Speciale Abbazie/12 - Sorgenti di cultura

A Subiaco, ai piedi dei fitti boschi dei Monti Simbruini, si trovano due simboli della cristianità: il Sacro Speco di San Benedetto e il monastero di Santa Scolastica

Indice dell'itinerario

A monte di Subiaco, ai piedi dei fitti boschi dei Monti Simbruini, la valle dell’Aniene si stringe in una impressionante forra rocciosa. In basso, il secondo fiume di Roma scorre spumeggiante e selvaggio tra speroni calcarei, fitti boschi di lecci e grandi querce isolate. Più in alto, le giogaie dei Simbruini (e dei Monti Affilani, che formano l’opposto lato della valle) si alzano ripide e severe verso il cielo. E’ una valle splendida e spettacolare, che emoziona allo stesso modo chi la percorre a piedi per l’antico viottolo di fondovalle come chi segue la stretta strada asfaltata a mezza costa che collega Subiaco con Jenne, Trevi nel Lazio e Vallepietra, e che offre impressionanti vedute aeree della forra e del fiume.
Qui, negli anni dell’impero romano, Nerone fece creare con delle piccole dighe tre laghi, i Simbruina stagna, sui quali si affacciava una delle sue tante ville. Quattro secoli e mezzo più tardi, il giovane Benedetto della famiglia Anicia, si ritirò in penitenza in una delle numerose grotte calcaree della valle. Nel 529 il religioso lasciò le rive dell’Aniene, fondò Montecassino, diede vita al più importante ordine monastico della storia della Chiesa. Tra le molte abbazie a lui legate, però, Santa Scolastica e il Sacro Speco restano le più suggestive ed emozionanti.
Tra i due, il monastero di San Benedetto (noto a tutti come Sacro Speco) è senz’altro il più spettacolare. Costruito nelle forme attuali a partire dal Duecento, aderisce a una parete verticale e ha inglobato al suo interno la grotta dove il santo si ritirò in meditazione e in preghiera. A picco sulle acque del fiume, il monastero è affiancato da un bosco di lecci secolari e comprende due chiese, poste a livelli diversi e collegate da una ripida scalinata. Oltre alla posizione, però, lo straordinario fascino del Sacro Speco sta nei magnifici affreschi dipinti tra i secoli XIII e XV che ne rivestono le pareti.
Nonostante tra i loro autori non si contino artisti particolarmente famosi, queste pitture includono immagini di eccezionale fascino come le Storie di San Benedetto attribuite a Ottaviano Nelli e la Madonna con Bambino a firma del Magister Consolus.
Per i fedeli, l’immagine più importante è quella di San Francesco, dipinta nel 1223 in occasione della visita del Poverello di Assisi al Sacro Speco. I recenti restauri hanno ridato lustro e colori alle pitture della Chiesa Superiore.
Se il Sacro Speco emoziona per la sua posizione e i suoi affreschi, il monastero di Santa Scolastica, che precede la stretta forra rocciosa della valle, ha invece una straordinaria importanza dal punto di vista culturale. Fondato da San Benedetto in persona (che consacrò nella zona ben tredici monasteri), il complesso è stato rifatto molte volte. Se l’arco d’ingresso è un bell’esempio di gotico quattrocentesco, l’elegantissimo campanile del 1052 conserva le forme romaniche originarie. La chiesa, consacrata nel 980 da papa Benedetto VII, è stata rifatta in forme barocche. Cuore e capolavoro di Santa Scolastica è il bellissimo terzo chiostro decorato da colonnine tortili, capitelli e intarsi, opera dei maestri cosmateschi (i romani Jacopo, Cosma e Luca). Nel monastero di Santa Scolastica, dal Trecento, vivono monaci provenienti dall’Europa settentrionale. Qui, nel 1464, iniziò a lavorare la prima tipografia italiana che stampò tra l’altro il De Oratore di Cicerone e il De Civitate Dei di Sant’Agostino. Oggi il complesso include un seminario.
Grande meta per chi s’interessa alla fede e alla storia, i due monasteri della Valle dell’Aniene meritano una visita anche da parte di chi preferisce la natura.
Nella forra scavata dal fiume, le acque, i lecci e i voli eleganti di rondini e rapaci compongono uno spettacolo straordinario. Le strade che salgono a Livata e agli altri altipiani dei Simbruini offrono ampie possibilità di escursioni e di sosta in un ambiente caratterizzato da pascoli e faggete, protetto dal 1983 dal più esteso parco regionale del Lazio. Se si sale da Vallepietra, invece, la strada termina a poca distanza dalla parete della Tagliata, una muraglia calcarea alla cui base una grotta ospita un altro dei luoghi di culto più interessanti del Lazio. Si tratta del Santuario della Santissima Trinità, raggiunto la domenica dopo Pentecoste da una delle processioni più affascinanti dell’Appennino.

PleinAir 326 – settembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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