Scandinavia tra due mari

Cerniera dell'Europa centrale, la Danimarca è un paese del tutto peculiare nella realtà del continente: vediamo in che modo coglierne lo spirito e apprezzarne la natura, i paesaggi, la storia e i costumi in un itinerario esemplare dell'abitar viaggiando in libertà.

Indice dell'itinerario

Difficile definire la Danimarca e il suo popolo, come accade per tutte le terre e le genti di confine. Geograficamente fa parte dell’Europa continentale, ma allo stesso tempo appare come un’isola: una piccola nazione – appena 5 milioni di abitanti, perlopiù concentrati nelle città – circondata da giganti come la Germania, la Scandinavia settentrionale, il Benelux e più oltre la Polonia e la Gran Bretagna. Origine, lingua e cultura sono tali da renderla nettamente distinta in questo panorama; fa parte dell’Unione Europea eppure mantiene ancora, unica assieme al Regno Unito e alla Svezia, la propria moneta nazionale. E a dire il vero si ha la sensazione che l’adesione alla grande comunità sia stata accettata più per il timore di perdere un’occasione storica piuttosto che voluta per profonda convinzione, come già accadde in passato con i Vichinghi: la loro è una storia breve (appena 300 anni), ma che aiuta a capire qualcosa di più dei tempi moderni. Con quel nome fu chiamata una minoranza particolarmente battagliera che, esercitando la pirateria grazie alla sua abilità marinara, mise a soqquadro una vastissima area dall’America settentrionale alla Russia e, verso sud, fino alla Persia. Durante queste campagne inflisse terribili sofferenze a tutti coloro che caddero sotto il suo dominio (così si potrà leggere, quasi alla lettera, sui pannelli informativi del museo di Roskilde) spinto dalla necessità di trovare nuove risorse e nuove terre da colonizzare. La cosa più importante da notare è tuttavia che i Vichinghi scomparvero non a causa di una guerra persa ma proprio a seguito della vittoria, cioè quando si ritrovarono ad aver conquistato diversi regni e, inevitabilmente, ad integrarsi con il resto d’Europa, assai più evoluto e popoloso. Nel volgere di pochi anni la gestione del potere tornò così nelle mani di chi aveva più confidenza con questo mestiere, segnando una fine pacifica e proficua di questa civiltà tanto quanto bellicosa e distruttiva era stata l’ascesa. A suo merito va l’aver accettato questa realtà, abbandonando il mito del predominio militare a fronte dei vantaggi dell’integrazione economica e politica: e non sono stati in molti nel corso della storia ad averlo capito.
Anche in fatto di paesaggi la Danimarca ha caratteri peculiari non riconducibili a quelli dei paesi circostanti, fermo restando che si tratta di un ambiente particolarmente gradevole e fruibile nel quale la protezione della natura si integra con un’edilizia molto pittoresca. E’ evidente inoltre lo sforzo di progettare servizi e infrastrutture con semplicità ed efficienza, fornendo in molti casi un esempio da seguire (come nel massiccio utilizzo del vento per produrre energia).
Ciò premesso, è evidente che la curiosità è la molla principale che spinge il viaggiatore a fare la conoscenza di questo paese, spesso abbinato nell’itinerario a quelli vicini date le sue dimensioni relativamente ristrette: ma se si vuole approfondire il contatto due settimane ci vogliono tutte e, considerando il trasferimento dall’Italia, fanno tranquillamente una vacanza. L’inconveniente principale da mettere in conto, anche nella bella stagione, è il tempo: l’influenza della depressione islandese si fa sentire con temperature più basse della media europea, cieli più spesso grigi che azzurri e frequenti acquazzoni, sia pure di breve durata, così come le schiarite che seguono. Ma la cosa è così normale che i danesi non se ne turbano, proseguendo tranquillamente le proprie attività. La placidità, del resto, sembra essere parte integrante del temperamento nazionale insieme alla totale mancanza di fretta, e ciò crea a volte dei problemi al turista itinerante che vorrebbe vedere il maggior numero di cose nel minor tempo possibile: i numerosi musei all’aperto e i molti castelli ai quali è annesso un parco sono sistematicamente attrezzati come luoghi in cui trascorrere un’intera giornata con tutta la famiglia, e questo è causa delle tariffe d’ingresso generalmente molto alte (anche sull’ordine dei 10 o 20 euro), poco apprezzate da chi è di passaggio e può dedicare alla visita un tempo assai più limitato.Ai prezzi elevati bisogna peraltro abituarsi, cominciando da quelli del carburante. Come pure è bene familiarizzare con i molti servizi – cambio, parcheggi, rifornimenti, alcune dotazioni dei camping – in cui ci si trova a interloquire con macchinette automatiche le cui istruzioni sono spesso riportate solo in danese. Occorre inoltre fare i conti con una circostanza che sposta sensibilmente le nostre abitudini di vacanza pleinair, secondo le quali il giorno è dedicato alla natura e la sera si trascorre nei centri abitati. Qui, al contrario, la maggior parte dei luoghi notevoli chiude alle 17.30 anche nel periodo estivo e nei centri medio-piccoli non c’è praticamente animazione serale o nottura, mentre la luce del giorno è viva fin quasi alle 22: bisogna dunque programmare la giornata in modo da poter visitare monumenti, musei e località quando il sole è ancora alto, avendo la possibilità di gustare aspetti naturali e paesistici nelle ore rimanenti (ciò non vale ovviamente per le città maggiori che in ogni caso, nel nostro itinerario, sono solo due: Copenhagen e Århus).
