Scivolando, lentamente...

In un Paese d'acqua come l'Olanda, il turismo nautico corrisponde in tutto al nostro abitar viaggiando su strada. PleinAir lo ha verificato in pratica: noleggiando una houseboat e scegliendo, tra le infinite opportunità, i canali tra Utrecht e Amsterdam. Ne è nata un'avventura magnifica e alla portata di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna esperienza di navigazione.

Indice dell'itinerario

Dicono gli olandesi che quando Dio creò il mondo si dimenticò dell’Olanda e quindi dovettero pensarci loro. Tanto orgoglio non può stupire, se si conosce la lotta che per secoli gli uomini dei Paesi Bassi hanno combattuto contro il mare, strappandogli la terra su cui stabilirsi. Il prosciugamento dei polder può essere considerato una delle più grandi imprese d’ingegneria della storia.
Ma non è solo il mare a fare dell’Olanda una “terra d’acqua”: il suo territorio è attraversato da una rete di canali e fiumi che, da secoli, trasporta la linfa vitale del paese. Calandosi in questa realtà si comprende perché, ancora oggi, una parte del traffico commerciale si avvalga di questo sistema: spesso è il modo più rapido per giungere a destinazione.
Gli olandesi usano navigare su tutto e l’house boat è più comune di una caravan o di un camper; piccole barche, cabinati di lusso e vecchissimi velieri anneriti dal tempo attendono di passare le chiuse fra luccicanti motoscafi in mogano e tek… Quando due imbarcazioni incrociano le loro rotte è d’obbligo un cenno di saluto.
E quante ne incontriamo, noi, sul nostro “camper d’acqua”, l’house boat che abbiamo noleggiato per un itinerario nei canali tra Utrecht e Amsterdam.

Da Leimuiden a Utrecht
Il motore sussurra, l’elica sembra non voler turbare più di tanto la piatta superficie del canale. C’è tutto il tempo di guardarsi intorno, persino di ficcare il naso dentro le case che si affacciano sull’acqua. Qui una coppia di anziani sta giocando a scacchi, poco oltre una giovane stira e sorride al nostro saluto. Alcune case poggiano le fondamenta sul fondo del canale, come se un pezzetto di Venezia fosse venuto in vacanza da queste parti. Microscopici giardini faticano a contenere l’esplosione di fiori multicolori.
La giornata trascorre e si finisce col dimenticarsi dell’orologio, sebbene ci siano gli orari delle chiuse e dei ponti a rammentare la necessità di raggiungere la meta stabilita prima delle 18, quando gli addetti all’apertura degli sbarramenti concludono il lavoro. E’ quindi consigliabile giungere in tempo a Gouda, per ormeggiare lungo le banchine attrezzate e passeggiare al tramonto per le strade della città, famosa nel mondo per il suo formaggio.
Seguendo le vie linde e ordinate si giunge alla piazza principale dominata dalla Stadhuis, un edificio del XV secolo in stile gotico, decorato da decine di finestre di colore bianco e rosso. Molti caffè si affacciano sulla piazza, un concerto di carillon s’intona ogni ora da più punti, e la cattedrale di Sint Janskerk è illuminata da preziose vetrate, così come alcune antiche case.
Lasciata Gouda, la navigazione riprende in mezzo alla campagna. Ogni tanto un mulino ci ricorda che la terra e i pascoli sono il risultato di un’ostinata azione di prosciugamento nella quale i mulini a vento hanno avuto un ruolo essenziale come pompe idrauliche. Le vie d’acqua sono di solito fiancheggiate da una pista ciclabile, che consente agli olandesi di dedicarsi all’altra loro grande passione.
Piccoli villaggi si affacciano sull’Hollandse IJssel, il canale che conduce a Utrecht attraversando pascoli sconfinati, punteggiati dalle macchie nere e bianche delle mucche.
Oudewater è una delle più antiche città dell’Olanda e oltre ad alcuni edifici in stile rinascimentale conserva una curiosità: l’Heksenwaag, cioè la ‘bilancia delle streghe’.
Nel Medioevo le donne accusate di stregoneria venivano portate qui per essere pesate su quest’enorme bilancia, vestite di un abito di carta: se il peso era eccessivo decadeva ogni accusa, risultando evidente che l’imputata non poteva’ volare sulla scopa! Un’interessante documentazione, anche in lingua italiana, introduce al misterioso mondo dell’occulto.
La navigazione prosegue attraverso il Lopikerwaard, polder abitato già in epoca romana, fino ad Utrecht, capitale religiosa e culturale del Paese. Culla del cattolicesimo nei Paesi Bassi, fino agli inizi del 1600 fu anche il più importante centro commerciale olandese. Sede dal 1636 di una prestigiosa università, la Utrecht storica si raccoglie intorno alla Domtoren, la torre del duomo (l’edificio più alto in Olanda: 112 metri). Salendo i 465 gradini che portano alla sommità si ha modo di apprezzare la città da diverse prospettive, oltre a scoprire il più grande carillon d’Europa, che suona diverse melodie ogni quarto d’ora.
Se dall’alto il panorama è splendido, Utrecht svela un fascino tutto particolare lungo l’Oudegracht, la rete di canali che attraversa la città. Si scoprono vecchie case con pietra a vista, banchine a filo d’acqua, antiche cantine di palazzi signorili oggi trasformate in atelier d’artisti o locali d’intrattenimento, gloriose barche a vapore ormeggiate in attesa di una partenza che non ci sarà più…
Sfilano cortili e giardini sonnecchianti, grandi platani, salici e ippocastani proiettano ombre lunghe sull’acqua immobile e ad ogni ansa del canale, dopo ogni antico ponte in pietra, variano le prospettive e i colori.

