Slovenia, nella tana dell’orso

Misteriosi fiumi sotterranei che riaffiorano in superficie dando origine a laghi intermittenti, un suolo perforato da migliaia di grotte e cunicoli disseminati tra boschi secolari dove l’orso ha trovato il suo habitat ideale. Da sempre territorio di frontiera e crocevia di culture, il Carso sloveno offre un viaggio nella storia fra memorie di recenti conflitti e leggendarie vicende di briganti di età imperiale

Indice dell'itinerario

Mi sono sparite le ciabatte!”. L’esclamazione del mio compagno di viaggio, dopo un weekend passato a girare in lungo e in largo le montagne del Kras, il Carso sloveno, sulle tracce dell’orso bruno mi coglie di sorpresa. Secondo il Ministero dell’Ambiente e l’Università di Lubiana nel sud-ovest della Slovenia, fra Italia e Croazia, il grande plantigrado può vantare tra i 400 e i 500 esemplari, con una delle densità per chilometro quadrato più alte d’Europa. È così frequente da essere persino indicato sui cartelli stradali di pericolo del parco.

Del resto il territorio gli è particolarmente favorevole: qui dominano foreste secolari a perdita d’occhio, con un fitto sottobosco per nascondersi e rimpinzarsi di quei frutti zuccherini e proteici (ghiande, bacche rosse, mele selvatiche e altre prelibatezze) che costituiscono i tre quarti della sua dieta. Una ricca popolazione di ungulati (cervi, caprioli, daini) fornisce carcasse e carne, e non mancano sciami di api selvatiche e alveari naturali, rinforzati dalla presenza tradizionale delle arnie mobili, che forniscono l’immancabile miele. Grotte tranquille e inesplorate assicurano un ricovero per il riposo invernale, il parto e l’allattamento dei cuccioli: il Carso è un territorio geologicamente vario per eccellenza, una gruviera di roccia che non a caso ha dato il nome al fenomeno più amato dagli speleologi.

Uno degli sterrati che conducono al Monte Nevoso, ben accessibili a piccoli camper
Uno degli sterrati che conducono al Monte Nevoso, ben accessibili a piccoli camper

 

Nell’area dove abbiamo trascorso il finesettimana sono state censite circa 8.000 grotte, di cui una ventina visitabili con percorso turistico o con la guida, tra cui quelle famosissime di Postumia (Postonja), quelle di San Canziano (Skocjanske Jame), patrimonio dell’umanità, e quella originale e intrigante dentro – o meglio sotto – il castello di Predjama (Predjamski grad). La roccia calcarea, facilmente modellabile dall’acqua piovana e dallo scioglimento delle nevi, crea singolari fenomeni. Ad esempio torrenti che riappaiono in superficie dopo lunghi tragitti sotterranei o fiumi che scavano gallerie e ponti sospesi di pietra: come al Rio dei Gamberi (Rakov Skocjan), famoso per i suoi due archi imponenti e per il labirintico sentiero a forma di otto che percorre i tunnel erosi dai flutti.

C’è persino un curioso lago intermittente, il Cerknisko Jezero, splendido libro aperto del carsismo di pianura e ottimo sito per la pesca di lucci, carpe e tinche. Il nostro medved (orso in sloveno) ha trovato a quanto pare il suo paradiso, tanto da permettersi perfino di vagare di giorno o, se la giornata soleggiata lo consente, di interrompere il letargo invernale per una passeggiatina sulla neve. L’orso bruno delle regioni meridionali infatti, complice il clima relativamente mite rispetto ad altre latitudini (ad esempio Scandinavia o Siberia) mette in atto una particolare strategia per combattere il freddo, diversa da quella di marmotte o ghiri: il cuore rallenta solo di poco e la temperatura corporea scende appena di 5 gradi, permettendo un veloce risveglio se l’aria si riscalda.

La valle del Rio dei Gamberi (in sloveno Rakov Skocjan) è una vera e propria lezione di carsismo a cielo aperto
La valle del Rio dei Gamberi (in sloveno Rakov Skocjan) è una vera e propria lezione di carsismo a cielo aperto

 

L’habitat per Yoghi è qui così favorevole che ne viene previsto l’abbattimento in un numero prestabilito di esemplari, per limitarne l’espansione. Al punto da costituire l’ingrediente di un piatto tradizionale a Masun, piccolo borgo di poche case con ristorante, sulla strada che sale al monte Sneznik (Monte Nevoso). La questione è controversa e non manca di sollevare reazioni da parte delle associazioni ambientaliste. Veniva dalla Slovenia anche l’orso Dino, che tanto ha fatto parlare di sé sulle montagne del Triveneto tra il 2010 e l’inizio del 2011. Immigrato “clandestino” in fuga dal sovrappopolamento, dopo aver scorrazzato per valli e altipiani (e aver scatenato non poche polemiche per la sua pessima abitudine di cibarsi nei pressi delle abitazioni) aveva fatto ritorno a casa; ma i tranquilli e solitari boschi sloveni non gli hanno portato fortuna: nel 2011, verso la metà di marzo, l’esemplare è stato abbattuto da un cacciatore autorizzato.

