Tirolo a pedali

Da Dobbiaco a Lienz lungo la pista ciclabile della Drava, che segue il fiume nel tipico paesaggio alpino di fondovalle. Meno di 50 chilometri per uno splendido percorso adatto a tutti, bambini compresi, con servizi dedicati, soste golose e ricettività ad ampio raggio.

Indice dell'itinerario

Grazie agli innumerevoli comprensori sciistici con proposte per tutte le discipline sulla neve, il Tirolo meridionale è una delle mete invernali più note e apprezzate in tutta Europa. Ma nella bella stagione c’è un modo diverso per avvicinarsi alle sue splendide vette: le Dolomiti altoatesine vantano infatti una delle piste ciclabili più belle dell’arco alpino, che collega Dobbiaco alla cittadina austriaca di Lienz. Lunga 44 chilometri, e dunque percorribile in andata e ritorno anche in una sola giornata dai ciclisti più in forma, è frequentata da innumerevoli appassionati del pedale proprio per la sua dimensione paesaggistica, immersa nel verde e fra panorami meravigliosi. Ulteriore punto a favore è l’organizzazione turistica davvero efficiente: anche arrivando all’improvviso, se siete privi di bicicletta la troverete sicuramente da affittare in uno dei numerosi punti di noleggio, spesso vicini alle stazioni ferroviarie, mentre il rientro alla base si potrà effettuare comodamente in treno grazie alle numerose corse giornaliere in entrambe le direzioni. Quanto all’andamento del percorso, la pista è quasi sempre in piano o in leggera discesa e pertanto è alla portata di tutti, bimbi compresi. A completare il quadro, entrambi i capolinea sono provvisti di ottimi campeggi e non mancano alcune strutture nelle tappe intermedie.

Il tratto italiano
L’itinerario parte dunque da Dobbiaco, in tedesco Toblach, sfiorando nel primo tratto le sorgenti della Drava. Il fiume, che lungo i 720 chilometri del suo percorso bagna ben cinque nazioni prima di sfociare nel Danubio, nasce e scorre per i primi 10 chilometri proprio in territorio italiano.
Graziosa cittadina posta a 1.250 metri di quota in prossimità del parco delle Dolomiti di Sesto e di quello di Fanes-Sennes-Braies (vedi riquadri), Dobbiaco si trova proprio sullo spartiacque tra il bacino dei fiumi Rienza, Isarco e Adige e quello della Drava e del Danubio, in sintesi i veri e propri confini geografici del Tirolo. Siamo in luoghi ricchi di storia che conservano importanti memorie della Grande Guerra, ma le testimonianze più interessanti risalgono al Medioevo quando questo era uno snodo commerciale di grande rilievo sulla Strada d’Alemagna: in quel periodo fu fondato lo Herbstenburg, una fortificazione poi ristrutturata e ampliata agli inizi del ‘500 dalla famiglia Herbst, che ne fece la propria residenza e la volle decorata con preziosi affreschi. Celebre sin dal XIX secolo come luogo di soggiorno e di cura (fra i visitatori merita di essere citato almeno Gustav Mahler, che qui compose due sinfonie e altre opere), Dobbiaco ha conservato la sua fama e oggi propone un ampio novero di attività turistiche per tutti i gusti e le stagioni.
Dalla stazione ferroviaria del paese, uno dei punti in cui potremo noleggiare il cavallo d’acciaio se ne siamo sprovvisti, si diparte la pista ciclabile che inizia ad attraversare verdi prati di montagna, in vista delle crode dolomitiche dei Branci, fino a raggiungere San Candido. Nel primo tratto la ferrovia ci accompagna, con qualche occasionale treno che scorre alla nostra sinistra. Il paesaggio è tipicamente rurale, con casette di campagna dai tetti spioventi che fanno capolino qua e là tra i campi su cui pascolano placide mucche: tutto è piacevolmente perfetto e sembra quasi di essere protagonisti di un annuncio pubblicitario. All’imboccatura della valle di Sesto e a 1.175 metri di altitudine, San Candido, in tedesco Innichen, è un’altra nota località turistica e il maggior centro d’arte e di cultura della Val Pusteria. Fu insediamento celtico, romano e soprattutto baiuvaro: alla donazione di un duca appartenente a questa popolazione germanica è dovuta la fondazione, nell’anno 769, di un monastero-fortezza per fronteggiare la pressione slava da Oriente. Il convento conserva diversi monumenti interessanti come la chiesa del Santo Sepolcro, imitazione di quella di Gerusalemme (frutto del voto di un ex oste), e la parrocchiale di San Michele. Ma il principale edificio sacro del complesso è la Collegiata, forse il miglior esempio di stile romanico nella regione delle Alpi orientali, costruita intorno alla metà del XII secolo su un preesistente monastero benedettino dell’VIII secolo: il corpo principale assunse il suo aspetto attuale alla fine del ‘200, mentre il campanile risale ai primi decenni del secolo successivo. A caratterizzare l’edificio le poderose mura, nello stile delle fortificazioni crociate e delle cittadelle costruite dagli Hohenstaufen: una scelta architettonica che riflette la concezione di Dio come fortezza dei credenti.
Dopo l’intermezzo culturale e una saporita sosta a base di leccornie gastronomiche e ottima birra, inforchiamo nuovamente la dueruote in direzione dell’Austria. Da San Candido, infatti, un’altra pista conduce a Versciaco, in tedesco Vierschach, da dove si arriva in breve al confine lungo la statale 49. In paese vale una visita la parrocchiale di Santa Maddalena, fondata all’inizio del XIII secolo e riportata alle nitide forme gotiche da un accurato restauro. A Prato alla Drava, pochi chilometri più avanti, risale invece al XVI secolo la chiesa di San Nicolò, affiancata da un cimitero storico e da una Via Crucis con tabernacoli in barocco rustico.

