Sciliar, un’estate sull’altopiano

Una fitta rete di sentieri richiama ogni estate nell’Alpe di Siusi e ai piedi dello Sciliar migliaia di escursionisti provenienti da ogni parte d’Europa. Fortunatamente l’antica civiltà dei montanari altoatesini è riuscita a sopravvivere all’arrivo del turismo, integrandosi con esso. Benvenuti sul più grande altopiano delle Dolomiti, straordinario balcone sulle Alpi

Indice dell'itinerario

Massiccio dello Sciliar, una bella giornata di luglio di centotrentuno anni fa. Alle quattro e mezzo del mattino un uomo esce dall’albergo dei Bagni di Razzes e inizia a salire nel bosco verso una cima rocciosa di straordinaria imponenza. Nessuno sa del suo progetto, tranne gli avventori di un’osteria di Siusi. «Come sei bella, punta dalla forma unica! Sarà un’arrampicata divertente!» mormora Johann Santner alzando lo sguardo verso le rocce. Santner, che sta per compiere quarant’anni, è nato a Sankt Jakob Defereggen, nel Tirolo orientale, e vive a Bolzano. Da ragazzo ha imparato il mestiere di orologiaio, da adulto utilizza la sua attenzione ai dettagli per preparare cartoline con fiori alpini secchi da vendere ai turisti. In un angolo segreto del Catinaccio ha realizzato un giardino di stelle alpine. Negli anni, da solo o in cordata, apre impegnativi itinerari sulle vette del Catinaccio, del Sassolungo, delle Odle e del Sella.

Il cosiddetto Sentiero dei Turisti e, sullo sfondo, l’inconfondibile profilo dello Sciliar
Il cosiddetto Sentiero dei Turisti e, sullo sfondo, l’inconfondibile profilo dello Sciliar

La sua via più difficile è il camino delle Cinque Dita, quarto grado superiore, che percorre da secondo di cordata con Robert Hans Schmitt. Ma la vittoria più bella, anche perché compiuta da solo, è quella sulla Schlernspitze, la cima che oggi porta il suo nome. Prima che un’arrampicata difficile quella salita è una successione di avventure in grado di riempire un romanzo. Passaggi via via più duri in un canalone franoso, cenge impressionanti, massi in bilico, perfino un salto in discesa da un passaggio impossibile in arrampicata libera verso un nevaio sul fondo di un canalone. I dubbi sull’itinerario giusto costringono Johann a scendere e a ritentare più volte; per alleggerirsi lascia lo zaino e il bastone, poi si libera addirittura delle scarpe. Sulla lama di dolomia della cima arriva a piedi nudi, lasciando tracce di sangue sulla roccia. Quando scende a valle e racconta la sua impresa, i valligiani lo prendono per matto. L’impresa solitaria di Johann Santner, invece, segna la nascita dell’alpinismo altoatesino.

La cima elegante

In carrozza e a piedi lungo una carrabile dell’Alpe di Siusi
In carrozza e a piedi lungo una carrabile dell’Alpe di Siusi

Se si bada all’eleganza delle vette, all’altezza delle pareti, al colpo d’occhio dal fondovalle, lo Sciliar è una delle montagne più belle delle Dolomiti. Verso nord le sue torri, affiancate dalla sagoma squadrata del Monte Pez, la cima più elevata del massiccio, si affacciano sui pascoli e sulle piste da sci dell’Alpe di Siusi. Verso sud lo stesso profilo – ma girato, come se visto in uno specchio – si lascia osservare dal centro di Bolzano. Pareti gigantesche, interrotte da mughi e fasciate da foreste, precipitano verso i paesi di Siusi, di Castelrotto e di Fiè, i pascoli dell’altopiano dello Sciliar punteggiati di fienili, chiese campestri e masi. E le torri di Castel Presule, il fortilizio medioevale che sorveglia la strada che sale dall’Isarco all’altopiano. Qui il turismo alpino ha origini antiche: al contrario che in altri massicci dolomitici, però, solo pochi visitatori rivolgono attenzione alla roccia. Ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo e del Sella, anche i turisti in camper o in auto alzano lo sguardo verso le cordate in parete, che sembrano far parte del paesaggio. Sull’Alpe di Siusi, e nei paesi alle pendici, lo Sciliar e le sue torri sono solo uno sfondo lontano.

Uno scorcio del paesino di Castelrotto
Uno scorcio del paesino di Castelrotto

Per la maggioranza dei villeggianti le mete più ambite d’estate sono i sentieri che salgono dall’Alpe e dalle sue seggiovie verso i rifugi Alpe di Tires e Bolzano. Solo pochi, lasciati i percorsi segnati, si spingono sul selvaggio pianoro sommitale dello Sciliar dove vivono grandi branchi di camosci. Pochi sanno che nell’Età del Bronzo il Monte Castello e il vicino Pulpito Santner, che offre uno straordinario colpo d’occhio sulle torri, erano luoghi di culto dove al solstizio d’estate si accendevano dei giganteschi falò.

