Sui monti di Cezanne

Nascosti fra pareti di roccia o innalzati su panoramiche creste, eremi e priorati sono meta di belle passeggiate su due mitiche montagne provenzali, molto amate dal grande pittore francese.

Indice dell'itinerario

Da una parte una lunga barriera di roccia, dall’altra un assolato pendio di macchia mediterranea che digrada dolcemente, in cima un crinale rettilineo disposto in direzione est-ovest. Hanno caratteristiche simili le catene della Sainte Baume e della Sainte Victoire: entrambe sono lunghe circa 12 chilometri, superano di poco i 1.000 metri di quota e offrono un ambiente ideale per passeggiate autunnali e primaverili (non a caso la prima è meta abituale per i marsigliesi in cerca di frescura).
Sainte Baume, distante solo 18 chilometri dal mare, è consacrata alla figura di Maria Maddalena (non la peccatrice che unse con balsami i piedi di Gesù, ma la santa paleocristiana che fu la prima a vedere Cristo risorto) che, secondo una leggenda, scelse come ritiro una delle grotte – boumo o balma in provenzale – del monte e qui morì all’età di sessant’anni nel 63 d.C. A circa 20 chilometri di distanza, a due passi da Aix-en-Provence, si innalza la cima di Sainte Victoire, verso la quale Paul Cézanne nutriva una tale affezione da ritrarla in ben 44 dipinti a olio e 43 acquerelli.
Nonostante la quota modesta, grazie alla loro conformazione, dalle creste che si ergono su pareti alte centinaia di metri si godono panorami estesissimi. Lassù sorgono alcuni eremi e priorati, e altri si nascondono nelle pieghe della roccia, quasi invisibili e raggiungibili solo a piedi. Ma attenzione, d’estate molti sentieri non sono accessibili a causa delle misure draconiane adottate dalle autorità per evitare gli incendi: divieto di accesso nelle zone boscose (in auto sulle piste forestali e a piedi sui sentieri) dal 1° luglio a metà settembre e quando il vento soffia a più di 40 chilometri orari. Il maggior nemico di questi boschi è infatti il mistral, che spazza i crinali favorendo gli incendi. Le limitazioni vanno dunque rispettate, anche perché con vento forte si rischia di perdere l’equilibrio sui passaggi di cresta; come non va trasgredito il divieto di accendere qualsiasi fiamma, fornelletti e sigarette compresi. Una norma più che comprensibile, a cui si affianca la limitazione di sosta ai camper in diversi comuni; ma in zona vi sono comunque diversi campeggi.

Verso Aix-en-Provence
Provenendo dalla valle della Durance, quasi non si nota il lungo profilo della Sainte Victoire. Verso nord il massiccio digrada nella piccola valle di Vauvernagues, seminascosta fra rilievi calcarei, boschi di querce, radure in cui pascolano le greggi. Da questo versante salgono i sentieri più facili, ma non vi sono campeggi e la sosta notturna è interdetta ai veicoli ricreazionali. Tuttavia, grazie alle strade che contornano il monte, si può agevolmente far base sul lato opposto, decisamente più spettacolare.
Da Rians si attraversano le radure dei Puits-de-Rians, con pozzi e solitarie cascine, poi si scende in un valloncello dove la strada contende lo spazio al rio, conducendo a Pourrières: all’ingresso del paese ecco il primo belvedere sulla Sainte Victoire, che si allunga verso occidente.
Proseguendo in questa direzione, tra vigneti che producono ottimi Côtes de Provence, si raggiunge Puyloubier con la cantina dei Vignerons du Mont Sainte Victoire, panetterie con dolci provenzali, un camping che offre una buona base per le escursioni e l’inquietante cimitero della Legione Straniera.
E’ difficile poi resistere alla tentazione di deviare verso ovest, sulla panoramica D 17. Tra i vigneti ci si avvicina alle imponenti pareti calcaree della montagna che dominano il solitario altopiano racchiuso dalla Barre des Cengles, e sulla falesia si scorge appena l’eremo di Saint Ser, meta di una bella passeggiata (vedi approfondimento “Un sentiero balcone”). Poche case, dopo il piccolo maniero di Saint Antonin sur Bayon e la Maison de Sainte Victoire dove si trovano prodotti locali e strumenti multimediali ma scarsa documentazione sui sentieri; per reperirla conviene proseguire fino a Beaurecueil e al camping Sainte Victoire, ottima fonte di informazioni oltre che base ideale per escursioni e per la visita di Aix-en-Provence. E’ consigliabile percorrere la Route Cézanne, che offre affascinanti scorci sulla montagna: il mulino intitolato all’artista annuncia Tholonet, con un viale di maestosi platani e un castello del XVII secolo. Aix è ormai vicina, e attraversato un quartiere residenziale di ville con piscina si giunge a un centro sportivo, dove è opportuno parcheggiare: il traffico della città è infatti abbastanza caotico e il sistema di sensi unici crea una grande rotatoria intorno al centro storico, in parte pedonale; meglio dunque effettuare la visita a piedi, acquistando all’ufficio del turismo anche la mappa schematica dei sentieri della montagna.

