Seguendo il filo blu

Bici e v.r. per una breve vacanza di primo autunno in Alta Austria, lungo il Danubio, alla scoperta di splendidi paesaggi fluviali e collinari disseminati di abbazie, castelli, musei e villaggi in cui si festeggia (e si brinda) come vuole la tradizione.

Indice dell'itinerario

Chi scrive ha percorso più volte, nei suoi viaggi in bicicletta, itinerari lungo il Danubio: tra Vienna e Komaron, tra la sponda slovacca e quella ungherese, attorno a Budapest, da Krems a Vienna, fra Mauthausen e Regensburg. Questa volta tocca all’Alta Austria, e precisamente alla regione della Wachau: quella, per intenderci, che si sviluppa a cavallo del fiume tra Linz e Vienna.
La leggendaria pista ciclabile che bordeggia il Danubio è oggetto di due dettagliatissimi atlantini, reperibili presso i club cicloturistici o nelle librerie specializzate, che riguardano rispettivamente il tratto tedesco (dalla sorgente a Passau) e quello austriaco (da Passau al confine slovacco). Vita facile se ci si porta la bici al seguito del v.r., perché si può di volta in volta scegliere il tratto su cui effettuare l’escursione stando via anche l’intera giornata, con la sicurezza di ritrovare a sera il campo base; tanto meglio, poi, se nell’equipaggio c’è chi ha preferito restare a bordo del camper o della caravan e spostare il mezzo fino alla tappa successiva.

In bicicletta…
Se state tornando da un paese difficile (problemi alle frontiere, assedio continuo di venditori e presunte guide, timore di venire rapinati, angosce per quel che si può trovare al ritorno dopo aver lasciato il mezzo incustodito da qualche parte) il posto per rilassarsi è l’Austria, e in particolare la Wachau. Qui tutto sembra funzionare per una vacanza ideale, forse semplicemente perché l’utenza principale è costituita dai cicloturisti, ma i camperisti non sono da meno. A confermare questa impressione c’è una variegata offerta di strutture ricettive e punti per la sosta proprio nei pressi della pista ciclabile, come nel caso di Krems, che presenta un parcheggio gratuito accanto all’imbarcadero. Inoltre i ciclisti ottengono precedenza dappertutto, anche fuori dagli incroci della pista con la viabilità normale.
La ciclabile che unisce Krems a Melk seguendo la riva sinistra del Danubio ha un solo difetto: la statale la divide inesorabilmente dal fiume per tutti i suoi 37 chilometri, e per lunghi tratti bisogna percorrere una sorta di marciapiede con delle strettoie (peraltro segnalate) dove due ciclisti carichi di bagagli incrociano a fatica. Per il resto si attraversano, a volte in dolci saliscendi, graziosi paesini con i loro edifici carichi di storia, bar e ristoranti e qualche cantina in cui il produttore invita a una degustazione. Non a caso si pedala costantemente in un mare di vigneti, e quando a settembre ferve la vendemmia ci si ritrova a incrociare rimorchi colmi di invitanti grappoli; così, ad evitare che ciclisti affamati e assetati contribuiscano alla raccolta con un proprio intervento, ogni tanto ai lati della strada sono predisposti dei banchetti con buste d’uva in vendita a pochi euro. Il più bel posto di ristoro appare oltre la statale, ai bordi di un prato che scende al fiume: è il Susi’s Donau Stube all’altezza di Aggsbach-Markt, con i tavoli en plein air per una bella merenda a base di würstel e vino locale. Più in là, alcuni camper in batteria sulle rive del Danubio ci suggeriscono un ottimo punto di sosta per la notte – anche in questo caso si pagano pochi euro – nell’area privata del punto di ristoro.
Alle porte di Melk si attraversa il fiume su un lunghissimo ponte e la pista ci porta direttamente in centro sotto il famoso e incombente monastero-fortezza (che gli estimatori di Umberto Eco e del Nome della rosa subito individueranno come il luogo da cui proveniva il giovane Adso).
Per il ritorno, non esistendo qui un ponte ferroviario sul Danubio, se si sceglie il treno bisogna deviare fino a Sankt Pölten e poi cambiare per Krems. Molto meglio, anche se un po’ costoso, il traghetto (ma le bici viaggiano gratis) dove uno speaker, finalmente anche in un buon italiano, ci descrive le bellezze di questo tratto della Wachau: si sbarca a Krems alle sei del pomeriggio, e per chi ha scoperto l’ottimo parcheggio accanto alla stazione marittima non c’è neppure bisogno di risalire in sella. La terza alternativa per il ritorno, avendo tempo e voglia, è percorrere la riva destra dove la pista si alterna a lunghi tratti della statale 1, talora piuttosto stretta; in compenso è il tempo del vino e del mosto, e interi villaggi si presentano sulla strada come una sequenza di cantine.