Entrando ora nel merito del viaggio, possiamo distinguere due aree: lo Jylland, cioè l’area continentale e la meno abitata nella quale entreremo arrivando dalla Germania, dove gli interessi principali sono costituiti dai fenomeni naturali dovuti alla particolare posizione protesa verso l’incrocio fra il Baltico e il Mare del Nord; e le isole centro-orientali, che costituiscono la parte più antropizzata e ricca di storia.

Lo Jylland occidentale
All’ex dogana di Flensburg ci lasciamo alle spalle la regione di Amburgo e le congestionate autostrade tedesche e dall’uscita 75 imbocchiamo la statale 8, puntando dritti verso la costa occidentale. Superato il paese di Tønder si trova subito il villaggio-museo di Møgeltonder, dove un parcheggio tranquillo permette di sostare e di prendere confidenza con lo stile architettonico del luogo: case dai tetti di paglia, chiese tutte bianche, strade acciottolate.
Ma la nostra prima meta è appunto il mare che si raggiunge imboccando la 419 e, dopo 25 chilometri, il lungo istmo che dalla terraferma conduce all’isola di Rømø, classico ambiente di vacanza non dissimile dall’isola olandese di Texel. I moltissimi camperisti che arrivano fin qui si dirigono subito alla centrale località di Lakolk, dove ai piedi di una catena di piccole dune si stende un’immensa spiaggia che diremmo quasi carrabile, profonda circa mezzo chilometro: qui centinaia di camper e di auto (la sosta è consentita solo nelle ore diurne fino alle 21) si accalcano sulla linea di marea, ben visibile a un centinaio di metri dalla battigia quando il livello dell’acqua è più basso; il mare è pulito e a una temperatura praticabile anche per chi è abituato a climi mediterranei, ma il contesto paesistico è più curioso che avvincente. Meno affollata (pur con stessa disciplina per la sosta) la situazione a Sønderby, all’estremo sud, anche qui con dune che però si presentano erbose e una spiaggia talmente piatta e così estesa che il mare quasi non si vede: qui si ha la possibilità di praticare il surf su ruote grazie alla compattezza dell’arenile e al vento teso, oltre che di scorrazzare in bici sulla spiaggia stessa. Ma è l’interno di Rømø che offre l’immagine più ridente grazie a un suggestivo ambiente agropastorale, anche qui con tipiche case dai tetti di paglia e piccole strutture di vacanza dedicate alle famiglie; al centro dell’isola si nota una candida chiesa dedicata ai pescatori. Il tutto si può gustare al meglio, offrendo giornate di vero pleinair, grazie alle bellissime piste ciclabili immerse nel verde e collegate alla rete stradale da molti ottimi parcheggi con servizi: anche in questi vige il divieto di pernottamento libero che appare tuttavia giustificato in un quadro così delicato e armonioso, per cui la cosa migliore è servirsi di un campeggio e sostare un paio di giorni.