La valle del Rio dei Gamberi (in sloveno Rakov Skocjan)
La valle del Rio dei Gamberi (in sloveno Rakov Skocjan)

 

In questa fresca serata di fine estate ai piedi del monte Vremscica, un po’ troppo frizzante per rimanere all’aperto, ci eravamo ritirati nel camper a gustarci una palacinka (crêpe dolce con frutti di bosco e miele) lasciando le calzature incustodite nel buio della notte. Non appena ci accorgiamo che le infradito sono sparite, usciamo dal v.r. armati di macchina fotografica e con molta circospezione. Le statistiche sono più che rassicuranti: in Italia, che vanta una popolazione di circa 50 orsi, non si registrano attacchi all’uomo da decenni; in Svezia, Norvegia e Finlandia, dove vivono colonie di Ursus Arctos ancora più numerose, gli scontri con l’essere umano sono limitati a casi di animali feriti o femmine con i cuccioli che si consideravano minacciate.

La nostra tensione, però, è al massimo. Nel silenzio cerchiamo di illuminare lo spazio attorno e d’un tratto, nel fascio della torcia, sbucano due occhietti luminosi: una volpina, con il suo bel pelo fulvo e la grande coda dalla punta bianca, comincia a girellare attorno a noi, un sandalo tra i denti, attirata dal profumo di cibo che esce dallo sportello aperto. In men che non si dica spezzettiamo del pane, pronti a immortalare con l’aiuto del flash questo imprevedibile incontro: il simpatico animale resterà con noi per più di un’ora, mostrandosi tanto curioso da fare persino una capatina all’interno del camper, per poi sparire nel buio del bosco.

Per grotte e castelli

Fra la vegetazione del territorio troviamo cardi, ribes e mazze di tamburo, grandi funghi commestibili frequenti sui pascoli di media quota
Fra la vegetazione del territorio troviamo cardi, ribes e mazze di tamburo, grandi funghi commestibili frequenti sui pascoli di media quota

Passando il confine tra Italia e Slovenia a Trieste attraverso il valico di Villa Opicina-Sezana oppure quello di Basovizza-Lipica si prosegue in direzione Divaca e quindi Postumia (Postojna). Poche centinaia di metri dopo le ultime case del paesino di Senozece, si incontrano le indicazioni per Vremscica (Monte Auremiano). Sono circa tre chilometri di strada, di cui almeno due e mezzo sterrati, che possono essere affrontati in camper con una guida accorta e tranquilla: alla fine della salita c’è un ottimo spazio erboso adatto alla sosta notturna. Se invece non si vuole impegnare il v.r. nella guida fra le buche si può proseguire a piedi lungo il sentiero, affrontando un dislivello di circa 700 metri.

A Volce, proprio sulla cima, la visita a un bell’allevamento di asinelli, vacche e maiali della facoltà di Zoologia e Veterinaria di Lubiana, con un fornito spaccio dei prodotti dell’azienda (formaggi, ricotte e salumi) e la possibilità di ristoro, è un’occasione da non mancare. Scesi dal monte sul medesimo versante si continua lungo la strada per Razdrto, dove si trova anche un camper service ben segnalato, proseguendo quindi per Postumia e le sue famosissime grotte (con ottimo punto sosta a pagamento).

Proprio nel paese si incontrano le indicazioni per la stretta strada che conduce a Predjama e al suo castello (Predjamski Grad, o Castel Lueghi), dotato di un ampio parcheggio. L’inaccessibile e spettacolare fortezza, letteralmente scavata dentro un’alta parete di roccia all’ingresso di una grotta, risale agli inizi del XIII secolo e verso la fine del ‘400 divenne il rifugio prediletto del cavaliere Erasmo Lueger. Secondo la storia mista a leggenda Erasmo era un feudatario locale che fece l’errore di schierarsi contro l’Imperatore d’Austria Federico III a favore del re d’Ungheria, arrivando persino a uccidere un parente del sovrano. Fu così che fu costretto a rifugiarsi nelle grotte scavate dal torrente Lokva nella parete rocciosa della sella di Na Vreher.

