di prati e boschi di larici sovrastati da taglienti costoni montani: una bella strada e un vero piacere per lo sguardo. Siamo entrati così dalla provincia di Sondrio nel cantone elvetico dei Grigioni, che risaliremo fino al capoluogo Coira sfruttando due storiche vie di transito fra Europa Centrale e Pianura Padana, e cioè la direttrice dei passi Julier e Septimer all’andata, quella dello Spluga al ritorno.
Una breve deviazione dall’asse stradale ci porta a conoscere Promontogno, grappolo di antiche case con l’ottocentesco decaduto Albergo Bregaglia. Superando una breve galleria si prosegue oltre l’abitato per trovare sulla destra un tratto della Via Bregaglia, sentiero storico transfrontaliero che collega Maloja a Chiavenna e che negli ultimi anni ha acquisito un ruolo di spicco nel turismo escursionistico. Percorrendolo si raggiungeranno in breve gli avanzi di un muro che scende lungo il crinale della collina e si apre in un’unica porta, che fu passaggio obbligato con valore strategico e per l’esazione dei dazi. Sorprendente il fatto che tale muro fosse stato costruito già in epoca romana, come mostra l’Itinerarium Antonini (vera e propria guida per gli antichi viaggiatori, che indicava le distanze e l’elenco delle stazioni di cambio presenti lungo le vie di comunicazione di quel tempo): fra le tappe è espressamente indicata la stazione Murus, agevolmente riferibile proprio a questo sito.
Ripreso l’asfalto, prima di riallacciarci alla rotabile principale fermeremo il mezzo in uno spiazzo sterrato sulla destra, per risalire a piedi la stradina che conduce al suggestivo sito della chiesa di Nossa Donna, ricordata già nel X secolo con il nome di Santa Maria di Castromuro ma ripristinata nel 1839 dal barone Giovanni di Castelmur, poi tumulatovi insieme alla moglie. La bella torre che affianca la chiesa fu rifatta probabilmente in epoca medioevale, ma sarebbe l’erede di una serie scaglionata dai Romani per il controllo della valle.
La località di Coltura è dominata dal Castelmur, voluto da Giovanni al rientro dalla Francia, ricco e con titolo nobiliare, dopo aver militato per lungo tempo nell’Armée. Le sale presentano un arredo ottocentesco, ma all’ultimo piano mostrano anche una ricca documentazione sull’emigrazione in tutta Europa dei grigionesi, segnalatisi principalmente nell’attività di pasticcieri appresa a partire dal ‘600 nella Serenissima.
A Stampa ecco la cinquecentesca Ciäsa Granda, sede di un museo che riunisce più aspetti della cultura della Bregaglia, dall’opera dei Giacometti (tra i quali Alberto, il più celebre, resta ben noto per le sue sculture essenziali e filiformi) ai settori etnografici e naturalistici. Appena usciti dal villaggio, che è anche sede dell’Ente Turistico Pro Bregaglia, merita una segnalazione la prima area attrezzata per camper sorta di recente nel cantone, e comunque una preziosa rarità per la Svizzera.
Il lindo e curato paesino di Vicosoprano, alla cui soglia si trova un duplice parcheggio comodo per la visita, fu in passato capoluogo amministrativo della regione. Di fronte alla fontana al centro dell’abitato, il Palazzo Pretorio con torre rotonda del XII-XIII secolo è preceduto dalla pietra e dalla catena della gogna e decorato da iscrizioni e graffiti, tra i quali una figura con spada e bilancia e il motto Praeclarissima virtus est iustitia . Si può anche optare per una visita guidata ma l’accesso all’edificio, con la sua sala impregnata del secolare aroma di pino cembro che la riveste, rimane comunque libero.

