Signorie di pianura

Una profusione di residenze nobili, dimore di villeggiatura e corti di campagna, edificate sotto il dominio dei Visconti, dei Gonzaga, degli Estensi e di numerose altre casate, punteggia l'area padana e permette di tracciare originali percorsi di visita all'insegna di storia, arte, architettura. Siamo andati a scoprire alcuni di questi edifici, che oggi spesso rivivono come centri di cultura o prestigiose strutture ricettive.

Indice dell'itinerario

“Una delle più fertili, grandi e ricche piane del mondo, coperta di città opulente e una popolazione tra gli otto e i dieci milioni di abitanti. Questa immensa terra comprende Piemonte, Lombardia, Parma, Piacenza, Modena, Bologna, Ferrara, Romagna e le terre venete…”. Così annotava Napoleone Bonaparte nell’esilio di Sant’Elena a proposito della vasta area padana in cui, fra il XIV e il XIX secolo, sorsero decine di ville, palazzi, residenze prestigiose edificate dalle famiglie che qui dominavano, e che affermarono il proprio potere anche attraverso l’opulenza delle abitazioni.
Una stima prudenziale di questo patrimonio architettonico ci fa superare quota cento nel computo degli edifici più rappresentativi nelle province lombarde di Cremona e Mantova, con un piccolo sconfinamento in Veneto, e in quelle emiliane distribuite lungo l’Autosole. Si possono quindi tracciare decine di itinerari diversi sulla scia di suggestioni storiche, paesaggistiche, culturali, gastronomiche, come in questa nostra proposta che ognuno potrà personalizzare e integrare a proprio gusto prendendo spunto da guide, documentazioni fornite dagli enti del turismo o, come spesso è capitato a noi, semplicemente rispondendo all’invito di un cartello segnaletico.

Dal Mincio all’Adda
L’estrema propaggine orientale della Lombardia, ai confini con il Veneto, ha visto fatti storici di grande rilievo che hanno avuto per protagoniste, fra gli altri, le casate dei Visconti e dei Gonzaga. Questo territorio è l’unica parte della Pianura Padana caratterizzata dalla presenza di rilievi, sia pure di modesta altezza: le colline moreniche mantovane, che si alzano a ridosso del Lago di Garda. In queste contrade sorge lo splendido Borghetto di Valeggio sul Mincio che ci fa sconfinare, anche se di pochissimo, in terra veneta. Nel 1393 Gian Galeazzo Visconti dispose la costruzione di un ponte-diga sul Mincio come barriera difensiva intorno alle sue recenti annessioni, ed ancora oggi lo sbarramento fa da sfondo a un piccolo gruppo di case sorte intorno ad alcuni mulini ad acqua adoperati per la macinazione del frumento e la pilatura del riso. Tra gli edifici, le anse del fiume e alcune cascatelle nidificano numerose specie di uccelli; da qui parte inoltre una pista ciclabile che, seguendo il Mincio tra filari di pioppi e fitti canneti, permette di raggiungere Peschiera del Garda e il lago, distanti circa 15 chilometri.
Entrati in Lombardia, nella vicina Volta Mantovana consigliamo una visita al Palazzo Gonzaga Guerrieri. La cinta muraria del borgo medioevale racchiudeva alcune abitazioni dei Gonzaga che la marchesa Barbara di Brandeburgo, moglie di Ludovico, nel 1496 iniziò a trasformare in quello che oggi è appunto il palazzo: ma già nei primi anni del ‘500 il complesso venne donato alla famiglia Guerrieri, che ne rimase proprietaria fino alla metà dell’800. In quest’ampio lasso di tempo l’edificio, che attualmente ospita la sede comunale, subì adattamenti e trasformazioni assumendo le connotazioni tipiche di una magione signorile; pregevole anche la sistemazione a terrazze del giardino, arricchito di statue, pergolati, logge e fontane.
Continuando verso Mantova, nel territorio di Marmirolo incontriamo il Bosco della Fontana, un’area verde visitabile a piedi, in bici o anche in barca. Divenuto di proprietà dei Gonzaga nel 1182 e subito destinato alla caccia, venne dotato solo in seguito di una dimora per gli ospiti: quasi al centro della folta alberatura spuntano infatti le torri appuntite della palazzina fatta costruire dal duca Vincenzo I tra il 1592 e il 1595. Lo stile manieristico del fabbricato, che venne ultimato sotto la direzione di Antonio Mari Viani, si ispira ai canoni estetici di Giulio Pippi, il “Giulio Romano pittore” artefice del Palazzo Te di Mantova e vulcanico animatore della vita artistica e culturale della città. Anche qui è un percorso per le due ruote a portarci alla scoperta dei dintorni, con una prima tappa a Belfiore sul Lago Superiore dove, nei mesi di luglio e agosto, si assiste alla stupenda fioritura del loto. Costeggiando il bacino si raggiunge il Santuario delle Grazie di Curtatone fatto erigere da Francesco Gonzaga e consacrato il 15 agosto 1406: qualche anno più tardi la piazza antistante divenne sede di una grande fiera di Ferragosto, che si svolge tuttora e che dal 1973 ospita il famoso raduno dei madonnari, i pittori dei marciapiedi.
Da qui potremmo portarci subito in Emilia Romagna, ma prima decidiamo di andare a scoprire un’altra testimonianza delle signorie lombarde. Per raggiungere la prossima meta bisogna percorrere una novantina di chilometri verso ovest, superando Cremona e proseguendo lungo l’Adda fino al bivio per Grumello Cremonese. Come testimonia la lapide posta nell’atrio, Villa Affaitati Belgioioso nacque dalla ristrutturazione di un preesistente castello fortificato: la residenza è situata accanto a un antico fossato, che la costeggia su due lati dopo aver aggirato una piccola scarpata, e comprende il Cortil Grande attraversato dal viale d’ingresso, il giardino con belvedere terrazzato e il Cortile Nobile, attorno al quale venne costruita la villa vera e propria. Autori della trasformazione furono Francesco Dattaro e il figlio Giuseppe, che curarono altresì la realizzazione del Palazzo Affaitati a Cremona. Estintasi nel 1660 la casata, il feudo e la villa passarono ai Belgioioso.