Ai piedi dello Sciliar, i tre paesi di Siusi (Seis), Fiè (Völs) e Castelrotto (Kastelruth) meritano una visita attenta. A Siusi l’imponente chiesa parrocchiale sorveglia le vecchie case del centro; a Castelrotto, che conserva insegne, fontane e affreschi suggestivi, non mancano i riferimenti all’incendio che nel 1753 devastò il paese. Di fronte all’abitato di Fiè sorge Castel Prèsule – Prösels in tedesco – edificato nel Medioevo e rifatto come residenza nobiliare nel Cinquecento. Oltre agli affreschi conserva una collezione di bersagli utilizzati dagli Schützen, le milizie tradizionali, e una ricca collezione di armi che comprende armature cinquecentesche ma anche fucili delle guerre d’Indipendenza italiane. Si conclude ai piedi del castello, a giugno, la Cavalcata von Wolkenstein, un’appassionante gara di abilità per cavalieri che attira sull’altopiano migliaia di persone. Tutto l’anno inoltre gli appassionati di musica folk tirolese arrivano dalla Germania e dall’Austria nella patria dei Kasterluther Spatzen, i Passerotti di Castelrotto, un gruppo di musicisti che ha venduto milioni di dischi nei paesi di lingua tedesca.

Cima del Sassopiatto
Cima del Sassopiatto

A nord dello Sciliar, in vista delle vette gemelle del Sassolungo e del Sassopiatto e di molti altri massicci noti, gli escursionisti dell’estate e gli sciatori dell’inverno hanno a disposizione un ambiente più dolce. L’Alpe di Siusi è il più grande altopiano delle Dolomiti nonché uno straordinario balcone sulle Alpi. Già da Compaccio, dove arrivano la cabinovia e la strada, appaiono anche il Sella, le Odle e i monti della Val Sarentino. Basta alzarsi verso la Bullaccia, l’hotel Panorama o il Goldknopf per veder apparire anche l’Ortles, la Marmolada, il Catinaccio e un lungo tratto della catena di confine tra Italia e Austria.

Bellezza a tutto tondo

Il tracciato che conduce all’Alpe di Tires
Il tracciato che conduce all’Alpe di Tires

Ma il fascino dell’Alpe di Siusi non sta solo nei panorami. Nonostante la forte presenza del turismo, che ha portato strade, impianti di risalita e alberghi, l’altopiano continua a fornire fieno ai contadini e agli allevatori di Siusi, di Castelrotto e della Val Gardena. Durante le camminate s’incontrano baite e fienili di legno, a dimostrazione del fatto che l’antica civiltà dei montanari altoatesini è sopravvissuta all’arrivo del turismo ed è riuscita a ben integrarsi.

Una fitta rete di viottoli e sentieri attira qui ogni estate migliaia di escursionisti provenienti da ogni parte d’Europa. Alla tradizionale presenza di camminatori tedeschi si affianca quella di italiani, olandesi e britannici. Gli scarsi dislivelli, il terreno quasi ovunque comodo, gli impianti di risalita in funzione anche d’estate e l’abbondanza di rifugi e di baite con ristoro fanno sì che gran parte degli itinerari siano accessibili anche ai trekker meno allenati. Nella stagione fredda alcuni viottoli che attraversano l’altopiano vengono spazzati e resi percorribili anche quando la montagna è innevata. I sentieri invernali battuti, in tedesco Winterwanderwege, sono un’altra grande attrattiva dell’Alpe.

Rifugio in vetta all'Alpe di Tires
Rifugio in vetta all’Alpe di Tires

Chi ama le passeggiate tranquille sull’Alpe di Siusi può salire in seggiovia all’hotel Panorama e proseguire a piedi verso i rifugi e le malghe dell’altopiano (Laurin, Santner e Sattler) o l’hotel Ritsch, da dove si torna a Compaccio a piedi o in bus. Offre una passeggiata solitaria e con eccezionali panorami anche la Bullaccia, che separa l’Alpe di Siusi dalla Val Gardena. Un’altra seggiovia dà accesso al sentiero e permette di ammirare i lastroni di arenaria delle Panche delle Streghe (Hexenbänke).

