Sognando California

Così i Mamas & Papas celebravano il mitico stato dell'Ovest americano. Ed ecco un itinerario davvero capace di far sognare: da San Francisco a Los Angeles passando per coste spettacolari, famosissimi parchi montani, canyon unici al mondo e rigogliose vallate... in cui gustare sirloin e Pinot.

Indice dell'itinerario

Il Golden Gate, i tram a carrucola detti cable car, Chinatown, l’università di Berkeley, la prigione di Alcatraz, le strade ondulate, le colline intorno alla baia su cui si ergono deliziose villette: sono immagini che ognuno di noi ha già visto “da qualche parte” in uno degli innumerevoli film, telefilm, documentari, romanzi, articoli di giornale ambientati a San Francisco. Ma trovarsi qui è comunque una sorpresa, un’emozione vera.
La città – che ha fama di metropoli, ma solo 770.000 abitanti – crebbe a dismisura a partire dalla corsa all’oro del 1849, ed è sempre stata un catalizzatore di speranze e sogni, aprendosi senza problemi a idee nuove e a stili di vita non convenzionali. E’ qui che sono nati i movimenti beatnik e hippy, che la comunità omosessuale si è perfettamente integrata nel tessuto sociale, ed è ancora qui che sono sorti i primi cyber cafè dove si può navigare in Internet mentre si mangia e si beve. Come i suoi multietnici abitanti, ogni quartiere ha uno stile e una personalità ben definiti: c’è quello degli affari con i grattacieli in vetro e acciaio, quello cinese gremito di ottimi ristoranti asiatici, la Little Italy di North Beach, l’eleganza di Nob Hill, i negozi a cinque e più stelle di Pacific Heights, Russian Hill e le sue abitazioni dai costi inavvicinabili…
La strada costiera HWY 1 attraversa il verdeggiante Golden Gate Park: l’ultima immagine che ci rimane della città è il ponte dei ponti, illuminato dalle prime luci dell’alba: semplicemente indimenticabile.
Superando spiagge e coste rocciose da sogno raggiungiamo Monterey, in origine un primitivo insediamento spagnolo-messicano trasformato agli inizi del XX secolo in un borgo di pescatori… siciliani. Una vasta parte della sua popolazione, infatti, è costituita da gente che emigrò fin qui dall’isola di Marettimo, nelle Egadi: in primavera si dedicavano alla pesca delle aringhe, mentre d’estate raggiungevano in barca a vela l’Alaska per fare incetta di salmoni. Oggi solo alcuni di loro portano avanti quest’attività, ma al mondo marino è dedicato l’interessantissimo acquario di Monterey Bay che permette di osservare da vicino le oltre 6.000 specie di creature che vivono nell’oceano.

Generali e senatori
La cosiddetta 17 Miles Drive percorre l’incantevole penisola di Peeble Beach: ancora un susseguirsi di scogliere e stupende distese di sabbia lungo le quali sorgono gli esclusivi quartieri di Pacific Grove e di Camel. Poi imbocchiamo la HWY 101 e la 152 verso est, in direzione dello Yosemite National Park. All’ingresso di Mariposa, un camping della catena KOA ci permette di trascorrere la nostra prima notte qui, in un comodo e accogliente cottage di legno. La celeberrima area protetta meriterebbe almeno una settimana di sosta: noi abbiamo percorso per intero le tre lunghe strade asfaltate che attraversano il parco, e compiuto due escursioni a piedi verso il Mirror Lake e le cascate Lower Yosemite Falls. Con un po’ più di allenamento vale davvero la pena raggiungere le Upper Yosemite Falls e le Nevada Falls, ed è assolutamente da non perdersi una visita al Glacier Point, che riserva uno straordinario panorama sulla Yosemite Valley.
Le HWY 168 e 180 conducono quindi ai contigui Sequoia National Park e Kings Canyon National Park. E’ onestamente difficile esprimere le sensazioni che si provano osservando gli enormi, incombenti alberi da secoli testimoni di ciò che accade su questi monti. Le sequoie della Sierra Nevada sono la più grande e longeva forma di vita esistente sul nostro pianeta: piante come il cosiddetto General Sherman o come quelle che formano il gruppo denominato The Senate lasciano semplicemente attoniti. Ed è davvero spettacolare percorrere la Kings Canyon Scenic Byway, che segue il corso tortuoso di una delle valli più suggestive di questo parco (alcune più profonde persino di quelle del Grand Canyon, in Arizona) visitabile con lunghe escursioni a piedi adatte solo ai più esperti.Un altro camping KOA ci accoglie presso Visalia da dove puntiamo con un largo giro alla Death Valley, prendendo le HWY 137, 190, 178 e 395 fino a superare a sud la Sierra Nevada. E’ uno dei luoghi più caldi e aridi della Terra, in apparenza privo di vita e invece sorprendente per le specie di cactus, insetti, serpenti e lucertole che lo abitano. I mari interni e i laghi prosciugatisi nelle ere geologiche hanno dato origine a un’area desertica costellata di dune sabbiose, distese di sale, rocciose pareti multicolori che si susseguono l’una dietro l’altra verso l’orizzonte come se non dovessero finire mai. Per addentrarsi in sicurezza lungo le piste che percorrono la valle bisogna attrezzarsi bene, con adeguate scorte di benzina e, soprattutto, d’acqua. Luoghi come Zabriskie Point (il letto di un lago di 12.000 anni fa), Fornace Creek (con il suo interessantissimo centro visite), Devil’s Golf Corse (una distesa di 518 chilometri quadrati di scaglie di sale), Bad Water (il punto più basso del continente americano) sono totalmente diversi da quelli visti finora, ma altrettanto spettacolari e affascinanti.

L’oceano di Hollywood
Le HWY 178 e 58 ci riportano verso il verde e il Pacifico. Dopo San Luis Obispo si entra in un’area molto meno nota della California ma non meno interessante, la Santa Maria Valley. Si tratta di una zona in cui si producono carne bovina e vini di altissima qualità grazie al clima secco, ideale per i vitigni di Pinot nero e bianco. Abbiamo visitato le cantine Byron e Rancho Sisquoc e siamo rimasti incantati nel vederne la competenza e la professionalità, frutto non solo della passione ma anche di cospicui investimenti nella ricerca vitivinicola.
Prima di puntare a sud, vale una breve sosta la riserva naturale costiera delle Guadalupe-Nipomo Dunes, un tratto di 25 chilometri quadrati di dune sabbiose inviolate che ospita qualcosa come 1.400 specie di animali e 244 di piante dunali e alofile.
Di tutt’altro genere la visita alla Purissima Mission, una delle numerose missioni cattoliche: costruita nel 1787 dagli spagnoli lungo la costa californiana, in principio ospitava due frati, cinque soldati e 1.500 indiani Chunash. Distrutta da un terremoto nel 1812, fu ricostruita e infine abbandonata sino al 1934, quando venne restaurata dal National Park Service.
Si torna sull’oceano oltrepassando l’enorme base aerea militare Vandenberg: da qui a Los Angeles si snodano all’infinito coste protette, come il Gaviota State Park, e spiagge hollywoodiane come Alcatraz, Rifugio, El Capitan, Goleta, Arroyo Burro e, dulcis in fundo, Santa Barbara. Quest’ultima, che è una delle destinazioni turistiche e di villeggiatura marina più note degli Stati Uniti, offre montagne scoscese, pianure, valli isolate e solitarie, colline ora selvagge, ora coltivate; nella cittadina si possono trovare centinaia di alberghi di charme, negozi e ristoranti dal target elevatissimo ma anche fast food e campeggi, chilometri di piste ciclabili e, come nella migliore tradizione, un’interminabile spiaggia pullulante di bagnini e di giovani californiani dal fisico statuario. Proseguendo ancora verso sud si ammirano ville di incredibile sontuosità – mentre lungo le strade si incrociano quasi solo Mercedes, BMW, Volvo e fuoristrada – e ancora spiagge incantate come Carpenteria, Emmawood, San Buenaventura, McGrath, Malibu e la mitica Santa Monica, ormai alle porte della nostra ultima tappa.

La città delle stelle
Eccitante, divertente, affascinante e allo stesso tempo terrificante: Los Angeles, la seconda città degli Stati Uniti (grande qualcosa come 10.363 chilometri quadrati e comprendente ben 88 quartieri dai confini non individuabili), annovera musei straordinari, attrazioni da sogno e opere architettoniche d’avanguardia, tra cui il lunghissimo canale che giunge direttamente dal fiume Colorado e alimenta l’acquedotto cittadino, essendo il territorio privo di sorgenti. Ma questa metropoli è anche sede di gravi tensioni sociali e la malavita è presente quasi ovunque: una delle poche aree non a rischio per i turisti è quella che si stende per 24 chilometri da Downtown alla costa e conta Beverly Hills, Santa Monica, Venice Beach e Malibu. Da non arrischiarsi nemmeno ad entrare è il quartiere di South Central, ma anche a Hollywood e a Venice Beach bisogna evitare le stradine isolate per non ritrovarsi nei guai. Un’esperienza da provare è quella di sedersi su una panchina e… osservare i passanti: oltre al consueto viavai di fisici palestrati, non si potrà fare a meno di notare donne esageratamente siliconate, guitti, loschi figuri, yuppy con ricchi abiti e accessori, barboni, obese signore in attillati pantaloni multicolori e con le dita ingioiellate, improvvisati gruppi rock e jazz, drogati, rasta, gigolò, prostitute e gente d’ogni razza e cultura, in un assortimento che riesce davvero a sorprendere.
La visita alla città non può tralasciare luoghi sacri come il Chinese Theatre dove le star del cinema lasciano le impronte delle mani e dei piedi nel cemento (tutte da ridere quelle dei fratelli Marx e di John Wayne), le colline di Hollywood, le strade del telefilm Beverly Hills, gli Studio’s della Universal e, ovviamente, Disneyland. Eppure, salendo sulla scaletta dell’aereo che ci riporterà a casa, il pensiero corre con nostalgia ai giorni vissuti nella solitudine dei sentieri dello Yosemite, ai giganti della foresta, alle interminabili spiagge del nord, ai campi sterminati di fiori, di ortaggi, di vigne… Un’America pleinair che per noi è quella più vera.

PleinAir 387 – ottobre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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