Tornati sulla penisola, si giunge in breve a Ribe dove un’area gratuita provvista di camper service, con permanenza massima di 48 ore, è l’ideale per la visita. Si tratta della cittadina storica più famosa della Danimarca, con colorate case a graticcio e la grande piazza centrale dove sorge l’imponente cattedrale che si visita a pagamento, come la vicina e altrettanto bella chiesa di Santa Caterina. Interessante è anche la zona del porto fluviale cui Ribe deve l’importanza avuta nel passato.Ma l’attrazione principale è senza dubbio il Viking Park, che si incontra prima della città provenendo da sud. E’ il primo dei parchi storico-ricreativi che troveremo lungo il nostro itinerario e che rappresentano una caratteristica peculiare di questo paese, con ricostruzioni delle antiche capanne animate da figuranti in costume che mettono in scena le attività quotidiane di una volta.
Prima di proseguire verso nord la maggioranza dei turisti effettua una deviazione a Billund per visitare la famosissima Legoland, meta di un numero impressionante di famiglie: il parco di divertimenti è senz’altro originale, ma il costo d’ingresso è talmente spropositato (a tariffa piena due adulti e due bambini fra i 3 e i 12 anni pagano circa 115 euro) da scoraggiare chi non viaggia con figli piccoli o non ha almeno l’intera giornata a disposizione.

La parte più gradevole della costa centro-occidentale dello Jylland è sicuramente quella che va da Søndervig (un centinaio di chilometri a nord di Ribe) a Ferring: una successione di belle spiagge di sabbia chiara, orlate da magnifiche dune che sul versante dell’entroterra sono ricoperte da un manto d’erba e spesso solcate da sentieri panoramici.
Sondervig è un tipico centro di villeggiatura, grazioso ma caotico, e la fascia dunale è interamente urbanizzata da villette neppure tanto rispettose dello stile locale. La situazione cambia decisamente in meglio nei 10 chilometri successivi: le dune sono sempre più estese ed intatte, con facile accesso dai numerosi parcheggi (anche qui vige il divieto di pernottamento) mediante camminamenti che tagliano le collinette portando sulla cresta e all’arenile. Si comincia con la stupenda Sidsellsbjerg Strand, dopo la quale è un continuo susseguirsi di perfette opportunità di sosta e accessi al mare con attrezzature per la balneazione, fino a raggiungere Odbjerg. Queste località sono molto apprezzate, per cui conviene arrivare al mattino presto o subito dopo pranzo per evitare difficoltà di parcheggio, dato che gli spazi disponibili sono relativamente limitati. Più avanti si stendono le spiagge di Vederso e di Husby, in un ambiente simile al precedente ma più urbanizzato e di tono in un certo senso esclusivo, anche se tutto appare fatto con gusto e rispetto per l’ambiente.
Un’esile striscia di terra fra mare e paludi, assai meno fruibile, conduce fino a Bovbjerg. Dal centro dell’abitato, sostando davanti al municipio, si arriva alla spettacolare Bovbjerg Klint, una rupe alta una cinquantina di metri e lunga un paio di chilometri, battuta dal vento che trovando quest’ostacolo crea correnti ascensionali per la gioia degli appassionati di parapendio e deltaplano; qui conviene usare la bici seguendo i facili camminamenti che corrono presso il ciglio del roccione toccando un faro e una chiesetta isolata.

Da questo punto lo Jylland è letteralmente tagliato da una serie di ampi fiordi comunicanti che si addentrano praticamente senza soluzione di continuità fino alla costa orientale della penisola: la circostanza deriva dall’azione combinata delle forze della natura, creando un assetto territoriale che ha favorito le comunicazioni e incoraggiato gli insediamenti umani.
Procedendo parallelamente alla costa meridionale del fiordo Nissum Bredning verso Lemvig si imbocca la 565, che in breve riconduce sulla riva della vasta insenatura; ci si imbatte così nell’isolato e pittoresco Å Molle, un vecchio mulino in suggestiva posizione, non sempre aperto per la visita ma ottimo per una rapida sosta. Poco dopo, sulla sinistra, ecco i segnali per Tattum Bjerge, un circo di dune e di belvedere su tutto il fiordo: arrivati a un punto di ristoro e a un parcheggio, si spazia con lo sguardo in piena natura e si può scendere al mare mediante scalette di legno. Per una più lunga permanenza sono disponibili alcuni campeggi rivieraschi di fronte all’isola di Venø.Attraversando la cittadina di Vinderup si incontra ora una meta di prima grandezza: Hjerl Hede, forse il più bel museo all’aperto danese, all’interno di un’area protetta e servito da un grande parcheggio gratuito immerso nella brughiera. La fusione tra le ricostruzioni storiche e il vastissimo ambiente naturale è altamente suggestiva: il cosiddetto vecchio villaggio si riferisce soprattutto al ‘500, con una quarantina di edifici perfettamente tenuti e spesso funzionanti, ma c’è anche una parte riservata a un insediamento preistorico effettivamente ritrovato sul posto. Un’altra zona è dedicata al lavoro nei boschi e nelle torbiere, con mostra di antiche attrezzature e tecniche. Oltre a servirsi di un trenino o di carri a cavalli per la visita, ci si può inoltre cimentare con trampoli e primitivi velocipedi in legno.
E’ il momento di attraversare il fiordo e tornare sulla costa occidentale dello Jylland, senza però mancare lungo il percorso la breve deviazione al castello di Spottrup, una fortezza del ‘400 circondata da una doppia cintura di fossati separati da un alto bastione erboso; l’interno, austero ma originale, è visitabile. Magnifica è l’ambientazione, isolata in mezzo alla natura e adiacente a un orto botanico.
La strada 26 taglia l’isola di Mors e si porta sull’altra sponda dell’insenatura, qui sempre più ramificata, ma poco prima del secondo ponte tra Sundby e Vilsund vale la pena di effettuare un altro piccolo fuorirotta per vedere il ben segnalato Hanklit, con comodo parcheggio dal quale partono i camminamenti per la visita. Si tratta di una rupe isolata che ha la stessa genesi di Tattum Bjerge, senza essere però circondata da insediamenti: nella parte inferiore si trovano numerosi fossili, mentre dalla cima si apprezza un notevole panorama.

Verso la punta dello Jylland la natura mostra i fenomeni più caratteristici di questo paese, in particolare nelle vicinanze dei due centri di Lønstrup e Skagen.
Lønstrup è una località molto turistica e ben fornita, fatta di case sparpagliate sulla duna (erbosa anche qui). A quanto si vede, è tollerato il pernottamento dei camper nel parcheggio al termine dell’abitato a patto di arrivare a tarda sera poiché in caso contrario è difficile trovare posto; proprio da qui parte una lunga e affascinante passeggiata sulla spiaggia sotto la falesia, mentre un altro camminamento consente di risalire sulla duna e in paese oppure di raggiungere la romantica Morup Kirke.
Ma la vera meraviglia si trova poco più a sud ed è la duna di Rubjerg Knude, una vera montagna di sabbia – tra le più grandi d’Europa con i suoi 90 metri di altezza per un chilometro circa di lunghezza – che i venti accumulano e spostano in continuazione, come si nota dalle fotografie scattate in anni precedenti (soprattutto se si assume come punto di riferimento il faro che oggi si trova al centro, seppellito fino a metà altezza dalla sabbia). La via d’accesso è un po’ scomoda e conviene fermare il mezzo al primo spiazzo che si trova sulla sinistra per evitare traffico e insabbiamenti: da lì si sale agevolmente, vento permettendo, e quando si è in cresta si domina il mare da un lato e la macchia dall’altro, con viste talmente suggestive da invitare a una lunga pausa. La sabbia relativamente compatta, inoltre, facilita la passeggiata e invita al gioco i bambini.
Una cinquantina di chilometri ci separano dalla cittadina di Skagen, che si trova proprio sulla punta dove si incontrano il Mare del Nord e il Mar Baltico. Superando l’abitato e portandosi al termine della strada si arriva a un parcheggio (a pagamento nelle ore diurne) dove, a giudicare dal numero di camper, la sosta è consentita. E’ la sistemazione migliore per un’escursione lungo il promontorio, che ha un fascino particolare e diverso a seconda del momento della giornata: si percorre una lunga e sottile striscia di sabbia circondata dal mare finché, giunti sulla punta estrema, basta immergere i piedi nell’acqua per percepire nettamente l’intensità dello scontro fra le correnti, tanto forte che la balneazione è vietata perché ritenuta troppo rischiosa. Spostando il camper a sud della cittadina, invece, le indicazioni portano in una decina di minuti di facile passeggiata a una curiosità del posto: la Tilsandede Kirke, una chiesetta insabbiata della quale si vede solo il bianco campanile che emerge dalla rena e dalla macchia.Anche qui però la vera meraviglia è costituita dalla fascia dunale, e precisamente dalla Råbjerg Mile che si trova una ventina di chilometri prima di Skagen. Questo stupendo complesso è del tutto diverso dal precedente, imponendosi non per l’altezza ma per l’estensione tale da nascondere del tutto il mare, dando l’impressione di trovarsi in mezzo al deserto.

