Tre paesi per una vacanza

Nelle Alpi Giulie, dove si incrociano i confini di Italia, Austria e Slovenia, si trova un'area sciistica che ben presto diventerà un unico grande comprensorio in cui passare da una nazione all'altra con gli sci ai piedi. Ma già da ora, con brevi spostamenti stradali, si può trascorrere una settimana bianca senza frontiere o quasi, tra splendidi paesaggi e con facili soste.

Indice dell'itinerario

Un cippo di pietra sormontato da una guglia di legno in cima a una montagna indica il punto dove si incontrano i confini di Italia, Austria e Slovenia. Poco meno di un secolo fa questi luoghi erano segnati da lunghe teorie di trincee dove il sangue dei soldati scorreva a fiumi, e ancora in anni recenti le frontiere erano disegnate da fili spinati, torrette, dogane e dai campi minati della Guerra Fredda, fra il continuo andirivieni di pattuglie in perlustrazione e una densità di caserme e di militari che era una delle più alte al mondo.
Tutto questo non esiste più: il mondo è cambiato, l’Europa è cambiata e quel vasto triangolo che si estende fra il Tarvisiano, la Carinzia e la Slovenia nord-occidentale è una delle nuove speranze di un turismo che non conosce confini. D’inverno, quando la neve sembra voler coprire anche il ricordo delle vecchie divisioni politiche, questo comprensorio si offre agli amanti dello sci come un insieme di stazioni sportive in grado di soddisfare tutti i gusti e tutte le tasche, e si può tranquillamente decidere di sciare ogni giorno in un paese diverso perché, in poche decine di minuti di guida su comode strade, si può saltare da una parte all’altra delle tre nazioni oggi così amiche da promuovere spesso i tre comprensori come se si trattasse di uno solo. Per di più, a partire dal prossimo inverno, saranno gli stessi impianti sciistici e le piste a permettere di scavalcare quelle antiche frontiere, ormai fittizie, grazie a collegamenti già in avanzato stato di realizzazione e ad altri in progetto.
Se la neve è praticamente uguale per tutti e si va verso un livello di servizi che tende sempre più a uniformarsi dal punto di vista della qualità delle infrastrutture, delle condizioni delle piste e delle misure di sicurezza, cambiano invece le caratteristiche del paesaggio, le difficoltà e la varietà dei percorsi; ma soprattutto sono differenti la lingua, la cultura, le tradizioni, i prodotti tipici che contraddistinguono ciascuna delle tre realtà, rendendo il soggiorno un’esperienza per molti versi fuori dal comune. Invito definitivo e irresistibile per il camperista, la possibilità di sostare facilmente nei tanti parcheggi delle stesse località sciistiche o di sistemarsi (per ora solo in Austria e in Slovenia) in uno dei confortevoli campeggi aperti anche d’inverno.

