Visita in camper al Sacro Monte di Varese

Con la pianura lombarda all'orizzonte e la verde mole del Campo dei Fiori sullo sfondo, il Sacro Monte di Varese dà spettacolo elevandosi sui tetti della città

Indice dell'itinerario

Strettoie della strada e crescenti difficoltà per la sosta sconsigliano di salire al Sacro Monte di Varese in camper e, peggio, di proseguire per il Parco Regionale del Campo dei Fiori. Il complesso devozionale si sviluppa lungo la china del Colle Velate sulla cui sommità sorgono il paese e il santuario di Santa Maria del Monte, di origine medioevale: vi si arriva in due parcheggi di ridotta ampiezza, uno per auto e uno per pullman, mentre un terzo ancora più piccolo si incontra a mezza via in corrispondenza della prima cappella e della stazione di una storica funicolare (attiva dalle 10 alle 18 nei soli giorni festivi).

Per devozione la salita si affronta a piedi partendo proprio da lì; raggiunto il paese si torna alla base con i mezzi pubblici. Ma se spaventano i quasi 2 chilometri del percorso e la forte pendenza (300 metri di dislivello), nulla vieta di fare il contrario. Visitò il Sacro Monte in discesa anche il compianto storico dell’arte Federico Zeri che, claudicante, lo definì scherzosamente «un tiro Mancino».

La battuta era rivolta al progettista, l’architetto Giuseppe Bernascone detto appunto il Mancino, che fra il 1604 e il 1680 diede corpo a una visione del predicatore di Santa Maria, il padre cappuccino Giovanni Aguggiari che, si dice, ne avrebbe tratto l’idea da una suora di clausura del locale convento, intenzionata ad erigere una cappella come ex voto.

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La storia del Sacro Monte di Varese

Fu come fu, con il patrocinio (e le sovvenzioni) del cardinale Federico Borromeo, successore di San Carlo, si poté realizzare in un tempo relativamente breve un’opera spettacolare: quattordici grandi cappelle dedicate ai Misteri del Rosario e variamente elaborate come tempietti barocchi, il panoramico viale di collegamento, quattro archi trionfali a scandire l’ingresso e il passaggio tra i Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi, l’area sacra interamente recintata. All’epoca risalgono anche importanti adattamenti del santuario (che contiene la quindicesima cappella, l’Incoronazione di Maria).

Gli affreschi del santuario

Ma il massimo della meraviglia spetta alle sacre rappresentazioni, ai gruppi plastici e ai dipinti, ben conservati e visibili da varie angolazioni, dovuti in gran parte ad artisti di vaglia quali gli scultori Dionigi Bussola, Cristoforo Prestinari, Francesco Silva e i pittori Carlo Nuvolone e Francesco Mazzucchelli. Di quest’ultimo vanno ricordati gli affreschi della Flagellazione (cappella 7); del Bussola è invece la moltitudine di quarantadue statue nel diorama della Crocifissione (cappella 10). Il murale della Fuga in Egitto esterno alla cappella della Natività (cappella 3) è opera moderna di Renato Guttuso.

Presso l’ultima cappella da aprile a settembre si visitano le raccolte d’arte della Villa Pogliaghi, ora museo, donate dall’omonimo scultore e collezionista morto nel 1950 che lavorò a lungo al Sacro Monte (suo, in chiesa, il paliotto d’argento dell’altare maggiore). Al culmine della salita, una fontana rinascimentale introduce al santuario e alla cripta romanica, dove si venera una delle più antiche Madonne Nere d’Europa.

Testo e foto di Albero Galassetti

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