Stanze segrete

La Sardegna sud-orientale stupisce sul mare con effetti speciali e nasconde all'interno bellezze sorprendenti. Ma è ancora una terra da scoprire: ignorata dai più e riservata ai soli amanti delle escursioni. Visitiamo insieme l'Ogliastra e il Sarrabus con un itinerario pleinair in gran parte inedito.

Indice dell'itinerario

Col vicino Sarrabus l’Ogliastra forma un comprensorio straordinario, con una costa assolutamente splendida che va dalle scogliere del golfo di Orosei alle spiagge di Muravera e un interno ricco di emergenze archeologiche e naturalistiche, con ottime possibilità per escursioni a piedi o in bici e infinite occasioni per la sosta libera (non ci sono campeggi all’interno, ma abbondano sulla costa). La densità della popolazione, appena ci si allontana dal mare, è tale da consigliare di partire sempre col pieno di carburante e una scorta di beni di prima necessità. E’ una terra di antico isolamento: vi si svolgono ricerche genetiche di alto livello proprio perché le popolazioni, avendo avuto pochissimi contatti con l’esterno, hanno conservato il DNA dei loro antenati.
Il paesaggio è di un’asprezza che intimidisce e meraviglia: spesso guardando il panorama tutt’intorno non si vede un paese né una costruzione. Ma i segni dell’uomo ci sono, scritti nelle pietre accatastate a formare nuraghi e tombe dei giganti, o scavati nella roccia per creare le misteriose domus de janas. Eppoi non mancano mai le sorprese: come le sorgenti perenni e le cascate sotto cui fare il bagno anche in piena estate, magari ad agosto, quando sembrerebbe che a regnare incontrastata sia la siccità; o le foreste di lecci secolari, o gli olivastri enormi. Una Sardegna riservata a chi ama la bellezza profonda, concreta, emozionante del pleinair. E che va non solo scoperta, ma difesa, perché anche sulle coste selvagge dell’Ogliastra e soprattutto del Sarrabus si progettano villaggi turistici e megalberghi di lusso, magari edificati a ridosso degli stagni dove riposano i fenicotteri, o a lambire le spiagge dove è di casa il vento. La scommessa è quella di far capire che un’alternativa esiste: il turismo compatibile. Per comprendere cosa intendiamo, passate come noi qualche giorno al camping Coccorrocci di Marina di Gairo: si pianta la tenda o si parcheggia il camper in mezzo alla macchia; dalla spiaggia di ciottoli la struttura non si vede neppure e tutt’intorno c’è solo natura, natura vera, godibile da chiunque attraverso facili sentieri che partono direttamente dal camping.
Situazioni analoghe si possono ancora riscontrare in tutto il comprensorio, come abbiamo potuto verificare con un itinerario ad anello tra la costa e l’interno, collegandoci anche ad alcune zone limitrofe della Barbagia.
Inoltrandosi verso l’interno, occorre però tener conto dell’isolamento dei luoghi. Inoltre, alcuni siti sono raggiungibili solo con sterrate o strade di montagna davvero poco adatte ai camper, il che consiglia di portare con sé anche le bici. Il giro completo è lungo circa 700 chilometri e richiede almeno una settimana.

