Seguendo Napoleone

Le rive dell'Adige sono state teatro di battaglie molto importanti per la storia d'Italia, come quelle che videro protagonista il Bonaparte negli ultimi anni del '700. Tra fortificazioni, musei tematici e sentieri da percorrere a piedi e in bici, visitiamo Rivoli Veronese e i suoi dintorni, dove le truppe napoleoniche sconfissero quelle austro-ungariche e dove, più tardi, anche i nostri soldati avrebbero combattuto contro gli eserciti di Vienna.

Indice dell'itinerario

Napoleone combatté una delle sue battaglie più decisive ai piedi del Monte Baldo, in Veneto: e fu così che il borgo di Rivoli Veronese, passato alla storia per l’abilità tattica del generale arrivato dalla Corsica, diede il nome a Rue de Rivoli, una delle strade più note di Parigi. Il 15 gennaio 1797 l’esercito francese, forte di 23.000 uomini agli ordini di Bonaparte (che sarebbe diventato primo console nel 1799 e imperatore nel 1804) sconfisse 28.000 soldati austro-ungarici comandati dai generali Joseph Alvinczy von Berberek e Peter Quasdanovich. I francesi ebbero 5.000 perdite tra morti e feriti, mentre gli austriaci videro dimezzato il proprio contingente.
L’importanza strategica di Rivoli Veronese si comprende osservando una mappa o, ancora meglio, risalendo l’Adige lungo la statale 12 o la parallela autostrada del Brennero. Il paese sorge in vista della cosiddetta Chiusa di Ceraino, la forra rocciosa oltre la quale il fiume, dopo la lunga discesa dalle Alpi Retiche, si immette nella pianura veronese. Oggi la cittadina si colloca poco a sud del confine tra il Veneto e il Trentino, che nel periodo compreso fra il 1866 e il 1918 separò il Regno d’Italia dall’Impero Austro-ungarico. Resta a testimoniare l’importanza storica e strategica del sito l’imponente Forte di Rivoli, nostra prima tappa sul Monte Castello, proprio a picco sull’Adige. Costruito attorno al 1850, l’edificio è anche conosciuto con il cognome di quel barone Ludwig von Wohlgemuth che combatté in queste terre pochi mesi prima della realizzazione della struttura. Originariamente il tiro dei diciassette cannoni era rivolto verso sud e il confine, al momento della costruzione, era proprio allo sbocco della Val d’Adige; ma nel 1866, quando il Veneto fu liberato dall’occupazione austro-ungarica, il forte venne modificato per essere utilizzato dall’esercito italiano, le bocche di fuoco vennero sostituite (diventarono quattordici, di cui otto a lunga gittata) e il tiro venne rivolto a nord, in direzione della nuova frontiera. Proprio in questo periodo furono aggiunte la caserma e la batteria bassa, dotata di depositi, infermerie e magazzini, uno dei quali è oggi utilizzato come sala convegni. Alla prima occhiata stupisce soprattutto lo stato di conservazione della struttura, insolitamente molto buono, ma la vera sorpresa è la visita del Museo della Grande Guerra, ospitato nel forte con un allestimento ricco e coinvolgente. Organizzata in quattro sale, l’esposizione di fotografie e documenti che riconducono ai fatti della Prima Guerra Mondiale chiude virtualmente il ciclo storico vissuto dalle popolazioni locali, e osservando le colline circostanti si capisce facilmente quanto fosse importante il controllo di questo territorio.
Appena a sud della stretta dell’Adige ci sono molte altre località che legano il proprio nome ai principali eventi bellici europei degli ultimi due secoli (vedi anche riquadro “Campagne d’Italia”), tra cui la storica fortezza di Peschiera del Garda e i campi di battaglia di Custoza, Pastrengo, San Martino e Solferino, fondamentali durante le guerre d’indipendenza: come i generali di Vienna e lo stesso Bonaparte sapevano bene, chi controlla la valle e le colline al suo sbocco è padrone di una bella fetta del Bel Paese.

