Sciare senza confini

Pleinair bianco nell'Espace San Bernardo che comprende il domaine skiable di La Thuile in Valle d'Aosta e quello di La Rosière nella Savoia francese, da esplorare in libertà con gli sci ai piedi.

Indice dell'itinerario

Campi di segale e avena nei fondovalle, alpeggi circondati da foreste di conifere che facevano corona alle vette più maestose delle Alpi: era questo, ai primi del ‘900, lo scenario dell’ampio territorio che comprendeva l’Haute-Tarentaise in Francia e la Valle d’Aosta in Italia. Le due regioni confinanti condividevano un’economia basata soprattutto su agricoltura e allevamento, scandita dalle stagioni del raccolto.
Poi fu il tempo delle scoperte minerarie che trasformarono la vita delle piccole comunità alpine, condizionandone lo sviluppo. Terminata la corsa all’oro (nel caso di La Thuile si trattava di carbone), le popolazioni si aprirono al turismo mantenendo però una forte identità montanara e conservando le peculiarità dei borghi alpini, dotati di accoglienti strutture ma sempre ben ancorati alle proprie origini.
Attestate sulle pendici del Piccolo San Bernardo, da sempre La Thuile e La Rosière sono le porte di accesso a una delle principali vie di comunicazione tra la Francia e l’Italia. Entrambe hanno una storia antica, avendo da sempre svolto una funzione strategica per il transito e il presidio della frontiera; di qui passava la via romana dell’Alpis Graia che collegava Milano, la capitale imperiale, a Lione, la capitale delle Gallie. La strada era scandita da stationes che assicuravano ai viaggiatori alloggio e rifornimento, come più tardi fu per l’ospizio dei Mauriziani: l’edificio, che sorge in terra francese a un chilometro dal confine ed è ora adibito a centro culturale e di informazioni turistiche, fu più volte distrutto durante le guerre ed è rimasto attivo fino al secondo conflitto mondiale, quando i tedeschi ne fecero una base militare.

Neve attiva
Oggi La Thuile e La Rosière fanno parte del comprensorio sciistico chiamato Espace San Bernardo, che può vantare trentasette impianti di risalita con una portata oraria di 54.000 persone e uno sviluppo di quasi 160 chilometri di tracciati per lo sci alpino, fruibili con un unico skipass. Non mancano anelli per il fondo, snowpark e, come si conviene a tutte le località di rango, un ampio novero di attività e di servizi per la vacanza invernale: arrampicata indoor, ice climbing sulle cascate di ghiaccio, sleddog e passeggiate notturne con le racchette da neve. Nel domaine skiable si trovano inoltre una dozzina di rifugi sulle piste, molti dei quali dotati di ristorante e solarium. Non da ultimo, gli asili della neve con parco giochi, miniclub, tapis roulant gratuiti e snow tubbing.
Dal punto di vista orografico, le due località si danno la mano al Colle del Belvedere dove la divertente pista Liason, 6 chilometri e mezzo di sviluppo con un dislivello di 600 metri, porta verso il primo impianto francese, la coppia di skilift affiancati Bellecombe 1 e 2; i punti più alti raggiunti dagli impianti sono il Colle di Chaz Dura in territorio italiano (2.579 m) e quello di Le Roc Noir (2.400 m) in Francia. Chi ama le discese può trovare nel domaine skiable settantaquattro diverse piste, incastonate in uno dei paesaggi più belli delle Alpi: il Monte Bianco da una parte e il Rutor dall’altra costituiscono infatti la scenografia d’eccezione di questo autentico paradiso per gli sport invernali, di cui la produzione di neve ad alta pressione garantisce una costante fruibilità (recente la realizzazione di un bacino artificiale in quota per accrescere la riserva idrica). Chi preferisce il più rilassante sci nordico può scegliere tra il facile campo scuola e quattro anelli rispettivamente di 3, 5, 7 e 10 chilometri.
Complessivamente l’Espace è dotato, in territorio italiano, di sette seggiovie quadriposto (una delle quali con tappeto mobile d’imbarco), tre seggiovie triposto, quattro sciovie, due tapis roulant all’aperto e uno coperto; inoltre, l’impianto di arroccamento più importante di La Thuile è una funivia in grado di trasportare cabine da venticinque posti, partendo direttamente dal piazzale del Planibel. Sul versante francese sono invece attive due seggiovie quadriposto, tre triposto e tredici sciovie ma soprattutto le due nuovissime seggiovie a sei posti Roches Noires e Eucherts, con una portata complessiva di 4.800 persone all’ora, per un accesso più veloce dalla Francia verso l’Italia.
Fra le altre novità di questa stagione, l’apertura di una fermata intermedia della seggiovia Chaz Dura Express per rendere più veloce e fluido il trasporto dei principianti nella zona delle piste 11, 15 e 20 e permettere la ripetizione delle piste 9, 9a e 10 senza ridiscendere alla partenza dell’impianto. Sono inoltre proseguiti i lavori di ampliamento dei tracciati che favoriranno collegamenti più veloci tra i diversi settori del comprensorio: in special modo la partenza dal Colle del Fourclaz verso le piste 7 e 8 e il passaggio verso il Piccolo San Bernardo per il Colle del Belvedere e la pista 26. Anche le piste 7a, 8, 17 e 19 sono state migliorate e allargate in più punti.
Al Piccolo San Bernardo, infine, è stata annunciata la prossima realizzazione della prima scuola italiana di snowkite (la versione invernale del kitesurf, scivolando sulla neve agganciati a una sorta di aquilone che sfrutta le correnti ascensionali) grazie al particolare microclima del colle, che favorisce la pratica di questa adrenalinica specialità: qui si è svolta anche una delle gare di Coppa del Mondo, con una nutrita partecipazione di giovani concorrenti.