Il percorso costiero
Il nostro punto di partenza è Arbatax, dove attraccano le navi provenienti da Civitavecchia. Da qui conviene dirigersi verso Tortolì, dove si può imboccare verso nord la statale 125 Orientale Sarda. Lungo la strada incontreremo tre possibili deviazioni per visitare notevoli siti archeologici. La prima è a Lotzorai, dove si può imboccare la strada per Talana. In breve si giunge a un piccolo bivio a sinistra per le domus de janas (cartello): si parcheggia tra gli eucalipti e si segue l’evidente sentiero che consente di visitare tredici antiche tombe scavate nella roccia dalle popolazioni prenuragiche e che la fantasia popolare ha voluto vedere come case abitate dalle fate (janas appunto). Il luogo è molto bello e tranquillo e la passeggiata entusiasmante. Tornati sulla 125, procediamo per circa un chilometro prima di incontrare il bivio per Santa Maria Navarrese: una frazione di Baunei cresciuta soprattutto grazie al turismo, ma che conserva, nel giardino pubblico circostante l’antica chiesetta del paese, un gruppo di enormi olivastri secolari tra cui spicca un esemplare addirittura millenario, autentico monumento naturale. Ancora più a nord, a circa due chilometri da Lotzorai si incontra il bivio a sinistra per Triei: lo si segue per circa sei chilometri fino a incontrare le indicazioni per le fonti Bau Nuraxi e Osono. Al successivo bivio ci si tiene a destra sino alla prima fonte (sistemata con un parcheggio adatto anche ai camper) e si prosegue in salita fino alla seconda, con panorami sempre più ampi sulla valle. La strada arriva al muro di cinta di una bellissima Tomba dei Giganti, piuttosto ben conservata. Sono ancora ben visibili il corridoio dolmenico, dove venivano sepolti i morti, e l’ampia esedra frontale, dove i parenti celebravano gli scomparsi portando cibo e doni. Il paesaggio intorno è straordinario, ricorda la Scozia con vaste brughiere di erica, pinnacoli rocciosi e abeti di rimboschimento. Ora conviene tornare sulla 125, in quanto Triei non ha particolari attrattive e la strada per Baunei da questo lato è ancora in gran parte sterrata. Si arriva invece a Baunei grazie alla statale e, superata la chiesa centrale (attenzione alle strettoie!), si imbocca la strada in netta salita, tortuosa e angusta, che porta all’altopiano del Golgo, uno dei luoghi più straordinari di questo angolo di Sardegna. Si seguono le rade indicazioni fino alla bella chiesetta di San Pietro, circondata da enormi olivastri e da un bagolaro secolare, in ambiente selvaggio e solitario. Di fronte alla chiesa è stato sistemato nel 1974 un piccolo monolite di età nuragica (bètilo) con un volto scolpito. Nei pressi ci sono anche tavoli da picnic. In camper occorre raggiungere il vicino parcheggio custodito (dove c’è anche un bar) da cui parte il bellissimo sentiero per Cala Goloritzè. Attenzione: non si tratta, come molti credono, di una semplice discesa al mare; è invece una vera escursione, anche se poco impegnativa (circa 400 metri di dislivello), che richiede quasi tre ore. Quindi è meglio attrezzarsi con calzature comode e uno zainetto. Il sentiero, sempre ben visibile e sistemato anche con scalini e muretti a secco, dapprima sale e poi inizia a scendere tra la macchia fittissima su cui svettano lecci sicuramente plurisecolari. A tratti si incontrano vecchi rifugi di pastori. Passato un arco naturale appare l’alta Aguglia (140 m), uno sperone di roccia appuntito che secondo alcuni avrebbe dato il nome all’Ogliastra (da Agugliastra). Poi si sottopassa uno sperone di roccia dove c’è un’area picnic (qui è possibile campeggiare in tenda) e ci si affaccia su Cala Goloritzè. Lo spettacolo lascia senza fiato: si vede tutto il golfo di Orosei, e l’acqua, di una trasparenza assoluta, si tinge di turchese grazie al fondale di sabbia bianca.
Il ritorno, tutto in salita, è faticoso ma di soddisfazione. Prima di abbandonare l’altopiano, conviene dare un’occhiata a Su Sterru, la più profonda grotta europea a salto unico: un pozzo profondo 270 metri, alla cui imboccatura si arriva seguendo un breve sentierino che passa accanto a una serie di pozze utilizzate per dissetare il bestiame.
Tornati indietro fino a Tortolì, si prosegue sulla 125 per Barisardo. Poco prima di arrivare in paese, sulla sinistra, vedremo i quattro menhir (più uno abbattuto) che costituiscono l’area sacra Sa Perdalonga. A Barì conviene invece raggiungere la bella torre litoranea edificata su una serie di rocce. Ma la nostra vera meta è la spiaggia di Coccorrocci con l’omonimo campeggio (aperto tutto l’anno). Si seguono le numerose indicazioni, passando per Marina di Gairo e aggirando uno splendido promontorio finché la strada scende al camping. La spiaggia ciottolosa (da cui il nome della località) è chiusa a nord e a sud da due lingue di terra: una di porfido rosso (splendida all?alba) e una ricoperta di macchia. Uscendo dal cancello del camping verso il mare, si possono seguire due itinerari: a sinistra verso le rocce rosse, a destra verso le cosiddette piscine naturali. Per raggiungere queste, si segue la recinzione del campeggio lungo un torrente fino a una stradina che se ne stacca passando su un guado in cemento rinforzato da gabbionate. La si segue, si passa ancora un guado in cemento e poi si volta nettamente a sinistra in salita, fino a un recinto per il bestiame (su un muro, freccia