Torre Pellice, nel nome di Valdo

In alcune valli del Piemonte la sera del 16 febbraio l’accensione di grandi falò ricorda la concessione delle libertà civili ai valdesi: a Torre Pellice una passeggiata offre l’occasione di ripercorrere quegli eventi

Indice dell'itinerario

Ogni anno la sera del 16 febbraio, in Val Pellice, in Val Germanasca e nella bassa Val Chisone si accendono decine di fuochi. Sono i falò che ricordano la concessione delle libertà civili ai valdesi da parte di Carlo Alberto, il 17 febbraio del 1848. Grazie alle lettere patenti i valdesi ebbero il diritto di partecipare alla vita civile, uscendo dalle valli alle spalle di Pinerolo in cui erano stati confinati per centocinquanta anni e dove avevano trovato rifugio da stragi e persecuzioni nei tre secoli precedenti.

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Le lettere patenti di Carlo Alberto, che nel 1848 sancirono le libertà civili dei valdesi
Le lettere patenti di Carlo Alberto, che nel 1848 sancirono le libertà civili dei valdesi

Per ottenere la libertà di religione invece i valdesi dovranno lottare ancora un altro secolo, fino alla Costituzione repubblicana. Ma dal 1848 il 17 febbraio è diventato un giorno di festa e se un tempo erano loro a riunirsi intorno ai falò della vigilia, da qualche anno la partecipazione si è allargata. Non sono turisti in fuga dalle vicine stazioni sciistiche, ma abitanti di altre città che desiderano conoscere meglio le vicende di questa piccola minoranza religiosa.

Museo Valdese di Torre Pellice
Museo Valdese di Torre Pellice

Il primo passo per saperne di più è la visita del Museo Valdese di Torre Pellice, che nelle sue sale permette di seguire le vicende del movimento religioso fondato da Valdo di Lione intorno al 1170. Già nel 1184 arrivò la scomunica del pontefice Lucio III verso chi propugnava povertà e fedeltà al Vangelo. Poi vennero le crociate medioevali contro gli eretici, da cui i valdesi trovarono scampo rifugiandosi tra le montagne delle Alpi Cozie. Nel 1532 vi fu l’adesione alla Riforma protestante, a cui seguirono dure persecuzioni. Dopo il 1561 ci fu un secolo di relativa calma, ma nel 1655 l’eccidio noto come “Pasque piemontesi” segnò la ripresa delle persecuzioni da parte dei Savoia, a cui si aggiunse nel 1685 la Francia del Re Sole, scatenato contro ugonotti e valdesi. Accerchiate dai due versanti delle Alpi, dodicimila persone furono imprigionate e in parte esiliate in Svizzera, da cui tornarono con il Glorioso Rimpatrio del 1689.

La stele di Sibaud, meta di uno dei percorsi a piedi del territorio
La stele di Sibaud, meta di uno dei percorsi a piedi del territorio

Da allora le mutate alleanze dei Savoia in Europa permisero ai valdesi di sopravvivere tra le loro montagne. E qui tutti acquisirono un’elevata cultura di base grazie all’opera di un generale inglese, Charles Beckwith, che a partire dal 1827 fece costruire scuole in ogni borgata delle valli: nel 1848 ce n’erano 169, grazie alle quali venne eliminato l’analfabetismo con decenni di anticipo sul resto dell’Italia. Si arriva così al XX secolo: durante la Resistenza i nascondigli degli avi vennero di nuovo utilizzati dai nuclei di partigiani che combatterono contro il fascismo.

Un altro bel modo per avvicinarsi alle vicende dei valdesi è la Passeggiata storica che inizia dalla borgata Serre di Angrogna, toccando in un’ora di cammino quattro luoghi di visita. Si comincia con la scuola Beckwith del Serre, che ospita una mostra dedicata alle donne nelle valli; poi si tocca la stele di Chanforan, che ricorda il sinodo del 1532 con cui i Valdesi aderirono alla Riforma, quindi la scuola museo della borgata Odin, infine la grotta detta Ghièisa d’la Tana.

Uno dei falò accesi in Val Pellice la sera del 16 febbraio
Uno dei falò accesi in Val Pellice la sera del 16 febbraio

A questo punto non resta che raggiungere uno dei falò principali, mentre altri fuochi a dimensione familiare vengono accesi in molte piccole borgate. L’ideale è partecipare a una delle fiaccolate con cui si raggiungono a piedi i falò. In Val Pellice un corteo parte alle 19.20 dal tempio valdese di Torre Pellice e tra le vie della cittadina raggiunge il falò allestito presso il tempio dei Coppieri. Un altro si muove alle 19 dall’asilo valdese di San Giovanni di Luserna (piazzale all’angolo fra Via Olivet e Via Beckwith) e con un percorso piuttosto lungo si unisce alla fiaccolata di Angrogna presso il falò degli Stallè. Un altro ancora parte dalla piazza di Bobbio Pellice alle 19.30 e sale al ripiano della stele di Sibaud, che ricorda il giuramento fatto dai valdesi al termine del Glorioso Rimpatrio.

Donne in costume tradizionale e un momento della festa del 17 presso il tempio di Torre Pellice
Donne in costume tradizionale e un momento della festa del 17 presso il tempio di Torre Pellice

Tutti i falò vengono accesi alle 20: all’arrivo della fiaccolata una persona esperta sale con una lunga scala in cima all’alta catasta di rami secchi, per accenderla con l’aiuto di diverse fiaccole. Il freddo pungente di febbraio viene presto riscaldato dalle fiamme e dal vin brulé, mentre i canti della tradizione valdese e protestante accompagnano la manifestazione. Poi molti si spostano in auto verso il falò di Villar Pellice, che viene acceso poco prima delle 21 presso il ponte delle Rovine.

Il giorno successivo, il 17 febbraio, le donne del luogo si dirigono al tempio indossando il classico costume che si tramanda di madre in figlia o da nonna a nipote: sono soprattutto le ragazze a sfoggiare con orgoglio il costume valdese, che non è mai diventato un oggetto da museo. Qui la tradizione è viva più che mai, e ogni anno ripropone la sua magia. 

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