Tarvisiano da campioni
Dalle pianure del Friuli è l’autostrada A23 a condurre in breve verso le alte quote. La prima stazione sciistica da provare in prossimità dei Tre Confini è quella di Sella Nevea, che si raggiunge percorrendo la provinciale 76 da Chiusaforte: risalita la Valcanale, si arriva nell’ampio parcheggio degli impianti sulle pendici del Monte Canin e del Montasio. Non c’è ancora un’area riservata ai camper, ma si può pernottare senza problemi nel posteggio a patto di non ingombrare collocandosi in posizioni fuori stazza. La vecchia funivia, con le sue cabine rosse ormai demodé, è stata da poco sostituita da una moderna telecabina a doppia fune la cui stazione d’arrivo è un poco più a monte della vecchia. Lassù, a poco meno di 2.000 metri di quota, ci sono sempre lo storico Rifugio Gilberti e 15 chilometri di piste, compresa la mitica rossa del Canin. Da quest’anno inoltre Sella Nevea ospita un centro agonistico FIS e una pista, che corre parallela al tracciato della discesa utilizzata dagli sciatori amatoriali, è riservata all’allenamento degli atleti. Il prossimo inverno sarà completato il collegamento con le vicinissime piste slovene di Bovec, raggiungibili oggi solo con il lungo giro stradale via Kranjska Gora (più breve il tragitto attraverso il Passo del Predil, sempre aperto ma con pendenze estremamente impegnative): una funivia a due cabine da ben 100 posti raggiungerà la quota di 2.150 metri, da cui si scenderà verso la stazione slovena. Chi ama il fondo, invece, trova nella Valcanale 34 chilometri di piste davvero per tutti i gusti: alla campionessa Gabriella Paruzzi, nata proprio qui, è stato intitolato un itinerario molto tecnico di 7 chilometri e mezzo. Con gli sci ai piedi si raggiungono anche gli splendidi Laghi di Fusine o si può percorrere la Valsaisera fino ai piedi del Fuart e del Montasio.
Tornati a riprendere l’autostrada, oppure continuando oltre Sella Nevea sulla statale 54, si giunge rapidamente a Tarvisio, antico nodo commerciale di confine oggi interamente votato al turismo estivo e invernale. L’abitato è a soli 750 metri di quota ma il clima, per un favorevole insieme di fattori ambientali, è simile a quello dei 1.200 metri. In questa vera e propria fabbrica del freddo che favorisce l’innevamento, l’impianto del Monte Florianca (1.652 m) parte dalla cittadina e permette ai camper di sostare anche di notte nell’ampio parcheggio di fronte alla biglietteria. Poco più a sud si trova la funivia del Monte Santo di Lussari (1.760 m): pochi altri luoghi delle Alpi hanno un fascino come quello che emana il minuscolo borgo che si stringe intorno al piccolo santuario, visitato fin dal XVI secolo. Una poetica leggenda ne ricorda le origini, che risalirebbero al 1360 quando un pastore che aveva smarrito le pecore le trovò accovacciate intorno ad un cespuglio: frugando tra i rami trovò una statuetta della Vergine con il Bambino, la raccolse e la portò al parroco di Camporosso, ma il mattino successivo l’effigie venne nuovamente rinvenuta sul Lussari. Informato dell’accaduto, il Patriarca di Aquileia dispose che sul luogo del ritrovamento venisse edificata una cappella. I più sportivi compiono la salita con gli sci da alpinismo, seguendo il percorso già utilizzato dai pellegrini: da lassù si diparte la straordinaria pista di Prampero, lunga 4 chilometri, che raggiunge il fondovalle superando un dislivello di 1.000 metri. Sul Florianca, invece, le piste da non perdere per gli sciatori provetti sono tre: la nera Priesnig (legata al nome di quel mitico atleta che è stato Zeno Colò) con i suoi 3 chilometri e mezzo di continui cambi di ritmo, muri e falsopiani, la Florianca e l’Alpe Limerza, un’altra nera davvero da brivido. Attualmente questi due parchi dello sci sono collegati a bassa quota da un’ovovia e da alcune piste azzurre, ma presto verrà completato l’impianto che li raccorderà a una maggior altitudine; sono già pronte le strutture che dal Florianca conducono più in basso alla Malga Lussari, mentre il prossimo inverno saranno ultimate quelle che permetteranno di risalire al santuario. A valle, invece, si possono praticare lo sci di fondo e le escursioni con le slitte trainate dai cani. Tre volte a settimana, il martedì, giovedì e venerdì, si tengono invece le notti bianche, con un’apposita illuminazione che fa brillare il manto innevato lungo gli ultimi 2 chilometri della pista di Prampero e della rossa del Lussari. Gli impianti chiudono alle 23, ma per chi ancora non è stanco il divertimento prosegue tra musica e boccali di birra sotto il tendone e intorno al banco rotondo dello Schuss Bar.

