Spiriti benigni

A tutta natura in Valchiusella, verso le pendici orientali del Gran Paradiso, tra boschi incontaminati, miniere oggi riconvertite al turismo e facili escursioni a caccia di antichissime incisioni rupestri, come la passeggiata lungo il leggendario Sentiero delle Anime.

Indice dell'itinerario

La carrozzabile termina ad imbuto ai piedi delle montagne, come in tante piccole valli dell’arco alpino: nessun centro di grande richiamo turistico, niente piste olimpiche, nulla che a prima vista, osservando la carta, suggerisca motivi di interesse tali da affrontare le curve e le pendenze della strada. E invece la Valchiusella è un territorio capace di offrire grandi emozioni al pleinair invernale in un ambiente aspro e selvaggio, un regno della pietra dove le opere dell’uomo si confondono con l’arcigno paesaggio circostante. Stretta fra le pianure del Canavese, la valle valdostana di Champorcher e quella di Soana, già parte del lato piemontese del parco del Gran Paradiso, a chi la percorre risalendo da Vidracco crea quasi una sensazione di soffocamento, poiché i due versanti si vanno via via stringendo sul corso del torrente Chiusella sino alla borgata di Fondo, un nome che parrebbe una fine. Ma come spesso accade, quello che sembra dividere in realtà unisce: dal Medioevo al XIX secolo questo sistema vallivo ha infatti rappresentato lo strategico crocevia di una rete di sentieri e mulattiere che permetteva di passare dall’alto Canavese alla media Valle d’Aosta in un solo giorno di cammino.

Cinquemila anni fa
E’ una storia che parte da lontano, quella della Valchiusella. Secondo la tradizione questi territori videro nel 25 a.C. l’ultima e disperata opposizione dei Salassi, una popolazione di origine celtica, contro l’inesorabile avanzata dei Romani. La resistenza terminò tragicamente, i Salassi furono sconfitti e oltre 30.000 giovani furono venduti come schiavi al mercato di Eporedia, l’odierna Ivrea. Ma il passato di questa zona è ancora più antico, e lo testimoniano le numerose incisioni rupestri che costellano l’intera zona.
La borgata di Fondo è caratterizzata da un antico ponte in pietra a schiena d’asino, che non ha nulla da invidiare a tanti ben più famosi ponti del diavolo . Da qui si dipartono numerosi sentieri per escursioni di varia difficoltà, ma anche senza andare molto lontano si deve senz’altro raggiungere la splendida cascata che si trova a pochi minuti di cammino sulla destra orografica della valle. Percorrendo invece il cosiddetto Sentiero dei Mufloni che s’innalza ripido sulla sinistra orografica si raggiunge la Pera dij Cros, la “pietra delle croci”, un roccione piatto di 10 metri per 15 con un centinaio d’incisioni che riproducono perlopiù figure di aspetto umano.
Ancora più interessanti sono le pietre distribuite lungo il Sentér dj’ ànime, il sentiero delle anime ossia degli spiriti, un facile percorso che inizia da Traversella per arrivare ai Piani di Cappia. Qui la roccia è scolpita con croci, piccoli incavi di forma tondeggiante chiamati coppelle e altre sagome, presumibilmente antropomorfe. Sulla loro datazione sono ancora in corso studi e discussioni, ma non si possono negare le evidenti analogie con le incisioni dell’Età del Rame e del Bronzo (dal 3000 al 1000 a.C. circa) presenti in Valcamonica. Il nome del sentiero si ricollega a una leggenda secondo la quale vi transitavano le anime dei morti, tanto che nelle vicinanze non venivano costruiti recinti per il bestiame poiché gli animali si sarebbero agitati: un presupposto inquietante, soprattutto se capita di percorrere il tracciato in una giornata autunnale, magari con un velo di nebbia. In mezzo al bosco la fantasia fa presto a galoppare, e anche i più semplici rumori della natura possono trasformarsi nel segnale di presenze eteree. Tutt’altro tono assume invece la passeggiata in una limpida giornata di sole, quando lo sguardo spazia sull’orizzonte e sulle cime innevate e le cose riprendono una dimensione di realtà.
Fantasmi a parte, il sentiero doveva senz’altro avere una qualche importanza, come confermano le stesse incisioni: per ciascun gruppo di esse un cartello illustrativo offre una breve descrizione e la possibile datazione del reperto. Il tracciato, con uno sviluppo di circa 7 chilometri e un dislivello di 500 metri a partire dagli 827 del piazzale di Traversella, segue un viottolo ben individuato da cartelli indicanti Rifugio e Palestra di roccia . Dopo un primo tratto su asfalto si percorre un’antica selciata che sale tra noccioli e castagni, lungo la quale si trova il primo dei dieci pannelli che illustrano le pietre scolpite; non tutte le figure sono però in piena vista, e in qualche caso ci si deve armare di un po’ di pazienza per individuare le incisioni. Superata una breve ma dura salita si lascia sulla destra il sentiero per il Rifugio Chiaromonte, seguendo invece quello che a mezza costa porta al Rifugio Bruno Piazza (1.050 m, circa 45 minuti dalla partenza) posto in un punto molto panoramico. Nelle vicinanze si trova una palestra di roccia nota ai climber di tutta Europa, che comprende anche alcune vie create espressamente per i bambini. Oltrepassato il rifugio inizia il vero e proprio Sentiero delle Anime, con segnavia bianco-rossi, in parte selciato e in parte scalinato su roccia, che si dipana con una pendenza graduale affacciandosi sulla vallata e offrendo la vista delle alte cime che precedono il gruppo del Gran Paradiso. Di per sé l’itinerario non è molto lungo, ma concedetevi tempo per effettuarlo con calma poiché ad ogni cartello scatta una sorta di spirito da caccia al tesoro, finendo con il sostare ben più a lungo di quel che ci si aspetterebbe per scoprire ognuna delle incisioni, soprattutto quando non si trovano direttamente sul sentiero ma ci si deve allontanare di un poco. Il consiglio, inoltre, è di portare con sé parecchia acqua: se vengono bagnate, infatti, le sagome sembrano assumere improvvisamente vita spiccando brillanti sul grigio sfondo della roccia. La tappa conclusiva del sentiero si trova nella borgata dei Piani di Cappia (1.339 m): presso l’ultimo cartello, con ai piedi i pascoli che digradano verso le borgate sottostanti e con le montagne che si stagliano contro il cielo, ci si sentirà più vicini a quegli uomini sconosciuti che hanno lasciato il loro ricordo sulla pietra e si potrà comprendere la fede in quelle remote divinità che probabilmente ispirarono l’opera.