Verso Passo Julier
La mulattiera utilizzata già in epoca romana per dirigersi verso Coira attraverso il Passo del Settimo si diparte dal piccolo villaggio di Casaccia. Per raggiungere la tappa di Bivio, sulla rotabile del Julier che percorreremo con il nostro mezzo, la storica strada bianca richiede circa 5 ore di cammino: suo punto di partenza un parcheggio sterrato ma adatto anche alla sosta di un camper nei pressi del cimitero di Casaccia (1.456 metri di quota). Da qui, superato un bosco, si risale la Val Maroz e si prosegue tenendo a destra per il Passo del Settimo (2.310 metri), dove inizia la discesa verso Bivio (1.769 metri). Con il camper si prende invece la strada di fondovalle affrontando la salita ai 1.815 metri del Passo Maloja, lungo la quale sfioriamo gli avanzi della chiesa tardogotica dedicata nel 1518 al portoghese San Gaudenzio, qui martirizzato. A Maloja è possibile pernottare nel parcheggio orario adiacente l’ufficio turistico, previo versamento di una modesta somma nell’apposito parcometro. Procediamo in piano a circa 1.800 metri di quota costeggiando gli azzurri laghi di Sils e di Silvaplana, quest’ultimo usualmente percorsi da venti di discreta forza che lo rendono una meta assai frequentata dagli amanti del windsurf. Chi fosse tentato di respirare l’atmosfera di Saint Moritz, che rimane poco distante dall’abitato di Silvaplana, può continuare fino al campeggio Olympiaschanze, visitando da qui in bus o in bici quella che dalla seconda metà dell’800 è la più celebre stazione di soggiorno della Svizzera. Svoltando invece a sinistra si imbocca la strada che affronta la salita verso il Passo Julier (2.284 m), dove passava un percorso alternativo a quello del Septimer ma molto più lungo. L’antica frequentazione di questo valico è confermata dai due tronchi di colonna romana in granito rinvenuti nei pressi e appartenuti a un tempio eretto nella zona. Ma è il nome stesso di Bivio, dove chi veniva dal nord doveva optare per uno dei due passi, a rammentarne l’origine latina. Situato a 1.769 metri di quota, oggi il villaggio è un piccolo centro turistico che mantiene solo in misura ridotta il carattere di isola linguistica italiana legata alle transumanze annuali da Bondo, in Val Bregaglia. L’escursione più significativa è la traversata del Septimer, favorita dal fatto che per il rientro da Casaccia ci si potrà servire dei classici bus postali elvetici, mentre un albergo di Bivio propone l’alternativa della traversata a cavallo.

Verso Tiefencastel
Passato il lago di Marmorera, dopo un notevole tratto fra boschi e rocce la visuale si apre verso un ampio panorama nei pressi del villaggio di Tinizong-Rona, che nell’Itinerarium Antonini appare con il nome di Tinetione. Poco più avanti si trova il centro turistico di Savognin, attiva base di sport invernali ai piedi di cime che arrivano anche a superare i 3.000 metri.
Poco oltre, a Cunter, si imbocca la deviazione a sinistra per una variante più in quota che corrisponde all’antico tracciato percorso in epoca romana e medioevale da quanti viaggiavano fra la valle del Danubio e la Pianura Padana. Per primo incontriamo il villaggio di Riom-Parsonz dove spicca il castello di Rätia Ampla, a lungo appartenuto al potere vescovile, le cui forme attuali sono del XIV secolo. Ma una sorprendente e ben più antica testimonianza è offerta dai resti del periodo romano, datati dal I al IV secolo, venuti alla luce intorno al 1975 durante la costruzione di una strada sotto il paese: gli scavi hanno portato alla luce parti di mura, avanzi di edifici (due dei quali dotati perfino di sottostanti impianti di riscaldamento), forni, cucine e i resti di una probabile stazione di sosta con relativo stallaggio.