Lo Jylland orientale
Il nostro itinerario scende ora verso sud, passando per Frederikshavn (da cui partono traghetti per la fronteggiante costa svedese) e proseguendo su autostrada in direzione di Ålborg e poi dell’aeroporto. Più avanti si seguono i segnali per Nørresundby e infine per la nostra prossima tappa nella storia, Lindholm Høje. Quest’antica e strana necropoli è formata da semplici pietre disposte in forme geometriche diverse a seconda del sesso e del rango, sparse su un vasto prato dove pascolano le pecore. L’accesso è libero, e nel comodo e tranquillo parcheggio isolato non si vede traccia di divieto; un piccolo museo affianca l’area archeologica.
Riprendendo l’autostrada si scende velocemente a Hobro (uscita 34 o 35), un’accogliente cittadina che si trova alla fine di un fiordo, consente di sostare senza problemi in alcuni ampi parcheggi ed è la base per visitare alcune località d’interesse del circondario. Davvero notevole è Fyrkat, immersa in un paesaggio dolcissimo nel quale sono stati creati due musei all’aperto: un Viking Center simile a quello di Ribe, anche se meno esteso, e un Viking Village che ospita la ricostruzione di una casa e uno dei due soli esempi di resti di un villaggio-fortezza circondato da un vallo circolare in terra battuta (l’altro lo vedremo a Trælleborg). Anche qui parcheggi isolati e tranquilli non portano tracce di divieti. Mariager, sul lato meridionale del fiordo, è invece una località turistica sviluppatasi intorno a un paesino tipico: nei parcheggi sul mare abbiamo notato alcuni camper danesi che pernottavano indisturbati.
Superata Randers verrebbe spontaneo recarsi direttamente ad Århus, la seconda città danese, ma conviene prima visitare alcune località molto interessanti lasciando l’autostrada all’uscita 42 per immettersi sulla 16 in direzione di Grenå e poi sulla 21 per Ebeltoft. Giunti quasi sul mare si incontrano i segnali per lo scenografico castello di Rosenholm, con casa di caccia e un grande parco fiorito. Sempre in direzione di Ebeltoft si incontrano i segnali per Rønde e poi per le rovine del castello di Kalo, con comodo parcheggio dal quale parte una passeggiata che in circa mezz’ora, su un esile acciottolato, unisce la terraferma a un isolotto verdeggiante con i panoramici resti del maniero.
Ebeltoft è un’elegante località di vacanza con un importante porto turistico e molti parcheggi (anche qui senza divieti, ma non abbiamo visto camper). Vale la pena visitare la perfetta ricostruzione di un veliero da guerra, dove numerosi manichini rappresentano la vita di bordo.

Århus è una città assai ospitale per i camper ai quali è riservata, sul porto e a due passi dal centro, un’area di parcheggio a pagamento solo nelle ore diurne: conviene perciò arrivare nel tardo pomeriggio e godersi finalmente un’allegra serata nell’estesa area pedonale, tra i pittoreschi canali e gli innumerevoli ristoranti che offrono ogni genere di cucina. Il giorno successivo – a meno di non volersi dedicare ai musei – si potranno visitare la cattedrale dedicata a San Clemente, la chiesa di Nostra Signora e il Gamle By, ovvero la città vecchia, con una sessantina di abitazioni degli ultimi tre secoli raggruppate a formare un vero e proprio museo puntualmente animato da figuranti.

A sud-ovest di Århus si trova una piccola e idilliaca regione lacustre che, se il tempo è favorevole, merita di rimanervi per almeno un paio di giorni. Dall’autostrada 15 in direzione di Silkeborg si esce a Låsby e di qui a Ry, il centro turistico più attrezzato della zona: si trova sullo snodo di un sistema di laghi comunicanti, dove si può effettuare una piccola crociera sui battelli turistici oppure navigare a vela o in canoa (noleggiabile sul posto). Sulle acque pulitissime si aprono il porticciolo, un bel camping e, poco prima del borgo, una graziosa spiaggetta con un ottimo parcheggio adatto a una breve sosta in piena natura. Se poi si vuole avere uno sguardo d’insieme basta recarsi allo stupendo belvedere della Himmelbjerget: vi si giunge prendendo la 445 per Silkeborg, imboccando un bivio dopo circa 5 chilometri e continuando a seguire le indicazioni, fino a un ampio parcheggio a pagamento con ristoro e passeggiate panoramiche in tutte le direzioni. Una di esse arriva ai 147 metri della sommità, dove una torre consente di dominare laghi, boschi e colline dell’intera regione. Per uscire dal comprensorio basta seguire le indicazioni per Skanderborg e Om Kloster, che riportano facilmente sull’autostrada.