Intorno a Parma
Discesi al di là del Po, una dozzina di chilometri a sud-ovest di Parma entriamo nel Parco Regionale dei Boschi di Carrega, presso Collecchio. Introdotto da un maestoso viale di cedri, nel folto sorge il Casino dei Boschi fatto costruire tra il 1775 e il 1789 da Maria Amalia di Borbone su un preesistente chalet di caccia. Nel 1819 Maria Luigia d’Austria, nuova duchessa di Parma, acquistò la tenuta e la villa cui vennero apportati notevoli cambiamenti: eliminata la torretta centrale, si provvide ad innalzare l’edificio di un piano aggiungendo un frontone e una terrazza, secondo i canoni dello stile neoclassico allora in voga. La modifica più importante fu però la realizzazione di un lungo colonnato con materiali provenienti dalla Reggia di Colorno. A completare l’opera venne allestito un giardino all’inglese che si inserì armoniosamente nella forma del bosco, tenendo conto delle condizioni di luce e del colore che il fogliame assumeva nelle diverse stagioni. Non lontano dal Casino dei Boschi è la Villa del Ferlaro (ora privata e non visitabile all’interno), anch’essa ricavata da una residenza di caccia per volere di Maria Luigia. L’itinerario di scoperta proposto dal parco, effettuabile anche in carrozza, raggiunge il Viale dei Cedri fino alle vicinanze della villa, un bacino denominato Lago dei Pini e la zona agricola di Montecoppe.
Superati Felino e il suo castello, appartenuto di volta in volta a numerose dinastie e da qualche anno sede di un museo dedicato alla specialità della zona, il prelibato salame di Felino, la provinciale 32 raggiunge Traversetolo, dove sorgono la Corte di Mamiano e la Villa Magnani-Rocca con l’adiacente masseria e la serra. Un ampio parco del XIX secolo con un ameno laghetto e due giardini all’italiana circondano la dimora, al cui interno si possono ammirare sale prestigiose, dipinti e mobili d’epoca, mentre negli scantinati si trova un’antica cisterna che, attraverso un condotto sotterraneo, riforniva d’acqua la villa. Il feudo di Mamiano fu assegnato nel 1556 dai Farnese alla famiglia degli Sforza di Santafiora, i quali mantennero la proprietà sino alla fine del ‘700; intorno al 1811 il marchese Paolucci, rampollo di un’antica famiglia forlivese, acquisì il complesso padronale che oggi accoglie importanti mostre d’arte.

