Strada Maestra

Un vecchio percorso abbandonato che rinasce al servizio del turismo pleinair: sul tracciato della statale 80 attraverso il Gran Sasso, nei paesi del parco nazionale, per una vacanza di natura, arte e storia. Senza paura del terremoto – che il veicolo ricreazionale non teme – e anche come tangibile partecipazione al desiderio di rinascita delle comunità locali.

Indice dell'itinerario

Il sisma che ha colpito l’Abruzzo il 6 aprile 2009 ha distrutto molte cose. Il tessuto urbano de l’Aquila e dei paesi vicini, certo, e anche l’economia di un’intera regione, costretta a fare i conti con una faticosa ripresa in un periodo che era già di profonda crisi. Ma soprattutto il terremoto ha modificato pesantemente la percezione dell’Abruzzo, l’immaginario collettivo che vedeva in questa splendida regione il regno del verde e della natura, delle montagne e degli animali, delle mete d’arte magari considerate minori, ma in realtà di grande pregio e interesse. Fino a pochi mesi fa dicevi Abruzzo e la gente avrebbe immaginato le alte cime del Gran Sasso, della Majella, del Velino, i borghi intatti di Santo Stefano di Sessanio o Pacentro, le cattedrali di Atri e Santa Maria a Collemaggio; oggi i più penserebbero alle tendopoli, ai palazzi sbrecciati, ai lutti. E così la polvere sollevata dai crolli sembra voler nascondere, oltre alle distruzioni, anche tutte le bellezze di un territorio che proprio ora, invece, andrebbe riscoperto e vissuto, perché è questo il modo migliore per sostenerlo e aiutarlo (come raccontiamo anche nell’inchiesta che segue questo servizio).
Ci vorrà del tempo prima che possano tornare ad essere valide le parole scritte negli anni ’50 da Guido Piovene: “Una luce già di montagna splende nelle vie de L’Aquila, e penetrando anche nei vicoli più stretti dei quartieri vecchi, porta uno scintillio nell’ombra. Dovunque si sente lo spazio. Perciò l’Aquila è gaia”, ma occorre ricordare che la percentuale di territorio che il sisma ha distrutto è comunque molto piccola, e che non ha senso disertare le altre mete per paura di sentirsi rimproverare una certa insensibilità oppure una curiosità morbosa, o addirittura per il timore di nuove scosse.
La presenza turistica, in poche parole, è una forma di sostegno di cui davvero le popolazioni locali non possono fare a meno. Perciò abbiamo deciso di proporvi un itinerario che porta a visitare luoghi normalmente non considerati dai principali flussi turistici e che è stato toccato appena dal sisma, un percorso che il Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga ha attrezzato affinché fosse fruibile da tutti, ma specialmente da chi si sposta in camper o con la bicicletta: la Strada Maestra.

Di là dal Sasso
Nel 1893 l’ingegner Gaetano Crugnola scriveva che “la strada (…) ha un carattere veramente alpino; si svolge fra i due versanti della valle così ristretta da sembrare una lunghissima gola, tagliata a mezza costa in una ripidissima falda che si eleva a monte solcata da numerosi fossi e torrenti, brulla e direi orrida, a valle continuamente sostenuta da muri, parte a secco e parte in calce, quasi ad impedirle di precipitare nel sottoposto burrone, in fondo al quale scorrono spumanti e rumorose le acque del Vomano”.
Quasi un secolo dopo, nel 1984, l’inaugurazione del Traforo del Gran Sasso comportò lo svuotamento della vecchia statale 80, che fino ad allora – e per più di duemila anni, dato che in parte ricalca la Via Caecilia romana – era stata fondamentale per la viabilità dell’Abruzzo. Oggi la si può percorrere in auto, in camper, a piedi o in bicicletta: e la bellezza dei paesaggi ha convinto il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a ribattezzarla Strada Maestra del Parco e a trasformarla in un’arteria turistica, ristrutturando le case cantoniere per adibirle a foresterie e punti informativi. La statale 80 è quindi chiamata a un nuovo ruolo: condurre i viaggiatori a scoprire le meraviglie di un territorio che i più, un tempo, si limitavano a guardare di sfuggita dal finestrino mentre correvano verso Teramo e l’Adriatico.
La valle del Vomano costituisce la cerniera tra i due massicci. Scorre selvaggia e incassata nel tratto fra Amiternum e Montorio al Vomano, ed è proprio questo il tragitto della Strada Maestra, il cui presidio comprende anche ampi tratti delle pendici settentrionali del Gran Sasso e del versante meridionale della Laga, con il Lago di Campotosto e la Valle delle Cento Fonti a Cesacastina. Numerosi torrenti aumentano l’interesse per l’intera area, che è ricca di acque anche in piena estate; ovunque ci sono ottime opportunità per l’escursionismo, dalle semplici passeggiate per la famiglia ai trekking più impegnativi. Inoltre la strada può essere comodamente presa e lasciata da due caselli della A24, L’Aquila Est e Colledara-San Gabriele. In questo modo si può effettuare una sorta di traversata con deviazioni e soste per godersi i dintorni, effettuare escursioni e visite alle aree archeologiche, per una breve vacanza che può impegnare sei o sette giorni. I punti per la sosta dei camper, del resto, non mancano: molti sono segnalati sulla carta escursionistica ufficiale, altri sono, per così dire, naturali ed evidenti.