Da Saltria, raggiungibile con i bus navetta da Compaccio, si sale in seggiovia alla Willams Hütte e si prosegue per un ripido viottolo verso il Rifugio Sassopiatto. Un altro bell’itinerario conduce al rifugio Vicenza, tra il Sassolungo e il Sassopiatto. Quest’ultima cima può essere conquistata tramite un comodo sentiero dal rifugio omonimo o con la bella ferrata Schuster, che ha inizio dal Rifugio Vicenza. Indispensabile, in questo caso, l’attrezzatura con casco, imbragatura, cordini, dissipatore e moschettoni. Tra i sentieri più vicini allo Sciliar spicca la suggestiva salita di due ore dall’hotel Panorama al Rifugio Alpe di Tires, attraverso una solitaria conca erbosa. Un’ora in più è necessaria per la scarpinata lungo lo storico Sentiero dei Turisti che conduce al Rifugio Bolzano e alla cima del Monte Pez. La prima parte di questo bellissimo percorso, tra i Bagni di Razzes e il Rifugio Malghetta Sciliar, può essere percorsa solamente in discesa salendo a Compaccio e all’hotel Panorama con gli impianti a fune e tornando a piedi o in bus dai Bagni fino all’abitato di Siusi.

il Rifugio Bolzano, situato a oltre 2.400 metri di altitudine
il Rifugio Bolzano, situato a oltre 2.400 metri di altitudine

A realizzare il Rifugio Bolzano – la Schlernhaus degli escursionisti altoatesini – è stato Johann Santner, che è salito quattrocento volte sullo Sciliar, ha diretto i lavori per la costruzione e ne è stato il primo gestore. A inaugurarlo, nel 1885, la sezione bolzanina del Döav, il club alpino austro-tedesco. Dopo la Grande Guerra, come gli altri rifugi dell’associazione, la Schlernhaus è passata al demanio dello Stato italiano ed è stata affidata in uso alla sezione di Bolzano del CAI. La struttura complessa, gli arredi in legno, la grande sala da pranzo, i camini, danno all’edificio un aspetto affascinante, molto diverso da un normale rifugio. Chi passa una notte quassù può salire con la luce del mattino al Monte Pez e poi al Pulpito Santner, lo straordinario belvedere sulle torri.

In cordata e nella vita

Hotel Steger-Dellai, affresco (Paula Wiesinger, bolzanina, e Hans Steger, bavarese)
Hotel Steger-Dellai, affresco (Paula Wiesinger, bolzanina, e Hans Steger, bavarese)

Chi s’interessa alla storia dell’alpinismo e dello sci, sull’Alpe di Siusi non deve dimenticare la passeggiata da Compaggio all’hotel Steger-Dellai, che ricorda due grandi personaggi del passato. Paula Wiesinger, bolzanina, e Hans Steger, bavarese, s’incontrano all’età di vent’anni ai piedi del Pelmo e si legano in cordata in parete e nella vita. L’elenco delle loro vie nuove sulle Dolomiti include la Weg der Jugend sulla parete nord di Cima Una, la parete nord-est della Cima Grande di Lavaredo, una via diretta sulla parete est del Catinaccio e vari itinerari sulle Torri del Vajolet. All’inizio degli anni Trenta compaiono in alcuni film di montagna, e Paula è la controfigura dell’attrice e fotografa Leni Riefenstahl. Poi il loro interesse si concentra sullo sci, e Paula vince venti titoli italiani e molte gare internazionali di rilievo.

Nel 1949 acquistano l’albergo Dellai sull’Alpe di Siusi, che ribattezzano Steger-Dellai e che diventa il centro della loro vita. Hans muore nel 1989, Paula lo segue nel 2001, a novantatré anni. Oggi nelle sale dell’albergo i loro volti compaiono in statue, foto, quadri e affreschi, e alcune vetrine accolgono le medaglie della Wiesinger. «Sono morti senza aver avuto figli e le loro proprietà sono passate a una fondazione » spiega Bruno Steiner, direttore dell’hotel. «Per volontà di Hans e Paula, una parte degli utili dell’albergo e della seggiovia Panorama vengono reinvestiti nella tutela ambientale dell’Alpe di Siusi o donati all’Aiut Alpin Dolomites». Dall’albergo inizia un sentiero che ricorda i due alpinisti, indicato da tabelle che descrivono la natura di queste montagne e la vita avventurosa della coppia.

La montagna si trasforma

Sulla vetta del Monte Pez
Sulla vetta del Monte Pez

L’11 agosto 2011, due mesi dopo la festa per i cinquant’anni del Rifugio Malghetta Sciliar, una frana ha cambiato il profilo della montagna. Duemila metri cubi di roccia si sono staccati dalla Punta Euringer e sono precipitati nel canalone tra questa e la Punta Santner, poi una seconda frana ha seguito il percorso della prima. Tre alpinisti tedeschi che erano nei pressi dell’attacco si sono visti passare accanto dei massi grandi come furgoni, ma non sono stati toccati. Due cordate che stavano salendo verso la Punta Santner hanno sentito un boato, poi hanno visto una nuvola di polvere alzarsi dal canalone sotto di loro. Una volta raggiunta la cima, i cinque scalatori sono stati recuperati dall’elicottero e riportati a valle senza danni. «Tutto normale, la montagna si trasforma» spiega Felix Karbon del Bergrettung, il Soccorso Alpino di Siusi. Ha ragione, ma dispiace che insieme a quelle tonnellate di roccia siano stati trasformati in polvere il capolavoro e la grande avventura di Johann Santner. 

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