e scritta per le piscine). Si arriva poco dopo in un’ampia radura dove ci sono delle casette di pastori. Al bivio si va a sinistra e si risale la collina in direzione di alcuni piloni dell’alta tensione, per poi scendere al di là verso il letto del torrente. Ci si trova così in una stretta gola, ricca tutto l’anno di vegetazione e di acqua, punteggiata da limpide piscine… Lasciato a malincuore il camping, proseguiamo verso sud fino a Tertenia: dalla125 si stacca sulla sinistra una stradina per Marina di Tertenia. La strada raggiunge tra alte rocce una comoda area picnic con fontanile, poi scende alla costa. Dopo un primo bivio (nuraghe e spiaggia a sinistra) si imbocca il successivo verso la notevole torre di San Giovanni di Serrala, risalente al XVIII secolo. Domina una bella spiaggia dove è piacevole fermarsi un po’, anche perché il nostro percorso “balneare” sta per terminare a Muravera. Prima però la statale attraversa un ambiente solitario, davvero affascinante. Un cartello indica un pozzo sacro che vale la pena di vedere, per la spettacolarità della sua struttura, mentre i ruderi del castello di Quirra annunciano il Sarrabus. Qui ci dà il benvenuto un piccolo gioiello: la chiesetta pisana di San Nicola (XII secolo). Si trova proprio sul bordo della strada ed è circondata da alcuni casali e da una confortevole area picnic con tavoli in pietra e fontanella. Muravera è una bella cittadina a tre chilometri dal mare, con un ben conservato centro storico. Notevoli sono la costa, su cui purtroppo incombe il rischio di edificazioni selvagge, e la spiaggia di San Giovanni dove, nonostante il divieto, sostano spesso i camper grazie alle spaziose piazzole e alla presenza di fontanelle per il rifornimento idrico.

Verso l’interno
Da Muravera si torna verso Villaputzu e si imbocca la statale 387 per San Vito e Ballao. La strada percorre la valle del Flumendosa, in un ambiente grandioso e tranquillo: il traffico è scarso e il paesaggio arido si fa via via più aspro. Siamo nella Barbagia di Seulo, una delle zone meno abitate della Sardegna. Da Ballao si imbocca la provinciale 22 per Escalaplano e il Nuraghe Arrubiu: poco lontano dal paese, si trova il bivio per il Parco Geominerario di Corti Rosas. Recuperata grazie a fondi europei, l’area mineraria conserva gli alloggi degli operai e le strutture per il trattamento dei minerali ferrosi. Proseguendo, altro bivio per il bel pozzo sacro di Funtana Cruberta. La strada entra poi in un ambiente meno aspro, molto verde e arioso. Superato Escalaplano, si seguono le indicazioni per Orroli. La strada scende e subito dopo una deviazione porta a una fonte con piazzale e tavoli da picnic. Poco sopra, alcune domus de janas e un bel bosco di sughere. Si prosegue alla volta di Orroli fino al bivio per il Nuraghe Arrubiu. Splendido monumento, tra i maggiori della Sardegna, venne edificato nel XIV secolo a.C. e poi riutilizzato dai Romani. L’area archeologica è gestita dalla Cooperativa Is Janas, che ha allestito una comoda area sosta con bar, negozietto di souvenir e tavoli. Le visite guidate si succedono regolarmente nel corso della giornata. Dalle ore 12.15 alle 15 la visita è libera, utilizzando un opuscolo fornito alla biglietteria. Il nuraghe, detto arrubiu (rosso) perché ricoperto di licheni fiammanti, è un vero spettacolo, anche per lo stato di conservazione dei cinque torrioni e dei cortili interni, alcuni dei quali ancora in corso di scavo. Bello anche l’altopiano circostante. Dal nuraghe si giunge a Orroli, paesino grazioso che merita una visita. Superatolo, si arriva alla provinciale 198 che si imbocca in direzione Seui e Lanusei. La strada scende in un ambiente agreste e attraversa il lago artificiale del medio Flumendosa, per poi risalire tra colline boscose. Al Km 21, in corrispondenza di una casa cantoniera, si incontra la chiesetta di Santa Maria, detta anche Madonna d’Itria, protettrice dei viandanti. L’edificio risale al ‘400 (di fronte c’è un’area picnic). La strada continua tra i lecci, supera un altopiano e il bivio per Esterzili (dove sono gli scavi della Domus de Orgia), quindi arriva a Sadali, il paese dell’acqua. Un incontro singolare nel cuore della Sardegna più arida: al centro del paese c’è una cascata di 7 metri che alimenta un mulino e, appena più avanti, una casa museo con oggetti di artigianato sardo. Ma è poco lontano, seguendo le indicazioni per la grotta attrezzata Is Janas, che si possono avere le sorprese più grandi. La visita è un’esperienza entusiasmante, ma lo è ancor più raggiungere dal piazzale antistante (parcheggio) il monumento regionale Su Stampu de su Turnu. La stradina sterrata scende a uno slargo dov’è una piccola grotta, poi prosegue ancora più in basso lungo un corso d’acqua, tra fittissimi lecci. Quando il panorama si apre su un’altissima gola, il sentierino si incide nella roccia e si immerge in un’ampia grotta che da un buco del soffitto riceve l’acqua di un torrente: una visione davvero lontana dai soliti cliché dell’isola. Il ritorno avviene per la stessa strada, ma nel canyon esistono altri sentieri (per informazioni rivolgersi alla Pro Loco, in Piazza Municipio, tel. 0782 59094). Da notare che Sadali si raggiunge anche con il Trenino Verde (capolinea ad Arbatax) e che esistono pacchetti per la visita delle grotte e delle gole da abbinare al biglietto ferroviario.