Panorami d’alta quota
L’itinerario sulla statale 80 potrebbe partire da L’Aquila, dove però il centro è attualmente inaccessibile; ci dirigiamo quindi verso la frazione di San Vittorino e all’area archeologica di Amiternum, di cui resta ben visibile soprattutto il magnifico anfiteatro. Importanti scavi che sono ancora in corso stanno rivelando altre strutture dell’antica città, patria di Sallustio, il grande storico romano; all’ingresso del sito, che è ad accesso gratuito, c’è anche la possibilità di sostare.
Torniamo ad immetterci sulla Strada Maestra girando a destra verso Arischia, dove si trova un originale museo del legno. Il percorso, davvero bello e piacevole, attraversa un ambiente boschivo e sale di quota, rivelando un ampio panorama nel momento in cui entra all’interno del parco nazionale. Notevoli, lungo il tragitto, gli approdi pleinair: al chilometro 23, accanto ad una casa cantoniera, un ampio parcheggio con tavoli da picnic e percorso attrezzato sembra fatto apposta per i camper. In breve si superano i 1.300 metri tondi del Valico delle Capannelle e si lascia a destra il bivio per Assergi, che conduce al sentiero per la sorgente di San Franco: dal monte che porta lo stesso nome il fiume Vomano inizia il suo viaggio verso l’Adriatico. Procedendo ancora si incontra il bivio per il Lago di Campotosto, che merita una visita per ammirare le cime della Laga che si specchiano nelle sue acque. Pur se artificiale, il bacino è comunque molto suggestivo e in estate attira una gran folla di camperisti lungo le sue rive.
Ridiscesi sulla statale 80 per la via dell’andata (c’è una seconda strada che al momento è chiusa al traffico) si prosegue fino al chilometro 29,300 dove si parcheggia per andare a visitare i resti dell’antica Via Caecilia. Dopo aver superato un cancello e un piccolo ponte di legno su un torrente, poco oltre si notano le tracce della strada romana, 400 metri che si snodano in un pascolo cinto da basse montagne: in questo ambiente di intatta bellezza, nel verde smagliante spiccano le pietre candide dell’antico selciato.
Ripresa nuovamente la Strada Maestra si arriva al piccolo Lago della Provvidenza, creato dall’omonima diga. Da qui, passando a piedi sulla diga (la strada è percorribile dalle auto ma non dai camper), è possibile accedere alla Valle del Chiarino, una delle più interessanti del parco. Percorrendo circa 4 chilometri si arriva al Mulino Cappelli e volendo si può proseguire sulla sterrata, entrando in un bel bosco di faggi secolari disseminato di aree picnic con tavoli, bracieri e fontanelle: un percorso perfetto da compiere in bicicletta e ideale se ci si vuole accampare con la tenda. Alla fine si sbuca su un pianoro dove si passa accanto a un rifugio per iniziare a salire con decisione verso gli stazzi dei pastori, che possono costituire una degna meta per la nostra passeggiata. Noi arriviamo ai 1.697 metri dello Stazzo di Solagne, dove il paesaggio è davvero magnifico; i più esperti e allenati possono proseguire da questo punto verso le vette del Monte Corvo o del Pizzo d’Intermesoli, entrambi oltre i 2.600 metri.
Dopo il lago si incontra il paesino di Ortolano e cominciano ad apparire le spettacolari gole del Vomano. A Paladini si trova un centro visite del parco, con un parcheggio molto ampio proprio sul fiume, base di partenza per affrontare vari sentieri: ancora un ottimo luogo di sosta, anche perché annessa alla struttura c’è una locanda dove è possibile gustare saporiti piatti tipici. Ancora più avanti si arriva al bivio per Senarica, sede di un’antica repubblica che fu “serenissima sorella” di Venezia: la strada, stretta e tortuosa, scende a scavalcare il fiume, poi risale per superare il paese e continuare, con magnifiche viste sul Gran Sasso e sulla Laga, fino a Piano al Vomano (attenzione, c’è una località con identico nome nei pressi di Cermignano, verso il basso corso del fiume). Lasciamo il mezzo all’ingresso del centro abitato per incamminarci su una sterrata che passa accanto alla cappella di Sant’Antonio, poi seguiamo in discesa i segnavia del parco sull’itinerario 530 per Colle del Vento, Nerito e Cervaro. A una zona argillosa con numerosi fenomeni erosivi segue una stradina, in parte scavata nella roccia, che arriva a un ruscello prima di iniziare a salire al Colle del Vento, dove si scopre subito il perché del nome; di fronte si aprono un magnifico panorama e la possibilità di visitare interessanti resti archeologici. Poco dopo, sulla sinistra, noteremo i pochi ma interessanti ruderi della chiesetta di San Martino, e tutt’intorno le testimonianze, fra cui un grande muro, di un insediamento romano del III secolo. Decidiamo di rientrare per la stessa via: in tutto occorre circa un’ora.