Alla fine del successivo abitato di Salouf, sempre sull’antico percorso, venne eretta nel XIII secolo la chiesa di San Giorgio, che dopo la ricostruzione cinquecentesca conservò solo parte delle precedenti strutture romaniche. Un piccolo gioiello si trova presso il villaggio di Mon, dove vive una decina di famiglie contadine: è l’isolata chiesetta dei santi Cosma e Damiano, citata da documenti dell’anno 841, dove la frequentazione dei pellegrini in transito è davvero inequivocabile. Occorre chiederne la pesante chiave, conservata nella casa di fronte alla scorciatoia con arco, e continuare sulla strada a piedi fino a trovare un viottolo dal quale si scorge la sommità del campanile. Al centro dell’affresco absidale di sinistra è protagonista un sereno San Giacomo, raffigurato tra due angeli e due santi, simbolo per i fedeli dell’edificante destino che li attende. L’affresco è del ‘400, certo poco prima che quel cammino verso sud antico di tredici secoli modificasse il suo percorso.

Verso Churwalden
Ritroviamo la strada di fondovalle presso Tiefencastel, che fu un castrum romano e altresì una delle tappe del cammino che passava per Coira e il Septimer. Si prenderà ora in direzione di Alvaschein ma senza raggiungerla, svoltando invece a sinistra all’indicazione San Pietro . Lasciato il veicolo in un piccolo sterrato, in un quarto d’ora di cammino si arriverà a un’autentica perla del periodo carolingio: San Pietro in Mistail, dove quest’ultima parola sta per monastero. Fondato ai tempi di Carlo Magno, fu per l’appunto un convento di monache del quale rimane la semplice chiesa, una nuda aula a capanna con tre absidi in cui spiccano affreschi di varie epoche, fra cui un Cristo Pantocratore e un grande San Cristoforo, patrono dei viaggiatori. Un soggetto che desta curiosità è ancora una raffigurazione del Figlio di Dio circondato da disparati strumenti che simboleggiano i lavori da non svolgere la domenica, un tipo di iconografia conosciuto come Cristo dei giorni festivi . Nel complesso si tratta di un documento architettonico ben conservato, inserito in un suggestivo ambiente naturale.
Tornati a Tiefencastel e imboccata la strada per Surava, svoltando verso Brienz si levano a dominio della valle dell’Albula i resti del castello di Belfort, dove il buon restauro conservativo non impedisce di raggiungerne il punto più alto: diroccato dopo un assedio nel 1499, è liberamente visitabile parcheggiando il mezzo all’inizio del comodo sentiero segnalato. Nel vicino abitato di Brienz merita un’occhiata l’elegante arredo barocco della chiesa di San Callisto.
Sulla strada che ancora ci separa da Coira si toccano ancora Lantsch, con l’antica chiesetta di San Cassiano, e Lenzerheide, frequentata località di soggiorno con impianti di risalita ai 2.800 metri del Rothorn e un popolare laghetto usato per bagni (ma in loco vi sono restrizioni alla sosta dei veicoli ricreazionali). Come Lantsch, Churwalden fu sede di corporazioni che effettuavano il trasporto delle merci. All’uscita dell’abitato la chiesa di Santa Maria e San Michele, che conserva interessanti esemplari di retablo, disponeva verso il 1200 di un rifugio per i viandanti.

Verso lo Spluga
L’afflusso turistico della bella stagione regala a Coira, giro di boa del nostro itinerario, un’atmosfera particolarmente allegra e vivace. Non tutti sanno che i Saraceni si spinsero fino ad assicurarsi il controllo dei valichi alpini, e che nel 940 la stessa Coira ne venne incendiata. La Bahnhofplatz, dopo il principale incrocio cittadino dove sorge l’interessante Museo d’Arte dei Grigioni, è seguita dalla commerciale Poststrasse, che costituisce una piacevole via d’ingresso al centro storico: vi si incontrano il municipio quattrocentesco e la piazza di San Martino, che sulla destra dà accesso all’Arcas, di attraente aspetto medioevale. Alle spalle della chiesa di San Martino si notano varie nobili residenze e l’ingresso al Museo Retico. La salita di fronte passa sotto la Oberes Tor per aprirsi sulla piazza della cattedrale di Santa Maria Himmelfahrt, dalle artistiche vetrate, che con le tante lapidi degli antichi reggitori della città suggerisce l’idea di una sorta di pantheon dei vescovi conti. Sulla stessa piazza affaccia l’elegante Palazzo Episcopale in stile Reggenza, del 1733. La sosta, che favorisce essenzialmente i residenti, è resa difficile dalla rarità di strade a parcheggio generalizzato, comunque sempre a pagamento; meglio perciò ricorrere al posteggio periferico di Obere Au, ad accesso libero, dal quale i bus della linea 2 arrivano in centro. Nei paraggi è in funzione anche un campeggio.Sulla strada che porta verso Thusis e Spluga, al villaggio di Rhätiuns c’è una fermata da non perdere. Le indicazioni per Sogn Gieri, ovvero San Giorgio, conducono prima a un passaggio a livello e poi a un parcheggio dal quale, con una passeggiata di una ventina di minuti fra le campagne, si arriva a un piccolo colle boscoso: la chiesa, sorta su un’edificazione del VI o VII secolo, è interamente tappezzata da affreschi del ‘400.
