Speciale Abbazie/13 - Kyrie Eleison

Cavalcammo ancora attraversando canneti, piantagioni di ulivi e colline ricoperte da vigne, fino ad arrivare a uno scuro monastero... la cui facciata gotica si addice in modo sorprendente alla natura e all'architettura italiana: così il pittore Victor von Scheffel descrisse l'abbazia di San Nilo a Grottaferrata

Indice dell'itinerario

“Cavalcammo ancora attraversando canneti, piantagioni di ulivi e colline ricoperte da vigne, fino ad arrivare a uno scuro monastero chiuso in un quadrilatero di mura e torri rotonde, la cui facciata gotica si addice in modo sorprendente alla natura e all’architettura italiana. Entrati cavalcando sul ponte, bussammo al portone. Un monaco nero ci aprì”. Così, nel 1852, raccontava il suo arrivo a Grottaferrata il pittore tedesco Victor von Scheffel, destinato negli anni successivi a ritrarre molti degli angoli più suggestivi dei Castelli. Oggi, sulle colline vulcaniche alle porte di Roma, l’antico paesaggio agricolo è stato in buona parte sostituito da una disordinata espansione edilizia. L’ingresso nel recinto fortificato dell’abbazia di Grottaferrata, però, resta un momento magico.
A fondarla, sui resti di una villa romana, fu nel 1004 San Nilo, un monaco basiliano fuggito dall’abbazia calabrese di Rossano. Le poderose mura che circondano l’abbazia sono una testimonianza dei lunghi scontri tra le grandi famiglie baronali del Lazio. Le fece costruire il cardinale Giuliano della Rovere (più tardi papa Giulio II) come baluardo contro i Borgia, suoi acerrimi avversari. Anche oggi l’abbazia ospita religiosi di rito greco, che festeggiano l’Epifania e la Pasqua con cerimonie suggestive.
Oggi come in passato, si entra nell’abbazia per un ponte di aspetto medioevale. Sul primo cortile c’è l’ingresso del monastero, oltre il quale si apre lo splendido portico rinascimentale progettato da Antonio da Sangallo. Da qui si passa al museo, dove sono in esposizione statue greche e romane, sarcofagi, un elegantissimo pallio papale e numerosi quadri interessanti. Il pezzo forte della raccolta, però, sono gli affreschi duecenteschi della vita di Mosè che decoravano fino al Cinquecento la chiesa.
Dal monastero, pochi passi portano alla chiesa di Santa Maria, consacrata nel 1024, alla quale si affianca un campanile romanico di particolare eleganza. Nel nartece ci sono dei mosaici e un bel fonte battesimale. Nella navata spiccano il soffitto a cassettoni (del 1577) e la massiccia iconostasi seicentesca. Ricordano le fasi più antiche della chiesa vari mosaici duecenteschi e l’elegante icona della Madonna Theotokòs, probabilmente trasportata qui nel 1191, dopo la distruzione del castello di Tuscolo. A destra dell’ingresso, la cappella di San Nilo è decorata dai magnifici affreschi dipinti nel 1610 dal Domenichino.
Ci vuole un permesso speciale, invece, per visitare il celebre Scriptorium dell’abbazia. Fondato da San Nilo, questo laboratorio è uno dei più quotati al mondo nel restauro dei libri antichi. Anche il Codice Atlantico di Leonardo è stato restaurato qui. Nella biblioteca spiccano tre codici di poco successivi al Mille, varie raccolte di musica liturgica e il Cadamusto, la più antica raccolta di racconti di viaggio redatta nella storia.
Non c’è solo l’abbazia. A un quarto d’ora di viaggio dal Grande Raccordo Anulare di Roma, Grottaferrata è un ottimo punto di partenza per una visita ai Colli Albani. I centri storici di Frascati e Marino distano solo una manciata di chilometri dall’abbazia di San Nilo, appena più in là si trovano Castel Gandolfo con il palazzo papale e Albano Laziale con i suoi monumenti romani e il suo museo. Basta poco anche per raggiungere i laghi di Albano e di Nemi, che meritano una visita in ogni momento dell’anno.

PleinAir 326 – settembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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