Sulle tracce di Matilde

Da Mantova al Po tra abbazie e chiese millenarie nate dalla munificenza della signora di Canossa. Un itinerario intorno al grande fiume a contatto con storia, natura e paesaggi della Bassa, dove la bici è l'ideale complemento del veicolo abitativo e la sosta è facilitata da inattesi porti di terra.

Indice dell'itinerario

Matilde di Canossa è forse la figura femminile più importante del Medioevo italiano. Nata a Mantova nel 1046, a trent’anni si trovò a governare una buona parte dell’Italia centrale e settentrionale. La lotta per la supremazia tra impero e papato era in una fase decisiva: alla scomunica di Enrico IV del 1076 e all’incontro dell’anno successivo fra questi e Gregorio VII, Matilde si schierò con il pontefice suscitando la reazione dell’imperatore. Ciò scatenò ribellioni che la costrinsero a difendersi all’interno dei suoi stessi territori, guardati dai quattro castelli che le erano rimasti fedeli: Canossa e Monteveglio in Emilia, Piadena in Lombardia e Nogara in Veneto. Invertendo una prassi instaurata dal padre Bonifacio, che era solito sottrarre la giurisdizione delle pievi ai vescovi per impossessarsi delle relative rendite annuali, Matilde non solo restituì tutti i possedimenti al clero, ma si prodigò per la risistemazione di vecchi monasteri e chiese, promuovendone anche la costruzione di nuovi.

Sul Po alcuni tratti degli argini sono percorribili con il v.r.
Sul Po alcuni tratti degli argini sono percorribili con il v.r.

“Sui libri di storia è un conflitto politico e ideologico; ma qui vediamo i segni di un conflitto di simboli, una guerra di sogni, di visioni. Le cattedrali padane, le cattedrali del confine settentrionale della terra di Matilde si imparentano con l’architettura che viene da Cluny, in Francia; e, ancora, non si tratta di influenza, ma di un progetto di visione. La cattedrale padana è un sistema accurato e rigoroso di simboli. La cattedrale parla, esemplifica, persuade. Draghi didascalici e sacri si affrontano, pii e demoniaci leoni. Il sogno si ferma nella pietra, l’incubo si misura sui capitelli con la rivelazione… La cattedrale è altro. E’ una macchina misteriosa per la cattura del tempo e la sua decifrazione”. Così Giorgio Manganelli, citando la contessa, interpreta alcune costruzioni che interessano anche noi. Dei possedimenti matildici facevano parte venti centri del Mantovano che ancora oggi, a distanza di secoli, sorprendono il visitatore grazie alla presenza di siti naturalistici e storici che andremo a scoprire con il nostro v.r., debitamente accompagnato dalla bicicletta. L’itinerario si estende principalmente lungo l’asse del Po, ed è a poca distanza dal fiume che seguiremo le tracce lasciate dalla contessa.

 

Il lavoro delle acque

Gonzaga: uno scorcio dell'abitato
Gonzaga: uno scorcio dell’abitato

Tralasciamo una descrizione approfondita di Mantova, già proposta su queste pagine, ma il viaggio ha inizio proprio da qui. La città è di fondamentale importanza nella storia di Matilde, che ordinò la costruzione della Rotonda di San Lorenzo per ricordare, come vuole la tradizione, il Santo Sepolcro di Gerusalemme e la Cappella Palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana. Il nucleo originario è ben più antico, ma la chiesa è un capolavoro d’arte romanica.
A una trentina di chilometri da Mantova, Gonzaga è una realtà agricola nota per aver dato i natali a quella famiglia Corradi che, una volta conquistato il potere in città, per rendere omaggio al paese d’origine cambiò il proprio nome in quello che tutti conosciamo. Nel centro del paese troviamo la lunga piazza porticata, luogo di passeggio e di acquisti, con le due torri quattrocentesche che sono gli unici resti dell’antico castello: la maggiore, con una sopraelevazione che risale al secolo successivo, è una delle più belle della zona. Per trovare la chiesa di San Benedetto bisogna invece portarsi verso il canale che attraversa l’abitato, sino a vederla svettare con il suo campanile. La costruzione risale al 1089, quando la piccola cappella preesistente fu demolita per far spazio a questa grande struttura a tre navate più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; al suo interno, oltre al bell’altare marmoreo, spicca la pala centrale, attribuita alla scuola di Giulio Romano.