Da Reggio Emilia a Modena
Raggiunto San Polo d’Enza e continuando per Quattro Castella, Albinea e Scandiano, procediamo verso Rubiera e la Via Emilia fino a San Donnino di Liguria, frazione di Casalgrande. Risalgono alla fine del XVII secolo le prime testimonianze su Villa Spalletti, appartenuta al marchese Carl’Antonio Giannini che ricopriva l’incarico di segretario di stato del duca di Modena, una carica di notevole importanza alla corte degli Estensi. Estintasi la famiglia Giannini, la proprietà passò ai conti Spalletti che tuttora la possiedono. L’attuale struttura della villa, del parco e degli annessi, fra cui capanne, laghetti, vivai, un oratorio e una scuderia ora riconvertita a sede congressuale, deriva da successive ristrutturazioni realizzate a partire dalla prima metà dell’800. Nel 1887 Villa Spalletti fu scenario delle grandi manovre dell’esercito italiano e in tale occasione ospitò il re Umberto I, la regina Margherita e lo stato maggiore.
Siamo quasi alle porte di Modena: dal lato opposto della città, verso Castelfranco Emilia, in località Gaggio si incontra Villa Sorra, fra le principali residenze storiche di questo territorio. Costruita per volere del conte Antonio Sorra tra la fine del ‘600 e l’inizio del secolo successivo, nel 1827 vide la trasformazione del preesistente giardino all’italiana in un giardino romantico di stile inglese, considerato l’esempio più rappresentativo del genere in terra estense. L’architettura del paesaggio comprende elementi scenografici assai richiesti all’epoca: false rovine medioevali, giochi d’acqua, grotte artificiali, un’aranciera neogotica, una terrazza belvedere, un capanno di pesca e uno di caccia. Quanto alla casa padronale, reputata un bell’esempio di barocchetto emiliano, conserva interessanti opere d’arte tra cui un ciclo di tempere su tela nelle due salette del piano nobile (attualmente depositate presso i Musei Civici di Modena) e i dipinti della saletta a sud, che raffigurano ozi in villa e scene di vita campestre. Merita una citazione anche la vicina Villa Malvasia che la famiglia omonima riedificò nel XVI secolo sul luogo di un insediamento preesistente, destinandola a residenza di villeggiatura e corte agricola. Dal 1972 ospita una cospicua e prestigiosa esposizione di auto d’epoca amorevolmente recuperate da Mario Righini, un appassionato collezionista.
Procediamo ora verso nord-est seguendo l’asse del fiume Panaro, nella zona di produzione del rinomato Lambrusco di Sorbara. Dopo una sosta alla darsena di Bomporto, con le porte vinciane del suo ponte, si prosegue sull’argine sinistro fino a Solara per visitare Villa Cavazza, che insieme ad altre dodici forma il complesso architettonico della Corte della Quadra costruito alla fine del ‘700 trasformando una precedente residenza. La struttura, che è oggi utilizzata per ospitare mostre e concerti, si compone di un corpo centrale a tre livelli e due fabbricati laterali simmetrici, l’uno sormontato dalla Torre della Meridiana, l’altro dalla Torre dell’Orologio; l’insieme, con le ali e i portici, delimita la corte chiusa antistante la villa. Le numerose piste ciclabili di questo territorio, che faceva parte degli enormi possedimenti fondiari della non lontana abbazia benedettina di Nonantola, conducono fra vigneti, cantine e acetaie in cui si produce l’autentico aceto balsamico tradizionale di Modena. I percorsi raggiungono anche altri palazzi e dimore, come la Corte Ducale Verdeta, le Ville di Staggia e il Palazzo Torrioni.