Carinzia Express
Una decina di minuti di guida e da Tarvisio, quasi senza accorgersi del passaggio di frontiera, si entra in Austria e si arriva ad Arnoldstein. Proprio qui, sul cocuzzolo del Dreiländereck, si erge la guglia che indica il punto d’incontro dei tre confini: la si raggiunge facilmente al termine della pista E, risalendo l’altura a fianco dello skilift. Su questo versante il grande progetto è quello di congiungere la bella stazione invernale austriaca con gli impianti di Kranjska Gora ubicati appena oltre la Hannenwipfel, correndo sul filo delle lamine sotto gli occhi delle puntute cime delle Alpi Giulie. Ai tempi della Cortina di Ferro erano i fondisti a superare queste frontiere difficili, percorrendo itinerari all’insegna dell’amicizia e dello sport. Da trent’anni, in febbraio, se la neve è sufficiente si organizza lo Skitour 3 che tocca Tarvisio, passa in Slovenia e rientra in Austria dal Wurzenpass.
Purtroppo nella zona del Dreiländereck non esistono campeggi e in Austria il pernottamento libero dei v.r. è vietato. Ben diversa è però la situazione se ci si sposta di qualche chilometro, magari dopo una puntata nella deliziosa cittadina di Villach dove concedersi una pausa di relax nelle celebri terme o pattinare sul ghiaccio nella piazza centrale. Procedendo verso ovest, nella zona di Hermagor sono due i campeggi perfettamente attrezzati anche per il soggiorno invernale: il Flaschberger, con una pista di fondo a 150 metri, e lo Schluga, vicino al Pressegger See. Entrambe le strutture offrono un comodo servizio di bus navetta per la Ski Arena di Nassfeld, la più grande ed estesa della Carinzia con i suoi 110 chilometri di piste davvero adatte a qualsiasi tipo di sciatore. Il bus fa capolinea alla mastodontica stazione di partenza del Millennium Express, che ricorda un hangar per dirigibili: si tratta della cabinovia più lunga dell’intero arco alpino, costituita da tre tronchi che funzionano come un unico impianto. Il primo tratto permette di parcheggiare il mezzo a Tröpolach e di raggiungere il comprensorio di Nassfeld evitando ben 8 chilometri di strada tortuosa e, in caso di neve abbondante, molto problematici. Anche qui sono in corso alcuni grandi progetti: è prevista addirittura la realizzazione di un quarto tronco per il collegamento con Pontebba, di nuovo in Italia. Per ora, dal Friuli Venezia Giulia bisogna accontentarsi di raggiungere questa bellissima stazione sciistica percorrendo la provinciale 110 e superando il Passo Pramollo (praticabile usualmente da febbraio a novembre). In meno di 20 minuti di cabinovia si raggiunge la cima del Madritsche (1.919 m) e da qui ci si può perdere per l’intera giornata nella fitta rete di piste minori che si stendono sui fianchi del monte e sulle due vette adiacenti, il Gartnerkofel (2.195 m) e lo Schnittlauchkofel (2.004 m). Per la discesa ci si può divertire su percorsi perfettamente lisci o su altri tutti gobbe: il più impegnativo è il Trogkofel, a picco e decisamente ghiacciato, ma quasi tutte le altre piste sono azzurre o rosse dove ci si può sbizzarrire anche se si ha una modesta esperienza. Gli ultimi 2 chilometri della pista Carnia, la più lunga del comprensorio con i suoi 7 chilometri e mezzo, vengono aperti anche di sera per i patiti dello sci notturno. Non mancano aree riservate allo snowboard e una pista per gli slittini, ma la vera particolarità è lo NTC Blue Day, vicino alla seconda intermedia del Millennium Express: una sorta di fun park in cui si può scivolare sulla neve utilizzando le attrezzature più strane, dalle bici munite di pattini ai minibob, per non dire delle ciambelle di gomma o di una sorta di sgabelli provvisti di speciali sostegni.

