Sul monte di Francesco

Per apprezzare la natura, i paesaggi, gli eremi e i borghi medioevali del Subasio, si parcheggia il v.r. e si prosegue a piedi o su due ruote intorno a Spello e fino ad Assisi. Con un'occasione in più: la Marcia della Pace, che in ottobre vede sfilare migliaia di partecipanti dal capoluogo umbro alla città del Poverello.

Indice dell'itinerario

Percorrendo la Via Flaminia nel tratto che attraversa la Valle Umbra vi troverete all’improvviso davanti al Monte Subasio, con la sua caratteristica sagoma che si leva massiccia e isolata rispetto alle vicine vette appenniniche. Alle sue pendici sorgono da un lato Assisi, dall’altro Spello: siamo nel cuore di una terra intrisa di spiritualità, la cui fama è legata alle figure di San Benedetto e di San Francesco ma anche a quelle dei loro seguaci. Dal vicino borgo di Collepino, sulla strada che abbraccia il versante nord-orientale della montagna, proveniva ad esempio Morico, che fu il quinto compagno del Poverello.
Collepino (in origine Collelupino, con riferimento ai lupi che frequentavano la zona) è un castello medioevale che sorge a mezza costa sul Subasio, a 600 metri di altitudine, e si raggiunge facilmente da Spello prendendo la strada che si stacca poco sopra la Porta Montanara, vicino al cimitero. La posizione è delle più indicate per esplorare i dintorni grazie alla presenza di un parcheggio, accessibile anche ai camper, che funge da base per tre diversi itinerari: l’esplorazione degli altri borghi medioevali in mountain bike, le escursioni verso la cima della montagna o la discesa a Spello con una piacevole passeggiata tra gli olivi. Questa terza possibilità è in effetti lasciata all’intuito poiché il sentiero non è ancora indicato, ma vale la pena provarla per le emergenze storiche e artistiche disseminate lungo il percorso, fra cui la deliziosa chiesetta detta della Madonna Ilare (probabilmente per una raffigurazione della Vergine che sorride) e il ponte Parasacco, di origine romana, come romano è l’acquedotto di cui si incontrano i resti.
Il maniero di Collepino appare come un piccolo presepe avvolto dal verde, interamente in pietra bianca e rosa, con cinque torri di difesa e lunghi tratti di mura ancora integri. Fra gli abitanti – appena una trentina ma di tutte le età, contrariamente a quanto accade in tanti paesini dove sono oggi rimasti solo i più anziani – merita di essere menzionato Alcibiade Bardi, classe 1925, che insieme ad altri compaesani trent’anni fa ha pavimentato l’intero borgo con la pietra del monte, ricevendo il plauso dell’amministrazione comunale. Si entra da una porta a sesto acuto accanto alla quale si nota lo stemma della famiglia Baglioni, che possedeva il paese nel ‘500, e si passa fra gli antichi lavatoi e la chiesetta incastonata nei vicoli verso il belvedere da cui la vista spazia fino a Trevi, Montefalco e anche Spoleto se l’aria è particolarmente limpida. I più allenati possono effettuare una passeggiata a cavallo o in rampichino: sulle due ruote si arriva alla chiesetta di Colpernieri, isolata nella valle che guarda Valtopina, o al sottostante Molino Buccilli, dotato di una delle ultime macine a pietra che funziona con l’acqua del torrente e offre un pane a lievitazione naturale da antologia. Il castello medioevale di San Giovanni, ancora in restauro dopo il terremoto di dieci anni fa, si incontra a 3 chilometri ed è seguito da Armenzano, altro maniero con palazzo signorile al centro e una strada ad anello che si anima a Natale per il tradizionale presepe vivente.

