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Con il camper e a piedi dall'estremo lembo meridionale della piana del Vesuvio alle rocce di Punta Campanella, dove i Monti Lattari si protendono nel Tirreno disegnando i celebrati paesaggi della Penisola Sorrentina. Sentieri in quota, suggestive calette e ampi panorami da apprezzare al meglio nel fuoristagione.

Indice dell'itinerario

Dopo la conquista romana del 340 a.C., la vasta area alluvionale e vulcanica che si stendeva a sud del Vesuvio acquisì un ruolo di primo piano nell’approvvigionamento alimentare della Campania. Ne era il caposaldo, insieme a Pompei ed Ercolano, la città di Stabiae, che guardava il golfo di Napoli dalle pendici occidentali dei Monti Lattari: e proprio qui inizia il nostro itinerario alla scoperta della Penisola Sorrentina, di cui Castellammare di Stabia è l’odierno accesso da nord.
Lasciata l’autostrada finiamo subito nel traffico del centro, ma in breve riusciamo a venirne a capo e raggiungiamo il sito archeologico, addossato alla collina di Varano. L’agricoltura e i commerci avevano reso particolarmente florida l’economia del territorio, come rivelano Villa Arianna e Villa San Marco, abbellite da preziosi affreschi e mosaici. Gli scavi, iniziati nell’800, continuano tuttora, e le parti riportate alla luce affiorano dai sedimenti della grande eruzione dell’anno 79. La posizione strategica dell’area, nel punto in cui la catena montuosa si allunga nel Tirreno puntando verso Capri, ha comportato nel corso dei secoli la costruzione di roccaforti difensive, come il castello di Lettere che sorge su un’altura con bella vista sul Vesuvio e sulla vasta piana circostante: recentemente restaurato, offre l’occasione per una piacevole passeggiata.

Belvedere fra terra e acqua
La statale 145 procede parallela alla Circumvesuviana e si dirige verso sud-ovest, stretta fra il mare e alte pareti rocciose. Attraversiamo il centro di Vico Equense e seguiamo una tortuosa ma agevole strada che in una quindicina di chilometri ci conduce alla stazione superiore della funivia del Monte Faito, eccellente punto panoramico rivolto a settentrione: da quassù ci si può fare un’idea della grandezza del Vesuvio, e quindi dell’area coinvolta dalla famosa eruzione che annientò Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis. Chi avesse scelto di sostare a Castellammare può raggiungere la sommità servendosi della stessa funivia, che parte appunto dalla cittadina.
La strada si addentra in boschi di faggio sino ad arrivare al convento di San Michele, circondato da imponenti ripetitori radiotelevisivi. Verso sud svetta il roccioso profilo del Monte Molare, la cui cima si guadagna in un’oretta di camminata: è questo uno dei punti di osservazione privilegiati dell’Italia meridionale dal quale, nelle giornate più limpide, si osservano le cime di tutta la Campania, dal Cilento ai Picentini, dai Tifatini al Matese, fino alle isole del golfo, Procida, Ischia e Capri. In basso si intravvedono valli e profondi canyon che solcano fitte faggete e, più in basso, castagneti a perdita d’occhio. Le creste affilate e le alte pareti calcaree che si gettano a precipizio nel mare contribuiscono a fare di questo luogo un’autentica meraviglia: i Lattari sono una cerniera naturale fra il mondo della terra e quello dell’acqua.
Tornati a valle facciamo una sosta a Vico Equense, dove non ci lasciamo sfuggire la possibilità di addentare un bel trancio di pizza a metro, un vero classico di questa località. I dintorni si prestano a visite architettoniche e paesaggistiche: è il caso della Villa Giusso Astapiana, ex convento camaldolese del XVI-XVII secolo cui si arriva percorrendo una tortuosa stradina di montagna, sconsigliata ai camper più ingombranti. Dai giardini della villa, che è di proprietà privata, si gode un ampio panorama sul golfo di Napoli e sulla sottostante località balneare di Meta di Sorrento.
Ritornati sulla statale litoranea e superato il centro di Meta, raggiungiamo Piano di Sorrento, che si distende su un ampio terrazzo vulcanico affacciato sul mare. Qui, sull’orlo della falesia tufacea, sorge la Villa De Sangro di Fondi, sede dell’interessante – e gratuito – museo archeologico intitolato a Georges Vallet. In poche ma ricche sale sono raccolti reperti che forniscono un quadro completo della storia della colonizzazione della Penisola Sorrentina fin dalla preistoria. All’esterno del complesso ci lasciamo incantare dal grazioso giardino e dal viavai dei pescatori di Marina di Cassano, un borghetto di poche case addossate alla falesia: per arrivarci bisogna scendere a 180 gradi lungo una serie di tornanti tagliati nella roccia. La suggestione del luogo vale la breve deviazione, ma va tenuto presente che le possibilità di parcheggio sono scarsissime e comunque inadatte a veicoli di una certa stazza.

Atmosfera mediterranea
Passata Sant’Agnello (vedi servizio successivo) approdiamo finalmente a Sorrento. Celebrata nella musica, nella pittura, nel cinema, è un polo turistico d’eccellenza: il clima mite durante tutto l’anno, la bellezza della costa, la prossimità della montagna, le acque termali ne fanno una delle destinazioni più apprezzate dai viaggiatori di mezzo mondo. Per visitare con comodo la città, che offre numerosi monumenti, chiese e palazzi di varie epoche in un’atmosfera vivace e accogliente dai colori mediterranei, la soluzione migliore consiste nel fare base in uno dei campeggi della zona, spostandosi a piedi o con i trasporti pubblici che evitano anche di doversi cimentare con il prevedibile traffico urbano. Anche i dintorni meritano: chiedendo informazioni a persone del posto riusciamo a scovare un paio di discese a mare molto suggestive, come i Bagni della Regina Giovanna, resi affascinanti dai ruderi di un’imponente villa romana il cui opus reticulatum in tufo si stacca nettamente sul bianco del calcare. Per di più siamo fuori stagione e questo fa sì che la piccola cala sia praticamente deserta, con l’elegante sagoma del Vesuvio a dominare ancora una volta il panorama in lontananza.
Dopo Sorrento la strada procede fiancheggiando oliveti e agrumeti. Curva dopo curva arriviamo a Massa Lubrense, costituita da varie frazioni: alcune di esse sono piuttosto suggestive, come Marina della Lobra, alla quale approda una stretta stradina in discesa che si imbocca poco dopo il nucleo principale. Intorno al porticciolo, affollato da barche d’ogni genere, sono disposte a raggiera casette bianche costruite nel tipico stile locale; un piccolo parcheggio proprio a ridosso del molo consente una rapida sosta nei giorni di minore affluenza.
E’ parte del comune di Massa Lubrense anche l’ultimo centro abitato della penisola, Termini, che si sfrangia tra campi coltivati. Da qui ci incamminiamo per il meraviglioso sentiero che conduce a Punta Campanella, estrema propaggine della penisola (vedi articolo collaterale “In mezzo al mare”). Separata dall’isola di Capri dal canale della Bocca Piccola, un braccio di mare largo più o meno 5 chilometri, dal suo faro si scorge la baia di Ieranto, deturpata da una vecchia cava ma oggi protetta da una riserva marina integrale. Complice la bella giornata, restiamo per un po’ a goderci il sole e ad ascoltare il rumore del mare, poi rientriamo a Termini dove un ristorantino ci rinfrancherà prima di prendere la via del ritorno.

Testo e foto di Natalino Russo

PleinAir 452 – marzo 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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