Tornati sulla 198, si prosegue per Seui: qui la strada si fa tortuosa, ma il paesaggio resta bellissimo. Dopo circa 9 chilometri, un bivio impone una scelta. A sinistra si va verso il monte Perda ‘e Liana, procedendo diritti (verso Ussassai e Osini) si raggiungono le grotte di Su Marmuri (turistiche ma molto spettacolari) e l’interessante paese morto di Gairo Vecchio. A Osini non si perdano le indicazioni per la Scala di San Giorgio, un singolare monumento naturale costituito da picchi rocciosi spaccati da fenditure dette diaclasi. Sul posto (difficilmente raggiungibile in camper) c’è una bella area picnic nel verde e un paio di semplici sentieri. Proseguendo oltre, dopo circa 5 chilometri in gran parte sterrati, si arriva al Nuraghe Serbissi, un monumento splendido: da poco restaurato, sorge sulla volta di una grotta naturale (visitabile con le torce) utilizzata dalle antiche popolazioni come magazzino per le derrate alimentari.
Tornando alla tortuosa, stretta ma panoramicissima strada per il Perda ‘e Liana, autentico simbolo dell’Ogliastra, si costeggia la Foresta Demaniale Montarbu (lecci secolari), si passa accanto al Nuraghe Ardasai, appena restaurato, e si arriva all’imbocco del sentiero (tavoli da picnic) che va verso il monte. Il sentiero si arrampica sulla prima collina, poi compie un lungo giro intorno al monte, una sorta di tacco lavorato dall’erosione che assomiglia a certi pinnacoli dei deserti americani, per chiudersi in corrispondenza di un grosso pannello in legno. Si possono risalire le rocce alla base del picco principale, fino a una quarantina di metri dalla vetta, separata da una parete pressoché verticale (una corda sistemata in un camino consente agli esperti di superare l’ultimo tratto). Dal parcheggio si può raggiungere, poco prima del bivio per Lanusei, la stradina che porta all’Osservatorio Astronomico di Monte Armidda, uno dei pochi in Sardegna e l’unico aperto al pubblico. Frutto della passione dell?astrofilo Carlo Dessì, l’osservatorio è gestito dall?Associazione Ogliastrina di Astronomia, a cui ci si può rivolgere per effettuare delle osservazioni (tel. 349 1533468 dalle ore 18 alle 19, lunedì, mercoledì e venerdì).
Per raggiungere poi Lanusei si passa davanti al Bosco di Selene. In questa area verde molto ben attrezzata (c’è addirittura un camping, ma abbandonato e vandalizzato), si trovano due tombe dei giganti. Le visite guidate sono gestite dalla Cooperativa La Nuova Luna (tel. 0782 41051), mentre il bosco è l’ideale per una sosta anche di più giorni (c’è anche l’acqua). Dalla radura centrale parte un interessante itinerario didattico che conduce nella parte meglio conservata del bosco, indicando i nomi di alcune piante (anche in sardo).
Da Lanusei si può proseguire per Villagrande Strisaili (a monte del quale si trova il bel Parco Naturale Santa Barbara, con sorgenti d’acqua e aree picnic) e quindi, per una strada tortuosa, fino a Tortolì. Del tutto sconsigliato il tratto Lanusei- Talana: la strada è minacciata da frane e a volte ingombra di massi. Le vie più dirette scendono a Barisardo e a Tortolì: in entrambi i casi si ritorna sulla statale 125 per Arbatax, dove il nostro anello si chiude.

PleinAir 369 – aprile 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio