Speciale Abbazie/5 - Nave di pietra

La più sorprendente tra le abbazie italiane si nasconde nel cuore del promontorio più suggestivo della Liguria. Gli sportivi e gli appassionati di natura possono raggiungerla a piedi da Camogli...

Indice dell'itinerario

La più sorprendente tra le abbazie italiane si nasconde nel cuore del promontorio più suggestivo della Liguria. Gli sportivi e gli appassionati di natura possono raggiungerla a piedi da Camogli per il sentiero che tocca San Rocco, scavalca il crinale di Punta Chiappa e poi scende al livello del mare; da Portofino per un itinerario un po’ più breve; o da Portofino Vetta per il sentiero più comodo di tutti, interamente in discesa e che richiede poco più di un’ora.
Più comodo ma altrettanto affascinante è arrivare dal mare. Se è tranquillo, i barconi che partono tutto l’anno da Camogli impiegano mezz’ora. D’estate si può arrivare in battello anche dai centri del Tigullio, da Portofino, addirittura dal Porto Antico di Genova. Alla fine del viaggio, l’apparizione improvvisa dell’abbazia che custodisce i sepolcri dei Doria lascia a bocca aperta anche il viaggiatore più smaliziato.
Sorta come cenobio benedettino nel secolo VIII, San Fruttuoso si è trasformata in un monastero poco prima del Mille, ha poi esteso il suo potere a buona parte del litorale ligure, ha assunto le forme attuali a metà del Duecento. Andrea Doria, il più celebre ammiraglio della storia della “Superba”, ne prese il controllo nel 1561.
Il declino iniziò subito dopo. Nel Settecento vari locali furono adibiti a ovili, cent’anni più tardi alcune famiglie di pescatori presero dimora nelle grandi sale affacciate sul mare. Nel 1915 un alluvione arrecò gravi danni alla chiesa e formò con i suoi detriti la spiaggia. Il riscatto è iniziato nel 1983, quando i principi Doria Pamphilj donarono San Fruttuoso al Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI). Tra il 1986 e il 1998, l’abbazia è stata consolidata e riportata all’eleganza originaria.
Oggi, a lavori conclusi, si offrono al visitatore la sala capitolare trasformata in museo, i sepolcri dei Doria nella cripta, il chiostro piccolissimo e raccolto, la severa torre del 1562 che sorveglia la baia e l’abbazia. Gli abitanti ora alloggiano nelle vicine case restaurate.
Oggi convergono su San Fruttuoso visitatori molto diversi tra loro. Sul pontile, sulla spiaggia e nelle antiche sale si incontrano coppie eleganti arrivate da Santa Margherita e Portofino, escursionisti accaldati, famiglie con bambini provenienti da ogni angolo d’Europa. Molti s’interessano solo all’abbazia e al mare.
Intorno a San Fruttuoso, però, c’è una natura di straordinario fascino. Istituito nel 1935 per iniziativa privata, passato nel 1995 alla Regione, il Parco di Portofino si estende su 4660 ettari di rocce e boschi. Ulivi e castagni piantati anche in luoghi all’apparenza inaccessibili si affiancano alla macchia mediterranea, ai lecci, ai pini d’Aleppo, alle euforbie, alle felci presenti con varie specie rare.
Secoli di caccia non hanno fatto bene alla fauna, che include comunque rapaci come il falco pellegrino e il lodolaio, ungulati come il cinghiale, uccelli del bosco come l’upupa, la ghiandaia e l’occhiocotto, rari uccelli marini come la berta maggiore e la sula. Tanta ricchezza prosegue sui fondali, protetti dal 1998 da una Riserva Marina, che offrono ai sub l’incontro con praterie di posidonia, formazioni multicolori di gorgonie e banchi di corallo in ripresa dopo secoli di sfruttamento.

PleinAir 326 – settembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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