Una vasta e panoramica collina boscosa si elevava dal borgo di Serralunga e accoglieva a mezza costa un santuario di origine romanica assai frequentato, nel quale si venerava una statua lignea della Madonna che si credeva portata lì nel IV secolo da Sant’Eusebio di ritorno dalla Palestina. Secondo i canoni delle pratiche sostitutive, il sito di Crea dovette perciò apparire ideale per ambientarvi un Sacro Monte; al punto che, sull’onda delle contemporanee realizzazioni, l’opera venne in breve decisa e nel 1590 avviata in costruzione.
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La storia del Sacro Monte di Crea
Il progetto iniziale, del priore Costantino Massino, prevedeva quindici cappelle dedicate agli episodi della Passione; attualmente se ne contano ventitré di cui tre lungo la strada che sale dal paese (la prima e la seconda dedicate proprio a Sant’Eusebio), oltre a cinque romitori. Abbandonato sotto la dominazione napoleonica, il complesso venne ristrutturato e arricchito fra ‘800 e ‘900 in concomitanza con i grandi lavori di ampliamento del santuario e delle sue pertinenze.
Dal sagrato, ora contornato da edifici che includono le cappelle 4 e 5 (Concezione e Natività di Maria), si stacca un percorso devozionale anulare suggestivamente immerso nel bosco e sezionato per visite di varia lunghezza a collegare costruzioni di ridotto volume e dal semplice impianto architettonico, che in più casi lo inglobano sotto invitanti portichetti, e si conclude ai piedi della cappella detta del Paradiso.
Isolata sul culmine della collina, quest’ultima si distingue nettamente dalle altre sia per la tipologia che per le maggiori dimensioni: un tempio cilindrico, porticato a doppia altezza, unito da due scalinate convergenti. Qui ogni anno per l’Annunciazione i fedeli giungono in processione da Serralunga per festeggiare con la celebrazione eucaristica l’Incoronazione di Maria.
I dipinti del santuario
Notevoli i gruppi statuari in terracotta policroma e i dipinti delle sacre rappresentazioni che si ammirano via via attraverso grate fisse. Vi lavorò uno stuolo di artisti, sia nella prima che nella seconda fase di costruzione: tra i nomi documentati troviamo Guglielmo Caccia (il Moncalvo), Giovanbattista della Rovere, Leonardo Bistolfi, Antonio Brilla.
Particolarmente ispirate appaiono le scene della Salita al Calvario, della Crocefissione e del Paradiso, opera questa di Giovanni e Nicola Wespin, che sembra animarsi nel grande gruppo plastico di 175 angeli sospeso al soffitto. Non mancano singolari invenzioni come l’effetto notte nella cappella del Getsemani, i giochi di luce in quella del Santo Sepolcro e la scenografia della Natività in grotta, divenuta un’icona popolare.
La visita del Sacro Monte termina sotto un arco, di fronte all’eclettica facciata del santuario. Qui è d’obbligo ammirare l’effigie della Madonna cui è dedicato: è l’originaria statua lignea che recenti indagini scientifiche fanno però risalire al XIII secolo, circostanza che tuttavia non ne sminuisce la prodigiosa reputazione stando ai numerosi ex voto composti in una galleria laterale.
Testo e foto di Albero Galassetti
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