Tante discese, un mito
Fra le settantaquattro piste dell’Espace San Bernardo, con ampie possibilità di scelta fra percorsi di diversa difficoltà sullo stesso versante, una delle più frequentate è la 25 che, dalla vetta del Belvedere, si tuffa a valle sino a raggiungere la base della seggiovia Fourclaz Express. Più facile ma altrettanto piacevole la numero 7, lunga ben 11 chilometri, che attraversa splendidi boschi e costeggia baite, vecchie caserme e rifugi dell’ultima guerra, partendo da Chaz Dura fino a La Thuile.
Ma l’autentico mito dell’Espace è la 3 intitolata a Franco Berthod, già sede di importanti discese libere di Coppa Europa. E’ considerata una delle più difficili piste italiane a motivo del 73% di pendenza massima, spesso caratterizzata da neve molto dura. Interamente coperta da innevamento artificiale, si snoda quasi totalmente nel bosco e pertanto è sempre in ombra, se escludiamo un piccolo tratto finale. La parte alta è subito caratterizzata da una S in contropendenza, seguita da un breve falsopiano che conduce verso sinistra: inizia qui il muro più impegnativo dove si raggiunge la pendenza massima, seguita da un tratto progressivamente sempre più dolce. A questo punto si può scegliere di proseguire per la 3 o entrare nella vicina 2, la Diretta, con diversi muri in sequenza e una pendenza media del 60%. Nella parte finale le due piste girano quasi parallele verso destra fino ad arrivare alla partenza della seggiovia e della telecabina, ai margini dell’abitato di La Thuile.

Una storia millenaria
Una bellissima passeggiata conduce dal centro di La Thuile verso il Colle del Piccolo San Bernardo, attraversando le vecchie e pittoresche borgate. Nella frazione di Entrèves, la statua di Santa Barbara è posta sull’altare ligneo della cappella insieme a San Giuseppe, così com’è raffigurata su una delle cinque tele che contornano l’altare stesso; accanto alla chiesetta, il complesso rurale con casa padronale e cascina e un secondo edificio della fine dell’800, entrambi caratterizzati dai tetti a padiglione. Alla Petite Golette troviamo invece la cappella della Visitazione e una scena raffigurata in una tela del XVIII secolo, inserita nell’altare in legno dello stesso periodo.
Proseguendo lungo la strada del colle si giunge all’abitato di Pont-Serrand. Il ponte risale al 1872 ma già al tempo dei Romani e della strada per le Gallie esisteva un viadotto, indispensabile per superare la profonda gola entro la quale scorre la Dora di Verney. Nello spazio angolare delimitato dalla vecchia e dalla nuova strada per il confine si trova la cappella di San Bernardo da Mentone, costruita nel 1471 e rifatta a metà del ‘600: con una bella facciata affrescata, conserva una scultura lignea del santo e presenta una grata che separa la zona riservata all’officiante da quella dei fedeli.
Alla sommità del Colle ci troveremo in un autentico museo archeologico all’aria aperta. Subito dopo gli edifici dell’ex dogana italiana, a destra della strada, si notano i resti della mansio romana che fungeva da magazzino e alloggio per viandanti e militari, portata alla luce e restaurata alla fine degli anni ’20: dall’estensione dei muri perimetrali si misura l’ampiezza dell’edificio, composto da una serie di stanze che circondavano un cortile centrale collegato tramite un portico alla Strada Romana delle Gallie, il cui tracciato corre parallelo a quello attuale. Poco distante sorge un tempietto, il fanum gallo-romano, forse consacrato a una divinità celtica.
Molto più antico è però il cromlech, un cerchio di 72 metri di diametro formato da quarantasei pietre (ma in origine dovevano essere più numerose) infisse nel terreno, proprio sulla linea di confine: si trattava di un luogo d’incontro e di culto, una sorta di segnavia oppure un calendario solare? Gli studiosi stanno ancora cercando una risposta, ma rimane intatto il fascino misterioso del passato di queste Alpi.

PleinAir 415 – febbraio 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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