Nel verde dei Paesi Baschi

La Rhune, Pamplona, La Sierra de Aralar: tra campagne verdissime e rilievi ammantati di boschi alla scoperta dei Paesi Baschi

Indice dell'itinerario

I Paesi Baschi si attraversano sulle rotte per la Galizia, o per Burgos e il Portogallo. Ma restando in autostrada si scorge appena il mare, si intuisce soltanto la bellezza di campagne verdissime, si scavalcano velocemente rilievi ammantati di boschi.
Eppure è sufficiente lasciare i grandi assi di traffico per scoprire prati accuratamente falciati, mucche al pascolo su colline a perdita d’occhio, grandi case con i gerani alle finestre: se non fosse per i muri in pietra e il mare sullo sfondo, parrebbe d’essere in Svizzera o in Tirolo. E, celati dalle montagne, antichi porti di pescatori e piccole città industriali. Bisogna fare attenzione, però: usciti dalle autostrade, si devono affrontare percorsi tortuosi dove i cartelli sono in basco, con toponimi impronunciabili e indicazioni da memorizzare al più presto: turismo bulegoa è l’ufficio turistico, jatextea il ristorante, kanpalekuak il campeggio.
I baschi, del resto, si riconoscono profondamente nell’euskara, la loro lingua complessa e di misteriosa origine, del tutto diversa dalle parlate indoeuropee a cui siamo abituati. In Navarra e in Euskadi più del 90% dei bambini impara il basco a scuola (oltre al castigliano): così capiterà di sentirsi rispondere da un bimbo con parole sconosciute, mentre sarà più facile comunicare con gli adulti, che solo da poco hanno ricominciato a studiare e a parlare l’idioma degli avi.
Diversa la situazione al di qua dei Pirenei, nel sud del dipartimento Pyrénées-Atlantiques: qui il centralismo francese si fa ancora sentire, in poche scuole si insegna il basco e le indicazioni bilingui sono la norma. Dunque meglio effettuare la prima digressione al di qua del confine, verso l’iparralde (il nord), per poi continuare con l’hegoalde (il sud).

 

 

 

 

 

La Rhune e il suo trenino

Capoluogo della Rhune e' la bella cittadina di Sare, con tipiche case a graticcio
Capoluogo della Rhune e’ la bella cittadina di Sare, con tipiche case a graticcio

La A63 è la strada più frequentata per i Paesi Baschi: anche troppo, viste le code alla frontiera. Meglio lasciarla al penultimo casello (il numero 2) portandosi sulla N10 in direzione di Urrugne, per svoltare subito verso Ascain. La strada presto si biforca, e chi non ha fretta di raggiungere la stazione del trenino a cremagliera può effettuare un anello di 35 chilometri (ideale per la bici) sui due versanti dell’estremo lembo dei Pirenei, tra Labourd e Navarra. Si sale al Col d’Ibardin (317 m), dove il confine è annunciato da una serie di punti vendita di prodotti spagnoli.
Nel bosco si scende quindi a Bera de Bidasoa: svoltando a sinistra c’è un piazzale circondato da case bianche con travature in legno a vista, balconi fioriti, il ruscello con un ponte in pietra. Seguendo il rio ci si inoltra in un valloncello boscoso. Presso ogni stradello laterale un pannello – rigorosamente in basco – indica le cascine (seguendone uno a caso, ci siamo trovati tra prati verdissimi e bianche casette dominate dalla cima della Rhune).

Uno scorcio della chiesa di Sare circondata dal cimitero
Uno scorcio della chiesa di Sare circondata dal cimitero

In breve ecco il Col de Lizupiaga (250 m), dove nulla fa comprendere che si sta passando un confine: in effetti, su entrambi i versanti è terra basca e questi boschi erano prediletti dai contrabbandieri. Il Musée du Gâteau Basque (il tipico dolce locale) preannuncia Sare, bella cittadina con dimore del XVII e XVIII secolo, l’immancabile campo per la pelota, il cimitero con lapidi istoriate che contorna la possente chiesa: l’interno offre un esempio di architettura religiosa basca, con tre ordini di gallerie in legno. Per l’architettura rurale si può visitare la Maison Basque di Ortillopitz, appena fuori dal paese. Poco oltre ci sono le grotte di Sare, abitate 20.000 anni fa.