Qui visse per anni da fuorilegge attaccando le carovane e sfruttando i cunicoli nascosti per procurarsi il cibo durante gli assedi, sino a quando non fu tradito da un servo che rivelò alle truppe imperiali il suo nascondiglio. Le grotte sono ancora visitabili (solo nel periodo estivo, per proteggere il letargo di una colonia di pipistrelli) con un percorso turistico e uno speleologico, mentre nel mese di luglio si svolge il Torneo di Erasmo, con spettacoli in costume, banchetti medioevali, giochi e danze.

Per fiumi e montagne

La valle del Rio dei Gamberi (in sloveno Rakov Skocjan)
La valle del Rio dei Gamberi (in sloveno Rakov Skocjan)

Ritornati sulla strada principale, si può seguire per Ljubljana-Rakek oppure direttamente per Rakov Skocjan, il parco regionale del Rio dei Gamberi. Se raggiungere il sito non è un problema, le indicazioni per il sentiero sono invece piuttosto scarse, così come i parcheggi, tanto da costringere a una sosta lungo la strada sterrata. Lasciato il v.r. in prossimità del cartello con l’indicazione Km 1.5 si intravvede la grande buca della dolina a destra. Si scende a piedi dal lato opposto, seguendo un ripido sentiero indicato con bollino azzurro cerchiato di rosso. Si passa sotto all’arco più grande del torrente (Velika Most) e si risale dal lato opposto.

Se il corso d’acqua è completamente asciutto si può proseguire fino alla grotta, entrando nella grande cavità e uscendo dal foro a sinistra, attrezzato con corde, che riporta allo sterrato su cui si è parcheggiato (a sinistra). Ripreso il veicolo, andando avanti per circa due chilometri e mezzo, si trova l’area attrezzata delle risorgive, con parcheggio e il punto sosta del ristorante omonimo. La strada asfaltata prosegue per Cerknica, porta del lago intermittente Cerknisko Jezero. Uno sterrato ben transitabile, con ottimi parcheggi sia su erba che su brecciolino, costeggia il perimetro più ampio dello specchio d’acqua, ideale per un giro in bicicletta (o sui pattini a lama, quando gela d’inverno).

Una passeggiata lungo il perimetro del Cernisko Jezero, il più grande lago intermittente della Slovenia
Una passeggiata lungo il perimetro del Cernisko Jezero, il più grande lago intermittente della Slovenia

 

Nel paesino di Dolenje Jezero c’è anche un piccolo museo sugli ecosistemi e le imbarcazioni del lago (visita con guida in inglese, chiedere al bar), dotato di un piccolo parcheggio. La tranquilla pista di campagna del lago si alza sulle colline sino al borgo di Otok, per poi riscendere a Pudeb Kozarisce. Sulla strada principale per Ilirska Bistrica (la 915) si incontrano le indicazioni per lo Sneznik, o Monte Nevoso, noto per il titolo principesco che il re Vittorio Emanuele III concesse a D’Annunzio per il suo impegno durante la Prima Guerra Mondiale.

Il monte, che deve il nome ai numerosi nevai che permettevano di conservare il ghiaccio sino all’estate, oltre ad essere la vetta meridionale più alta della regione (1.796 m) è anche un simbolo di confine di lunga data. Non a caso nella vicina Pivka sorge un grande museo di storia militare frutto del progetto interregionale “Confini Intrecciati”. Allestito in una ex caserma italiana da poco restaurate, illustra sia le complesse vicende storiche della regione, dal XVIII secolo agli anni ‘90, che l’evoluzione dei veicoli da combattimento, in particolare carri armati.

Il museo di storia militare di Pivka
Il museo di storia militare di Pivka

 

Per salire a piedi sul monte e godere del magnifico panorama che spazia fino alle isole del Quarnaro e al Golfo di Trieste ci sono varie possibilità. Dal parcheggio Mati Bozja, circa al Km 21, parte una ripida escursione di un’ora e mezzo. Dal parcheggio di Sviskaki, già a 1.242 metri, in una bella conca ricca di casette di legno e rifugi, il sentiero sale più dolcemente e richiede due ore e mezzo. Proseguendo ancora sullo sterrato principale ben transitabile, subito dopo le case e prima delle indicazioni gialle, si può svoltare per raggiungere il parcheggio che dista circa tre chilometri, da dove parte il sentiero più panoramico (ci vogliono circa due ore di cammino). È questa la meta più a est del nostro itinerario: gettiamo un ultimo sguardo verso l’Alto Adriatico da questo balcone sul Carso, prima di riprendere la via del ritorno. 

Testo di Federica Botta, foto di Alessandro De Rossi

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