Riviera drive & bus

Passati i mesi dell'esodo, la costa di Imperia torna ad offrire utili approdi al turismo itinerante: ma soprattutto apre le porte di un entroterra di eccezionale valore, da visitare con tutto comodo servendosi dei trasporti pubblici.

Indice dell'itinerario

L’entroterra ligure, a levante come a ponente, è notoriamente una zona di rare bellezze con grandi scorci panoramici sul mare, una suggestiva vegetazione frammista di oliveti e macchia mediterranea, un immenso patrimonio urbanistico con decine di paesini arroccati in cima alle colline. Là si rifugiavano un tempo le popolazioni residenti, abbandonando a malincuore la costa battuta dalle scorrerie piratesche: i pescatori dovevano convertirsi al lavoro dei campi, non certo facile sui modesti ma aspri rilievi, impiegando secoli a terrazzare le sponde scoscese per realizzare le cosiddette fasce. Ancora oggi sembra di leggere i segni di tanta fatica sui volti e nel carattere della gente, asciutta ed essenziale nei tratti e nei modi; a renderne tutta la tenacia è il panorama delle terrazze nelle zone più alte, ormai abbandonate, talora cadenti e sepolte dalla vegetazione come nei paesaggi a balze delle rovine azteche.
Nei paesetti si svolgeva la vita privata e pubblica, all’ombra di chiese comunque sfarzose ove confrontate con i muri di povera pietra delle case addossate l’una all’altra, a ridosso degli stretti carruggi. Ma le abitazioni rivelano, a dispetto della loro semplicità, l’ardito disegno delle sottili arcate che consentono di appoggiarle l’una all’altra, crescendo in verticale alla ricerca del sole e della luce: si tratta in effetti di un tipo di architettura spontanea più unica che rara, che accomuna quasi tutti i villaggi della zona e che fa gridare al miracolo i numerosissimi turisti.
Questo insieme di rara bellezza, spesso oggetto di accorte ristrutturazioni da parte del sempre più folto gruppo dei nuovi residenti, è sfortunatamente compromesso dalla presenza delle serre. Per molti anni la floricoltura ha rappresentato una grande fonte di reddito per la zona attirando una forte immigrazione dal Sud, in particolare dalla Calabria (e infatti il dialetto calabrese si sente ovunque, soprattutto a Ventimiglia Alta); oggi, con il declino di quest’attività, le gigantesche superfici vetrate finiscono col deturpare l’intero paesaggio. La situazione è evidente anche dal mare al punto che, navigando sottocosta all’altezza della frontiera italo-francese di Ventimiglia, la differenza tra le colline sanremesi e quelle della Costa Azzurra, a partire da Mentone, è davvero impressionante.
Bellissimi invece sono quasi tutti i paesini collinari, alcuni dei quali hanno meritato di entrare nei circuiti che selezionano i borghi più gradevoli e accoglienti d’Italia; e delle tante destinazioni un rappresentativo campione (che peraltro non esaurisce le possibilità) è formato dalle località meglio raggiungibili con i trasporti pubblici. Situati perlopiù in posizioni impervie, questi paesetti hanno tutti qualche parcheggio che consente di arrivarci abbastanza facilmente in auto ma un po’ meno con il camper, soprattutto nei giorni di maggior traffico turistico, considerando inoltre la difficoltà di effettuare inversioni: la soluzione migliore per la visita consiste dunque nel lasciare il v.r. presso le strutture ricettive costiere o in quelle dell’immediato entroterra, spostandosi con gli autobus di linea che offrono corse frequenti su una rete piuttosto sviluppata e consentono facili gite anche dal mattino alla sera.

Streghe, pittori e vecchie fortezze
Fra i molti itinerari che si possono effettuare nell’entroterra ne abbiamo scelti due di particolare interesse culturale e paesaggistico, entrambi – come detto – ben serviti dal trasporto pubblico. In alcune località dell’interno più prossime alla costa, inoltre, non manca l’opportunità di sostare con il proprio veicolo per compiere in pullman solo la parte del tragitto più a monte, risparmiandosi la fatica di guidare su poco agevoli strade di media e alta quota.

DA VENTIMIGLIA A PERINALDO
Tappe intermedie Dolceacqua, Pigna, Castel Vittorio, Apricale
Trasporti pubblici Linea 7 da Ventimiglia a Castel Vittorio via Dolceacqua e Pigna, con diramazione per Apricale
Linea diretta 8 da Ventimiglia a Perinaldo via Soldano

Dolceacqua La località in cui ha sede l’associazione delle Bandiere Arancioni è la prima tappa del nostro itinerario nella valle del Nervia, che sfocia in una grande piana tra Ventimiglia e Vallecrosia. Passato Camporosso, si arriva in paese con una strada ampia e facile da percorrere anche in camper: appena all’ingresso dell’abitato, sulla destra, c’è un parcheggio segnalato in basso dove converrà lasciare il veicolo; è presente inoltre una struttura di sosta rurale.
A distanza spicca il castello dei Doria, ormai in rovina ma molto scenografico; arrivati al di sotto, un elegantissimo ponte medioevale ad arco unico si specchia nelle acque del Nervia. Ai suoi piedi, verso il borgo alto, una recente pittura firmata dal Barbadirame e dedicata al principe Doria; verso l’interno, un dedalo di viuzze e carruggi che salgono al castello in un susseguirsi di arcate e scorci architettonici unici. Nella chiesa barocca di Sant’Antonio Abate e nell’oratorio di San Sebastiano si conservano preziose opere pittoriche e scultoree. Sotto le arcate dei carruggi una ricca serie di cantine per degustare l’ottimo vino locale, il Rossese, e botteghe d’arte gestite sovente dagli autori stessi sulle orme di Monet, che per anni dipinse le bellezze di Dolceacqua. Al di là del fiume non manca un grazioso mercatino; numerose le manifestazioni culturali (in particolare mostre, concerti e spettacoli) dalla primavera all’inizio dell’autunno.
Pigna Riprendendo la strada della Val Nervia, dopo un chilometro si incontra il bivio per Rocchetta Nervina (un grazioso paese sito alla confluenza di due torrenti, che vale la deviazione) e si prosegue verso Isolabona, già borgo dei Doria: in centro un’area di sosta molto ampia ci invita a lasciare il camper e salire a bordo del pullman in direzione di Pigna, dal preziosissimo passato.
Le antiche case addossate l’una sull’altra a cerchi concentrici culminano in un’amena balconata panoramica. Lungo il cammino la piazza vecchia con l’esposizione delle antiche misure di capacità e lunghezza, i ruderi di San Tommaso e la chiesa di San Michele Arcangelo dalla maestosa facciata in pietra nera locale, insieme a numerose testimonianze di architettura religiosa e di arte pittorica medioevale. Fervida l’attività culturale con il Museo della Civiltà Contadina e con l’appuntamento estivo del Festival di Poesie e Commedia Intemelia, ma non mancano altre occasioni durante l’anno tra cui la festa di San Michele a fine settembre e la sagra delle caldarroste in frazione Buggio a metà ottobre.
Ultimamente il paese ha ritrovato una notevole attrattiva grazie al restauro delle Antiche Terme di Pigna. Conosciute nei secoli per le virtù terapeutiche di una fonte solforosa, ma a lungo abbandonate, vivono oggi una seconda giovinezza con un sontuoso albergo dotato di beauty farm e molti altri servizi. La piscina è comunque aperta a tutti e consente una piacevole digressione a chi vuole trascorrere una giornata di benessere.
Castel Vittorio Già avamposto genovese, si guardava in cagnesco con la Pigna sabauda dall’alto di un ardito cocuzzolo. La struttura ellittica compatta, da presidio militare medioevale, si articola intorno a una piazza centrale (in fase di restauro al momento della nostra visita) con una splendida fontana in pietra. Nella chiesa di Santo Stefano un pregevole crocifisso del Maragliano.
Nella zona il borgo è noto per i ristoranti all’ingresso del paese ma ancor più per quello sulla via principale, gestito dalla stessa famiglia da almeno cinque generazioni: cucina tipica ligure, quella veramente della tradizione, anche a base di cinghiale (la cui caccia nei fittissimi boschi del circondario è praticamente libera).
Apricale E’ talmente suggestivo da aver ottenuto, primo nel Bel Paese, una patente di eccellenza con tre diverse certificazioni; da tempo, inoltre, appartiene alla celebre schiera dei Borghi Più Belli d’Italia. Formidabile l’impatto panoramico, con la serie di case in pietra arroccate su di un colle assai erto, al di sotto dell’antico campanile e del castello della Lucertola (sede di note mostre d’arte). Ai suoi piedi la meravigliosa piazza terrazzata sul contrafforte ad arcate, con l’oratorio di San Bartolomeo. Nel dedalo delle viuzze spiccano ovunque, sulle facciate in pietra, interessanti murales multicolori di taglio naïf. Apricale è divenuto famoso in anni recenti anche per gli spettacoli estivi del Teatro della Tosse, con animazione e improvvisazioni sceniche nei locali e lungo le antiche discese da parte di attori professionisti.
Perinaldo Si raggiunge da Isolabona via Apricale, ma anche direttamente dalla costa, ed è ubicato su un lungo crinale spartiacque che affaccia su vallate opposte. Grazie a un passaggio sotto la casa municipale, a fianco del cimitero parrocchiale, i due versanti sono ora collegati con una vista senza confini sui monti e sul mare di Bordighera. Verso la costa guarda anche la splendida piazza della cattedrale di San Niccolò, con facciata barocca e scalinata che offre un palco spontaneo agli spettacoli estivi; tra gli eventi dell’autunno troviamo invece la festa di Santa Giusta il 24 settembre, la castagnata il 9 ottobre e la festa dell’olio nuovo nei frantoi tra novembre e dicembre. Il paese ha dato i natali a famosi astronomi (a Gian Domenico Cassini è dedicato l’osservatorio con annesso museo), incisori e artisti. Ultimo arrivato il giovane professore d’organo e di clavicembalo Michele Croese che suona in duo cameristico con la moglie polacca Isabella, solista alla tromba: a zonzo per il paese ne abbiamo sentito d’improvviso le note uscire dalla chiesa in uno di quei piccoli, impagabili regali dell’andar per luoghi.

DA SANREMO A TRIORA Tappe intermedie Bussana, Bussana Vecchia
Trasporti pubblici Linea 13 da Sanremo a Bussana Linea 16 da Sanremo a Triora (anche in coincidenza con la linea precedente ad Arma di Taggia o a Taggia)
Bussana Vecchia Con soli 60 abitanti, il paesino è conosciuto in tutta Europa per la sua storia davvero fuori dall’ordinario. Distrutto da un terremoto nel 1887, fu abbandonato in favore di un nuovo insediamento costruito più a valle; ma negli anni Sessanta i resti di Bussana Vecchia furono ripopolati da alcuni pittori e scultori (i torinesi Fronte e Clizia e il siciliano Giuffrè) dando origine a una curiosa comunità internazionale degli artisti. L’occupazione era abusiva e contraria alle norme di sicurezza e fu lungamente osteggiata dalle autorità: dopo una generazione, però, hanno prevalso la fama del luogo, il ritorno turistico e il primato dell’arte. Oggi vivono qui diversi artisti, locali o stranieri, e operano molte botteghe commerciali e alcuni ristorantini gestiti da interessanti personaggi, come l’anziana e affascinante signora tedesca della gelateria centrale; di fronte, i più giovani coniugi Antonio Di Michele e Mirella Perego dipingono soggetti marinari, più in alto si incontra un pittore-musicista piuttosto alternativo in un soleggiatissimo laboratorio en plein air.
L’unicità del paese sta inoltre nello stato del restauro, esattamente opposto al recupero filologico totale in voga nella non lontana Francia. In mancanza di sostegno pubblico, i pochi residenti hanno attuato interventi minimali e assolutamente disomogenei con l’estro più svariato e improvvisato (valga per tutti il cosiddetto Giardino tra i Ruderi): ne consegue un’immagine assolutamente casuale che peraltro ben si sposa con le mura dirute e i resti delle chiese che ostentano ancora, miracolosamente, i cromatismi degli antichi affreschi. Un’atmosfera da sogno, con i tocchi emblematici e simbolici delle scenografie teatrali, in un contesto surreale che non si può ignorare se si passa da queste parti, tenendo presente che curve e pendenze della strada d’accesso sono praticabili solo da auto, moto e bici per ciclisti veri, e che anche un piccolo polivalente potrebbe trovarsi in difficoltà.
Triora Un tempo fortezza inespugnabile della Repubblica di Genova, sorge su un cucuzzolo altissimo della Valle Argentina sovrastante la località di Molini di Triora, così chiamata per i quattordici mulini che vi operavano. La fama del paese risale alla triste caccia alle streghe perpetrata alla fine del Cinquecento contro tante innocenti per aver ragione di una terribile carestia, ma l’iniqua campagna è oggi divenuta un’attrattiva turistica, con festival a tema e mille gadget nelle botteghe locali che sfoggiano un completo assortimento di streghe a caval di scopa; a questi si aggiungono le sale di un interessante museo etnografico e della stregoneria, dove si mostrano persino le sale di tortura. Da vedere nell’abitato la sequenza dei carruggi con i caratteristici portali in pietra nera, varie chiesette medioevali con sagrato panoramico e i ruderi del castello che, nella loro buia spettralità, possono davvero evocare immagini demoniache.
Da Triora si può salire ai rifugi montani (ce ne sono tre nei dintorni, dai 1.000 ai 2.000 metri di quota circa). Volendo invece far rotta verso il mare, una strada stretta e scoscesa – da sconsigliare ai camper di grandi dimensioni – prosegue verso Pigna e la valle del Nervia, mentre una più ampia statale sbocca sull’Aurelia ad Arma di Taggia, pochi chilometri a est di Sanremo.

PleinAir 398 – settembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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