Il trenino di Rhune del 1924 e perfettamente restaurato offre splendide un panorama d'eccezione
Il trenino di Rhune del 1924 e perfettamente restaurato offre splendide un panorama d’eccezione

Ma la vera attrazione di questo luogo è al Col de Saint Ignace: qui parte il trenino a cremagliera che sale sulla Rhune. Per gustare il panorama dalla cima conviene prendere una delle prime corse, magari pernottando in camper nel vasto piazzale. La ferrovia, costruita nel 1924, utilizza vagoni in legno perfettamente restaurati che salgono a velocità ridottissima sul pendio, offrendo un panorama via via più vasto verso Biarritz e la costa delle Landes. La cima (900 m) ospita purtroppo una torre per telecomunicazioni e ha perso l’aura mistica di antico luogo di culto, ma il panorama a 360° resta eccezionale e quando non c’è nebbia si dominano terre e mari in ogni direzione. Per ritrovare la solitudine è sufficiente imboccare il sentiero segnalato in verde: all’inizio scende ripido verso nord fino a una sella erbosa, dove si trascurano i sentieri che scendono a sinistra e diritto per puntare a est, procedendo in piano fino all’umida torbiera delle Trois Fontaines. Al trivio si segue il ramo mediano, molto panoramico, che sale di poco e pianeggia a mezza costa toccando una ridotta napoleonica: puntando a nord-est si scende a lungo sul costone di felci, poi si passa un río sulla destra, raggiungendo i binari: sfiorato il deposito dei treni, si arriva alla stazione (2 ore).Dal Col de Saint Ignace si scende finalmente ad Ascain, principale centro turistico della zona (altra chiesa con interno a tre gallerie) da cui, puntando a ovest, si chiude l’anello. Al bivio di Olhette, per chi desidera fare anche un’escursione a cavallo, segnaliamo la Ferme équestre Manttu dove si allevano i pottok, tipica razza locale di simpatici cavallini.

 

 

Tra Pamplona e la Sierra de Aralar

Dettaglio del palazzo dell'Ayuntamiento costruito tra il 1755 e 1760
Dettaglio del palazzo dell’Ayuntamiento costruito tra il 1755 e 1760

Per chi raggiunge la Navarra con la storica via del Camino de Santiago, che scavalca i Pirenei per il Porto de Ibaneta e Roncisvalle, è d’obbligo una sosta a Pamplona. La città, nota per la fiera di San Fermín quando i tori vengono lanciati in folle corsa lungo le strette viuzze, è vivace in ogni stagione. Da non perdere una passeggiata tra le vie pedonali della città vecchia, per Calle Mayor e Plaza Concistorial (con una sosta nei bar di Plaza del Castillo). L’entrata nella cattedrale è a pagamento, ma vale la spesa: oltre alla luminosa chiesa gotica si visitano il chiostro, la cucina con l’immenso camino, il refettorio e il museo diocesano dove si conservano fra l’altro dodici opere rappresentanti la Madonna col Bambino, realizzate tra il XII e il XV secolo.
Usciti dalla cattedrale, non si può mancare un giro sui cammini di ronda per godere il bel panorama sui rilievi che cingono da ogni parte la piana di Pamplona. E’ invasa da condomini e capannoni, ma è sufficiente andare oltre la tangenziale per trovare – già a 15 chilometri dal centro – minuscoli borghi e campagne solitarie. Puntando a ovest si toccano le chiese di Cizur Menor e Cizur Mayor, poi Paternain e Zabalza, poche antiche case intorno alla chiesetta; sullo sfondo le assolate colline segnate dagli impianti eolici, moderni mulini a vento.