Gonzaga: uno scorcio dell'abitato
Gonzaga: uno scorcio dell’abitato

A poca distanza è Moglia, che pur non facendo parte dell’itinerario matildico ha suscitato la nostra curiosità: sapevamo che da qualche tempo c’è un nuovo approdo per i camper e volevamo verificare di persona. La deviazione va a buon fine e dall’area di sosta, in prossimità del campo sportivo, ci spostiamo sull’argine del canale, dove una pista ciclabile collega al fiume Secchia e poi risale a Quistello. La tentazione è troppo forte, e così inforchiamo le bici e partiamo per una passeggiata di una trentina di chilometri fra andata e ritorno. Il percorso dell’Ecomuseo delle Bonifiche è corredato da pannelli didattici relativi alle quattro aree tematiche che caratterizzano il tema: il rapporto con la storia, con l’architettura, con le vie d’acqua e con l’ambiente naturale. A differenza dei musei tradizionali, che portano dentro ciò che stava fuori, qui lo spazio aperto del territorio si fa museo, luogo vivo e cangiante. Questo importante progetto, cofinanziato dall’Unione Europea, inserisce Moglia nel percorso ciclopedonale Eurovelo, una rete continentale di interesse storico-naturalistico che si offre alla domanda turistica di chi cerca una dimensione di natura e di silenzio. “La peculiarità di Moglia – leggiamo in alcuni materiali informativi – consiste nel trovarsi alla confluenza di molti canali di bonifica gravitanti intorno al fiume Secchia. I manufatti idraulici di grande pregio architettonico, i corsi d’acqua, gli argini testimoniano la lunga storia di una terra strappata alle acque dal lavoro di generazioni”.

la pieve di San Lorenzo a Pegognaga
la pieve di San Lorenzo a Pegognaga

Assicurate le dueruote al portabici, siamo in breve a Pegognaga dove visitiamo la chiesa di San Lorenzo, possente e armonioso capolavoro romanico voluto da Matilde nel 1082. Unico neo, l’edificio è visitabile solo su richiesta, anche se lo si può trovare aperto nel finesettimana. Pochi chilometri in direzione del grande fiume e siamo alla splendida basilica abbaziale di San Benedetto Po. Quello che colpisce a prima vista, ancora prima di entrare, è la grandiosità di un’opera di questo genere in un paesino sperduto della Bassa Padana. Fondata nel 1007 da Tedaldo di Canossa, divenne monastero di tutela imperiale nel 1043, finché nel 1077 il papa lo affidò all’abate Ugo di Cluny. Fu così che l’abbazia si trovò ad essere uno dei luoghi di maggiore importanza strategica nella lotta per le investiture; e fu per questo che le spoglie di Matilde rimasero qui fino alla traslazione in San Pietro in Vaticano, cinque secoli più tardi. La cappella di Santa Maria ha un pavimento a mosaico, datato 1151, con le quattro virtù cardinali al centro e ai lati figure allegoriche e una donna, forse proprio la contessa, che brandisce una spada. La basilica, che venne ridisegnata nel XVI secolo da Giulio Romano, è uno splendido esempio di convivenza fra romanico e manierismo. Eccezionali sono anche i tre chiostri, fra cui spicca quello di San Simeone con gli affreschi raffiguranti i suoi miracoli, ancora in ottime condizioni: viene da chiedersi se anche questo non sia un miracolo, date le vicende alterne del complesso. Dopo la dissoluzione degli ordini monastici voluta da Napoleone, l’importantissima collezione di libri e manoscritti finì in parte alla Biblioteca di Mantova, mentre l’archivio fu disperso e il monastero cadde in un grave degrado strutturale che non conobbe sosta fino a tempi relativamente recenti. Ma c’è ancora molto da vedere e da sapere, e una visita guidata vi lascerà attoniti. Teniamo per ultima la curiosità che riguarda il nome, San Benedetto in Polirone: un tempo l’edificio si trovava fra il corso del Po e quello del Lirone, un fiume oggi scomparso.

