Sacri Monti: di cosa stiamo parlando? Non delle cime patrie immortalate dalla retorica di guerra, né delle alture che il mito ha reso dimora degli dèi. I Sacri Monti sono anzitutto un’invenzione mediatica della chiesa cattolica del XVI secolo per contrastare gli influssi del nascente protestantesimo, e poi un’invenzione architettonica: cittadelle di culto costituite da un certo numero di cappelle e altre costruzioni dislocate nel verde, lungo percorsi devozionali mutuati dalla Via Crucis e generalmente collegati a santuari preesistenti.
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Le cappelle dei Sacri Monti
Le cappelle proteggono diorami a grandezza naturale, vere azioni di teatro interpretate da statue e dipinti che narrano gli episodi salienti del Vangelo o della vita dei santi. Per la loro spettacolarità qualcuno li ha definiti Disneyland mistiche: più propriamente sono documentari divulgativi delle Sacre Scritture, rivolti in special modo alla maggioranza dei fedeli che all’epoca non sapevano leggere. Fra tipici e non, in Italia se ne contano più di cinquanta, quasi tutti realizzati tra il XVI e il XVIII secolo.
I dieci santuari che abbiamo descritto, nove dei quali riconosciuti patrimonio dell’umanità, esprimono al meglio il binomio arte e natura interessando località paesisticamente pregevoli, dove i percorsi devozionali disegnano altrettante escursioni all’aria aperta e spesso ne ispirano altre. Ad eccezione di San Vivaldo che si trova in Toscana, sorgono tutti tra Piemonte e Lombardia e possono rappresentare le mete consecutive di un viaggio a tema.
Vangelo alpino
Per comprendere l’origine dei Sacri Monti occorre rifarsi ai luoghi santi del Nuovo Testamento, dove fin dal IV secolo cominciarono a svolgersi intensi pellegrinaggi sia per terra che per mare. Dopo Roma e Santiago de Compostela, infatti, Gerusalemme rappresentò in tutto il Medioevo la terza grande meta di devozione e di penitenza per masse di cristiani. Ma a seguito delle Crociate e del crescente predominio turco nei Balcani e nel Mediterraneo i viaggi verso la Terrasanta si fecero sempre più costosi e rischiosi, spesso senza ritorno, tanto da restare appannaggio di pochi e ricchi avventurosi.
Fu allora che, per accordare a chi non poteva affrontare l’impresa un’indulgenza pari a quella che avrebbe acquisito raggiungendo Gerusalemme, la Chiesa introdusse in Occidente le cosiddette pratiche sostitutive: in particolare il pellegrinaggio verso località o santuari più accessibili ma, in qualche misura, evocativi degli scenari evangelici.
E fu allora che due frati francescani dell’Ordine dei Minori, Bernardino Caimi e Tommaso da Firenze, tornati dalla Palestina sul finire del 1400, pensarono addirittura di replicare quegli scenari e di ambientarvi, per colmo di realismo, alcune sacre rappresentazioni. Nacquero così la Nuova Gerusalemme di Varallo Sesia, in Piemonte, e la Nuova Gerusalemme di San Vivaldo a Montaione, in Toscana.
Quando nacquero i Sacri Monti?
I due complessi, detti gerosolimitani per la rispondenza topografica al modello reale, fornirono tuttavia soltanto l’ispirazione. I Sacri Monti assunsero l’accezione definitiva qualche decennio più tardi, in piena Controriforma e con motivazioni didattiche più che devozionali: a seguito del Concilio di Trento si era imposta l’urgenza di neutralizzare le infiltrazioni luterane, e le sacre rappresentazioni fornivano una soluzione già pronta con tanto di effetti speciali.
A vedervi un potente strumento di catechesi fu, più di altri, l’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, che dettò i principi liturgici e favorì la costruzione dei Sacri Monti in tutto l’arco alpino. Non a caso i principali esempi che vi presentiamo, più alcuni minori (Graglia, Andorno Micca, Montrigone, Arona) e altri del confinante territorio svizzero (Saas Fee, Locarno, Lugano), sono localizzati lungo le storiche vie di comunicazione con il Nordeuropa.
E non a caso in tutto il territorio delle Alpi e Prealpi nord-occidentali si formarono vere e proprie scuole di costruttori e artisti specializzati, tra i quali troviamo alcuni maestri eccellenti come Gaudenzio Ferrari, Cristoforo Prestinari, Antonio d’Enrico (il Tanzio), Mauro e Giovanbattista della Rovere (i Fiamminghini), Giovanni e Nicola Wespin (i Tabacchetti), Francesco e Giovanni Silva, Dionigi Bussola. Cosicché non è difficile scoprire analogie formali nella statuaria affidata alle medesime botteghe, o notare il ripetersi di modelli architettonici nelle cappelle dovute a progettisti e maestranze impegnati in più cantieri, talvolta contemporaneamente.
Gli stessi temi narrati si ripetono quasi ovunque: a Varallo Sesia come a San Vivaldo è descritta la vita di Gesù Cristo, ad Orta quella di San Francesco d’Assisi, ad Oropa quella della Vergine. A Ghiffa si onora la Santissima Trinità, Varese e Ossuccio presentano i quindici misteri del Rosario, mentre i Sacri Monti di Crea, Belmonte e Domodossola ripercorrono le tappe del Calvario.
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Pellegrinaggi ed escursioni
Una nota a margine spetta alle attuali condizioni di visita. L’ambientazione naturale dei Sacri Monti di per sé gioca un ruolo determinante predisponendo alla serenità d’animo ma, per contrasto, è la drammaticità delle rappresentazioni a colpire emotivamente al punto da aver sollecitato, in tempi di esasperazione religiosa, atteggiamenti iconoclasti negli osservatori più fanatici: le cronache, ad esempio, riportano lapidazioni e atti vandalici ai danni dei personaggi “cattivi”, sempre raffigurati con forte espressività. Le ingiurie del tempo e dell’abbandono, insieme all’azione erosiva degli agenti atmosferici, hanno fatto il resto condannando a un rapido degrado quasi tutti i complessi devozionali.
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In seguito, per salvare il salvabile e proteggere costosi restauri, dipinti e gruppi scultorei in origine esposti al pubblico sono stati relegati dietro porte, grate, vetri e reti metalliche che ne ostacolano e spesso ne impediscono la visione. Di questo allontanamento soffrono la contemplazione e la partecipazione dei visitatori e, di riflesso, anche le foto ricordo (per non dire delle difficoltà che incontrano i reporter professionisti).
Ci si può consolare con le pubblicazioni ufficiali, ma non è la stessa cosa: tanto che in alcuni casi – Varallo Sesia fra i primi – i gestori dei Sacri Monti stanno provvedendo a ritagliare nelle protezioni spioncini sufficienti per inquadrare pienamente le scene e introdurre obiettivi.
In altri, come ancora Varallo, Crea, Orta, Ghiffa, Varese e San Vivaldo si organizzano visite guidate. In altri infine, come Ghiffa e Ossuccio, i percorsi devozionali si innestano su itinerari escursionistici veri e propri; a questo proposito un’azione fondamentale per la valorizzazione e la fruizione dell’ambiente dei Sacri Monti è svolta dal sistema delle riserve naturali che ormai li includono (ad eccezione, per il momento, di Oropa e San Vivaldo).
Mappe e documentazione in genere, percorsi-natura, sentieri segnalati e in alcuni casi accessibili (Belmonte, Ghiffa), iniziative culturali e ludiche fanno capo all’attività istituzionale dei vari parchi, quasi tutti con sede all’interno dei complessi devozionali, dove prestano anche servizi di accoglienza. I visitatori, insomma, sono in buone mani: non resta che mettersi in viaggio.
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Viaggio tra i Sacri Monti
Testo e foto di Alberto Galassetti
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