Scorcio della citta' di Pamplona
Scorcio della citta’ di Pamplona

Scesi nuovamente a Echauri (Etxauri) si affronta l’aerea NA7000 che taglia in diagonale una parete rocciosa, raggiungendo uno sperone (840 m) e i villaggi di Munian e Salinas de Oro. Poco dopo si svolta a destra (proseguendo diritto si trova invece il campeggio di Lerate) sulla stretta NA7020 che risale un valloncello calcareo e raggiunge una sella (920 m). Qui si apre un solitario altopiano dominato dalla Sierra de Andia: i rilievi brulli e assolati non fanno immaginare una quota prossima ai 1.000 metri.
Dopo Munárriz e Urdanoz si svolta a sinistra per Goñi, dove termina l’altopiano: con stretti tornanti si scende in una conca punteggiata dai minuscoli borghi di Arteta e Ollo, con case in pietra che sembrano fortificate. Ora da Anoz si percorre la valle che porta a Irurtzun e da qui si segue per 15 chilometri la A15 (gratuita), fino all’uscita 124 per San Miguel de Aralar. La strada sale in un ambiente inaspettato, un’ombrosa faggeta meta dei navarresi in cerca di frescura, e raggiunge il piazzale di San Miguel (1.133 metri, vasto panorama sulla valle e sulla Sierra de Andia). La chiesa romanica sembra una fortezza che protegge al suo interno l’antico eremitaggio, fondato nel VII secolo e ricostruito nel IX: al suo interno vi si trova un prezioso retablo in argento dorato e smalto. Con mezzi agili o in mountain bike si può continuare sulla stradina che sale ai 1.343 metri di un rilievo calcareo per ammirare la Sierra de Aralar su cui corre il confine fra Navarra ed Euskadi, prossima meta del nostro itinerario.

Una conca della sierra de Andia con i paesi di Arteta e di Ollo
Una conca della sierra de Andia con i paesi di Arteta e di Ollo

 

 

Tra mare, campagne ed eremi di Bizkaia

Dal vicino Col de Saint Ignace parte il trenino a cremagliera che sale sulla montagna
Dal vicino Col de Saint Ignace parte il trenino a cremagliera che sale sulla montagna

L’autostrada da Pamplona (A15) si unisce a San Sebastian con quella da Biarritz e prosegue in direzione di Bilbao (A8). Per visitare la Biscaglia conviene lasciarla all’uscita 13 e raggiungere Deba, dove si svolta a destra per Mutriku e Ondarroa, il cui porto ospita una delle più importanti flotte per la pesca in alto mare dell’Euskadi: i baschi, da secoli formidabili navigatori e pescatori, secondo la tradizione sbarcarono in America ben prima di Cristoforo Colombo. Il centro storico, racchiuso da un’ansa dell’Artibati (bel ponte vecchio), è circondato da grandi condomini; ma anche le vecchie case hanno molti piani, e si direbbe che in Euskadi da sempre si costruiscano edifici alti e rinserrati per utilizzare il poco spazio sul mare e non rubare terreni all’agricoltura. Appena usciti dai centri abitati, non si trovano villette o seconde case ma solo boschi, campagne e cascine isolate.Da Ondarroa si possono scegliere due itinerari, anche da congiungere ad anello. La strada si snoda panoramica (con due campeggi a Mendexa) fino a Lekeitio, bella cittadina di pescatori con l’alde zaharra (centro storico) e una chiesa tardogotica dall’imponente altare, poi prosegue tra verdi campagne; dopo 3 chilometri si svolta a destra per Ispaster ed Ea, minuscolo porto al fondo di un fiordo, ed ecco che la strada torna a snodarsi tra geometriche campagne fino a Ibarranguelua.

Più lungo e tortuoso, ma assai interessante, il giro nell’interno. Si raggiunge Markina-Xemein, che ospita due grandi conventi e case fortificate (ansotegui), mentre la chiesetta di San Miguel de Arretxinaga cela un curioso insieme megalitico formato da tre grandi massi, forse oggetto di culti precristiani. Poco dopo si lascia la BI633 per svoltare a destra verso Bolibar: un monumento e un piccolo museo ricordano che proprio da questo villaggio nel XVI secolo partirono per il Venezuela gli antenati di Simón Bolívar: un altro segno dello spirito d’avventura e libertà che anima i baschi. Usciti dal paese s’impone una digressione all’abbazia di Ziortza, quasi una mistica fortezza che domina la valle; la chiesa gotica è circondata da un porticato sorretto da travi in legno con motivi solari tipici dell’architettura basca, mentre nel chiostro si notano i simboli del Cammino di Santiago che qui trova un importante punto di sosta.