San Benedetto in Polirone
San Benedetto in Polirone

 

Nel cuore della Bassa

Arcate e finestre decorate a Quingentole
Arcate e finestre decorate a Quingentole

Scendiamo ora fino al paese che avevamo raggiunto in bicicletta da Moglia: anche Quistello fece parte degli antichi possedimenti dei benedettini di Polirone, ai quali Tedaldo di Canossa donò tutto. In paese si può visitare la chiesa consacrata a San Bartolomeo, costruita nel 1732 con le pietre del castello gonzaghesco, che presenta un curioso campanile pendente. La Pinacoteca Comunale custodisce invece opere di artisti mantovani dalla fine dell’800 alla seconda metà del ‘900.
Tracce della nostra Matilde le troviamo ancora nella frazione di Nuvolato con la chiesa di San Fiorentino Martire, uno degli edifici più antichi dell’Oltrepò Mantovano: citata già alla metà dell’XI secolo, ha caratteristiche che la fanno attribuire a un periodo precedente e conserva affreschi del ‘400 e del ‘500. In questa località è anche il curioso Museo Diffuso Giuseppe Gorni, intitolato a un architetto, pittore e scultore locale del ‘900 di discreta fama.

Quingentole siamo di nuovo sulle rive del Po. L’imponente parrocchiale di San Lorenzo, costruita in stile barocco alla metà del XVIII secolo, custodisce una grande tela raffigurante Sant’Anselmo che benedice le armi di Matilde di Canossa; a guardia della facciata due leoni in marmo rosso veronese, gli stessi che un tempo erano sistemati davanti al duomo di Mantova. Bella anche la piazza porticata, sulla quale si affacciano edifici storici tra cui la Villa Vescovile (oggi Palazzo Municipale), abbellita da decori di Giulio Romano, che dal suo arrivo a Mantova nel 1524 fu sempre molto attivo in zona. Merita una visita anche l’oratorio della Beata Vergine di Loreto, costruito nel ‘700 utilizzando materiali provenienti dalla demolizione della parrocchiale di epoca matildica.

L'attracco Fluviale a Pieve di Coriano
L’attracco Fluviale a Pieve di Coriano

Sei chilometri di stradina che corre lungo il fiume e siamo a Pieve di Coriano. L’ennesimo edificio voluto da Matilde è una maestosa chiesa eretta nel 1082 che, nonostante i numerosi rifacimenti, lascia ancora intravvedere gli elementi architettonici originari, specie nell’impianto dell’interno con le tre absidi alternate da semicolonne; l’alto campanile è stato invece aggiunto nella prima metà del secolo scorso, sui resti di una torre preesistente. Per un momento di relax intorno alla pieve – che ha più d’una somiglianza con San Lorenzo a Pegognaga – ci si può recare lungo il Po nella zona dell’attracco turistico, ottimo punto di partenza per belle passeggiate. A una manciata di chilometri, anche l’oratorio di Sant’Andrea a Ghisione sarebbe interessante; purtroppo le brutte costruzioni intorno ne riducono il fascino. La chiesetta, che sorge sul sito di una villa romana, si può visitare su richiesta.

benvenuti a Follonica
benvenuti a Follonica

Non ci rimane che un ultimo gioiello dell’itinerario matildico in terra mantovana e per questo dobbiamo recarci a Felonica. “Benvenuti nel Paese delle Cipolle” ci saluta un grande cartello all’ingresso dell’abitato, e aggiunge: “Tutti i giorni nei nostri forni c’è il Tiròt”. Naturalmente corriamo ad assaggiare questa specialità, che alcuni potrebbero definire come una normale schiacciata con le cipolle, ma che per gli appassionati è una vera leccornia. Collocata nella punta sud-orientale della provincia mantovana, Felonica si sviluppò intorno all’abbazia di Santa Maria Assunta, monastero benedettino voluto nel 1074 dal padre di Matilde. La chiesa, in stile goticheggiante per via della ristrutturazione quattrocentesca, non ha più la sede conventuale che fu distrutta dall’esercito francese nel XVIII secolo; quello che rimane è tuttavia assai suggestivo, a cominciare dal campanile e dall’abside. All’interno, l’unica navata presenta un curioso pronao e alcuni affreschi attribuiti alla scuola di Giotto. Davanti alla chiesa c’è un comodo parcheggio, ma chiedendo il permesso al parroco non è esclusa la possibilità di sostare nello spiazzo erboso sul retro, per godere ancora di più della pace che emana questo luogo.

