Sotto il muro

Allegri, si comincia il gioco!. Così l'arbitro dà inizio all'annuale Palio delle Contrade, un torneo di palla col bracciale. Siamo a Mondolfo di Pesaro, l'ultima domenica di luglio.

Indice dell'itinerario

Quattro squadre per quattro contrade, ciascuna squadra di tre giocatori, si fronteggiano due a due, ad eliminazione. Ogni giocatore ha una mano infilata fino al polso in un bracciale di legno, un manicotto in massello di noce dal peso di circa due chili ricoperto da bischeri, cunei a punta di diamante. Con il bracciale si batte una palla di appena dodici centimetri di diametro, fatta di strisce di cuoio cucite con spago intorno a una vescica d’animale gonfiata.
Curano lo svolgimento della competizione un mandarino col compito di lanciare la prima palla e un arbitro, che dirige la partita e la commenta ad alta voce. Il campo da gioco misura fino a cento metri di lunghezza e diciassette di larghezza con uno dei lati lunghi chiuso da un muro alto venti metri, detto Sferisterio.
L’arbitro dà il via, il mandarino lancia la palla al battitore di turno che, scendendo da una pedana inclinata, prende la rincorsa e colpisce al volo la piccola sfera lanciandola nel campo avversario, spesso dopo averla fatta rimbalzare sul muro. Dall’altra parte si deve ribattere la palla al volo o dopo un solo rimbalzo a terra… E così via, fino a quando i mancati rilanci non assegnano il gioco.
Insomma è come assistere a una partita di tennis: solo che questa si giocava già nel Rinascimento, sviluppandosi soprattutto in Toscana e in Piemonte e poi diffondendosi ovunque in Italia, a tal punto che nelle principali città furono costruiti appositi Sferisteri; il più grande e meglio conservato si trova proprio nelle Marche, a Macerata.
A Mondolfo, in quel di Pesaro, probabilmente il gioco del bracciale fu importato nel XVI secolo dalle truppe di Lorenzo de’ Medici che occuparono la città. E subito vi attecchì, come conferma una corrispondenza del 1522, nella quale Ercole d’Este, figlio del duca di Ferrara, richiedeva al capitano mondolfese Benedetto Giraldi di fornirgli alcune palle da gioco, già allora note per l’ottima qualità.
Oggi la mancanza di ricambio tra i giocatori, oltre alla difficoltà (e ai costi) nel reperire e manutenere gli attrezzi, minacciano la tradizione. Idilio Ciuccoli, l’ultimo costruttore di bracciali di Mondolfo ha smesso l’attività per mancanza di richieste; e gli stessi giocatori devono improvvisarsi artigiani del cuoio per assicurarsi una scorta adeguata di palle.
Per quest’anno, comunque, si giocherà ancora nello Sferisterio di Mondolfo e si celebrerà l’ennesima Cacciata: a ricordo dei festeggiamenti che seguirono la riconquista della città da parte di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino.
Nel pomeriggio, uno spettacolo di sbandieratori precederà i cortei in costume delle quattro contrade diretti in Piazza del Comune per presentare i giocatori alla corte. Qui il duca, la duchessa e i cortigiani riceveranno gli omaggi del priore e dei rappresentanti di ogni contrada; quindi Francesco Maria I inviterà tutti a ristorarsi prima del torneo.
Alle 21 si riformeranno i cortei per raggiungere i rispettivi palchi sulle mura, da dove assisteranno alla gara. La contrada vincitrice riceverà il Palio dalle mani del duca mentre sbandieratori, saltimbanchi e mangiafuoco allieteranno la serata al lume delle fiaccole. Alle 23, infine, una grande cascata di fuochi sulle pareti del Palazzo Comunale illuminerà a giorno la piazza e concluderà la festa.

PleinAir 360/361 – luglio/agosto 2002

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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