La riserva della Biosfera Erreserba di Urdaibai
La riserva della Biosfera Erreserba di Urdaibai

Tornati alla BI2224, si scavalca un colle e si scende ad Arbacegui dove si svolta a sinistra sulla BI3231 per risalire tra boschi e radure al Balcón de Bizkaya che, nuvole permettendo, offre un bel colpo d’occhio sui rilievi e sull’estuario del Río di Mundaka, protetti dalla Riserva della Biosfera di Urdaibai (vedi approfondimento “Urdaibai, riserva della biosfera”). Raggiunta Urrutxa si procede a destra sulla strada che si snoda sul costone, toccando Albiz e poi Mendata. Le chiesette dei due paesi sono anch’esse circondate da un portico (unendo il sacro con il profano, a Mendata il portico ripara la tribuna del campo da gioco della pelota).
Infine si scende a Gernika, antica capitale basca e vittima del bombardamento a tappeto del 26 aprile 1937 immortalato da Picasso in Guernica. Cancellati dalle bombe gli antichi edifici, oggi la città è consacrata alla pace: il Gernika Museoa è dedicato alla storia della città, mentre il Parco dei Popoli d’Europa ospita il museo di Euskal Herria e due sculture moderne di Henry Moore ed Eduardo Chillida; poco distante si trovano la Casa de Juntas e la quercia simbolo della libertà dei baschi. Gernika è anche un nodale punto di transito, poiché qui il Río si allarga in un vasto estuario che non ha altri punti di attraversamento. Innanzitutto si può visitare la sponda destra, seguendo la strada per Kortezubi, nei cui dintorni si trova la grotta di Santimamiñe che nasconde pitture rupestri del paleolitico (verificate gli orari al Turismo Bulegoa di Gernika), mentre abbiamo invano cercato, anche a piedi, il bosco dipinto di Oma.
Ma altre mete più sicure non mancano.

Il porticciolo di Elantxobe
Il porticciolo di Elantxobe

Proseguendo fino a Gautegiz-Arteaga, dove si trova un curioso castello del XIX secolo, chi vuole raggiungere subito le spiagge si tenga a sinistra, mentre la strada principale si alza con un tornante nel bosco e arriva a un incrocio dove, prendendo a sinistra, si giunge in breve a Ibarranguelua. 
Qui si impone una breve digressione a Elantxobe. Scavalcata una sella da cui riappare il mare, si evita la stradina per il porto e si parcheggia su quella che sta in alto. Le case del paese, aggrappate al ripido pendio che precipita nel mare 100 metri più in basso, offrono una vista indimenticabile. Lunghe gradinate scendono fino al porticciolo, ma per chi vuole evitare una faticosa risalita ricordiamo che lo scorcio più bello è proprio dall’alto.
Tornati a Ibarranguelua, si possono finalmente seguire le indicazioni per la Playa de Laga: si aggira così il poderoso sperone del Cabo Ogono che riappare con la sua parete di roccia sullo sfondo di una splendida caletta sabbiosa. Piccolo paradiso rimasto miracolosamente intatto, è il regno dei surfisti e dei turisti che amano la vita spartana: niente ombrelloni, solo un piccolo bar-ristorante e un parcheggio a pagamento. Continuando verso ovest, la strada aggira il promontorio e si affaccia sull’estuario del Río di Mundaka. Lo spettacolo è davvero insolito: la grande insenatura, quasi un fiordo, è sbarrata da una lunga lingua di sabbia che separa l’acqua del torrente dalle onde del mare; da una parte trovano rifugio le barche, dall’altra i surfisti giocano sulle onde. Camminando sulla spiaggia di Laida, si arriva infine a vedere il corso d’acqua che si getta nel mare con giochi di correnti ritmati dalle maree. E qui un’altra sorpresa, un minuscolo traghetto che fa la spola tra le due sponde portando al bel porticciolo di Mundaka oppure a un’isoletta boscosa, collegata da un ponte alla fermata di Busturia-Itsasbegi dell’Eusko Tren.

 

 

In treno fra Gernika, Bermeo e Bilbao

Terminata la Ferrovia dell'Eusko Tren, la strada prosegue fino a scoprire alcune splendide viste sull'Atlantico
Terminata la Ferrovia dell’Eusko Tren, la strada prosegue fino a scoprire alcune splendide viste sull’Atlantico

