Tessere di settembre

Non ci sono dubbi: è settembre il mese migliore per dedicare un soggiorno a Ravenna e ai suoi dintorni. Lasciamoci avvincere dalle serene atmosfere della città, lasciamoci trasportare in un universo senza tempo dai suoi mosaici.

Indice dell'itinerario

Dopo i temporali di fine agosto il cielo risplende limpido, di una luce ritrovata che inonda ed esalta il verde delle pinete, riscalda di colori dorati le sabbie delle spiagge e riflette più che mai le innumerevoli tonalità che il mare sa offrire. Oro, verde, blu. Quegli stessi vividi colori che circa 1500 anni fa ispirarono i grandi (e anonimi) maestri mosaicisti che resero invidiabile l’allora capitale dell’Impero Romano d’Occidente. E arrivare con il camper in un giorno di settembre in una delle aree di sosta del litorale – di Porto Corsini o Casal Borsetti per esempio, magnificamente ricavate tra mare e pineta e a pochi chilometri dalla città – è già come immergersi nell’unicum ravennate, quello che l’ha resa celebre e che negli ultimi anni ne ha fatto inserire gli otto principali monumenti tra i siti artistici patrimonio dell’umanità.

A spasso in città
Iniziamo la visita dei mosaici di Ravenna muovendo dalla stazione ferroviaria, ottimo punto di partenza per chi arriva con i mezzi pubblici dai lidi (avendo lasciato il v.r. nell’area di sosta) o con il proprio camper (sfruttando le aree cittadine o il parcheggio alle spalle della darsena, collegato alla stazione da un sottopassaggio). Muniamoci di una buona guida per le descrizioni dettagliate e imbocchiamo il verdeggiante Viale Farini in fondo al quale incontriamo la basilica di San Giovanni Evangelista, imponente costruzione in laterizio caratterizzata dall’alto campanile a base quadrata, coronato da una cuspide appuntita. La chiesa fu eretta da Galla Placidia poco dopo il 424 per sciogliere un voto (vedi approfondimento “Storie imperiali”). Tranne il campanile, subì purtroppo notevoli danni durante i bombardamenti del 1944 e i mosaici del V secolo che rivestivano l’interno (almeno l’abside) sono andati perduti, mentre frammenti di quelli pavimentali medioevali, raffiguranti scene della quarta Crociata, sono visibili addossati alla parete di sinistra.
Continuiamo la visita della città attraversando Via di Roma e imboccando Via Diaz. Poco oltre si svolta a destra in Via degli Ariani: nella piazzetta dell’attuale chiesa dello Spirito Santo, un tempo cattedrale ariana, troviamo il Battistero degli Ariani, austera costruzione a cupola di epoca teodoriciana, posteriore e ben lontana dalla grazia dei monumenti di Galla Placidia. L’interno è semplicissimo, a pianta ottagonale con quattro absidi su lati alterni; la nudità dei muri viene però illuminata dalla decorazione musiva della cupola nella quale è raffigurato il battesimo di Cristo nel Giordano. La dottrina ariana considerava Cristo figlio di Dio ma non della stessa sostanza, ritenendo che solo il battesimo ne rivelasse la natura divina, e il Cristo qui raffigurato, giovane e completamente nudo, è l’affermazione di quella dottrina.
Si ritorna in Via Diaz e la si percorre fino a Piazza del Popolo, cuore di Ravenna. Vi si affaccia il merlato Palazzo Municipale che fa angolo con il Palazzetto Veneziano (XV secolo), caratterizzato da un portico arioso che poggia su colonne di granito e capitelli prelevati dalla chiesa di Sant’Andrea dei Goti (demolita dai veneziani nel 1457). Nella piazza, al posto dei precedenti leoni di San Marco, si innalzano le statue di Sant’Apollinare e San Vitale, mentre a destra della bianca facciata marmorea della chiesa del Suffragio (1714) svetta la Torre dell’Orologio.
Da qui ci spostiamo nella vicina Piazza Costa, quindi a sinistra in Via Cavour fino ad incontrare Via Fanti. Quest’ultima sbuca proprio di fronte all’androne che introduce al complesso dell’ex convento benedettino di San Vitale, comprendente l’omonima chiesa, il Mausoleo di Galla Placidia e il Museo Nazionale con annessa Scuola per il Restauro del Mosaico. Superato l’ingresso della scuola, si entra nei due chiostri intorno ai quali sono disposte le sale del Museo Nazionale che ospita un lapidario con steli ed epigrafi romane e paleocristiane, reperti di scavi del porto di Classe e collezioni d’arte minori. Dal primo chiostro si entra nella chiesa di San Vitale, straordinario tempio a forma ottagonale fatto erigere da Giuliano Argentario su ordine del vescovo Ecclesio e consacrato nel 548 dall’arcivescovo Massimiano. L’influenza orientale, sempre presente nell’architettura ravennate, assume qui un ruolo dominante: non più la classica basilica a tre navate, ma un nucleo centrale ottagonale con pilastri e archi, sormontato da una cupola. Questa e i nicchioni furono affrescati nel 1780 dai bolognesi Barozzi e Gandolfi e dal veneto Guarana, e stupende decorazioni musive attraggono lo sguardo verso l’abside. Ma i mosaici più famosi, secondo alcuni i più belli della cristianità, ricoprono le pareti e la volta del presbiterio.Uscendo dalla chiesa ci si avvia verso un piccolo edificio a croce dall’aspetto esterno estremamente modesto, una costruzione in laterizio e calce con tetto di tegole rosse. E’ il Mausoleo di Galla Placidia: il monumento è giunto a noi quasi inalterato ma si è interrato di un metro e mezzo, il che ne ha stravolto le proporzioni. Qui, tra l’altro, l’Augusta non venne mai sepolta (morta a Roma nel 450, riposa in San Pietro). Alla semplicità dell’esterno fa da contrappunto la leggiadra sontuosità dell’interno completamente rivestito di magnifici mosaici, incentrati sul tema della redenzione cristiana. Esalta l’atmosfera e l’effetto mistico delle composizioni la tenue luce dorata filtrata dalle lastre di alabastro che chiudono le strette finestre.
