Su e giù per l'Adamello

Trekking sugli alti pascoli degli antichi Camuni, in uno degli scenari più belli delle Alpi, tra cime appuntite e laghi dell'Adamello.

Indice dell'itinerario

Ai piedi della catena Pian della Regina e Monte Marser scivola la Val Malga, un armonico insieme di boschi, prati e cespuglieti, non a torto considerato uno degli ambienti più affascinanti del Parco Regionale dell’Adamello. Il sentiero 23 attacca in località Ponte del Guat (1528 m), al termine della stretta carrozzabile che, da Rino di Sonico, si allunga sino al parcheggio dove è necessario lasciare il veicolo. Seguendo una facile carrareccia si sfiora Malga Premassone. Il tracciato passa poi sulla sponda opposta del torrente Remulo, per scavalcarlo nuovamente poco dopo e iniziare una breve salita che termina a Malga Frino (1695 m), ove sono visibili alcuni abeti rossi di notevoli dimensioni. Il sentiero si adagia in una vallata verdeggiante racchiusa tra imponenti pareti. Sulla roccia scivolano fragorosi rivoli d’acqua. L’impressione è quella di procedere in un vicolo cieco, destinato a morire ai piedi di un ripido e inespugnabile muro di pietra. Quando il sole abbozza un arco dorato sull’orizzonte, l’altimetro segna 1700 metri, l’aria odora di resina e i boschi di conifere prendono il sopravvento, ma la salita inizia a farsi sentire e lo zaino diventa pesante.

La scala dei giganti
Vista dal basso, la tortuosa traccia scolpita nella falesia non promette bene. Non che sia pericolosa o particolarmente difficile, ma la prospettiva offerta dal tratteggio sulla mappa era di gran lunga meno faticosa: nemmeno nell’antica Roma avrebbero concepito gradini così alti! Per chi affronta le Scale del Miller l’affanno è assicurato, ma ampiamente ripagato dalla veduta sulla vallata sottostante. Sul lato opposto, si scorgono il Passo del Gatto e la struttura Enel del Lago Baitone. Le numerose soste per riprendere fiato consentono di apprezzare il gusto zuccherino dei lamponi. Quando la temperatura aumenta, sale una bruma leggera, impalpabile: le forme perdono i loro naturali contorni e da un vaporoso nulla emergono, come fantasmi, le ombre dei larici. Poi la nebbia si dirada e il Corno del Miller si staglia sulla cespugliosa prateria che sembra dipinta. Siamo al termine della salita ed è tale la soddisfazione che anche la fatica svanisce, dissolta da un sole rinvigorito.
Come marmotte facciamo capolino nella Val Miller, sfioriamo l’omonima malga e raggiungiamo il Rifugio Gnutti (2166 m). Con la sua piccola cappella assomiglia alla capanna di un presepe sospeso tra le cime. Ai suoi piedi si trova il lago del Miller, un bacino artificiale iniziato ancor prima degli anni ’30: è una delle numerose le opere della regione che imbrigliano torrenti e ruscelli a formare specchi d’acqua, talvolta di ragguardevoli dimensioni. Non distante da questi laghi alpini si possono facilmente individuare le torbiere, zone umide punteggiate dai bianchi piumini degli eriofori e da numerose altre presenze vegetali. Dal rifugio, proseguendo lungo il sentiero 23, il passo segue la morfologia della valle, una conca sovrastata dalle aspre creste della Cima di Plem e del Corno Miller. Merita una sosta anche il Pantano del Miller, un laghetto in parte impaludato dove sostano gli escursionisti diretti al Bivacco Ugolini.

Alta Via e ritorno
Dal Rifugio Gnutti si riprende il cammino percorrendo un tratto dell’Alta Via dell’Adamello (sentiero 1), l’assaggio di un trekking appassionante che si sviluppa per circa cinquanta chilometri e che permette di scoprire il parco da sud a nord. La camminata, di 5/6 giorni e senza grandi difficoltà, segue un emozionante tracciato di quota. Lungo il percorso l’escursionista può contare sull’ospitalità offerta da sette rifugi, fondamentali per suddividere in piacevoli tappe questo viaggio nella memoria. Se le montagne fossero in grado di parlare narrerebbero infatti d’interminabili file di uomini e muli lungo i sentieri, tra ghiacciai e cime innevate. Il primo conflitto mondiale si è qui trasformato in un’assurda “guerra bianca”, dove italiani e austriaci si sono affrontati senza esclusione di colpi. Lo testimoniano oggi i resti di fortificazioni, le gallerie e i residui arrugginiti dell’artiglieria che s’incontrano camminando.
Proseguendo verso ovest si gode di una piacevole vista sulla conca del Miller e poco dopo, quando il sentiero diviene più esposto e stretto, sulla Val Malga. Il Passo del Gatto (2103 m) permette di aggirare un gruppo di roccette e anticipa l’arrivo alle costruzioni Enel del lago Baitone. Una breve ma faticosa “scala” conduce ai 2249 metri che sovrastano il bacino artificiale, trattenuto nella conca da un possente sbarramento idrico. La vista dall’alto è sorprendente e lo specchio d’acqua è uno squarcio blu che si apre ai piedi delle montagne. Lo sguardo si sofferma sulle belle cime Plem e Corno del Cristallo, offrendoci il miglior stimolo a proseguire attraverso un verde pascolo d’alta quota, un morbido tappeto erboso che s’impenna alla volta del Rifugio Tonolini (2467 m). Alle spalle della costruzione c’è il piccolo lago Rotondo, suggestivo al punto da attirare sulle sue pietrose rive gran parte di coloro che compiono escursioni nella zona. Buona possibilità di esplorare i dintorni è offerta dal sentiero 50 che, superato il lago Lungo, sale alla quota dei laghi Gelati, regalando l’emozione di un ambiente quasi antartico.
Il sentiero 13 scivola veloce in direzione del lago Baitone. Occorre un minimo di prudenza nel procedere a saltelli sul ripido pendio pietroso, sino alla sponda opposta a quella costeggiata in precedenza. Raggiunta la diga, il percorso del ritorno si sviluppa zigzagando su una mulattiera tagliata nel fianco meridionale della Punta di Val Rossa. La discesa non regala tregua e nemmeno quando si addentra nella selva arbustiva offre conforto alle ginocchia doloranti. Si riemerge dalla boscaglia alla quota di Malga Premassone e, riprese le tracce lasciate all’andata, si giunge a Ponte del Guat.

PleinAir 323 – giugno 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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