A piedi sul Subasio
Partendo all’alba da Collepino si rimane incantanti dal sole che infiamma la pietra delle case: la meta è l’eremo delle Carceri, alle porte di Assisi, che raggiungeremo in circa tre ore di passeggiata.
Ci si incammina in mezzo al bosco sul sentiero CAI 52 fino ad arrivare in poco tempo all’eremo di San Silvestro che, secondo alcuni, venne fondato da San Benedetto, attratto da un luogo abbastanza isolato per potervisi ritirare in preghiera ma anche sufficientemente aperto sulla pianura sottostante e sui suoi villaggi per ricordare i problemi umani ai monaci che vi abitavano. La chiesa, con un sarcofago romano come altare, è dell’XI secolo e per duecento anni rivestì particolare importanza; oggi la struttura è gestita da una comunità di suore.
Si prosegue tra roverelle, ornelli e sorbi incontrando un rifugio aperto a tutti, utile in caso di pioggia o per un picnic con l’inaspettato ausilio di un camino ad uso libero. Superando un dislivello di 300 metri si arriva al santuario della Madonna della Spella, che domina un ampio pianoro in posizione molto panoramica. Bisogna solo fare attenzione, una volta giunti sulla strada bianca, a prendere il sentiero 50 oppure seguire la carrozzabile che proviene da Collepino (percorribile anche in camper). Il termine Spella non ha un’etimologia comune con Spello ma deriva dal latino specula, con riferimento all’ampia vista che da qui abbraccia il Vettore, il Gran Sasso, il Terminillo e il lago Trasimeno. Il sentiero 60 parte nei pressi del santuario, là dove inizia un rimboschimento di conifere (un lavoro assai discutibile eseguito con specie esotiche come l’abete di Douglas o il pino nero). A indicarvi la direzione può essere una lepre in fuga, come nel nostro caso, o un’upupa, che ama gli spazi aperti ed è un comune frequentatore estivo di questo monte: la sua cresta rosso mattone e nera è inconfondibile. Il percorso raggiunge la Fonte Bregno, dove purtroppo non sgorga più acqua (che sarà bene avere con sé), e prosegue nel folto, per poi diventare completamente esposto al sole in cresta. La sommità del monte vale senz’altro una deviazione per esplorare i cosiddetti mortari, depressioni carsiche anche molto grandi e a volte alberate che sembrano crateri provocati dall’impatto di un meteorite: crochi e fiordalisi vi crescono in primavera mentre nella stagione estiva danno spettacolo i cardi, tra le poche piante che sopravvivono all’intenso pascolo. Le vacche, soprattutto quelle ormai rare di razza bruna alpina, si alternano alle mandrie di cavalli che popolano questi pianori, prediletti anche dagli appassionati di parapendio perché battuti dai venti.
Rientrati nella pineta, iniziamo a scendere verso l’eremo delle Carceri: perfettamente inserito nel contesto naturale, è uno dei più incantevoli luoghi francescani e offre la visita alla celletta del santo e al refettorio. La lecceta d’alto fusto che una volta ricopriva per intero le pendici del Subasio è ora confinata in questa località, accrescendone la suggestione; un maestoso esemplare vecchio di secoli, inserito nel catalogo degli alberi monumentali dal Corpo Forestale dello Stato, si dice sia quello presso cui San Francesco tenne il famoso discorso agli uccelli. Per il ritorno a Collepino si segue il percorso a ritroso. Se invece aveste deciso di lasciare il v.r. a Spello, dove si trova una capiente area attrezzata, dall’eremo prenderete il sentiero 50 scendendo fino ad Assisi, per poi proseguire con i mezzi pubblici (frequenti e comodissimi i treni, dalle prime ore del mattino alla tarda serata, che collegano le due cittadine in meno di 10 minuti).

Un borgo d’arte
L’Infiorata del Corpus Domini, nel mese di giugno, è la più famosa manifestazione di Spello, quando le vie del centro vengono ricoperte da grandi tappeti creati con milioni di petali multicolori. Chi vuole ammirare senza folla gli scorci più belli del paese sceglierà però l’autunno, che è anche il periodo della raccolta delle olive e della spremitura dell’olio novello.
La visita inizia dalla Porta Consolare, ingresso principale dell’insediamento latino: ai tempi di Augusto, ricorda una targa, questa era la Splendidissima Colonia Julia, una delle più importanti della Tuscia e dell’Umbria, come testimoniano le dodecagonali Torri di Properzio ai lati della Porta Venere e il giro delle mura augustee, fra i più intatti in Italia. Di recente, grazie ai lavori per la realizzazione di un parcheggio, è stata scoperta una domus romana con importanti mosaici, e molto rimane ancora da portare alla luce; anche l’anfiteatro, attualmente non visitabile, verrà presto valorizzato.
Altrettanto nitida è l’impronta medioevale, con la ben conservata cinta muraria del 1360 che venne costruita utilizzando la chiara pietra del Subasio e ancorandola saldamente al terreno, di cui segue la pendenza, mentre di travertino sono le porte che la scandiscono. A quell’epoca furono realizzati edifici quali il Palazzo Comunale e il convento di Vallegloria, dove si ritirarono le Clarisse che in precedenza occupavano il monastero vecchio sulla strada che porta a Collepino.
Andarsene a zonzo tra le vie del borgo è piacevolissimo, anche per le dimensioni limitate e la struttura viaria; inutile ricordare la quantità e la varietà di chiese e di laboratori artistici che incontrerete. Religione e arte, del resto, sono profondamente intrecciate nella vita culturale di Spello, e non è un caso che Norberto, un pittore locale del quale trovate un museo sulla piazza principale, dipingesse opere naïf con fraticelli che volano. Gli artisti, negli scorsi decenni, arrivavano qui per incontrarsi e scambiarsi esperienze da tutta Italia e non solo: c’è anche chi si è fermato, come il finlandese Osmo Visuri che qui ha stabilito una delle sue residenze e ogni anno organizza corsi di acquerello.
Per completare la visita ci si potrà recare alla scenografica Villa Fidelia, dove spesso si svolgono interessanti mostre d’arte, e al cimitero, tappa obbligata per ammirare la chiesa di San Girolamo che ospita diversi affreschi di seguaci del Pinturicchio, che dipinse l’intera Cappella Baglioni nella cattedrale di Spello. E proprio qui, ai margini del paese, si chiude il nostro giro: oltre il camposanto, la strada prosegue verso Collepino e la vetta del Subasio.

PleinAir 422 – settembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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