San Nicola sul lago

Nel bel mezzo della Svizzera e a pochi chilometri dalla bellissima Lucerna, il paese di Küssnacht am Rigi festeggia il santo di dicembre con una pittoresca sfilata notturna in costume, dove ciascuno dei partecipanti veste un imponente copricapo illuminato. E poi è tutto un susseguirsi di musiche, brindisi e allegria, nella più genuina atmosfera della festa popolare.

Indice dell'itinerario

A un certo punto ho pensato di essermi sognato tutta la storia: una spedizione in Cinquecento la sera di un dicembre di più di trent’anni fa, in Svizzera, assieme al collega che mi aveva dato la dritta. L’arrivo in un paesino dal selciato coperto di ghiaccio su cui si faceva fatica a stare in piedi, per non parlare del freddo boia. E poi le luci che si spengono e gli uomini che arrivano tutti assieme, un corteo interminabile di mitre illuminate dall’interno con le candele, coloratissime come vetrate medioevali, e un secondo corteo di uomini che fanno schioccare la frusta, un terzo di suonatori che soffiano dentro lunghi corni, e infine un quarto che procede facendo oscillare grossi campanacci… Neanche so come tornai, nella notte e nel gelo, da quella strana ed emozionante serata di festa.
Non ricordavo il nome di quel paese, a malapena la data dell’evento, ma per anni mi è capitato di provare a ricostruire com’era andata: niente sul calendario delle manifestazioni di un qualche rilievo, nessuna risposta dagli uffici turistici. Poi, chissà come, un giorno che mi trovavo a sfogliare una guida della Svizzera ecco la folgorazione: Küssnacht, così si chiamava quel posto. Ma ce ne sono due, mi oriento sulla carta, quello che cerco è Küssnacht am Rigi, all’estremità settentrionale del lago dei Quattro Cantoni. Il volume riporta solo una frettolosa indicazione a proposito della Küssnachter Klausjagen, agli inizi di dicembre, ma senza conoscere il giorno preciso è impensabile arrivare fin lassù e star lì magari tre o quattro giorni, col freddo che fa, in attesa dell’evento. Detto fatto, è sufficiente digitare quelle due parole nel motore di ricerca in Internet per veder comparire sullo schermo i copricapo illuminati e i bianchi camicioni dei partecipanti al corteo, con tanto di data (5 dicembre), programma e cenni storici: quanto basta per mettersi in marcia.

