Torri, cavalli e mercanti

Sabina, romana, medioevale e via attraverso i secoli, Ascoli Piceno è una città vitale e prodiga di eventi culturali d'ogni genere: ma il suo fiore all'occhiello è la Quintana, che rievoca i fasti del mondo cavalleresco in due grandi competizioni equestri affiancate da appuntamenti e iniziative che si protraggono per tutta l'estate.

Indice dell'itinerario

Praticamente ogni grande città di antica origine è attraversata da un fiume, e guardando la mappa di Ascoli Piceno ci si rende immediatamente conto come il sito – quasi un’isola circondata da monti alla confluenza del torrente Castellano con il Tronto – fosse perfetto per un insediamento. Se ne accorsero i Sabini, che la fondarono, e se ne resero conto pure i Romani, che oltre ai resti del teatro ci hanno lasciato il classico impianto urbanistico con il decumanus maximus, l’attuale Corso Mazzini, arteria rettilinea che taglia tutta la città vecchia da est ad ovest ed è ortogonalmente incrociato dal cardo, oggi Via Pretoriana, e a seguire il resto delle strade disposte a scacchiera.
Arrivando dalla superstrada proveniente da San Benedetto del Tronto, che ha doppiato la consolare Salaria e passa alta sull’abitato, si scorgono invece i resti della Ascoli medioevale, le torri superstiti delle duecento originarie, alcune trasformate in campanili, altre mozzate in quanto a suo tempo ritenute pericolose, ma ancora facilmente individuabili tra gli edifici del nucleo antico. Che si giunga da Roma o dal mare, si ignoreranno i vari svincoli con l’indicazione per il centro, cercando invece quello di Borgo Cartaro e arrestandosi poi all’altezza dell’omonimo ponte sul torrente Castellano: in città esistono due possibilità di sosta per i nostri veicoli, ma qui non è difficile ritagliarsi un parcheggio utile a una breve visita. Dopodiché, attraversato il ponte a piedi, si raggiunge il primo bivio sulla sinistra che con una salitella e una successiva discesa (la Via Pretoriana di cui sopra) porterà direttamente in centro.
E’ consigliabile visitare Ascoli Piceno in una bella giornata di sole, quando il travertino di case e palazzi risplende di colori creando, come ebbe poeticamente a scrivere qualcuno, “fulgori di chiome crivellesche”. Carlo e Vittore Crivelli furono due pittori quattrocenteschi di origine veneziana che operarono soprattutto nelle Marche, e proprio del primo possiamo qui ammirare un polittico nel duomo, nonché due trittici e una tavola presso la pinacoteca comunale. Emozionante sbucare, dalla vie strette che la circondano, nella lunga e armoniosa Piazza del Popolo, salotto urbano a cui fa da quinta il Palazzo dei Capitani, originario del ‘200 ma la cui irregolare e mossa facciata denuncia i rimaneggiamenti subiti nei secoli. Qui si erge inoltre la chiesa trecentesca di San Francesco, con il portale laterale sormontato da un monumento del 1506 a Giulio II, accanto alla quale spicca l’aerea Loggia dei Mercanti a cinque arcate, anch’essa cinquecentesca. E’ in questa piazza che si svolgono importanti manifestazioni quali il Carnevale e i vari mercatini a tema.
Due strade più in là si arriva in Piazza Arringo, il cui nome denuncia chiaramente le origini: qui al tempo dei Romani c’era il foro, dove per l’appunto si ascoltavano le arringhe degli oratori. La piazza, affiancata dal barocco Palazzo Comunale dove si trova la già citata pinacoteca, dal Palazzo Vescovile nel cui museo diocesano sono esposti oggetti d’arte sacra, dipinti e sculture, e dal Palazzo Panichi dov’è invece il museo archeologico, è chiusa dalla cinquecentesca facciata incompiuta del duomo, nella cui cripta sono conservate le reliquie del patrono Sant’Emidio. Nativo di Treviri, la tedesca Trier, arrivò fin qui percorrendo a piedi la Via Salaria: è in suo onore che ogni anno viene disputata la Giostra della Quintana. Non si tralasci di girare attorno al vicino battistero per ammirare le arcatelle con cui è decorato; si dovrebbe altresì procedere verso il non lontano Ponte Maggiore e da qui godere del primo colpo d’occhio sui monumenti della città che ha il viaggiatore proveniente da San Benedetto sulla vecchia Salaria.
Tornati in Piazza del Popolo, la visita del centro storico di Ascoli Piceno prosegue sul lato opposto. Passando accanto alla chiesa di San Francesco si scoprirà il chiostro animato dal quotidiano mercato delle erbe; poi, perdendosi nel labirinto di stradine del quartiere medioevale, si arriverà al Tronto nei pressi della romanica Santa Maria inter Vineas, internamente affrescata. Quindi, superando le chiese di San Pietro Martire e di San Vincenzo e Anastasio, si toccherà un altro suggestivo angolo della città vecchia che i turisti frettolosi regolarmente si perdono: il ponte romano di Solestà, preceduto da una porta medioevale e seguito, al di là del fiume, da un antico lavatoio.
Riattraversato il Tronto e procedendo paralleli allo stesso in direzione ovest, si raggiungerà lo spettacolare ingresso alla città per chi proviene dall’Appennino, la romana Porta Gemina, con a lato un tratto della ancora più antica cinta urbana e poco oltre i resti del teatro, le cui pietre furono nei secoli riutilizzate per altre costruzioni. Il nostro anello si conclude percorrendo, come i viaggiatori di un tempo, il decumanus maximus fino a Piazza del Popolo: lungo la strada si può visitare la chiesa di Sant’Agostino, risalente al XIV secolo circa, il cui chiostro ospita mostre e mercatini estemporanei. E prima di risalire per Via Pretoriana al parcheggio dove abbiamo lasciato il camper, è quasi d’obbligo una sosta allo storico Caffè Meletti, la cui facciata ormai è parte integrante della piazza non meno dei monumenti: si ammireranno l’interno liberty, riportato agli antichi splendori da un recente restauro, e nei bagni addirittura alcune vestigia romane.
Tornati al Borgo Cartaro, scendiamo a visitare un monumento ben visibile sotto il ponte e che le guide solitamente non riportano: l’antica cartiera che ha dato il nome al sito (oggi restaurata come sede di convegni), nonché il piccolo parco creato dal torrente Castellano con le sue cascatelle. Si può completare il giro salendo sul prospiciente colle dell’Annunziata dove, lasciato il mezzo a fianco dell’omonimo convento e di altri ruderi romani, si procede a piedi verso i resti della cinquecentesca Fortezza Pia, da cui si gode una spettacolare vista sul torrente Castellano. Avendo tempo ci si può spingere lungo la valle formata dal corso d’acqua per raggiungere, in soli 6 chilometri tra faggi e querce, Castel Trosino, di origine medioevali, di cui rimane parte della cinta muraria con una porta.