Il museo della Seconda Guerra Mondiale
Il museo della Seconda Guerra Mondiale

Un’altra interessante opportunità di visita è offerta dal Museo della Seconda Guerra Mondiale del Fiume Po, un toccante luogo della memoria delle azioni militari che si svolsero lungo le sue sponde. Ospitato nel Centro Culturale Polivalente intitolato a Cesare Zavattini, raccoglie filmati, foto, documenti e cimeli originali appartenenti al periodo che va dalle prime incursioni aeree del 1944 fino all’attraversamento del Po da parte degli Alleati, nell’aprile 1945. Presso il museo è possibile fra l’altro acquistare una videoregistrazione che include un filmato sulla costruzione dei ponti di barche, utilizzati per far attraversare i mezzi bellici. I ponti in muratura, infatti, erano stati bombardati per ostacolare i movimenti delle truppe naziste.

 

Da una sponda all’altra

La rocca di Stellata
La rocca di Stellata

Siamo sotto l’argine del Po: basta salire una piccola rampa e la maestosità del fiume ci appare come un miraggio. Il vento ha spazzato via la nebbia della mattina e guardandoci intorno riusciamo a scorgere i Monti Lessini, i Colli Euganei, addirittura l’Appennino. Come resistere al piacere di una camminata?
Ma gli argini dei fiumi sono fatti anche per pedalare, e non certo per caso da queste parti passa la pista ciclabile “Un Po in bicicletta”. La curiosità e la voglia di mettere in moto i muscoli ci fanno tirare giù i nostri cavalli di metallo per scoprire altri angoli suggestivi. Si può andare a zonzo per intere giornate; l’itinerario che vi proponiamo è adatto a tutti e si sviluppa su un tracciato di una quarantina di chilometri. Partiamo seguendo un percorso che nel giro di pochi minuti ci porterà in Emilia e in Veneto per rientrare infine in Lombardia: siamo proprio nel punto in cui le tre regioni si toccano.

La casa dell'Ariosto a Stellata
La casa dell’Ariosto a Stellata

Il vento ci aiuta con una spintarella e in un baleno siamo a Quattrelle, con la chiesa sotto l’argine. Poche pedalate più avanti e già nel Ferrarese, Stellata ci sorprende con la sua intatta rocca che proteggeva il territorio ferrarese dalle possibili invasioni provenienti dall’entroterra padano. Da questo fortilizio immerso nel verde si vigilava sui traffici fluviali, essendo il fiume a quell’epoca la più importante via commerciale della Pianura Padana. Una breve scarpata e siamo nello splendido borgo; seguendo le frecce per la casa dell’Ariosto (ma si tratta di Virginio, il figlio di Ludovico), troviamo l’edificio in cui è stato allestito un interessante museo civico archeologico.

La facciata neogotica della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Sermide
La facciata neogotica della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Sermide

Attraversiamo il Po e ci troviamo nel paese dirimpetto, Ficarolo, in provincia di Rovigo. Ritrovato il percorso sull’argine, risaliamo il fiume per 9 chilometri fino a Calto: ecco dov’era la chiesa che vedevamo sbucare da dietro i terrapieni a Felonica. Queste barriere sono così alte che arrivano a nascondere gli abitati, e la mente corre all’immane lavoro che è stato fatto per mettere in sicurezza queste zone. Ancora oggi, nonostante tutto, in caso di piene eccezionali questi paesi sono minacciati dalle acque.
E’ una sorpresa trovare sull’argine a Castelmassa una piccola area attrezzata. C’è un camper tedesco: per chi ama la solitudine e il silenzio questo posto deve essere eccezionale. Qualche chilometro ancora e un altro ponte ci riporta sulla sponda di destra, di nuovo nel Mantovano. Sermide e la sua bella torre civica ci accolgono per un caffè, poi visitiamo la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, ricostruita in stile neogotico nella seconda metà dell’800 dopo che era crollata nel XV secolo.
La passeggiata termina in un paesaggio di piccole e grandi isole di sabbia, ricche di vegetazione, che si formano in mezzo al fiume. I pioppeti cambiano geometria se visti di fronte, di lato o di dietro, con gli alti tronchi che sembrano rincorrersi allineati perfettamente, e il contrasto tra le foglie e il cielo è un immenso capolavoro della natura. Da questi luoghi non potremmo desiderare un miglior congedo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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