Il tratto austriaco
Appena oltre il posto di controllo frontaliero piccole tabelle verdi segnalano l’itinerario che, fino a Lienz, viene indicato come Pustertaler Radweg, ovvero percorso ciclabile della Val Pusteria. Il tratto iniziale in territorio austriaco, quasi interamente asfaltato e sempre ben indicato, si sviluppa in un paesaggio prettamente alpino, tra folte e fresche abetaie, isolati castelli e forre solcate da acque limpide e impetuose.
L’arrivo a Sillian offre invece un momento completamente diverso, non tanto per i monumenti (anche qui non manca una bella parrocchiale barocca) quanto per il Wichtelpark, una vasta area verde con giochi e attrazioni per i più piccoli fra cui scivoli, altalene, automobiline a pedali e perfino un sistema di minidighe con una pompa dell’acqua azionabile a mano. Usciti dal paese, in strategica e invogliante collocazione a breve distanza dalla pista si incontra lo spaccio aziendale di una delle più note fabbriche di biscotti e leccornie di tutte le Alpi, la cui sede sorge a Heinfels. Anche questo è un gradevole centro montano, con i resti di un castello forse costruito dagli Unni e il Punbrugge, un pittoresco ponte coperto in legno della fine del ‘700 che attraversa il corso del torrente Villgraten. Dopo Strassen e Abfaltersbach, in un ameno contesto di fondovalle immancabilmente segnato dai campanili che sfoggiano ora il tetto a punta, ora la cupola a cipolla, il percorso si fa più stretto e la pendenza in discesa aumenta in direzione di Lienz, tanto da poter procedere per diversi tratti senza pedalare. Un’ultima tappa prima dell’arrivo si può fare a Thal, approfittando di uno dei tanti locali lungo la ciclabile o a breve distanza.
Posto alla confluenza della Drava con l’Isel, Lienz è adagiata in un’ampia conca vegliata dal movimentato profilo delle Lienzer Dolomiten. Il capoluogo dell’Osttirol si trova fra due importanti passi transalpini, il Felbertauern e il Grossglockner: i Romani furono i primi a riconoscere la posizione strategica del luogo, fondando l’insediamento di Aguntum (del sito, posto nei pressi di Doslach, si possono vedere le rovine delle mura cittadine, delle terme e del quartiere degli artigiani, oltre a un museo di recente apertura). Il nucleo originario della moderna Lienz risale invece al IX secolo per mano di tribù germaniche; successivamente la città conobbe un periodo assai felice sotto i conti di Gorz, ovvero Gorizia, prima di entrare a far parte dell’impero austriaco nel XVI secolo. Da visitare sono lo Schloss Bruck, antica residenza comitale ora divenuta un museo, e la parrocchiale di Sankt Andrä. Del borgo medioevale è purtroppo rimasto ben poco a causa delle guerre, ma nell’Hauptplatz si respira una piacevole atmosfera rinascimentale che, soprattutto d’estate, è sottolineata dalle manifestazioni musicali che vi si svolgono.
Dopo la gita in bicicletta, si aprono varie possibilità: ad esempio, chi viaggia esclusivamente a pedali troverà a Lienz e dintorni comodi alloggi e campeggi in cui piantare la tenda, mentre chi fa base a Dobbiaco o a San Candido potrà prendere uno dei comodi treni per il rientro. E così facciamo anche noi, tranquilli ciclisti della domenica, divertendoci a commentare dai finestrini il paesaggio che abbiamo attraversato poche ore prima e che adesso scorre all’incontrario verso il confine.

PleinAir 429 – aprile 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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