PleinAir 309 – aprile 1998 Da Utrecht ad Amsterdam
Il fiume Vecht attraversa una vasta pianura bonificata nel Medioevo e mostra più mulini a vento che in qualsiasi altro luogo della provincia di Utrecht. E’ questa una zona così piena di fascino che signorotti e ricchi mercanti vi hanno costruito per secoli, spesso proprio sulla riva del fiume, palazzi e castelli. Appena lasciata Utrecht e superato un lungo treno di case galleggianti, si entra nel fiume Vecht, che attraversa una vasta pianura bonificata nel Medioevo e mostra più mulini a vento che in qualsiasi altro luogo della provincia di Utrecht.
E’ questa una zona così piena di fascino che signorotti e ricchi mercanti vi hanno costruito per secoli, spesso proprio sulla riva del fiume, palazzi e castelli. Di questi Oud-Zuilen ne ospita uno molto interessante, mentre Breukelen ne vanta addirittura due e l’ingresso alla città avviene su un romantico ponte levatoio. Dal Vecht si scorgono, fra i grandi alberi dei vasti giardini, i caratteristici gazebo dove la nobiltà di un tempo soleva prendere il tè. Poco dopo si entra nel comprensorio lacustre del Loosdrecht, dove sono praticati tutti gli sport acquatici e la vela in modo particolare.
Salendo ancora verso nord compare Weesp, con le sue quattro importanti chiese. Da qui, proseguendo sul Vecht si continua verso l’IJ-Mer e il piccolo porto di Muiden, sede di un fiabesco castello. Ma per arrivare ad Amsterdam il modo migliore è quello di seguire lo Smal Weesp, attraversare il Rijn Kanaal e navigare il canale che conduce direttamente all’Amstel, superando vaste zone di pascolo e lunghi viali di pioppi, querce e faggi.
L’ingresso in house boat nella capitale dei Paesi Bassi è già un evento; guardando una mappa di Amsterdam si scopre la perfetta simmetria dei canali concentrici che avvolgono la città, a loro volta collegati a raggiera come una ragnatela. Il legame di Amsterdam con l’acqua è vecchio come la città. Nel XIII secolo i primi abitanti si stabilirono nel punto in cui il fiume Amstel sfociava in mare, attratti dall’abbondanza di pesce. Le frequenti tempeste, tuttavia, distruggevano quello che l’uomo riusciva a costruire e le primitive, fragili dighe non erano in grado di resistere alla pressione dell’oceano. Secoli di lotte contro gli elementi sono stati necessari per avverare il miracolo di una città in gran parte situata sotto il livello del mare, e ora interamente protetta da sbarramenti artificiali. Sono una novantina le isolette su cui Amsterdam è edificata, collegate fra loro da milleduecentottantuno ponti che attraversano non meno di centosessanta canali.
Quando, nel XVII secolo, questa era la città commercialmente più potente del mondo, i canali rappresentavano una soluzione ideale per il trasporto delle merci provenienti da terre vicine e lontane. Perciò, mercanti e amministratori abbellirono Amsterdam di sontuosi palazzi dalle facciate elegantemente decorate. Sono questi che, specchiandosi nei canali, rendono la città unica al mondo, e stonato ogni paragone con Venezia. I canali, ad esempio, sono navigabili da chiunque, e da sempre offrono alloggio a migliaia di persone. Si calcola che oggi vi siano 2.400 house boat ormeggiate nei vari corsi d’acqua della città: alcune sono seconde case, ma in maggioranza si tratta di abitazioni a tutti gli effetti, e di una varietà sorprendente, persino con tetti ricoperti d’erba. In alcuni casi è quasi improprio parlare di battelli: sulla base galleggiante vengono infatti costruiti bungalow e grandi vetrate. Ciò che però accomuna tutte le house boat è la presenza di fiori e piante: alle finestre, sul ponte, a fianco delle porte e in autentici giardini galleggianti, stupefacente esempio di estro e fantasia.
Del resto, non fa meraviglia che uno dei più antichi canali di Amsterdam, il Singel, ospiti un intero mercato di fiori, o che il Museo Navale Olandese sia posto su un’isoletta raggiungibile solo in barca. La creatività olandese deve aver contagiato anche uno dei più noti architetti italiani, Renzo Piano che ha firmato il nuovissimo Centro per la Scienza e la Tecnologia New Metropolis, disegnandolo come un’immensa prua di nave ormeggiata nel porto, a fianco di vecchi velieri d’epoca.
E transitando da quelle parti con l’house boat, viene da chiedersi se non sia proprio azzeccato lo slogan tracciato a vernice sulla porta di un piccolo noleggiatore di barche, alla periferia del porto: “Se vuoi conoscere questa terra d’acqua, inzuppati di lei”.

PleinAir 309 – aprile 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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