Fra boschi e pietre
Ripreso il veicolo ci dirigiamo verso Crognaleto e poi seguiamo le indicazioni per Teramo, giungendo in uno spiazzo dove si può parcheggiare il camper: il sentiero inizia sulla destra e in una ventina di minuti porta alla chiesa della Madonna della Tibia, il cui nome farebbe riferimento alla difficoltà di arrivarvi. In posizione scenografica su uno sperone di roccia, venne fondata nel 1617 e conserva un altare ligneo di epoca barocca. Dal piazzale in cui abbiamo lasciato il camper, la strada prosegue verso Piano Roseto con una bella area picnic e di nuovo ampie opportunità di sosta; si continua in direzione di San Giorgio e dopo poche decine di metri si scorgerà, sulla destra, la chiesa della Madonna del Carmine, da dove parte un altro sentiero verso la Madonna della Tibia. Al di là della strada, un breve tratto di sterrata ci induce a passare oltre un prato, da dove un sentiero tra le felci va ad addentrarsi in un bosco di faggi. In un quarto d’ora si arriva alla Rocca Roseto e ai suoi imponenti ruderi, che dominano la valle e regalano un arioso panorama.
Raggiungiamo a questo punto Fano Adriano e dal paese imbocchiamo la Via di Santa Reparata, verso Prato Selva, sino a incontrare un bivio per la chiesa di Santa Annunziata. La strada è stretta ma breve e comunque percorribile, e dà accesso a un luogo appartato e tranquillo dove si gode di un panorama indimenticabile sul gruppo centrale del Gran Sasso. Neanche a dirlo, il posto è ideale per la sosta, ma si può lasciare il camper in paese e approfittarne per fare una bella passeggiata.
Prima di rimettersi in viaggio vale la pena recarsi a Pietracamela, il paese più bello di questo versante del parco, eccellente punto di partenza per i sentieri che si spingono in vetta al Gran Sasso. Nel centro dell’abitato troviamo alcune indicazioni per un’area faunistica dedicata al camoscio, ma – come ci è stato prontamente comunicato da un addetto al polo scientifico del parco – quei cartelli sono vecchi e si riferiscono a una struttura che non c’è più: l’Area Faunistica del Camoscio d’Abruzzo si trova oggi a Farindola, sul confine sud-orientale dell’area protetta. Seguendo tuttavia quelle indicazioni ci ritroviamo dinanzi ai dipinti rupestri delle Grotte di Segaturo, realizzati nel 1963 da un gruppo di artisti locali guidati da Guido Montauti.
Rieccoci infine sulla Strada Maestra diretti verso Montorio al Vomano, il centro principale della valle, da dove si imbocca la provinciale 491 per Isola del Gran Sasso d’Italia. Una volta giunti a Ornano Grande, si sbuca sulla provinciale 40 verso Colledara per poi deviare sulla sinistra e raggiungere Castiglione della Valle, dove si trova il centro visite dell’Area Protetta del Fiume Fiumetto con ampio parcheggio e servizi. Un sentiero ci guida fino alle rive del torrente, in un ambiente fresco e verdissimo: con un paio di strappi si raggiunge il fondovalle, dove ci sono spazi attrezzati con bracieri, panche, tavoli e poco più avanti i resti di un mulino. Si può passeggiare a lungo nella zona, interessante anche per la varietà di animali che la popola. Da pochi chilometri ci siamo lasciati alle spalle il parco, ma fra poco lo attraverseremo di nuovo sulla A24 per il ritorno a casa: ma questa immersione nella natura ci ha rinfrancato e ci ha fatto capire che l’Abruzzo, nonostante il terremoto, è ancora quello di una volta.

Testo e foto di Marco Scataglini

PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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