Prima di lasciare lo Jylland per portarsi verso la parte centrale della Danimarca si può effettuare una breve deviazione per vedere le pietre runiche di Jelling, di fatto le copie di due misteriose iscrizioni vichinghe e due tombe regali a terrapieno: dall’uscita 60 ci si ritrova nel centro di Vejle e di qui, con non poche difficoltà, si devono seguire i segnali per Horning, Haun e la 442 fino al sito.

L’isola di Fyn
Un ponte autostradale lungo poco più di un chilometro e mezzo unisce lo Jylland al Fyn, che ci offre un primo e graduale approccio con la Danimarca più antropizzata e ricca di memorie storiche.
Dimensioni e motivi di interesse di quest’isola la rendono, per chi già conosce il paese, un ottimo approfondimento; Odense – terza città danese e patria di Hans Christian Andersen – varrebbe da sola almeno due giorni di visita per i suoi innumerevoli monumenti e musei. Nell’economia di un viaggio più lungo e antologico proponiamo invece un percorso di visita alternativo, che risponde tuttavia all’esigenza di cogliere il genius loci mantenendo la durata complessiva della vacanza entro limiti realistici.
Superato il ponte di accesso a Fyn, lasciamo dunque l’autostrada all’uscita 55 per immetterci nella 329, una secondaria che corre lungo la costa meridionale mostrando un paesaggio fiabesco di civettuole villette, signorili residenze di campagna e villaggi-fattoria. Si arriva così a Fåborg, cittadina marinara di aspetto gradevole ma dove non si pernotta con il camper a causa dei divieti; lo stesso avviene alla meta successiva, il favoloso castello di Egeskov, e conviene dunque recarsi subito al valido camping Svannige Søgård (con formula quick stop per le soste brevi) nei pressi dell’incrocio fra le strade 8 e 43.
La visita di Egeskov richiede – e merita – tutta la giornata. L’interno è di notevole interesse, ma il clou è rappresentato dal parco: nei giardini, tappezzati di splendide aiuole fiorite, si colgono scorci affascinanti dell’edificio e si possono praticare attività ricreative di vario tipo, tra cui le arrampicate su ponti tibetani che attraversano una foresta in stile tropicale; il complesso ospita inoltre ben quattro musei (delle auto, delle moto, degli aerei e dell’agricoltura). Vicino al parcheggio si trova una piccola area di camping-natura per le tende, con accesso vietato agli autoveicoli. Prima di arrivare a Egeskov colpisce, proprio sulla strada, la sagoma di Brahetrolleborg, un tipico maniero-fattoria sul quale vale la pena di soffermarsi per la singolarità dell’insieme.

Continuando sulla statale si arriva direttamente a Nyborg, cittadina di solito considerata solo come luogo di passaggio (si trova all’estremità del ponte a pagamento che collega il Fyn al Sjelland, l’isola di Copenhagen) e invece di piacevole ambientazione. Semplice e ariosa, con belle case e grandi spazi di parcheggio sul porto, offre i maggiori motivi di interesse attorno al castello circondato da un lungo vallo in terra battuta con bastioni, vecchi cannoni, una torre e un canale, il tutto a formare un esteso parco urbano con sentieri pedonali e ciclabili. Un ottimo e tranquillo spazio di parcheggio si trova proprio dietro la rocca; prima della città si incontrano altri parcheggi privi di divieti, mentre un ulteriore punto di sosta che appare frequentato dai camperisti è posto quasi all’imbocco del ponte per il Sjelland.
L’isola di Sjelland
Tante e tali sono le attrazioni naturalistiche e culturali concentrate in questa regione che per molti viaggiatori essa si identifica con la Danimarca. E la prima meta che si incontra appena superato il ponte è il museo all’aperto di Trælleborg, che riassume in un contesto unitario le caratteristiche dei due centri vichinghi di Fyrkat: ci sono infatti i resti di un villaggio fortificato con la ricostruzione di una grande abitazione e soprattutto attendamenti in cui si simulano, con il concorso di pochi addetti affiancati da turisti e scolaresche, varie fasi della vita dell’epoca.