…e in camper
Le quattro ruote si sono rivelate assai utili per approfondire il contatto con il territorio consentendoci di visitare località che, per la posizione defilata o in quota, in bicicletta avrebbero richiesto troppo tempo e fatica. In una fitta rete di strade e stradine che solcano un paesaggio collinare estremamente variegato, e sulla scorta di indicazioni fornite dall’opuscolo Wachau (disponibile gratuitamente anche in lingua italiana presso gli uffici turistici), le mete da raggiungere sono molte e tutte assai godibili.

Riva sinistra
Isolato nella campagna e circondato da un parco, il castello di Grafenegg si trova nel comprensorio di Haitzendorf a 12 chilometri da Krems, sulla vecchia strada per Vienna. Sede di concerti, mostre ed eventi culturali oltre che di manifestazioni enogastronomiche, si può raggiungere anche solo per godersi un’indisturbata sosta pomeridiana nei grandi spazi previsti per i visitatori.
Proseguendo ancora verso nord in direzione di Horn, si continua verso ovest imboccando la statale 38. Dopo pochi chilometri, fuori da una curva, sulla sinistra sorge l’imponente complesso dell’abbazia di Altenburg, fondata dai benedettini e rielaborata in epoca barocca. Notevole l’interno con stucchi e affreschi, mentre il piazzale antistante è ottimo per la sosta.
Vale la pena allungarsi ancora più a nord per raggiungere, in prossimità della frontiera ceca, la cittadina di Retz, cinta da resti di mura e torri, con una grande piazza centrale in cui sono schierati i principali monumenti: la rinascimentale Rathaus, la Verderberhaus rivestita di graffiti, la Znaimer Tor che un tempo era la porta della città. Ma lo scopo principale dell’escursione è il mulino a vento che sorge su una collina a nord dell’abitato: risalente al 1772 e perfettamente restaurato, è oggi visitabile. Una breve passeggiata tra i filari nei dintorni porta alla testa di una Via Crucis con statue a grandezza naturale. La casa del custode e una taverna (aperta solo di sera) rendono il sito meno solitario.
Da Melk una bella strada si arrampica verso il Naturpark Jauerling, riserva naturale protetta che, con i suoi 1.000 metri, è la quota più alta della Wachau. Sul percorso, la chiesa tardomedioevale di Maria Laach conserva la curiosità di una pala d’altare in cui la Madonna benedicente è raffigurata con sei dita e, secondo una leggenda, sorride dello scherzo giocato al pittore dal bicchiere di troppo.
A pochi chilometri, in direzione di Ybbs an der Donau, con una breve deviazione dalla statale si raggiunge il santuario di Maria Taferl, trionfo del barocco che custodisce un’immagine taumaturgica della Vergine, meta di pellegrinaggi.