Ritornati in Via Cavour, si prosegue fino a Piazza Baracca dominata da Porta Adriana. Si prende quindi a sinistra fino a Via Oberdan che porta a Piazza Duomo. A fianco della cattedrale si apre il giardinetto che introduce al Battistero Neoniano, fondato nel 396; la cupola venne aggiunta in seguito, voluta e fatta decorare dal vescovo Neone verso la metà del V secolo con un altro mosaico che mostra il battesimo di Cristo. L’attiguo Palazzo Arcivescovile ospita invece il museo omonimo dove si possono ammirare la cattedra eburnea del vescovo Massimiano e la cappella di Sant’Andrea, magnificamente rivestita di marmi e mosaici dell’inizio del VI secolo.
Da Piazza Arcivescovado usciamo in Piazza dei Caduti, attigua alla bellissima e porticata Piazza San Francesco sulla quale si affaccia la cattedrale omonima del V secolo mentre, sul lato sinistro della chiesa, c’è il tempietto della tomba di Dante. Proseguiamo in Via Ricci fino ad incrociare Via Mariani che seguiamo verso destra uscendo su Via di Roma: qui si svolta a destra, incontrando poco dopo la facciata di quella che fu la chiesa palatina di Teodorico, Sant’Apollinare Nuovo, con il campanile a base circolare tipico delle costruzioni ravennati del IX e X secolo e il portico con bifora, che sono invece di età rinascimentale. L’interno è costituito da tre navate separate da una doppia fila di dodici colonne e da un originale soffitto a cassettoni; l’abside invece, distrutta già nell’VIII secolo, presenta forme barocche. Ma è sulle pareti della navata centrale che si sono conservati i sontuosi mosaici voluti da Teodorico. A un’epoca leggermente più tarda, quella giustiniana, risalgono invece le magnifiche figure mediane.
Si prosegue la visita percorrendo Via di Roma e, superata la facciata barocca in sasso d’Istria di Santa Maria in Porto (XVI secolo), si giunge in vista del bel palazzo della Loggetta Lombardesca: risalente al 1508, ospita la Pinacoteca Comunale (raccolta di pitture dal XIV al XVIII secolo) e la Mostra Permanente del Mosaico Contemporaneo che, con le sue trasposizioni musive di opere di famosi pittori del Novecento, ci introduce alla storia moderna del mosaico a Ravenna.
Grazie alla lungimiranza di alcuni studiosi che qui sono attratti dai tesori bizantini, Ravenna ha saputo recuperare e far rivivere l’antica tradizione musiva che fu il vanto della capitale dell’Impero, diventando la nuova capitale del mosaico moderno. Nelle scuole della città (la già citata Scuola per il Restauro del Mosaico, ma anche l’Istituto d’Arte per il Mosaico Gino Severini e l’Accademia) quest’arte sta veramente rinascendo, arricchendosi di nuovi impulsi. Le botteghe e gli artisti della città – pensiamo ai maestri Nittolo e De Luca o alla giovane pluripremiata Dusciana Bravura – ne stanno già diffondendo nel mondo l’antica sapienza.
Per completare il tour dei mosaici, dobbiamo ora recarci a Classe (circa 5 chilometri a sud di Ravenna, in direzione di Rimini). Andiamo ad ammirare la magnifica basilica di Sant’Apollinare in Classe, consacrata nel 549 quando la Chiesa, dopo la parentesi ariana, si era riappropriata in pieno del suo potere. All’interno, nell’avvolgente mosaico absidale, Sant’Apollinare (primo vescovo di Ravenna) ci apparirà nella sua tunica bianca come uno spirito pacificatore. Ma prima, sulla stessa via per Classe, cerchiamo in periferia (dal centro comunque ci si arriva a piedi in dieci minuti) il bellissimo Parco della Pace, realizzato nei pressi dello stadio tra Via Marzabotto e Via Marconi. Non è soltanto un banale invito alla concordia, ma un giardino pubblico che conta ormai una ventina d’anni, frequentato da mamme con bambini e da coppie di innamorati: un incredibile Central Park ravennate di una manciata di ettari, decorato da otto magnifiche opere musive ispirate al tema che gli dà il nome e firmate da artisti provenienti da tutto il mondo.
Perché, come ha scritto André Frossard nel suo libro Il Vangelo secondo Ravenna, se “l’arte è a Firenze, il sogno a Venezia, la gloria a Roma… l’acqua pura della contemplazione è a Ravenna… qui è la più grande rappresentazione dell’arte cristiana delle origini che concilia il cielo e la terra, in un messaggio di armonia e pace”.

PleinAir 374 – settembre 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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