A una trentina di chilometri nell’interno, Sorø offre una piacevole pausa con la sua bella abbazia e soprattutto con l’annesso magnifico parco che si stende sulle rive di un laghetto. Di qui sarebbe ovvio il richiamo di Copenhagen, ormai molto vicina, ma non si possono trascurare le molte altre località di interesse; nel contempo – come già si diceva per l’isola di Fyn – è necessario operare una selezione coerentemente con il tempo di cui si dispone per la vacanza. Vediamo perciò quali sono le mete che non devono sfuggire a una prima visita, capaci inoltre di completare adeguatamente il ritratto del paese, e per prima cosa portiamoci subito ad ovest della capitale dove ci attende, a Hillerod, il castello rinascimentale di Fredriksborg. Arrivati nella cittadina, non è facile trovare il maniero a causa della segnaletica del tutto insufficiente; si può però sostare anche per la notte nel parcheggio del castello stesso o in quello del vicino parco, entrambi con facile accesso al sito. Ci troveremo di fronte ancora un edificio di fiabesca bellezza, sia per gli interni straordinariamente decorati che per la bellissima area verde in cui è immerso, sulle rive del lago che circonda il castello offrendone viste impagabili da ogni lato.
Poco lontano sorge Fredensborg, residenza estiva dei reali danesi, meno appariscente ma di notevole peculiarità (la visita, obbligatoriamente guidata, è in lingua inglese solo in alcuni orari). Pochi gli spazi di parcheggio, tra cui uno gratuito un po’ nascosto e tranquillo nei pressi dell’ingresso al parco. Quest’ultimo, progettato dall’architetto-giardiniere di Federico IV attorno ai sentieri di caccia, offre begli scorci, lunghe passeggiate attorno a un lago e un curioso giardino con numerose statue la cui storia è piuttosto singolare: un postino norvegese che aveva l’hobby di confezionare bambole di legno vestite con i costumi di tutte le zone della Scandinavia (che allora formava un unico regno) le donò al sovrano, che prima le fece riprodurre in avorio e poi in statue di pietra a grandezza naturale.
Sul porto di Helsingør, l’Elsinore di Amleto, imperversano i divieti che però si superano grazie a un parcheggio cittadino in cui la sosta dei camper è consentita per 24 ore. Anche qui è prevista la visita guidata per il castello, esternamente più austero dei precedenti ma assai ricco all’interno; è invece gratuito il giro panoramico dei bastioni che fronteggiano la vicinissima costa della Svezia.
Da Helsingør al porto peschereccio di Gilleleje si alternano villette e graziosi paesini, ma il mare è in genere poco attraente se si esclude qualche bella spiaggetta ad Ålsgarde, dal simpatico caos vacanziero. Difficile peraltro il parcheggio, il che consiglia di proseguire costeggiando il Roskilde Fjord: presto troveremo il centro turistico di Jillinge con vari parcheggi, anche panoramici, e nessun divieto forse perché si tratta della tipica località residenziale ignorata dagli itineranti. La posizione è utile anche per la visita di Roskilde (dove non è consentito pernottare): la prima capitale danese è un’importante città storica, soprattutto per la presenza della cattedrale con le tombe regali, ma è nota più che altro per il Vikingeskibsmuseet, la cui visita si presenta assai istruttiva per la chiarezza con cui è illustrata la storia di questo popolo.
A Lejre, che dista pochi chilometri, da non mancare il Forsøgcenter, villaggio storico-archeologico di notevolissimo interesse; seguendo le indicazioni si arriva in un ampio parcheggio isolato in un ameno contesto naturale, da cui effettuare con comodo la visita. Il centro si compone di una parte preistorica, una vichinga e una dell’800, anche qui animate da figuranti che in larga misura sono volontari (in particolare scandinavi, francesi e italiani) partecipanti a soggiorni di studio nei quali si cimentano in attività quali il taglio delle pietre per fabbricare attrezzi, la costruzione di case o imbarcazioni, la produzione di pane e prodotti caseari usando solo strumenti e tecniche delle diverse epoche. Nella sezione dedicata al XIX secolo ci sono anche dei rural cottage in cui le famiglie possono trascorrere, a modesto costo, un’originale vacanza a ritroso nel tempo: gli ospiti devono indossare costumi ottocenteschi, vivere nelle casette in cui tutto è come allora e farsi vedere dagli altri turisti. Accanto al villaggio sorge il castello di Ledreborg, con ingresso libero al parco e a pagamento per l’interno.