A piedi sulla Sainte Victoire
Per raggiungere il versante più accessibile della catena provenendo da Tholonet, ad Aix si svolta a destra sul Boulevard Carnot (a senso unico) e al Cours des Arts et Métiers ancora a destra per Vauvernagues.
La D 10 sale tra le ville, sfiora Saint Marc e giunge al bivio per il Barrage de Bimont: una digressione da non perdere, poiché il lago artificiale – fondamentale riserva d’acqua della regione – si estende come un fiordo tra i pini, dominato dal versante occidentale della montagna. Dalla diga parte il Sentier Imoucha (segnalato da indicazioni blu), molto panoramico ma quasi sempre al sole; meglio dunque percorrerlo in discesa, dandosi appuntamento alla diga con un autista volenteroso.
Per salire alla Croix de Provence conviene proseguire in auto sulla D 10, attraversando Bonfillons e fermandosi dopo 3 chilometri nel piccolo slargo di Les Cabassols (369 m). Un sentiero porta subito allo Chemin de Sainte Victoire o des Venturieres, dal nome dei pellegrini del Mont Venture che da secoli lo percorrono per raggiungere il Prieuré, 500 metri più in alto. I segnali bianchi e rossi del GR 9 aiutano nei primi bivi, quando lo stradello si snoda a saliscendi nel bosco di pini e lecci, attraversando alcuni ruscelli. Poi la pista si alza, terminando a quota 710; si prosegue sul sentiero nella macchia che sale ancora con lunghi tornanti, offrendo un panorama sempre più vasto. Presso un ometto (rudimentale piramide di sassi innalzata lungo un sentiero per segnalare la direzione) si confluisce sul Sentier Imoucha che sale dal Lac du Bimont, ben visibile in basso, e in breve si raggiunge l’ingresso del priorato: in tutto sono circa due ore di cammino. Accanto alla chiesa e al rustico rifugio, già eremo nel V secolo, ecco l’impressionante Brèche des Moines, un intaglio nella roccia che si apre sul versante sud della montagna, a picco sulla parete alta 300 metri. La sovrastante croce sembra irraggiungibile, ma dalla chiesa parte il sentiero che in dieci minuti porta in cima alla Croix de Provence (969 m), senza dubbio uno dei migliori belvedere della Provenza.
Ma non è questa la vetta più alta della Sainte Victoire, bensì il Pic des Mouches (1.011 m) che si scorge verso est, al termine dell’ondulata cresta sommitale. La GR 9 la raggiunge con un lungo, panoramico percorso di cresta, ma per effettuarlo è indispensabile anche in questo caso avere un autista che attenda al Col des Portes (631 m). Si può salire in vetta anche con la passeggiata che parte proprio dal Col: in tal caso si prosegue verso Vauvernagues, che merita innanzitutto una breve sosta. Dai parcheggi sulla D 10 alcune scalinate scendono nel grazioso paese, dominato da un castello del XVII secolo (non visitabile) nel cui parco venne sepolto Pablo Picasso; quindi la strada sale con due stretti tornanti al Col des Portes e raggiunge uno slargo. A piedi si torna al colle, da cui parte a sud il sentiero con segnavia