Fra storia e memoria
Facciamo un passo indietro, e torniamo alla battaglia che insanguinò Rivoli Veronese. Gli storici concordano sul fatto che si trattò di uno dei momenti salienti negli scontri decisivi tra la Grande Armée e le truppe austro-ungariche. Napoleone aveva a disposizione più uomini da schierare in combattimento, mentre i generali austriaci dovevano tenere sotto controllo un fronte enorme.
L’8 gennaio 1797 ebbero inizio i primi attacchi contro le truppe francesi, attestate sulle sponde del Lago di Garda. Napoleone intuì che bisognava tenere Rivoli, e ordinò di rinforzare le truppe in questa zona; gli austro-ungarici si divisero in sei colonne, tre destinate all’attacco frontale, una di appoggio sulle sponde dell’Adige e due che avrebbero dovuto aggirare le posizioni francesi per poterle sorprendere da dietro. Quando Napoleone seppe della confusione creatasi fra i militari austriaci nella località di Osteria, sorpresi dall’accidentale esplosione di due carri di munizioni, decise di caricare: bastarono poche centinaia di uomini per dividere le colonne nemiche, poi schiacciate dai francesi. Rivoli era ormai sotto il controllo degli uomini di Napoleone, mentre quel Joachim Murat che in seguito sarebbe divenuto re di Napoli tagliava la ritirata austro-ungarica infliggendo il colpo finale. La battaglia era vinta, e per i francesi fu fondamentale perché rappresentava la prima di una serie di vittorie che assicurarono la cacciata delle truppe dell’aquila imperiale.
Sulle rive dell’Adige si erano distinti alcuni comandanti che avevano seguito Napoleone nelle sue scelte politiche e militari, in special modo quell’André Masséna che venne premiato dal Bonaparte con il titolo di duca di Rivoli. Per celebrare la vittoria, inoltre, su un’altura poco distante che affacciava sul campo di battaglia venne costruita un’imponente opera celebrativa formata da un enorme basamento in marmo e da una colonna alta più di 20 metri. La visita al Monumento alla Battaglia di Rivoli è interessante, anche se la grande colonna non c’è più essendo stata abbattuta dopo i fatti di Waterloo. Il basamento, però, è ancora lì e può essere raggiunto con una breve passeggiata: l’itinerario più comodo è probabilmente quello che segue la strada per Zuane e continua verso Canale e la riva del fiume, finché un cartello indica il viottolo che passa sotto l’autostrada e conduce a destinazione. In alternativa, accanto a un pannello dedicato alla battaglia inizia una panoramica stradina sterrata che scende in vista della valle dell’Adige e continua in piano sino al Souvenir Français; la passeggiata richiede un’oretta a piedi, mezz’ora in bici.
Strade campestri e viottoli permettono di esplorare anche il campo di battaglia, e vari sentieri conducono ai tanti resti di fortilizi presenti in zona. Sul Monte Rocca, dove è stato rinvenuto un insediamento del Neolitico, si scoprono i resti di una costruzione presidiata fin dall’Alto Medioevo. Sulle pendici meridionali del Monte Cordespino si trova invece il Forte San Marco, che deve il nome alla vicina chiesuola eretta più di cinquecento anni fa. La fortificazione è protetta da un fossato: vi si accede tramite un ponte levatoio dopo aver percorso i ben quaranta tornanti della stradina scavata nella roccia dal Genio Militare nel 1880. Per chi preferisce pedalare anziché camminare, intorno al paese sono praticabili diversi itinerari ciclistici: oltre alla pista Due Ruote per Quattro Comuni, in via di completamento, passa per Rivoli anche la nuova ciclabile Adige-Sole, che collega Verona al Trentino ad è adatta soprattutto alle mountain bike per via dei lunghi tratti sterrati.
Il giro non può che concludersi nel centro della storica cittadina veneta, dove il piccolo Museo Napoleonico merita senz’altro una sosta. L’esposizione rievoca la battaglia inquadrandone il significato nella situazione europea del 1797 e tracciando un profilo storico e psicologico di Napoleone. Sono particolarmente interessanti le stampe e le numerose carte dell’epoca, oltre a una lettera autografa del condottiero ad Antoine Cristophe Saliceti, commissario dell’armata; e poi copie di documenti di guerra, dipinti, armi e il letto su cui riposò il futuro imperatore dei francesi.
Chissà quante migliaia di persone ogni giorno circolano in Rue de Rivoli a Parigi. A Rivoli Veronese, invece, ne abitano 2.000 in tutto: ma è curioso rendersi conto che proprio qui, ai piedi della mole puntuta del Monte Baldo e delle colline fra cui scorrono le acque dell’Adige, si sia incrociata la storia di tre nazioni.

Testo e foto di Stefano Ardito

PleinAir 450 – Gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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