L’Eusko Tren si rivela una ferrovia davvero interessante: sulla linea Bilbao-Gernika-Bermeo viaggia un convoglio ogni mezz’ora, dall’alba alle undici di sera, puntualissimo ed economico. Dunque un ottimo servizio per i pendolari e per gli spostamenti locali, ma anche per i baschi che dall’interno vogliono raggiungere le spiagge e per i turisti che possono visitare la sponda sinistra dell’estuario senza auto. Il treno ferma infatti in molte località da non perdere. Mundaka offre un campeggio, la spiaggia di Laidaxtu e splendidi scorci – dalla chiesa parrocchiale e dalla cappella di Santa Katalina – sullo sbocco al mare del río, dove i surfisti trovano la migliore left wave d’Europa. Da Busturia-Itsasbegi si può effettuare il piccolo anello in treno più barca tra l’isoletta e la spiaggia di Lada. Da Busturia-San Kristobal parte un sentiero autoguidato tra le paludi della riserva, con capanni per osservare la ricca avifauna. E per un tratto la ferrovia costeggia proprio canali e paludi della Riserva di Urdaibai, prima di raggiungere Gernika (20 minuti da Mundaka). Infine a nord c’è Bermeo, famosa per il suo antico porto e per l’abilità dei suoi pescatori: non è un caso se la Torre Ercilla ospita un museo della pesca, non lontano dal chiostro di San Francesco e dalla chiesa tardo gotica di Santa Eufemia.

Il porto di Bermeo
Il porto di Bermeo

Purtroppo il treno fa capolinea qui, e occorre l’auto per raggiungere due gioielli sull’Atlantico. La BI3101 si alza sulla costa portando in 4 chilometri al bivio per Cabo de Matxitxako. La stradina pianeggia in un fitto bosco e raggiunge il prato con i due fari a picco sul mare di Biscaglia; dopo la digressione si prosegue sulla strada costiera ancora per 4 chilometri, fino a uno slargo panoramico da cui nasce una stradina (troppo stretta per i camper) che si abbassa in diagonale verso lo scoglio roccioso sul quale sorge la cappella di San Juan de Gaztelugatxe. Come un Mont Saint Michel in miniatura, un ponte la collega alla terraferma scavalcando le acque dell’alta marea. Ma qui non c’è sabbia: oltre il ponte si sale tra le rocce con una sinuosa e scenografica scalinata di 231 gradini che termina sul terrazzo della chiesetta, a picco sul mare. Un luogo affascinante, dove sostare a lungo tra il volo dei gabbiani e il fischio del vento.

Una lunga scalinata divide i turisti dalla cappella di San Juan de Gaztelugatxe che si presenta quasi come un Mont St-Michel in miniatura
Una lunga scalinata divide i turisti dalla cappella di San Juan de Gaztelugatxe che si presenta quasi come un Mont St-Michel in miniatura

Per completare il panorama artistico, con la BI3101 si raggiunge presto la cappella romanica di San Pelayo, circondata da un portico. Volendo si può proseguire per Bakio (in troppo rapida espansione turistica) e per Bilbao, ma il traffico del capoluogo basco suggerisce di utilizzare nuovamente l’Eusko Tren. In 70 minuti da Mundaka o in 49 da Gernika, il treno porta alla stazione Atxuri di Bilbao: a due passi si trovano la chiesa di San Antonio, il mercato coperto, la cattedrale tardogotica e le sette strade pedonali del Casco Viejo, il vecchio centro che non ha perso fascino nonostante il proliferare di negozi per turisti. Ma la meta è il Guggenheim Museoa: ci si può arrivare a piedi, per il ponte dell’Arenal e i vecchi palazzi del trafficato quartiere Ensanche, oppure seguendo la Ría de Bilbao fino al moderno ponte pedonale di Zubizuri che porta all’avveniristica struttura progettata da Frank O. Gehry. Arrivando dal lungofiume bisogna aggirarla tutta: simbolo della potenza economica dei Paesi Baschi, rilucente di costosissimo titanio che ricorda l’oro degli altari barocchi, questo mostro affascinante non lascia indifferenti e ha trasformato Bilbao da città portuale in crisi nella seconda meta turistica della Spagna. Perché tutti – compreso chi scrive – vanno a Bilbao per vedere il Guggenheim. E non importa se all’interno c’è poco dei grandi artisti del Novecento (la raccolta Guggenheim di Venezia è imbattibile); i grandi spazi sono fantastici, ora illuminati da immense vetrate, ora totalmente sotterranei come l’immensa galleria che si insinua sotto un ponte. Da una sala all’altra le ore volano e non resta più tempo per visitare Bilbao: ma si riparte con la certezza che la città e l’Euskadi meritano un altro viaggio.

Il museo Guggenheim di Bilbao
Il museo Guggenheim di Bilbao

 

 

 

 

 

 

 

 

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