rossi per il Pic des Mouches: alternando brevi incursioni nel bosco a pittoresche diagonali, il percorso guadagna quota in direzione sud-ovest e presto esce su un panoramico costone che si snoda parallelo alla cresta principale e poi la raggiunge, affacciandosi sull’impressionante vuoto della parete sud. Lasciandolo a rispettosa distanza, con l’immancabile tavola di orientamento finalmente raggiungiamo la cima, avendo impiegato in tutto circa un’ora e un quarto di cammino. Il bel crinale che si abbassa verso est suggerisce una variante di discesa: seguendo i segnali bianchi e rossi si entra nel bosco, arrivando al pilone in pietra che ricorda l’oratorio di Malivert. Qui la GR scende a Puyloubier, mentre per chiudere l’anello si percorre per circa dieci minuti una pista sulla sinistra, fino all’ometto in pietra indicante il sentiero ancora a sinistra (segnalazioni blu) che scende nel bosco, riattraversa la pista e in breve giunge nei prati in prossimità del parcheggio.
Ora si può chiudere anche l’anello stradale intorno al massiccio; la D 10 prosegue dritta tra roverelle e radure, fino a immettersi sulla D 23 che riporta a Pourrières. Saint Jean du Puy e Saint Maximin
Tra la Sainte Victoire e la Sainte Baume vi sono almeno due interessanti itinerari, uno dei quali si potrà effettuare al ritorno. La via più semplice conduce da Pourrières a Saint Maximin: qui vennero ritrovate nel XIII secolo le tombe di Santa Maria Maddalena e del suo discepolo San Massimino, a cui venne dedicata un’imponente basilica, una delle più belle architetture gotiche della Provenza che cela fra le sue eleganti arcate una cripta con quattro sarcofaghi del IV secolo e un organo del Settecento. A fianco di questa, attraversando il palazzo del Municipio, si può accedere allo splendido chiostro del Couvent Royal risalente al XV secolo (ora ospita un albergo).
Per avvicinarsi alla Sainte Baume si continua sulla N 560 e, dopo l’inserimento nella D 1, si svolta a destra per Nans-les-Pins. Si può arrivare qui anche passando per Trets e Saint Zacharie, con la tortuosa D 12 che scavalca il Pas de la Couelle. Poco prima del colle, dal tornante a destra si stacca una larga pista forestale (in genere aperta) che in 3 chilometri porta a un piazzale panoramico. Ma il belvedere più suggestivo si raggiunge in pochi minuti di passeggiata, sul viottolo che sale all’Ermitage de Sainte Jean du Puy (meta di picnic domenicali) e alla vicina torre, da cui lo sguardo abbraccia sia la Sainte Victoire che l’ormai vicina Sainte Baume: è sufficiente scendere a Sainte Zacharie, svoltare a sinistra sulla N 560 e poi a destra per Nans-les-Pins. Tra le numerose villette c’è anche un campeggio, ma se si vuole un ambiente davvero sauvage conviene proseguire sulla D 80 che sale verso Plan d’Aups; in breve si trova l’indicazione a sinistra per il Camping Municipal, immerso in una foresta di querce e base ideale per escursioni sulla Sainte Baume.