Per raggiungere Thusis, nodo stradale e ferroviario dal quale si dipartono vari collegamenti per Tiefencastel, oltre alla rotabile principale (che in questo tratto è un’autostrada la cui percorrenza è soggetta al possesso della Vignette) si può scegliere una laterale che tocca vari graziosi villaggi e il bel castello duecentesco di Ortenstein. Continuando verso lo Spluga si incontra ben presto la lunga fenditura che diede il nome all’antica Via Mala, e in particolare con il tratto dove più di trecento scalini consentono di scendere, fra ripide pareti, alle tumultuose acque sorgive del Reno. Il parcheggio è consentito per un’ora, l’accesso al sito è possibile tutti i giorni da aprile a novembre. Rischiosi sentieri di transito erano stati scavati nei fianchi del canyon già in epoca romana, e dovette servirsene il generale Stilicone che verso l’anno 400 con le sue truppe superò per due volte l’impervia fenditura montana e le alte nevi del passo Spluga: una performance straordinaria, ricordata da Claudianus nel De bello gothico. Ma dovettero passare più di mille anni perché una strada carrabile potesse percorrere le terribili gole, causando tra l’altro il progressivo abbandono del Passo del Septimer.
Tra le scoperte di carattere storico e artistico che ci attendono prima di dirigere sul Passo Spluga, imperativa una tappa a Zillis-Reischen per visitare la chiesa di San Martino, carolingia e più tardi romanica, con l’eccezionale soffitto ligneo suddiviso in oltre centocinquanta vani decorati che presentano una miriade di raffigurazioni e simbologie medioevali: risulta perciò del massimo interesse la visita guidata compresa nel biglietto d’ingresso di questa “Cappella Sistina delle Alpi , com’è stata chiamata, che dà conto delle segrete sfaccettature dell’opera.
Più oltre una breve deviazione permette di avvicinare Andeer, che potrebbe corrispondere alla romana Lapidaria, con le sue terme e alcune decorazioni murali del XVII secolo nelle case Padrun e Conrad. Poco più avanti, l’attraversamento delle pittoresche Gole della Roffla può essere utilmente integrato, attraverso lo storico albergo Rofflaschlucht, con il tunnel scavato nella roccia agli inizi del XX secolo per offrire una nuova attrattiva ai viaggiatori, il cui numero si era di molto ridotto con l’apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo.
Splügen, ultimo villaggio svizzero prima del passo, costituì un insediamento walser ancora leggibile nelle case del centro storico. Si ritiene possedesse un ospizio per il ricovero dei viandanti diretti allo Spluga e al San Bernardino, e il locale museo presenta un’interessante documentazione dei tempi e degli strumenti di quegli antichi transiti. E’ la giusta pausa prima di affrontare (prestando la massima attenzione nell’ultimo tratto in severa salita e con numerosi piccoli tornanti) la decina di chilometri che ci separano dal Passo Spluga. A quota 2.188 si oltrepassa il confine e si rientra in Italia, scendendo verso la Valchiavenna a chiudere l’anello dei Grigioni.

PleinAir 430 – maggio 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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