Tra il Reno e il Santerno
“Ut in otia tuta recedam” (affinché io possa ritirarmi in tranquilli riposi): così recita l’iscrizione che corre lungo l’architrave della facciata di Villa Turrini Rossi Nicolaj, edificata nella seconda metà del ‘700 a Calcara di Crespellano. Siamo appena entrati nella provincia di Bologna e ci troviamo sulle rive del torrente Samoggia, che più avanti confluisce nel Reno. L’edificio, di stile neoclassico, è introdotto da un viale di tigli e circondato da un parco in cui si trovano alcune costruzioni di servizio, tra i quali una ghiacciaia; all’interno, nella loggia d’onore, sono conservati dipinti di battaglie a cui prese parte Angelo Maria Turrini sotto le insegne del Re Sole durante la guerra di successione spagnola.
A Crespellano si trova invece una delle più antiche residenze nobili della pianura ad ovest di Bologna. Villa Aldrovandi (passata in seguito ai Guastavillani, ai Garagnani e attualmente di proprietà della famiglia Rinaldi Ceroni) appartenne alla casata senatoria che diede i natali ad Ulisse Aldrovandi, celebre medico e naturalista tra le figure più rappresentative della vita scientifica e culturale tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Oltre al quartiere abitativo, del complesso fa parte un oratorio novecentesco riedificato in sostituzione di un analogo edificio probabilmente anteriore al XIV secolo, del quale non resta altro che una serie di arcate cieche inglobate in una casa colonica.
Nella florida pianura a nord-est della città felsinea, i dintorni di Budrio ospitano altre testimonianze del ricco ‘700 bolognese: fu soprattutto in questo secolo che le famiglie nobili, seguendo l’esempio dei cortigiani francesi, vi costruirono sontuose magioni. Alcune di esse, unitamente a vari edifici precedenti e successivi, sono oggi riunite sotto la denominazione di Ville di Bagnarola di Budrio, sintesi di un ampio novero di espressioni architettoniche dal XVI al XIX secolo. Il toponimo deriva da Balnearola, ad indicare una zona che nell’antichità era particolarmente ricca di acque e che in seguito venne bonificata, diventando uno dei comprensori più ambiti dall’aristocrazia locale per le opere immobiliari. Seguendo la provinciale 45 in direzione di Ferrara si giunge in breve a Bentivoglio, il cui nome si deve all’omonima famiglia che qui fece costruire, nel 1501, un castello di caccia denominato Domus Jocunditatis. Villa Smeraldi, situata nella frazione di San Marino, comprende invece una casa padronale e altri edifici realizzati in diverse fasi: il primo nucleo risale al 1873, mentre tutte le altre strutture sono del secolo successivo. La villa oggi accoglie mostre temporanee del museo della civiltà contadina; al piano superiore si trova il Salone delle Feste, splendidamente affrescato e utilizzato per convegni e concerti.
Ancora a Bentivoglio, nella zona denominata Isola, scegliamo di concludere il nostro piccolo viaggio. Palazzo Pizzardi, fatto costruire dal marchese Luigi nel 1868 e conosciuto anche come Palazzo Rosso dal colore delle mura, è caratterizzato da una bellissima loggia coperta e da alcuni ambienti affrescati: vi hanno sede la Biblioteca Comunale e la Sala Consiliare. Adiacente ad esso è il Palazzo Vivaio, di due decenni più tardi, il cui corpo principale in muratura a vista venne realizzato nel corso di un riassetto urbanistico. Il nome di Vivaio si riferirebbe al fatto che qui vennero probabilmente alloggiate le numerose famiglie residenti nel castello, costrette a trasferirsi durante gli imponenti lavori di restauro. Il complesso – e questa è la sua principale particolarità – venne collocato sulla sponda del Canale del Navile, ormai celato dall’asfalto ma la cui presenza è rivelata proprio dalla struttura architettonica che muta forma in corrispondenza dell’isola, dove il canale si ricongiunge con il suo braccio secondario. Il Navile è la via d’acqua che, partendo dal centro di Bologna (dove si trova ancora la Via del Porto), attraversa tutta la pianura per immettersi nel Reno; il fiume, a propria volta, un tempo confluiva nel Po, permettendo così ai bolognesi di disporre di un accesso fluviale diretto con il Mare Adriatico. Ancora un invitante percorso per scoprire bellezze e curiosità della Pianura Padana… ma sarà per la prossima volta.

Testo e foto di Paolo Ferrari

PleinAir 442 – Maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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