Sainte Baume e Saint Pilon
Dal campeggio la D 80, stretta ma con piazzole di incrocio dette refuge, sale tra boschi e rocce ed esce in un altopiano dominato dalla falesia della Sainte Baume. All’incrocio si va a destra giungendo subito all’Hôtellerie de la Sainte Baume, grande complesso religioso circondato da prati; nell’annessa libreria è reperibile il foglio con l’itinerario per il Saint Pilon, passeggiata ad anello davvero piacevole.
Si prosegue verso la falesia, su cui si nota il monastero edificato presso la grotta della Maddalena e in alto la cappella, meta dell’escursione. Arrivati al margine del bosco si svolta a sinistra in piano costeggiandolo fino all’area picnic; qui si gira a destra sullo Chemin des Rois, che si innalza con lunghi tornanti scanditi dai piloni dedicati alla santa. Esposta a nord e al riparo della falesia, l’area ha potuto conservare una foresta di faggi secolari, davvero rara per questa regione. Dopo la fontana di Nans, ecco l’incrocio detto Carrefour de l’Oratoire. Procedendo dritto, si risale la scalinata di 150 gradini fino all’aereo terrazzo che dà accesso al monastero e alla grotta di Maria Maddalena: in tutto meno di un’ora di cammino.
Oltre il portale si apre la grotta nella quale, secondo la tradizione, la santa visse in preghiera e in contemplazione per 33 anni; da qui, per ben sette volte al giorno gli angeli la innalzavano fin sul crinale, luogo in cui oggi sorge la cappella di Saint Pilon. Non disponendo di attrezzatura da arrampicata… o di angeli, il visitatore dovrà tornare al carrefour e prendere a destra sull’altro cammino in salita che in 20 minuti conduce al Col de Saint Pilon. In questo punto appare netto il contrasto fra i due versanti: a nord la falesia e l’ombrosa faggeta, a sud un pendio arido e sassoso che digrada verso le colline di Tolone, con il mare sullo sfondo. Il sentiero punta ad ovest e in breve raggiunge il Saint Pilon (1.000 m), luogo affascinante dove il misticismo della Sainte Baume si unisce allo spettacolare panorama. Ridiscesi al carrefour, si può continuare dritto sul sentiero detto canapé che si abbassa a gradoni tra faggi secolari, fino a raggiungere la piana e il punto di partenza. Questo percorso richiede in tutto circa due ore e mezzo di cammino.Les Glacières e Saint Pons
Tornati all’Hôtellerie, merita una visita l’ecomuseo dedicato all’ambiente circostante e alle attività di tessitura e tintura della lana con essenze naturali. Qui si trovano anche informazioni sulle glacières, le ghiacciaie: grazie al clima fresco della zona, fin dal XVII secolo il ghiaccio veniva prodotto, tagliato in blocchi, conservato e poi trasportato di notte ad Aix-en-Provence e a Marsiglia. L’attività ebbe il suo culmine due secoli dopo quando erano in funzione ben 17 ghiacciaie, una delle quali si può facilmente visitare: è sufficiente seguire la D 95 verso est per 7 chilometri, (trascurando il bivio per Rougiers). Quando la strada scende bisogna individuare un pannello bianco e azzurro a destra, da cui parte il viottolo pedonale; un parcheggio è poco più avanti, a sinistra. Lo stradello nel bosco presto si biforca in due rami che portano alla ghiacciaia, una grande costruzione cilindrica in pietra in gran parte interrata, con alcune finestre di aerazione dalle quali si può osservare la vasta struttura in cui il ghiaccio poteva conservarsi anche due anni.
Per approfondire l’argomento si può proseguire fino a Mazaugues, dove si trova il Musée de la Glace aperto da ottobre a maggio purtroppo solo la domenica, unico giorno in cui è meglio non frequentare la Sainte Baume perché presa d’assalto per il picnic. La meta preferita dei gitanti – raggiungibile però solo in auto o con piccoli camper – è all’estremità opposta della montagna, tra i boschi e le acque del Parc de Saint Pons. Per visitarlo, dall’Hôtellerie si procede verso ovest toccando le villette di Plan d’Aups, dove la strada si biforca: quella di sinistra è vietata ai mezzi di peso superiore ai 25 quintali, pur essendo abbastanza larga fino al vicino Col de l’Espigoulier (722 m) da cui si apre un notevole panorama sul Pic de la Bertagne. Oltre il colle la strada diventa però molto stretta e con i v.r. più grandi sarebbe inevitabile il dietrofront (passando per Auriol, Saint Pierre, Gémenos). Per i mezzi più agili inizia invece una panoramica discesa a tornanti che domina un pittoresco vallone. Dopo 4 chilometri la strada si allarga di nuovo e si incontrano le aree di sosta del Parc de Saint Pons: conviene parcheggiare in vicinanza del ponte, dove transita il viottolo pedonale.
Segnato a intervalli regolari da pannelli illustrativi sulle essenze arboree, il tracciato si snoda lungo il rio toccando una cappella romanica e addentrandosi nel fitto bosco di faggi e abeti, ancora una rarità per la Provenza. Giunti a un mulino, si può salire a destra costeggiando una cascata e raggiungendo una delle risorgive che ricordano la celebre fontana di Vaucluse. Ma il luogo stesso è forse ancor più suggestivo di quest’ultima perché le acque sgorgano nel fitto bosco, in primavera fioriscono i cosiddetti alberi di Giuda e poco distante si apre la radura dell’abbazia cistercense di Saint Pons, eretta nel XII secolo. E per chi si innamora di questo posto idilliaco, la vicina Gémenos offre due campeggi non lontani dal mare di Cassis (vedi PleinAir n. 358), dalla stessa Marsiglia e dalle grandi rotte della costa mediterranea.

PleinAir 381 – aprile 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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