Copenhagen è davvero una bella città, animata e pittoresca, e vale dunque la pena organizzare l’itinerario per una sosta di più giorni. Arrivando da Roskilde basta seguire le indicazioni per il centro e ci si ritrova senza possibilità di errore in un parcheggio-campeggio pubblico (generalmente aperto solo dalla primavera all’autunno), piuttosto salato quanto a tariffe ma provvisto di tutti i servizi essenziali e in posizione strategica: di qui, in mezz’ora di passeggiata attraversando un’enorme struttura commerciale e un ponte ferroviario, ci si ritrova sullo Strøget, l’asse principale della vasta e ariosa zona pedonale, e si prosegue fino al celebre porto canale di Nyhavn su cui affacciano casette colorate e vivaci locali. A meno di non voler visitare il famoso parco di divertimenti del Tivoli e i numerosi musei, questo giro a piedi richiede non più di una mezza giornata; occorre invece servirsi dei trasporti pubblici per arrivare all’area più lontana che comprende i castelli reali di Rosenborg e Amalienborg (accessibili anche con biglietto cumulativo), il Kastellet, la passeggiata sul porto e la Sirenetta.
Per uscire dalla capitale occorre seguire sempre l’indicazione per Odense fino all’uscita per Køge, graziosa cittadina di mare allegra e vacanziera, con belle case del ‘600 e di nuovo un ampio centro pedonale. Da qui si accede inoltre a una zona caratterizzata da paesaggi naturali di grande attrattiva, a cominciare dalle bianche scogliere tipiche di questa costa: la prima che si incontra, seguendo i segnali per Heddinge, è quella di Stevns Klint, al confine di un ambiente di sicura suggestione. Dal parcheggio a pagamento (con divieto di sosta notturna) partono diversi sentieri panoramici che si snodano sul ciglio della scogliera e in un punto permettono di scendere in basso. Due belle chiese completano il quadro: particolare è la storia di quella che si trova sul ciglio della falesia e che, secondo una leggenda, retrocederebbe miracolosamente ogni volta che i cedimenti del terreno ne minacciano la stabilità.
Per dormire sfuggendo ai divieti conviene recarsi a pochi chilometri di distanza a Rødvig, villaggio con porto turistico e peschereccio, dove si può pernottare nel panoramico parcheggio del faro o in quello della stazione, tranquillo e defilato. Paese, porto e una lunga spiaggia con vista sulla candida rupe sono facilmente accessibili a piedi da entrambi i siti.
Due ponti uniscono al Sjelland la piccola isola di Møn, che racchiude due tappe assolutamente da non mancare.
Møns Klint è la scogliera più famosa della Danimarca ma soprattutto una località quanto mai amena, con bei campeggi in posizione strategica ad ovviare al diffuso divieto di sosta libera. Dopo 3 chilometri di sterrato nel bosco (molto piacevoli da percorrere in bici partendo dai camping che si trovano all’inizio) si raggiungono un piazzale attrezzato e una vertiginosa scalinata di 493 gradini che scendono per 140 metri fino al mare, dove si possono compiere magnifiche passeggiate panoramiche – prevedibilmente piuttosto affollate – sotto la falesia. Peccato solo che l’acqua si presenti di un colore assai poco invitante, anche con vento da terra.
Ben indicato nei pressi, spicca per originalità il castello di Liselund che non è costituito da un corpo unico bensì da numerose casette pittoresche in vario stile, disseminate lungo un magnifico parco ornato da laghetti. Fu realizzato alla fine del ‘700 seguendo la moda del ritorno alla natura ed è molto frequentato per gite e picnic, anche a motivo dell’ingresso libero. Nella cosiddetta casina svizzera Andersen scrisse una delle sue fiabe, L’acciarino magico.
Resta il tempo per visitare l’isolata chiesa di Keldbylille, caratterizzata dagli affreschi del soffitto che evocano racconti biblici, prima di passare nell’isola di Lolland, ultima tappa del nostro viaggio. Un’eventuale sosta nella garbata cittadina di Maribo potrà precedere l’imbarco a Rødbyhavn da cui il traghetto, in poco meno di un’ora, ci porterà in Germania a Puttgarden e di qui alle autostrade per riprendere la lunga marcia verso casa.

PleinAir 405 – aprile 2006 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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