Riva destra
In successione, a partire dalla periferia di Vienna, si incontrano ancora tre esempi di architettura religiosa barocca. Per prima troviamo l’abbazia di Klosterneuburg: il sontuoso esterno è mortificato da due torri neogotiche, l’interno altrettanto ricco offre una rassegna delle opere di tutti i più importanti artisti dell’epoca; si possono visitare la chiesa, la biblioteca, varie sale e il museo. Risalendo il fiume, isolata nella campagna a nord di Sankt Pölten, l’abbazia di Herzogenburg ha interni in stucchi rococò, biblioteca e una piccola pinacoteca. Notevole infine il complesso dell’abbazia di Göttweig, ben visibile su un’altura oltre i vigneti subito a sud di Krems, sulla vecchia strada per Sankt Pölten. Si lascia il camper fuori dal recinto e attraverso un portale settecentesco si sale a piedi per passaggi interni fino a sbucare in un’immensa corte, in fondo alla quale si staglia la facciata della chiesa il cui colore rosa fa da contrasto all’azzurro dell’interno.
Due invece i castelli che valgono la visita. Di Aggstein, che fu una delle più importanti fortezze sul Danubio ritenuta inespugnabile, restano ora solo le rovine, ben visibili a chi percorra la sponda opposta o navighi sul fiume: per visitarla si sale dal sottostante villaggio di Aggsteindorf per una strada piuttosto stretta o con una suggestiva passeggiata nel bosco. Dal belvedere oggi si ammira il panorama mentre un tempo i prigionieri, lasciati senza cibo, decidevano se gettarsi nel vuoto o morire di fame; senz’altro più fortunati i turisti, che si ristorano in una delle annesse case rurali trasformata in taverna. Ripresa la strada si giunge infine a Schallaburg, 6 chilometri a sud di Melk: la rocca rinascimentale, vegliata da una possente torre e con un bel giardino, è ora sede di mostre. Ottimo il parcheggio sotto immensi platani.

Vino, sagre e Medioevo
Anche attorno al Danubio ci sono le cosiddette strade del vino, pur se non ufficializzate da apposita segnaletica tranne che su qualche pista ciclabile. Le cantine dei piccoli produttori si riconoscono perché formate in genere da una serie di basse casette tutte uguali all’estremità di un villaggio, con davanti una sola grande porta, il retro incassato nella terra o nella roccia dove si nascondono le botti e un interno in operosa confusione, dove il banco di mescita e l’esposizione delle bottiglie in vendita si mescolano con il tinello di casa.
A Zobig, nella valle della Kamp poco sopra Krems, in un pomeriggio piovoso di settembre la cantina di un solo produttore faceva affari d’oro con i tanti turisti in transito che si fermavano per degustare il vino e compravano Most und Sturm, cioè il mosto e quello che noi chiamiamo torbolino (il vino ancora in fermentazione). E se è stagione, può capitare di imbattersi in sagre o mercati con bancarelle di prodotti locali, buffet itineranti, un lungo tavolo per sedersi, un altro per poggiare il bicchiere stando in piedi, il banco di mescita e rivendita e tanta gente del luogo a degustare ottimo vino.
In altri casi la festa è davvero grande, come ad Eggenburg. La scoperta di questo spettacolare evento è stata casuale grazie a un manifesto stradale che, in beato disordine, elencava “mercanti, artigiani, musicanti, trovatori, tinozze per il bagno, giochi per bambini, gioco degli scacchi, vita dei campi, tribunale, birrai, tornei di cavalieri, saltimbanchi, fachiri, funamboli, falconieri, aquiloni, maghi, sbandieratori, arcieri, drogherie sotto la riproduzione di una miniatura da antico codice. E così siamo andati a vedere trovando gli abitanti di un’intera comunità che, in una mattina di settembre, escono di casa vestiti come nel Medioevo e convergono sulla piazza centrale dove ad attenderli sono un accampamento, un mercato, giochi d’epoca e persino la forca con accanto la ruota su cui issare ed esibire il corpo dei giustiziati. Non è una banale mascherata o il solito corteo storico: i protagonisti entrano nel ruolo e lo interpretano al meglio, complice l’abilità di artisti di strada, saltimbanchi e soprattutto di autentici artigiani che ripropongono antichi mestieri, in un’allegra baraonda dove anche il turista si sente parte del gioco. E neanche la pioggerella pressoché costante, caduta per tutta la giornata, ha potuto fermare la macchina del tempo.

PleinAir 410 – settembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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