Idee luminose
Entrati in Svizzera come d’abitudine alla frontiera di Chiasso – il camper ben coibentato ci proteggerà dal freddo e il tunnel del San Gottardo ci eviterà di salire in quota – raggiungiamo velocemente con la A2 il Vierwaldstättersee, che è poi quello su cui si affaccia anche Lucerna. Pochi chilometri dopo la città siamo finalmente a Küssnacht am Rigi, dove si fugano prima di tutto i nostri timori a proposito del freddo e del ghiaccio. Qui è ancora autunno, e gli stessi nativi si stupiscono: è rara un’edizione della Küssnachter Klausjagen senza la neve, e lo dicono quasi con delusione.
Quanto all’evento, non c’è un manifesto con il programma né una locandina o uno striscione. Una situazione che ben conosciamo perché vissuta altre volte, a tutte le latitudini, trattandosi di un momento locale e quasi privato, un rituale che non dovrebbe riguardare i turisti, esattamente come da noi la processione del santo patrono. Da esperti camperisti, comunque, fiutiamo un’aria positiva: tanto per cominciare niente specifici divieti di parcheggio, anzi ci viene offerto – a noi come agli automobilisti – un grande prato in riva al lago, dove già sono in sosta due equipaggi svizzeri.
Nel pomeriggio del giorno fatidico, appunto il 5 dicembre, gruppi di ragazzini in tunica bianca ricamata (come tutti i figuranti della manifestazione) si divertono a far schioccare la frusta per le strade della cittadina; poi arriva un corteo per così dire in scala dietro un Sankt Nicolaus con barba e pastorale, accompagnato da bambine che portano in testa mitre di cartone traforate, mentre i maschietti seguono facendo suonare i campanacci. E tutti, in spontanea e gioiosa animazione, convergono verso un buffet che offre gratuitamente ad attori e spettatori uno spuntino a base di tè, salsicce e biscotti.
Per il clou della manifestazione bisogna invece attendere la serata. Ci si può sistemare in mezzo alla folla o risalire il percorso fino alla partenza per ammirare i preparativi, in special modo le candele accese all’interno delle mitre, le Iffelen, che vengono issate sul capo e sorrette da una particolare armatura agganciata alle spalle. Finché, come nel mio ricordo di trent’anni fa, si spengono tutte le luci e dal declivio inizia a scendere il corteo dei Sankt Nicolaus: incredibile, interminabile e in un certo qual modo irripetibile, perché spesso la mitra multicolore che incorona i figuranti è un modello unico realizzato artigianalmente in proprio. Molti, per alleggerire la tensione, ogni tanto girano su sé stessi reggendo saldamente con le mani il copricapo, che può arrivare a superare i 2 metri di altezza. Ma quanti saranno? Sui trecento, ci dice uno degli astanti, e già l’anno scorso erano di più. Dopodiché è il turno degli uomini che fanno vorticare le fruste sopra il capo: ogni schiocco pare un colpo di pistola, ma più che altro si teme che sbaglino le misure colpendo qualcuno del pubblico, cosa che ovviamente non avviene. A conclusione, le corpose melodie di decine di corni e gli enormi campanacci che vengono retti a due mani e fatti oscillare con grande frastuono. Il concerto ci terrà compagnia fino all’alba, visto che i baldi campanari passeranno tutta la notte fra i bar e le bancarelle opportunamente schierate sulla via principale dove ci si ristora con birra e vin brûlé. Ma a differenza di quel che si potrebbe pensare la baldoria è tutto sommato corretta, neppure uno schiamazzo e nessuno cui venga in mente di dar la sveglia ai camperisti: ci penserà alle sei in punto un tremendo botto, segnale che la festa è finita.
Ci sarebbe ancora una sorpresa, di cui però ci accorgiamo tardi: un bar offre la colazione a chi ha passato la notte in bianco, ma quando ci presentiamo tutto è stato debitamente spazzolato! Torniamo al mezzo e, nell’aria già colma della nitida luce invernale, partiamo per compiere il periplo del lago.

Intorno ai quattro cantoni
La Svizzera, pur così montagnosa, può a buon diritto essere considerata anche una terra di laghi: a ben guardare su una mappa se ne contano, fra piccoli e grandi, una trentina. Nella giornata giusta, con il sole sullo sfondo, si resta incantati dal paesaggio… ma si pensa altresì a come godere di tutto ciò senza l’assillo di dove potersi fermare, anche solo per una foto. Intorno a questo lago come ad altri, infatti, non c’è quasi mai uno slargo, e nei centri abitati è tutto un susseguirsi di parcheggi privati, a volte protetti da paletti rimovibili o da cartelli che promettono terribili sanzioni a chi oserà trasgredire. Unica salvezza – e comunque solo per le ore diurne, perché di notte il veicolo deve obbligatoriamente approdare in un campeggio – sono i posteggi a pagamento, a patto di avere le monetine giuste perché la macchina non dà resto e non è detto che accetti gli euro (qui, se non ve lo ricordavate, la moneta in corso è il franco svizzero). E infine, trattandosi di una zona di grande attrazione turistica, non mancano nei punti più ambiti le famigerate forche caudine , ma questo è un discorso che ci ha fin troppo annoiato. Insomma, nella ricerca di un qualsivoglia angoletto in cui sostare, non poteva non venirci in mente quel gioco dell’infanzia che, come il nostro lago, si chiama dei Quattro Cantoni.
Secondo in Svizzera per estensione, il bacino si stende fra le regioni di Untervalden, Uri, Schwitz e Lucerna, quindi in posizione centralissima sul territorio elvetico. E’ inoltre considerato la culla della Confederazione per il trattato che nel 1291 ne sancì la nascita (il documento è conservato a Schwitz, da cui ha preso nome la Svizzera stessa). Per misurare appieno la bellezza del Vierwaldstättersee bisognerebbe inquadrarlo dall’alto di una delle montagne che lo circondano, il Bürgenstock, il Rigi e soprattutto il Pilatus, la cui sommità si raggiunge con quella che è ritenuta la ferrovia a cremagliera più ripida del mondo (raggiunge l’inclinazione del 48%), purtroppo chiusa nei mesi invernali. Ci accontenteremo quindi del giro via terra dato che la viabilità ordinaria permette, fra andata e ritorno, una circumnavigazione quasi completa.
Il principale motivo di richiamo è ovviamente Lucerna, per la cui visita approfondita serviranno senz’altro una guida o almeno le informazioni e i dépliant reperibili all’ufficio turistico. Qui ricordiamo lo storico e bellissimo ponte coperto in legno Kapellbrücke (ricostruito una decina d’anni fa dopo che un disastroso incendio lo aveva quasi completamente distrutto), la cinta muraria turrita del Museggmauer, il quartiere del Rathausquai, il centro pedonale con le piazze del Weinmarkt e del Kornmarkt, le numerose chiese e i palazzi decorati; ma anche il modernissimo edificio del KKL, sede di congressi, spettacoli ed eventi culturali, e soprattutto la Verkehrshaus, ovvero il celebre museo dei trasporti. Qui bisogna tornare ogni volta che si passa per Lucerna, perché le novità sono sempre interessanti e a volte sorprendenti: se è vero che il museo viene considerato una sorta di parco giochi per la sua capacità di coinvolgere il visitatore, assolutamente apprezzabile è quanto si propone oggi (soprattutto ai ragazzi!) in termini di sicurezza stradale: da una prova di scontro frontale simulato alla dimostrazione di guida sotto gli effetti dell’alcool.
Proseguendo nel giro del lago si incontra una serie di paesini prevedibilmente graziosi, puliti e ordinati, ma la vera curiosità ci attende al centro di Hergiswil. Qui un vecchio camion, su una pedana sopraelevata, fa da insegna a uno straordinario museo del vetro: gli originari capannoni della Glasi, fondata nel 1817, ospitano una serie di sale da percorrere in sequenza, guidati da una voce (anche in italiano, alla biglietteria vi verrà chiesta la nazionalità) che illustra tutte le fasi della lavorazione del vetro e quindi la storia della fabbrica. Notevoli gli effetti sonori, come quello della pala che raccoglie il materiale o del camion che si mette in moto. Qua e là lungo il percorso si incontrano esempi di prodotti, in un design esaltato dal gioco di luci interne ed esterne – le finestre si affacciano sul lago – per poi concludere la visita nello shop da cui uscire con qualche bel souvenir.
Sulla strada per Küssnacht am Rigi, all’imbocco dell’attraversamento di Mengen si piega sulla destra per il lungolago. La carreggiata è un po’ stretta, ma percorribile anche nel caso si incrocino altri veicoli e, soprattutto, fa scoprire qualche bel parcheggio in riva all’acqua, fruibile almeno di giorno.
Oltre Küssnacht la litoranea percorre infine il lato nord-orientale del lago fino a Brunnen, dove la seicentesca Bundeskapelle segna il luogo in cui nel 1315, con la conferma pubblica del trattato scritto nel 1291, nacque di fatto la Confederazione Elvetica. Ci troviamo ora in quella che sembra, incassata fra i monti, l’estrema propaggine del lago dei Quattro Cantoni: in realtà è l’Urisee, alla cui testa si riprenderà l’autostrada chiudendo l’anello.

PleinAir 424 – novembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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