Carniola in libertà
un breve spostamento, in tutto una sessantina di chilometri, per raggiungere la Slovenia e Kranjska Gora da Hermagor. La cittadina slovena si stende in un ampio fondovalle oltre le curve del Wurzenpass: dominati dai 2.500 metri del Prisank e del Razor, i campi scuola e le partenze degli impianti di risalita si affiancano lungo le pendici del Vitranec, il monte delle piste. Verso nord, a Podkoren, i percorsi diventano più impegnativi con rosse e nere ripide e ghiacciate. A Plancia sono stati allestiti due trampolini per il salto, assai popolare da queste parti, che affacciano su lunghe piste da fondo dirette verso la punta aguzza dello Jalovec. L’unico campeggio invernale della zona è il Kamne, che si trova a 15 chilometri da Kranjska Gora, ma a partire dalla fine dell’inverno è stata annunciata l’apertura dell’Avtokamp Spik, un’area di sosta attrezzata per una cinquantina di camper ubicata nei pressi dell’hotel Spik, a 7 chilometri dalla località. Il pernottamento libero, in ogni caso, è consentito nei parcheggi di tutte le aree sciistiche slovene, a patto di sistemarsi con la discrezione propria di questi casi.
La statale si addentra verso Lubiana e quello che un tempo era il “vero” Est europeo fino alla deviazione per Bled. Il bellissimo castello, costruito nel luogo in cui sorgeva una torre millenaria, svetta sul lago che d’inverno si ricopre di uno spesso strato di ghiaccio. Dagli spalti della fortezza si osservano schiere di pattinatori che scivolano sulla trasparente superficie: tranquilli pensionati vengono superati in velocità da giovani che sfrecciano e ragazze che fanno piroette. E’ proprio qui che da qualche anno si svolgono i campionati nazionali di pattinaggio su ghiaccio… olandesi: nei Paesi Bassi, infatti, a causa dell’effetto serra le acque dei canali un tempo adibiti a questo scopo non gelano più a sufficienza e così ogni inverno si assiste all’esodo di pattinatori, giudici di gara, parenti e amici che vengono in Slovenia a disputare le gare di velocità e di fondo di questa disciplina. Sul dirimpettaio Monte Straza si scia, anche di sera, sull’unica pista che disegna una doppia curva di un chilometro fra gli abeti.
Su strade sempre più di montagna si raggiunge il più grande lago della Slovenia, il Bohiny, e gli impianti della storica stazione sciistica di Vogel. L’ardita funivia sale a picco sul bacino, mentre le piste più facili servite da quattro seggiovie e altrettanti skilift si aprono e si arrampicano a oriente lungo un vasto anfiteatro roccioso, fronteggiato da monti coperti da fittissime foreste, sempre in vista di panorami straordinari e con un innevamento che dura, nelle stagioni più propizie, fino ad aprile.

Sapori di montagna
Una settimana bianca a zonzo sulle nevi dei Tre Confini è l’occasione per scoprire non solo le tante affinità ma anche le differenze tra i popoli slavi, sassoni e latini: ogni territorio offre peculiarità geografiche, culturali, storiche e naturalmente gastronomiche. Da sempre in tutto il comprensorio sono diffusi il gulasch, lo strudel, gli gnocchi ripieni, i triti a base di lardo, salumi e formaggi, ma le tradizioni della cucina carnica, carinziana e slovena non si mescolano in un’offerta indecifrabile, bensì vengono esaltate per ognuna delle proprie caratteristiche. Sul versante austriaco si gustano ad esempio i Kärnt’n Käsnudeln, grossi ravioli farciti di ricotta ed erbe aromatiche fra le quali spicca la mentuccia, i Rumplernudeln, palline di pasta frolla fritte e cosparse di zucchero, i Sack und Pack (letteralmente armi e bagagli ), gnocchi fatti bollire in una zuppa di patate condita con cipolla, il Gams’ngulasch, spezzatino di carne di camoscio, e lo Schafbratl, un succulento arrosto di agnello con patate. In Slovenia troviamo insaccati come il klobasa e la versione locale del sanguinaccio, la krvavica, servita con riso speziato e solitamente abbinata ai crauti, il cui sapore si esalta con lardo e pancetta affumicata. Anche il prsut, il prosciutto del Carso, è una pregiata specialità della cucina slovena, così come i rustici gnocchi di farina di grano saraceno, spesso accompagnati da zuppa di cavoli e pancetta affumicata. Il burek è invece un tortino farcito con carne o mele a strati. In tutto il paese sono diffusi gli struklji, frittelle di formaggio conosciute in oltre settanta varianti sia salate che dolci: possono essere ripiene di carne, ricotta o verdure e condite in svariati modi, oppure farcite con uvetta, noci e pinoli. Molto apprezzati anche lo zavitek, una sorta di strudel, e le paste al miele profumate alla cannella, ma il dolce nazionale è la potica di pasta lievitata con noci, semi di papavero, uvetta, varie erbe, ricotta, miele, frutta secca o ciccioli. Nel Tarvisiano la tradizione offre i blecs, maltagliati di grano saraceno conditi con ragù di cervo, e i cjarsòns, grossi agnolotti di farina o di patate con ripieno dolce o salato. C’è poi il classico frico, formaggio sciolto in padella e servito morbido con patate lesse o croccante con l’immancabile polenta. Una variante locale del gulasch è lo szegediner preparato con muscolo o collo di maiale condito con paprika dolce e accompagnato da crauti e gnocchi di farina. Curiosando fra i menù di baite e rifugi o ristoranti e trattorie di fondovalle, si farà presto a recuperare le calorie smaltite sulle piste dei Tre Confini.

PleinAir 437 – dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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