Speciale Abbazie/10 - Fiore di palude

La più interessante abbazia delle Marche, Fiastra, attende il viaggiatore a pochi chilometri da Macerata e Tolentino, accanto alla strada statale che si dirige a sud verso Sarnano e il Parco Nazionale dei Sibillini.

Indice dell'itinerario

La più interessante abbazia delle Marche attende il viaggiatore a pochi chilometri da Macerata e Tolentino, accanto alla strada statale che si dirige a sud verso Sarnano e il Parco Nazionale dei Sibillini. Fondata nel 1142 per volere di Guarnerio II, duca di Spoleto e marchese di Ancona, l’abbazia di Fiastra ha avuto un ruolo decisivo nella bonifica della paludosa valle del Chienti, ha controllato per tre secoli una larga parte della regione, è stata devastata nel 1422 dalle truppe guidate da Braccio da Montone.
Dopo una progressiva decadenza, l’abbazia fu acquistata nel 1773 dai marchesi Bandini di Camerino che ne fecero il centro di una vasta tenuta agricola. Un territorio che dal 1987 è diventato una delle più interessanti riserve naturali delle colline marchigiane.
Estesa su 1801 ettari e gestita in collaborazione tra il WWF, la Regione Marche, l’Università di Camerino e la Fondazione Giustiniani Bandini che rimane proprietaria dei terreni, l’area protetta include le rive del Fiastra, il piccolo lago Le Vene e la magnifica Selva Bandini con i suoi cerri e i suoi lecci secolari, che può essere visitata a piedi o in bicicletta grazie a una buona rete di sentieri. E’ possibile avvistare lo scoiattolo, il picchio rosso e il capriolo. La puzzola, lo sparviero e il ghiro si lasciano solo di rado sorprendere dall’arrivo dell’uomo. Oggetto di un ottimo restauro negli ultimi anni (un cantiere è ancora al lavoro nel transetto), la chiesa emoziona per la semplice facciata e per la grandiosa semplicità dell’interno. Solo qualche frammento rimane degli splendidi affreschi quattrocenteschi che decoravano la navata e le cappelle laterali. Semplice e di grande suggestione è anche il chiostro, terminato nei primi anni del Cinquecento. Da non perdere anche il refettorio, nel quale sono state riutilizzate sette colonne romane della vicina Urbs Salvia. Terminata la visita dell’abbazia, è possibile dirigersi verso il poderoso castello medioevale della Rancia, il centro storico e le interessanti rovine romane di Urbisaglia, salire in direzione di Sarnano e dei Monti Sibillini, raggiungere velocemente le spiagge di Civitanova Marche, Porto Sant’Elpidio e Recanati. Per chi s’interessa ai monumenti della fede, però, la valle del Chienti è un’autentica miniera di scoperte.
Ai piedi del colle di Macerata, a poca distanza dalla vecchia statale 485, un tranquillo paesaggio agricolo custodisce la splendida chiesa romanica di San Claudio al Chienti, di origine altomedioevale, che conserva due inconfondibili torri cilindriche che ricordano le basiliche di Ravenna. Quasi altrettanto antica e ancora più suggestiva, l’abbazia di Santa Maria a Piè di Chienti, costruita nel IX secolo, conserva un austero e bellissimo interno e notevoli affreschi del secondo Quattrocento. La presenza delle lastre di alabastro originali al posto delle vetrate sottolinea ulteriormente il fascino di questo monumento straordinario.
Le grandi abbazie della bassa valle sono solo una parte del patrimonio artistico e monumentale del bacino del Chienti. A monte di Tolentino, dove le pendici delle colline si fanno via via più ripide e selvagge, la fede dei religiosi medioevali ha portato alla nascita di decine e decine di abbazie e romitori. Tra le innumerevoli mete della zona, segnaliamo l’abbazia di Santa Maria di Rio Sacro ai piedi dei Sibillini: per raggiungerla, dalla strada statale, occorre una suggestiva passeggiata di un’ora. Da visitare anche il romitorio di Sant’Eustachio in Domora, nascosto tra le rocce dell’omonima valle tra San Severino Marche e Serrapetrona.

PleinAir 326 – settembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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