Sopra e sotto la terra
Anche la bassa vallata presenta occasioni di visita, a cominciare dalle vecchie miniere di ferro già note ai Romani (almeno stando a quanto afferma Tito Livio descrivendo una battaglia sostenuta da Appio Claudio contro i Salassi). Di certo le miniere furono ampiamente sfruttate a partire dal XV secolo e fino al 1964, rappresentando la principale fonte di sviluppo socio-economico dei paesi circostanti. Ricche di magnetite, producevano anche rame, piombo, argento e altri sessanta minerali, alcuni molto rari. I materiali estratti venivano utilizzati per fabbricare armi e proiettili, tanto che i maggiori committenti furono Napoleone prima e l’esercito piemontese poi. Dopo un intenso sfruttamento, il declino dell’attività estrattiva iniziò alla fine della Seconda Guerra Mondiale e, una volta abbandonate, sembrava che le antiche mine fossero destinate ad un mesto oblio: ma così non è, perché riescono tuttora ad essere parte attiva della vita della vallata, trasformate in luoghi di visita e meta turistica. E’ un mondo singolare, un antro oscuro che schiavizza chi vi è costretto a lavorare, un’anticamera dell’inferno dove sputar sangue per non morire di fame, ed è questa certamente la visione che più si avvicina alla dura realtà dello scavo; ma è anche un pozzo delle meraviglie che cela mille segreti, evoca la leggenda di tesori nascosti, chimera per cercatori solitari che inseguono sogni di insperata ricchezza. Di certo si tratta di un patrimonio da valorizzare, non solo dal punto di vista ambientale e geologico ma soprattutto da quello storico e culturale, ed è per questo che la Provincia di Torino ha partecipato all’ambizioso progetto della Filiera del Ferro della Valchiusella da cui è nato l’ecomuseo “Il ferro e la diorite”, comprendente i vari siti minerari di Traversella.
Oltre al sottosuolo, non dimentichiamo ciò che cresce alla luce del sole: nella valle infatti è tuttora ben sviluppata la vita contadina che il visitatore può apprezzare anche grazie alle iniziative del Club Amici Valchiusella, un’associazione volta a promuovere la tutela e la conoscenza delle tradizioni locali insieme al turismo naturalistico. Uno degli appuntamenti chiave è El saba d’le erbe , ovvero il sabato delle erbe aromatiche, che si svolge a maggio e prevede escursioni guidate e degustazioni, mentre in ottobre vengono presentati gli antichi mestieri: quest’anno, ad esempio, è stata illustrata la filiera del latte con convegni, proiezioni, concerti e dimostrazioni della mungitura. Un’occasione magnifica per assaporare la toma ‘d trausela, formaggio freschissimo prodotto con latte appena munto e da consumarsi entro pochi giorni condito con olio, pepe o sale, oppure abbinato alla polenta.

Una nuova era
Negli ultimi anni molti turisti, soprattutto stranieri, hanno acquistato una casa nelle borgate alpine della Valchiusella, in cerca di opportunità di soggiorno e di riposo a contatto con la natura. E’ un altro dei segnali della rinascita del territorio, confermato dalla crescita di fiere, manifestazioni tematiche e attività sportive. Nel comprensorio è possibile infatti praticare numerose discipline: non solo l’arrampicata, sfruttando le citate palestre di roccia presso il Rifugio Piazza, ma anche lo sci da discesa nella zona del Palit, lo sci nordico a Cima Bossola, Fondo e Inverso, le escursioni in mountain bike e a piedi con numerose possibilità anche nella stagione fredda, per concludere con il parapendio e la pesca.
In Valchiusella si trova anche la celebre federazione di Damanhur. Fondata all’inizio degli anni ’70, oggi è un attivissimo centro di ricerca spirituale, artistica e sociale divenuto famoso per il suo vasto tempio sotterraneo, quasi a richiamare l’antica vocazione mineraria della valle. Ma perché proprio in quest’angolo di Piemonte? La scelta non è affatto casuale, poiché si ritiene che la zona possieda particolari caratteristiche energetiche a causa dell’altissima concentrazione di minerali. Qui inoltre s’incontrerebbero ben quattro linee sincroniche, immense correnti vitali che funzionano come una sorta di “fiumi della conoscenza” e che sarebbero in grado di catalizzare le forze cosmiche o addirittura di modificare gli eventi in varie zone del pianeta: l’incrocio di due linee verticali e due orizzontali crea il cosiddetto Nodo Splendente, e per capirne l’importanza basti pensare che ce ne sono solo due, il primo in Tibet e il secondo appunto in Valchiusella. Credeteci o no, da queste parti accade davvero di respirare un’atmosfera di gioioso misticismo. E visto che proprio a Damanhur si trova uno dei luoghi di sosta più utili per la visita della valle, chissà che il pleinair non sia un po’ new age…

PleinAir 437 – dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio