Ritorno in Polonia

A distanza di undici anni Giorgio Ciancio ha ripercorso gli stessi suoi passi, trascorrendo in Polonia una vacanza in camper, bici e canoa da ascrivere tra quelle memorabili: segnata da valori paesaggistici e culturali di altissimo livello, ma soprattutto guidata dall'incredibile trasformazione del Paese dopo il crollo del Muro di Berlino. Al racconto dell'entusiasmante esperienza PleinAir dedica questo speciale, il secondo sulle rotte del Baltico pubblicato negli ultimi due anni.

Indice dell'itinerario

Zakopane e i Tatra
La nuova Polonia ci viene gioiosamente incontro a Zakopane. La definizione di Cortina dei Tatra usata anni fa le farebbe torto: della nostra “regina delle nevi” Zakopane ha l’animazione, la ricchezza, l’intensità della vita commerciale, ma non i fenomeni di degrado ambientale.

L’omogeneità e il rispetto dello stile architettonico originario della zona dei Tatra sono forse la prima cosa che si nota entrando in Polonia dal confine con la Slovacchia, a Chyzne, e piegando verso oriente in direzione di Zakopane. Tutte casette in legno, fatte con grandi tronchi incastrati e sigillati con cura, con i tetti a più spioventi che si sviluppano su molti piani. E prima di arrivare alla nostra meta incontriamo proprio il paese-museo, dove queste architetture tipiche si presentano più integre: Chocholow. Le case sono realizzate esclusivamente mediante incastri, senza il minimo ausilio di chiodi, viti o altro. Alcune sono visitabili, per osservare lo stile di vita di chi ci abita e acquistare prodotti tipici alimentari e artigianali.
Superato Chocholow, appaiono lentamente le cime dei Tatra e il paesaggio si fa sempre più attraente, finché si raggiunge Zakopane con la sua piacevole animazione. Il centro è pedonale e occorre effettuare un largo giro per raggiungere il camping Pod Krokwia (indicato con il numero 97). Chiariamo subito perché scegliamo un campeggio attrezzato: come vedremo, il parco dei Tatra presenta un livello di fruibilità altissimo, ma è anche regolato da norme severe. In particolare, tutte le vie di penetrazione sono rigidamente sbarrate a qualsiasi mezzo a motore (comprese le navette che facevano servizio pubblico, oggi sostituite dalle carrozze a cavalli ): di conseguenza, alla base di ogni accesso si trovano grandi parcheggi che devono essere mantenuti disponibili per il pubblico di tutti i giorni, e nei quali è perciò vietato il pernottamento. Inoltre, questi spazi si trovano lontano dal paese, mentre il camping citato è in posizione veramente strategica, all’interno di una bella area verde attrezzata per sport e svago che segna il confine tra la periferia urbana e il parco. Il personale è gentile e parla inglese, i prezzi sono meno che la metà rispetto ai nostri, i servizi sono buoni. Il Pod Krokwia è aperto tutto l’anno; l’unico inconveniente è il notevole (ma non sgradevole) affollamento. Con questa base servono almeno quattro giorni per un soggiorno davvero minimo nel parco dei Tatra.

Il paese e i dintorni. Zakopane è un centro quanto mai piacevole, che merita un’intera giornata: per godersi una bella passeggiata nelle numerose aree verdi, per visitare il suggestivo cimitero monumentale con le stele in legno scolpito, per girare nel centro pedonale sempre animato e ricco di offerte di ogni tipo. Nello stesso giorno non si può mancare una visita all’incantevole chiesetta in legno di Jaszczurowka, isolata poco ad est della cittadina e raggiungibile anche in bicicletta.

Le alte vie e la valle Gasienicowa. Appena usciti dal campeggio si trova la fermata di una navetta che, percorrendo una strada interdetta al traffico privato, porta alla base di una funivia. Questa (fate attenzione ad arrivare presto per non trovare lunghe file) raggiunge in due tratte la cresta presso la cima Kasprova. Da qui partono molte escursioni: le due più classiche sono quella dei cinque laghi e quella della valle Gasienikowa. Il primo tratto è comune, si sviluppa in cresta (verso sud-est) e termina ai piedi della cima Svinica, che si può anche scalare. Per accedere alla cosiddetta valle dei cinque laghi occorre scendere lungo una ferrata, ma il percorso è spesso interrotto o sconsigliato per frane o terreno scivoloso, soprattutto dopo una pioggia. Più vario e tranquillo il lungo percorso che scende nella valle Gasienicowa, inanella alcuni bei laghetti, prosegue dolcemente fino a un rifugio, poi risale su una cresta panoramica e infine riporta in discesa al punto di partenza. In tutto sono circa 8 ore di camminata, poco faticosa, varia e quanto mai gratificante.

Morskie Oko. Questo laghetto (il cui nome significa “occhio di mare”) è la meta più classica dei Tatra, e rappresenta un caso emblematico di come va trattato il turismo nelle aree protette. Occorre arrivare fino al confine slovacco, a Lisa Polana, dove c’è un grande parcheggio in cui si lascia il mezzo. Da qui al lago (e al rifugio omonimo) ci sono 12 chilometri di strada asfaltata, in leggera e costante salita. Si possono percorrere a piedi (nei giorni festivi è una processione), in bici (un po’ faticosa la salita ma velocissima e riposante la discesa) o in carrozza (una vera catena di montaggio porta-turisti), ma solo fino a 3 chilometri dall’arrivo: da qui al lago si va a piedi. Nelle domeniche estive le rive somigliano più alla spiaggia di Rimini che a un sito di alta montagna: ma la fiumana dei gitanti non si stanca e prosegue verso il vicino Lago Nero e ancora più in alto, finché le gambe reggono: ne vale la pena. Al ritorno, per completare la giornata, invece di tornare subito a Zakopane deviate verso Bukovina: lungo il percorso, e precisamente a Glodowka, potrete infatti ammirare uno strepitoso panorama su tutti i Tatra.

Valli di Koscielisko e di Chocholow. Sono le due valli più importanti ad occidente di Zakopane. La prima si può percorrere solo a piedi o con le carrozze, la seconda anche in bici. In entrambi i casi le carrozze si fermano a pochi chilometri da un rifugio, che è la meta della passeggiata. Il percorso è quasi pianeggiante, l’ambiente è costituito da ridenti vallate e da montagne dal profilo dolce, verdi e non alte. Numerose sono le varianti possibili, ma si tratta sempre di facili passeggiate che tuttavia, tra andata e ritorno, ammontano a più che una decina di chilometri.

La discesa del Dunajec
A bordo di grandi zattere si naviga sul fiume che segna il confine tra Polonia e Slovacchia, per poi proseguire a piedi o in bici lungo il sentiero che affianca la sponda slovacca. Un’esperienza quanto mai suggestiva e,non da ultimo, ottimamente organizzata.

Il fiume Dunajec segna per molti chilometri il confine tra Polonia e Slovacchia. La gran parte del percorso si sviluppa all’interno di una splendida gola, attorno alla caratteristica sagoma della cima delle Tre Corone. Tutto l’insieme è così bello che è stato protetto da un vincolo a parco e offerto alla fruizione del pubblico, che può discendere il fiume su degli zatteroni. Il tutto assume un tono giocoso che fa dimenticare l’esistenza del confine, al punto che è stato ricavato sul versante slovacco uno stupendo sentiero pedonale e ciclabile (su quello polacco non sarebbe fisicamente possibile): affianca il percorso fluviale per tutta la lunghezza ed è accessibile dal punto di sbarco senza alcuna formalità.
Per godere di questa impareggiabile esperienza occorre recarsi a Sromowce, a circa 60 chilometri da Zakopane: seguite le indicazioni per Nowy Targ, poi per Kroscienko o Niedzica e infine quelle per l’imbarcadero. Qui troverete il parcheggio, una bella area sul fiume, un piccolo museo, la biglietteria e qualche ristoro; vi assegneranno un numero di zattera e l’attesa sarà solo di pochi minuti.
La discesa dura circa tre ore, la prima delle quali si sviluppa in un tratto abbastanza aperto punteggiato di campeggi, spiaggette ed altre aree verdi su entrambi i lati.
Al termine si approda nel piacevolissimo centro di villeggiatura di Szczawnica, dove troverete tanti deliziosi ristori (in quello più vicino al pontile abbiamo gustato due enormi trote, patatine fritte e birra). Un bus, il cui biglietto è compreso nel prezzo per la discesa, riporta al punto di partenza. Non conviene però limitarsi a questo e lasciare la zona: consigliamo invece di portarsi qui con il camper (nessun problema per la sosta) e fermarsi un altro giorno. Si potrà così esplorare con calma tutta la zona vacanziera tra Szczawnica e la vicina Kroscienko (bici, bagni di fiume) e soprattutto inforcare la bici e ripercorrere a ritroso le gole lungo il sentiero slovacco.
Lungo la strada che vi riporta a Nowy Targ e poi a Cracovia, non mancate infine di visitare la chiesetta in legno di Debno, considerata non a torto la più artistica nel suo genere.

Cracovia e Varsavia
A tornarci dopo più di dieci anni si stenta a riconoscerle. Scomparsa la patina di grigio che le intristiva, esplosa la vita commerciale, Cracovia e Varsavia appaiono oggi come splendide città della Mitteleuropa.

Per raggiungere il centro di Varsavia è necessario servirsi del camper, perché il campeggio più comodo, il confortevole Krakowianka’(siglato con il numero 171, lungo la strada da Zakopane, ma poco segnalato e non facile da trovare), dista circa 6 chilometri dalla città. Consigliamo dunque di pernottare qui e, al mattino, spostarsi in camper verso la città: giunti all’hotel Forum, visibilissimo sulla destra, si proseguirà fino a una rotatoria e si invertirà la marcia; tornando indietro si noterà sulla destra una comoda area di parcheggio. Da qui si può attraversare la Vistola: i bei giardini sulle sponde si trovano proprio sotto il castello di Wawel.
Cattedrale, castello, piazza del mercato, centro storico, chiese e barbacane sono tappe obbligate del primo giorno che si trascorre in questa città: troverete tutto su qualsiasi guida e non ci dilunghiamo oltre. Molto piacevole è anche trascorrere la serata nella zona, cenando in uno dei tanti ristorantini turistici, ma non sperate nella gastronomia tipica: anche qui imperversa la cucina internazionale.
Un’altra tappa obbligata è rappresentata dalla grandiosa miniera di sale di Wieliczka. Fu il centro economico attorno al quale si è sviluppata la città ai tempi di Casimiro Il Grande, ed è stata resa turisticamente interessante dal fatto che nelle gallerie abbandonate alcuni artisti hanno inciso statue e bassorilievi, scavato cappelle e rappresentato scene della vita dei minatori, innalzando un monumento unico al lavoro umano. Il momento culminante della visita (che dura due ore) è l’ingresso nella cattedrale: altare, balaustre, cappelle, bassorilievi alle pareti e pavimento sono incisi nella viva roccia, i lampadari sono interamente di salgemma. Il tutto è presentato al pubblico con un’improvvisa e spettacolare accensione di tutte le luci dopo un ingresso nella semioscurità.
Una parte significativa dei visitatori a Cracovia si orienta verso i luoghi della persecuzione nazista: il quartiere ebraico oggi restaurato (dove è stato girato il film Schindler’s List) e il non lontano e sinistro lager di Auschwitz.

Il parco di Ojchow. Dopo Cracovia il nostro programma di viaggio prevede, come è naturale, Varsavia. Ma conviene spezzare il percorso con un intervallo verde, costituito dal piccolo e caratteristico Parco di Ojchow, facilmente accessibile seguendo le indicazioni per Olkusz. Quest’area suburbana è costituita da una serie di suggestive vallette che si snodano in mezzo a pareti rocciose caratterizzate da numerosi pinnacoli, il più tipico dei quali è la famosa “clava di Ercole”. Gli interessi rilevanti sono rappresentati dal castello di Pieskowa Skala e dai ritrovamenti preistorici concentrati in due grotte. Punti di riferimento sono i tre parcheggi attrezzati: all’inizio (bivio Jermanowice-Ojchow, lungo la E40 per Olkusz), alla fine (sotto il castello) e al centro (nei pressi del bivio Ojchow-Pieskowa). Consigliamo recarsi subito al castello, visitarlo munendosi della cartina in vendita sul posto e poi portarsi al parcheggio centrale, per esplorare il parco a piacimento. La cosa migliore è percorrere il sentiero azzurro fino alla prima delle due grotte (visita guidata in polacco stretto, quadri illustrativi e un accenno di ricostruzione dell’epoca), proseguendo poi fino a un paio di piattaforme panoramiche. Successivamente si può percorrere il sentiero nero fino all’altra grotta preistorica, visitabile con guida ma anch’essa priva di reperti. Vale la pena, infine, percorrere in bici tutta la strada di fondovalle, aperta al traffico ma poco o nulla frequentata dalle macchine.

Capitale e metropoli. Varsavia è meno scenografica di Cracovia, ma con il suo milione e mezzo di abitanti è vera metropoli. Qui i cambiamenti già notati altrove si registrano più che mai: il centro storico, pur invaso dalla paccottiglia turistica omologata, è piacevole e animato. Quanto ai campeggi la struttura più interessante è ancora il camping Visla (numero 123) oggi indicato come Astur dal nome dell’agenzia di viaggio che lo ha rilevato. Questa circostanza può essere utile perché l’agenzia fornisce servizi a chi volesse visitare la città e dintorni in breve tempo e con la maggior completezza: badate solo a chiedere servizi riservati a voi e non fatevi inserire in gruppi già formati con i clienti degli alberghi. Il campeggio è collegato efficacemente con il centro tramite un bus che ferma nei pressi.
Il monumento di maggior spicco è lo splendido palazzo reale, proprio all’ingresso nel centro storico. Distrutto durante l’ultima guerra, è stato perfettamente ricostruito avvalendosi di foto ma soprattutto delle splendide tele del Canaletto, esposte nelle lussuose dimore cittadine. Varsavia ha visto nascere e svilupparsi il genio musicale di Chopin: il turismo ispirato dalla sua figura ha anche una valenza paesaggistica, dato che la casa natale del musicista (a Zelazowa Wola, 25 chilometri ad ovest della città lungo la statale 580 ) si trova in un’area molto pregiata, al confine del vicino Parco di Kampinos. Numerose sono le aree verdi anche nel centro urbano. Molte di esse si trovano lungo la Vistola, mentre tra i parchi cittadini è da segnalare il Lazienkowski, poco a sud del centro storico, anch’esso legato a Chopin: nei giorni festivi si svolgono concerti all’aperto, gratuiti, negli altri giorni si tengono concerti serali in un pregevole edificio in stile neoclassico.

Natura primordiale
Dall’antica foresta di Bialowieza alla più grande area alluvionale protetta d’Europa: pleinair d’eccezione in un paesaggio biblico.

Da Varsavia si arriva facilmente a Bialystok, industriosa città di frontiera, per piegare poi verso la ridente cittadina di Hajnowka. Qui s’impone la visita alla straordinaria chiesa ortodossa, concepita da un geniale architetto che ha saputo fondere in equilibrio modernità e tradizione. Dopodiché, si arriva facilmente al villaggio di Bialowieza: qui ci sono dei campeggi, per definirli così, molto spartani, ma lo spazio è abbondante e a nostro avviso è meglio sistemarsi nel comodo parcheggio adiacente al centro informazioni PTTK. Vi si affittano le bici per girare il parco, si trovano le mappe della zona e le informazioni necessarie, si prenotano le carrozze per tutti i tipi di visite.
La foresta è nota come una delle aree protette in cui vivono i bisonti europei, ma gli animali allo stato selvaggio ben difficilmente si vedono, malgrado gli sforzi delle guide nel portare i visitatori nei punti di abbeverata o in altri siti strategici. Per questo crediamo che per vedere gli animali sia meglio fermarsi, prima ancora di arrivare a Bialowieza, nella bella area del parco-zoo (sulla sinistra provenendo da Hajnowka, 5 chilometri circa prima del paese, con parcheggio ben segnalato). Poi, con le proprie bici o con quelle in affitto, si potrà fare il giro che, partendo da Bialowieza, comprende in successione: l’ingresso nella foresta (circa 3 km verso Hajnowka); la traversata con sosta nella nelle belle aree attrezzate (dalle quali si dipartono sentieri, esplorabili a piedi, lungo i quali si trovano molti esemplari maestosi di alberi spesso collegati con eventi storici, accuratamente segnalati); la visita al villaggio di Pogorzelce; il ritorno lungo la strada che costeggia il fiume Narewka.
Per concludere la visita della zona, con una delle carrozze e l’accompagnamento della guida potrete visitare la riserva integrale, una delle pochissime in Europa dove nulla viene fatto, se non studiare i meccanismi di regolazione della natura in assenza di interventi esterni.
La zona di confine con la Russia presenta alcuni interessi molto particolari, ma di difficile fruizione. Citiamo per memoria l’ultima colonia di tartari musulmani esistente in Europa: si tratta del minuscolo villaggio di Kruszyniany, 50 chilometri ad est di Bialistok, dove sette famiglie vivono in pace e idillico isolamento attorno alla piccola moschea e al cimitero nel bosco. Chi non dispone di un v. r. proprio o volesse dedicare più tempo a quest’area può contare su un completo servizio di visite guidate (in italiano) presso l’albergo Cristall, situato nel centro storico di Bialystok (fax in inglese: 0048/85/425800; fax in italiano: 0048/85/420218).
Tornati a Bialystok, seguiamo la statale 669 per Elk dirigendoci verso il parco di Biebrza, la più grande area alluvionale protetta d’Europa. Il pregio di questo parco è dato dal fatto che nella stagione umida un’enorme superficie viene allagata favorendo lo sviluppo di un’intensissima vita animale, che però sfugge ad ogni tentativo di avvicinarla. D’estate invece il fiume si ritira e ciò che si vede è solo una grande piana che non accende la fantasia del visitatore. Alla vacanza-natura stimolante e possibile si presentano quindi due prospettive: la discesa in canoa del fiume e la visita a Brzostowo. Occorre raggiungere il Biebzra e servirsi della via d’acqua per penetrare nelle zone interne: il fiume scorre limpidissimo e tranquillo tra pascoli e canneti per chilometri e chilometri, ma la corrente è più forte di quel che sembra e non si può pensare di risalirla. Perciò la discesa va effettuata considerando che per il ritorno ci si deve arrangiare, anche perché l’organizzazione turistica è ancora solo abbozzata. Tuttavia le canoe in affitto si trovano e ci sono due campeggi (meglio sarebbe dire due aree semi-attrezzate dove è possibile campeggiare e bagnarsi) alle estremità del percorso più bello e fattibile, vale a dire quello che in circa 10 chilometri va dalla sede degli uffici del parco al paese di Goniadz. Il fiume divide il parco in due parti che non comunicano se non per un solo guado: un sito di grande suggestione per l’integrità, l’immensità, la primitiva bellezza che rievoca atmosfere da creazione del mondo. Qui infatti il fiume si amplia molto, scorrendo limpido e sinuoso entro un’immensa e verdissima pianura circondata dalla tipica vegetazione riparia: sulle rive pascola pacificamente una moltitudine di mucche, che conoscono per istinto quest’unico paesaggio e lo praticano regolarmente.
Sulla sponda accessibile dalla strada si trova un microscopico villaggio di tipiche case contadine. Per accedere alla zona occorre sopportare alcuni chilometri di orribile pavé, seguendo da Goniaz l’indicazione per Klimaszewnica e poi, nell’ordine quelle per Mscichy, Radzilow, Brychy e infine, piegando verso il fiume, per Brzostowo.

Un mare di laghi
Tutta la Polonia settentrionale è costellata di laghi grandi e piccoli: sono circa settemila, accomunati sotto il nome di quelli più centrali, i Masuri. Operando una cernita razionale, si potrà scoprirli con un percorso pleinair completo ma non ripetitivo.

I primi laghi che ci vengono incontro procedendo verso nord sono quelli che circondano Augustow e il lago Wigry, collegati tra loro da un sistema di fiumi e canali che vanno a formare una via d’acqua navigabile chiamata Czarna Hancza. Si tratta di un percorso lungo oltre 100 chilometri, e quindi non in linea con un’ipotesi di vacanza alla portata di tutti: conviene dunque gustarne la bellezza dividendolo in più parti. La cosa è facile anche perché lungo tutto il percorso si trovano imbarcaderi con affitto di canoe (2000 lire l’ora o 7500 al giorno) e in acqua si trovano, come fosse una strada, le indicazioni dei punti di sosta con i chilometraggi relativi. I riferimenti principali sono la cittadina vacanziera di Augustow e il monastero di Wigry. Augustow si trova in mezzo a due specchi d’acqua: a sud il Sajno, a nord il Necko (e via via tutti quelli comunicanti che si trovano lungo la Czarna Hancza).
Sul primo lago insiste una bella area turistica chiamata Pol Pled, con bungalow, spiaggia attrezzata, noleggio canoe e la possibilità di sistemare il camper nel parcheggio esterno (ma occorre farlo quando i numerosi frequentatori sono andati via, altrimenti non si trova posto); è un buon sito per cambiare marcia e rilassarsi un po’. Il sistema dei laghi a nord dell’abitato può invece essere visitato con la gita organizzata in battello che vi mostrerà, oltre alla bellezza dei luoghi, le numerose possibilità di campeggio che esistono sulle sponde, lungo la strada per Sejny che passa sulla riva settentrionale. La tentazione di sostarvi è forte, e se si ha tempo vale la pena di farlo: ad Augustow potrete acquistare le ottime e dettagliatissime cartine della zona che vi permetteranno di muovervi come a casa vostra.
Il monastero di Wigry, oggi ristrutturato e convertito in albergo, si trova all’estremità settentrionale del lago omonimo e del relativo parco nazionale, di fronte al camping PTTK di Stari Folwark (ottimo per posizione e progetto, scadente quanto a gestione e servizi). Qui si affittano canoe, con le quali conviene raggiungere via acqua il monastero ed esplorare il più possibile il lago con le sue deliziose spiaggette e la florida fauna acquatica. Attenti ai forti venti di mezzogiorno che tendono a gonfiare le acque in maniera talora pericolosa. Meno conosciuta ma di bellezza idilliaca è la parte meridionale del lago Wigry, resa appetibile da una rete di stradine tranquille e prive di traffico ideali per la bici, da piccoli villaggi con tipiche casette in legno e, non ultimo, da una base di sosta ideale a Gawrich Ruda, dove si trovano un imbarcadero (canoe in affitto), un ristoro con parcheggio e una torre di osservazione.

I laghi centrali. Anche in questa zona abbiamo, a nord, un sistema di grandi laghi alle cui estremità si trovano i ben attrezzati centri turistici di Wegorzewo e Gizycho e, più a sud, vari altri bacini collegati a formare la seconda grande via d’acqua navigabile della Masuria: il Krutynia. I grandi laghi tra Gizycho e Wegorzewo rappresentano il più bel comprensorio per la navigazione a vela. A Sztynort, oggi elegante centro di turismo nautico di classe, si possono affittare cabinati moderni e confortevoli (lunghi generalmente da 8 a 12 metri, al prezzo veramente minimo di circa 50.000 lire al giorno per un quattro posti). Nella zona si può anche gustare una giornata di pieno riposo nel confortevole e bellissimo campeggio “Rusalka” (n. 175), oppure sostare liberamente a Sztynort ed esplorare i dintorni in bicicletta, con bei paesaggi nella foresta e suggestive viste sui laghi; e ancora, passeggiare sul ben attrezzato lungolago di Gizycho o effettuare uno dei tanti giri in battello che partono dai due centri principali. Attività di tutto riposo, che vi daranno la carica per gustare al meglio il comprensorio che si trova più a sud, e che richiede invece qualche prestazione fisica più impegnativa.

Navigando sul Krutynia. La via d’acqua è lunga 120 chilometri, parte a Sorkwity (presso Mragowo) e finisce sul lago Nidzkie, nei pressi di Piszt. Tutto il percorso è di grande bellezza: noi abbiamo scelto per le nostre esplorazioni il tratto iniziale e quello finale, considerando che qui si trovano le basi di partenza più funzionali. Il lago Nidzkie è uno dei più belli di tutta la Polonia; la base nautica ideale è il camping PTTK di Ruciane Nida, struttura tanto ben concepita quanto mal gestita (mancano perfino le docce e i servizi sono impresentabili). In canoa si può navigare quanto si vuole, scoprendo angoli veramente incantevoli: la stessa esplorazione si può fare via terra con la bici lungo le belle stradine nel bosco che conducono a tante attraenti basi di pleinair disseminate lungo la costa.

Danzica e il Baltico
Molti turisti e molte occasioni di divertimento vivacizzano Danzica e i centri del Baltico: il nostro giro di boa, prima del ritorno via Poznan.

Anche Danzica è tornata agli antichi splendori. Il centro storico, facilmente raggiungibile a piedi dai comodi parcheggi della periferia, è caratterizzato da strade ampie e luminose, case e palazzi impreziositi da splendide decorazioni e una vivacità che si comunica al visitatore e lo invita a esplorare anche la parte moderna.
Dopo Danzica è d’obbligo una visita alla costa del Baltico, che non è affatto un mare di ripiego presentando, al contrario, valori paesistici di primissimo piano, concentrati attorno al centro di vacanza più famoso: Leba. La cittadina sta ai nostri centri balneari più rinomati come Zakopane sta a quelli montani. I campeggi presentano servizi efficienti e spazi ampi; abbiamo scelto il n. 84 Intercamp che ha servizi di gran lusso e una posizione strategica, ai margini del notevolissimo Parco delle Dune Mobili o Parco Slowinski, la maggiore attrattiva della zona.
Dal campeggio si inforcano le bici e si procede per circa 3 chilometri verso il parco. Superato l’ingresso con la biglietteria (le solite 1000 lire) si prosegue per altri 5 chilometri nella foresta, dove si incontra un’importante testimonianza storica, accuratamente restaurata e presentata: la base di lancio delle famigerate V2 che terrorizzarono l’Europa. Poi comincia la sabbia e presto occorre lasciare le bici nelle apposite strutture. La duna, bianchissima, emerge dal bosco di betulle (altra accoppiata davvero singolare). Camminando senza troppa fatica si arriva in cima alla montagna di sabbia, da cui si gode un panorama davvero straordinario: le sabbie emergono dalla foresta come isole abbaglianti nel mare verde, e il senso di immensità è inebriante. Non ci si stanca di vagare sulle creste e gustare il panorama, finché si scende lentamente verso il mare arrivando su una spiaggia immensa, intatta e popolata soltanto da miriadi di gabbiani vocianti. Uno o più tuffi nelle acque fresche e pulite completano la gita nel migliore dei modi.
Un lungo giro in camper ci porta poi all’ingresso di Czolpino (comodo parcheggio-natura, molto solitario), da dove la passeggiata a piedi fino al mare si svolge quasi interamente sulla sabbia ed è più faticosa. Ma gli scorci panoramici sono ineguagliabili, soprattutto nella luce del tramonto che indora i pendii sabbiosi e allunga le ombre della rada vegetazione. La visita a un piccolo museo nelle vicinanze può concludere degnamente il soggiorno nel parco. Non resta che godersi un po’ dell’allegra atmosfera vacanziera di Leba e poi partire per l’ultima fase del viaggio.

Le grandi città occidentali. Il percorso di ritorno (si può scegliere se passare per Berlino, per Dresda e Norimberga o per Praga) ci porta a visitare, prima di lasciare la Polonia, due importanti città: Torùn e Poznan. La prima, nota per aver dato i Natali a Copernico, è assai piacevole ma si visita abbastanza rapidamente. Assai più interessante è la seconda, e non solo per il centro abitato. Prima di raggiungere Poznan, infatti, è d’obbligo la visita al museo etnografico del lago Lednica, che mostra usi e costumi della popolazione di origine olandese che colonizzò per prima questa zona. Le costruzioni sono di grande interesse, meno sontuose che ad Olsztynek ma anche più autentiche. Peccato che questa tipica architettura contadina e artigiana, diversamente che ad oriente, sia stata del tutto cancellata dalla moderna urbanistica.
Poznan è una grande città industriale dove, come in tutta la zona occidentale e nella vicina ex Germania dell’Est, si nota ancora che si trattava di un centro d’oltre cortina. Le periferie fumose e squallide non sono ancora scomparse, ma il centro storico (Stare Miasto) è notevolissimo, soprattutto per la splendida e originale piazza del mercato, diversa da tutte le altre viste sin qui. Da notare la cattedrale di Ostrow Tumsky che, isolata in un’area verde ai margini dell’abitato, offre una postazione tranquilla sia per la sosta notturna che per il parcheggio diurno. Lì vicino, un enorme murale rappresenta la Poznan antica, e il profilo delle vecchie case è dominato da un simbolo quasi sarcastico: quello della Coca Cola, che incombe sull’orizzonte come si trattasse di un sole che illumina questa nuova Polonia Europea.

PleinAir 307 – febbraio 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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