Arriva la giostra
L’importanza della Quintana di Ascoli Piceno, anche se forse meno nota rispetto ad analoghe manifestazioni, è ai livelli del Palio di Siena e della Giostra del Saracino di Arezzo. Per due volte ogni estate in questo antico torneo, tornato in auge nel 1982, scendono in lizza i sestieri della città: Porta Romana, Porta Maggiore, Porta Solestà, Piazzarola, Porta Tufilla e Sant’Emidio. La sfida consiste in assalti, lancia in resta, da parte dei cavalieri che devono centrare un fantoccio chiamato Saracino. Ogni sestiere ha disposizione tre tornate di tre assalti ciascuna: si assisterà quindi, nel corso dell’intera manifestazione, a cinquantaquattro spettacolari galoppate su un percorso a otto. Se la scelta del nome del bersaglio ci ricorda l’analoga competizione aretina, qui (a differenza della giostra toscana che si svolge negli spazi ristretti di una centralissima piazza, dove chi si scaglia contro il bersaglio ha a disposizione solo un breve tratto rettilineo) esiste uno specifico campo di gara nell’immediata periferia urbana.
Sfolgorante di colori e di preziosità il corteo storico, al quale prendono parte 1.200 figuranti che indossano broccati e velluti d’epoca. Durante l’esibizione degli sbandieratori se ne potrà ammirare la bravura: fra loro c’è chi ha vinto l’Olimpiade della Bandiera e i campionati italiani. Per concludere, lo spirito della festa: abituati alle rivalità ai limiti della rissa tra le fazioni (come a Siena fra le contrade e ad Arezzo fra i quartieri) e alle contestazioni del dopogara, stupisce il clima assolutamente disteso della vigilia, nonché la sportiva accettazione del risultato da parte dei perdenti. La premiazione consiste nella consegna del Palio al cavaliere che ha vinto: un drappo di velluto che viene realizzato da un famoso artista, ogni volta diverso, e andrà a far bella mostra di sé nella sede del sestiere, tangibile segno dell’orgoglio della tradizione. l

Testo di Luigi Alberto Pucci Foto dell’autore e di Ivana Ricci

PleinAir 455 – giugno 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio