Rinascita lucana

Basso e sabbioso quello jonico, erto e roccioso quello tirrenico: i due brevi tratti della costa lucana offrono alla vacanza marina ambienti e panorami assai diversi, ma fruibili in tutta libertà anche in piena estate.

Indice dell'itinerario

Negli anni Settanta il turismo di massa scoprì il profondo Sud, e se guardiamo a come quelle zone erano allora e a come sono oggi non possiamo negare che ciò abbia portato dei benefici. Ma l’ansia di “valorizzare” troppo e troppo in fretta il patrimonio ambientale per realizzare guadagni immediati ha molto spesso prodotto, nei tempi lunghi, l’effetto opposto: l’ambiente non ha retto l’impatto e i turisti si sono indirizzati altrove.
In questo quadro, la Basilicata rappresenta una felice eccezione. Non ha conosciuto il boom di quegli anni ma neppure lo “sboom” dei successivi; la sua crescita è stata molto più lenta e ragionata, ma proprio per questo costante e duratura. Nel periodo in cui molti altri dilapidavano i loro beni territoriali qui si è badato soprattutto a difenderne l’integrità, con una politica di salvaguardia preventiva che organizzava sagacemente le difese necessarie a reggere l’urto della massa, in special modo tramite l’istituzione di aree protette diffuse e ben gestite e un progetto molto avanzato di tutela della costa. Ogni autorizzazione a costituire strutture che esercitassero anche un minimo impatto ha comportato il prezzo di severissime verifiche, che i richiedenti consideravano un vero calvario: oggi, però, coloro che hanno ottenuto quei permessi possono ben a ragione definire esemplare la loro esperienza, perché effettivamente in poche altre zone si vedono realizzazioni così compatibili.
Ben piantati i paletti della tutela ambientale, oggi si cominciano ad allentare i freni e la dotazione di servizi sta decollando. La Basilicata è dunque pronta a sostenere tranquillamente un afflusso anche molto più imponente di quello registrato finora, rimanendo pienamente in grado di offrire a una clientela più vasta una vacanza di qualità autentica in ogni momento dell’anno. E ciò avviene anche sulle coste – il tratto jonico, sabbioso e pianeggiante, e quello assai più breve, roccioso e scosceso, che affaccia sul Tirreno – dove il soggiorno itinerante trova contesti ideali, talora di vero privilegio, persino nel cuore della stagione estiva. Particolarmente favorevole si presenta infatti la situazione per i camper, che dispongono di opportunità di parcheggio numerose e amplissime e di una tolleranza che quasi non conosce cosa sia un divieto. Gli stessi enti e associazioni che gestiscono le aree protette (dal WWF al Corpo Forestale dello Stato) prestano la massima attenzione a rendere fruibile ogni angolo prezioso dei terreni che curano, con una disponibilità persino rischiosa. Inutile dire che una simile occasione non va sprecata portando qui alcune cattive abitudini che altrove hanno guastato i rapporti con le autorità locali: se anche in Basilicata venissero apposti i divieti di cui tanto ci si lamenta, non sarà certo per una cattiva disposizione delle amministrazioni che hanno saputo così bene preparare il terreno per un turismo compatibile. Teniamolo dunque ben presente e comportiamoci di conseguenza.

La costa jonica e la Siritide
E’ ormai quasi impossibile trovare in Italia e nel Mediterraneo una fascia costiera sabbiosa così libera e accessibile e allo stesso tempo ancora così intatta, con tutto il suo entroterra e i suoi immensi spazi natura concentrati attorno alle foci dei fiumi. La conservazione di ambienti del genere è di regola accompagnata da una rigida disciplina che ne riduce di molto l’accessibilità e la libera fruizione: qui invece non si avvertono limiti ma, al contrario, un miglioramento percepibile di anno in anno, se non di stagione in stagione. Quel poco di degrado che si registrava anni fa in alcuni tratti di costa (come nei lidi di Metaponto, Scanzano e Policoro) è quasi del tutto sparito grazie a un’intensa opera di riqualificazione: il litorale, ovunque libero o attrezzato con saggia moderazione, è completato da estesi tratti di lungomare pedonali e panoramici; l’immediato entroterra è ampiamente ricoperto di foreste e attraversato da percorsi pedonali e ciclabili, mentre quello più profondo è non di rado interessato da un paesaggio rurale di gradevole aspetto.
Gli spazi di parcheggio – che, come si accennava, sono ampi e numerosi – risultano abilmente incastrati in questo ambiente in modo da esercitare il minimo impatto visivo, senza scapito per il comfort degli equipaggi. Se questo elogio sembra esagerato, non resta che provare per credere: se si eccettuano le marine di vecchia data di Metaponto e di Nova Siri, non a caso ai confini della regione, nessun insediamento si trova a meno di 500 metri dal mare. Lidi di Metaponto
La superstrada Basentana scende da Potenza fin quasi sul mare incrociando, a circa 5 chilometri dalla costa, la statale 106 Jonica. Risalendo brevemente quest’ultima in direzione di Taranto è d’obbligo una breve deviazione all’area archeologica delle famose Tavole Palatine, con annesso piccolo museo la cui visita risulta assai piacevole e istruttiva.
Dopo di che si potrà far rotta verso il Lido: anni fa questo centro era piuttosto degradato, vittima dell’aggressione alle coste che aveva sconvolto l’Italia negli anni della “corsa al mare”, e chi ricorda com’era allora non può che compiacersi delle opere più recenti che hanno ripristinato e arricchito la corretta fruibilità del territorio. Tutta la fascia rivierasca è stata pedonalizzata tramite un largo camminamento lastricato in marmo, con aiuole e punti di ristoro di bell’aspetto, mentre l’abitato appare rimesso a nuovo e parallelamente alle vie di accesso al mare scorre una pista ciclabile. Ciononostante, nei periodi di punta si verifica una certa congestione, soprattutto nei parcheggi: conviene dunque evitare i giorni in cui è facilmente prevedibile un maggior afflusso e recarsi, sulla sinistra, al limite dell’abitato, dove è possibile parcheggiare sul mare accanto all’ultimo punto di ristoro, avendo dalla parte opposta una vasta area protetta di macchia e bosco che arriva sino alla foce del Bradano. Questa si raggiunge con una passeggiata di una quarantina di minuti e costituisce uno dei punti più belli della costa jonica, reliquia gelosamente conservata di ciò che erano le spiagge italiane trenta o quarant’anni fa. Ma, come vedremo, non è il solo sito di questo tipo: nei 30 chilometri dello Jonio lucano ne troveremo diversi altri.

Lidi di Pisticci
Si estendono tra le foci del Basento a nord e del Cavone a sud e sono, nell’ordine, il Lido Quarantotto (indicato dalla segnaletica come San Teodoro), un secondo lido senza nome che non viene neppure riportato sulle carte e infine il Lido di Pisticci vero e proprio (indicato come San Basilio). Li uniscono una strada, pure questa assente dalla cartografia, che corre dietro la foresta costiera e una pista ciclabile un po’ malmessa.
Il punto più interessante è sicuramente l’ultimo, dove si può sostare sul mare con la massima disponibilità di spazio; ma soprattutto ci si trova vicini alla bellissima foce del Cavone, raggiungibile con una passeggiata di 10 minuti nella macchia o lungo la spiaggia, scoprendo un punto preziosissimo, protetto da tutti i lati da una fascia di rispetto di almeno 500 metri, e che si conserva magnificamente malgrado la presenza – peraltro molto discreta – di un villaggio del Club Mediterranée (attivo da oltre vent’anni e anch’esso arretrato di mezzo chilometro rispetto alla spiaggia) e di un comprensorio residenziale costruito recentemente un chilometro più a nord. Accanto al Club è stato realizzato sul fiume un porticciolo che è un vero capolavoro di compatibilità: dotato soltanto di un moletto di legno, aveva il problema dell’uscita a mare delle imbarcazioni dato che sulla foce il fondale è molto basso, ma il problema è stato risolto – senza costruire moli in cemento o alterare la costa – mediante un’idrovora (quasi invisibile) che nell’alta stagione aspira la sabbia sullo sbocco a mare e la deposita un centinaio di metri più a monte, formando un laghetto; terminata la stagione, l’idrovora viene spenta e tutto ritorna come prima. Per chi si volesse avvicinare in camper alla foce del Cavone, basta tornare sulla statale 106 e portarsi sulla riva destra, in una solitaria area di macchia e bosco. Lidi di Scanzano
Dal Cavone, procedendo in direzione sud verso la foce dell’Agri, si incontrano ancora quattro lidi. I primi due sono meno interessanti, o perché destinati a insediamenti fissi (Lido Torre) o perché portano ancora tracce del precedente degrado, malgrado la costituzione di nuove strutture, peraltro molto trascurate (Lido di Scanzano). Diverso il caso del successivo, il lido Bufaloria, pure questo non indicato sulle carte ma ben segnalato sul posto, dove un parcheggio circondato dal bosco immette in una bella spiaggia, allietata da un freschissimo corso d’acqua che nasce a poca distanza. Ma soprattutto interessante è l’ultimo, il Lido Terzo Madonna, che sebbene appaia molto poco curato offre un contesto interamente vergine; dai vasti parcheggi al termine della strada, alcuni sbarramenti impediscono saggiamente ai mezzi a motore di procedere oltre, cosicché è necessaria una passeggiata nella macchia di una decina di minuti per arrivare alla foce dell’Agri, in tutto simile a quella del Cavone e, per certi versi, ancora più intatta.

Lidi di Policoro
Si estendono tra le foci dell’Agri e del Sinni e rappresentano il caso più eclatante di riqualificazione ambientale. Fino a pochi anni fa esistevano solo il lido di Policoro vero e proprio (simile a quello di Metaponto) e un solitario accesso al mare con parcheggio in località Idrovore. Oggi la situazione è assai migliore: il lido principale appare totalmente trasformato e anche qui troviamo un ampio ed esteso lungomare pedonale, sopraelevato e lastricato di marmi, che copre per almeno un chilometri su entrambi i lati la fascia costiera; la retrostante fascia boschiva è attraversata da una bellissima pista ciclabile, parallela alla costa, che verso sud arriva fino alle Idrovore e verso nord si spinge sino a un lido di nuova costituzione, detto Torre Mozza.
Tutte e tre le postazioni sono dotate di acqua abbondante e parcheggi confortevoli, ma il più notevole rimane proprio quello delle Idrovore dove è stato realizzato un centro del WWF che si dedica ad attività promozionali del turismo naturalistico, in particolare nei vicini Bosco Pantano e foce del Sinni. Grande la disponibilità dei gestori che, in attesa della costituzione di una vera e propria area di sosta (per la quale del resto non manca nulla se non i permessi), ci hanno offerto di mettere gratuitamente a disposizione dei camperisti in sosta le toilette e le docce: è davvero l’Italia di una volta, e speriamo che duri.
Parcheggiato dunque il camper in questo approdo privilegiato, per una giornata di pleinair davvero indimenticabile non resta che inforcare la bici recandosi prima alla foce del Sinni (circa 3 chilometri in un ambiente del tutto vergine, come già sull’Agri) e poi, tornati alla base, percorrere tutta la pista ciclabile fino a Torre Mozza. Vicino al parcheggio si può infine godere della bella spiaggia, dove lo sbocco di un canale offre gradevoli effetti panoramici; a pochi minuti di cammino verso sud, altrettanto suggestiva è la foce dello scolmatore del Sinni.
Merita infine una citazione un progetto assai interessante, in corso di realizzazione sul fiume Agri nei pressi di Torre Mozza. Battezzato Marinagri, è volto al recupero di tutte le zone palustri come aree naturali, affiancandole con altri bacini artificiali per sport nautici e svago, accanto a un complesso ricettivo. Il tutto, ovviamente, sempre a rispettosa distanza dal mare e senza alterare il corso del fiume.

Lido di Nova Siri
Qui siamo al confine con la Calabria, ma la situazione si fa meno interessante dato che le edificazioni arrivano fino alla spiaggia e l’assetto territoriale appare più tradizionale che nel resto della regione.

Siritide
L’entroterra che si sviluppa tra l’Agri e il Sinni presenta alcuni spunti di notevole interesse, in una zona in cui il paesaggio è caratterizzato da spettacolari formazioni di calanchi.
A circa 15 chilometri dalla costa, sulla cima ampia e pianeggiante di un colle panoramico si erge il santuario di Santa Maria di Anglona. Recenti lavori hanno abbellito e reso meglio fruibile l’area attorno alla chiesa (sito ideale per una sosta); il complesso sacro è regolarmente aperto e se ne possono ammirare sia le sobrie linee architettoniche che i preziosi affreschi che decorano l’interno. Una decina di chilometri più a monte, Tursi è il paese più pittoresco della zona: si sviluppa sulle pendici dei calanchi arrampicandosi fino alla cresta, che dopo un breve tratto sale fino al villaggio di Rabatana arroccato ancora più in alto. Il solo modo funzionale di visitare il tutto è quello di parcheggiare a valle e arrampicarsi a piedi fino a Rabatana, a patto che non faccia troppo caldo. E’ invece sconsigliabile tentare la salita in camper: si percorrono molti chilometri inutili, si sbaglia facilmente strada e non si vede il meglio.
La stessa Policoro, che si presenta in una veste assai più benestante di un tempo, merita infine una visita che includerà le rovine di Eraclea e l’annesso Museo della Siritide, altra piccola struttura espositiva che in poco tempo fa capire molte cose.

La costa tirrenica e il Sirino
Se l’ammirevole livello di conservazione e fruibilità della costa jonica suscita un piacevole stupore, quello che si registra sul Tirreno lucano – assai più famoso e difficile, e per di più stretto tra due aree fuori dai confini regionali dove la speculazione ha avuto anche la mano pesante – è quasi da non credere. Come dicono gli stessi operatori locali, qui c’è un “turismo tranquillo” e tutto tende a favorirlo: basti pensare che i commercianti della zona si sono consorziati per acquistare una macchina che pulisce costantemente il mare – ovunque limpidissimo – e le capitanerie di porto pare non facciano complimenti con chi si dedica a scorribande a motore sottocosta.
Il profilo litoraneo appare molto scosceso e gli accessi all’acqua non sono facili, ma anche in camper si trovano alcune situazioni di assoluta eccezione; né è da trascurare l’entroterra, che annovera innanzi tutto la valle del fiume Noce, poi alcuni paesi assai preziosi e infine il parco del monte Sirino.

Rivello e la valle del Noce
Non c’è praticamente nessun turista di passaggio che non si fermi a scattare una foto di questo paese non appena incontra un’area di parcheggio utile: e in effetti poche località si presentano così attraenti come questa, armoniosamente distesa sulla cresta di un colle isolato. Con poca fatica si può effettuare una breve deviazione e affrontare l’impegno, ben maggiore, di visitare a piedi il pittoresco borgo, tutto stradine in salita e senza macchine.
Siamo a pochi chilometri dall’uscita Lagonegro Nord-Maratea della A3, da dove si imbocca la veloce statale 585 che costituisce l’accesso più diretto al mare arrivando da settentrione; se invece si proviene dalla costa jonica, dalla statale 106 si imboccherà vicino Policoro la superstrada Sinnica (S.S. 653) che porta rapidamente sulla A3 a Lauria Nord, proseguendo fino a Lagonegro Sud e qui andando a prendere la 585. Quest’ultima strada percorre la valle del Noce, anch’essa piuttosto attraente e ben fruibile in diversi punti, soprattutto presso il bivio per Parrutta e il ristorante La Sorgente dove si trovano parcheggio, ristoro, acqua e accesso al fiume in un punto ideale per una bella rinfrescata.

Maratea e le marine
Lo sbocco a mare del Noce segna il confine con la Calabria: sulla riva lucana del fiume troviamo soltanto un campeggio e, poco distante, un sito magnifico sul mare presso il centro di Maratea Castrocucco, con un ampio parcheggio su terra e sabbia e la foce di un fresco e limpidissimo corso d’acqua nel punto in cui finisce la sabbia e comincia la roccia. Un luogo ideale, insomma, per sostare e bagnarsi in tutta tranquillità. Proseguendo verso nord, la litoranea corre alta con molti punti panoramici finché, dopo 4 chilometri, si incontra il bivio per Marina di Maratea. Dopo aver affrontato una breve strettoia si giunge a uno stupendo sistema di parcheggi panoramici sul mare e su due incantevoli spiaggette raggiungibili tramite scale e camminamenti. In alcuni di questi punti sosta è affissa l’indicazione “Per sole auto”, ma almeno fino a luglio pare non esista problema e anzi persino in agosto i camper risultano ampiamente tollerati. Non si vedono palazzoni né altri insediamenti deturpanti e tutte le strutture balneari sono realizzate all’insegna della discrezione, della pulizia e del buon gusto. Lungo la strada che corre al di sopra si trova anche una piccolissima grotta, con tanto di stalattiti e stalagmiti, ben segnalata e visitabile.
Maratea Porto, meno utile per chi viene in camper, merita comunque una visita – soprattutto fuori dai periodi più “caldi” – per la sua tranquillità, la grazia discreta e i begli scorci panoramici.
Fiumicello è l’ultimo e più facilmente accessibile dei centri marini, dove troviamo solo un paio di alberghi e un grande parcheggio (anche questi dichiarati per le sole auto, ma con le considerazioni già fatte poc’anzi). Si segnala soprattutto per un bel camminamento sul mare che passa davanti a delle spettacolari caverne scavate nella roccia morbida dalle mareggiate.
Quanto al piccolo capoluogo del Tirreno lucano, Maratea, si tratta di un borgo animato e graziosissimo dove, a conclusione della giornata, convergono molti villeggianti della zona per godere il fresco e un pizzico di vita notturna. Merita quindi che gli si dedichi la serata ma meglio ancora il pomeriggio, affrontando prima la salita sull’acrobatico viadotto che porta alla gigantesca statua del Redentore con visuale dominante su tutti i panorami del circondario.

Il monte Sirino e i dintorni
Per salire su questa bella montagna conviene tornare sui nostri passi fino a Lagonegro Nord, evitando il paese tramite l’autostrada, e uscire a Lagonegro Sud per poi imboccare la tortuosa e lunga salita che conduce al lago Laudemio. E’ praticamente il solo sito fruibile di un parco che rispetto a quello del Pollino (il cui versante lucano dista poche decine di chilometri) è ancora molto indietro sulla via dello sviluppo del turismo naturalistico, per il quale ha invece una forte vocazione. La conca del lago, circondato da un sentiero-natura, si presenta come un sito davvero ideale per la sosta grazie all’abbondanza di spazio e alla bellezza panoramica; non si vedono invece sentieri che raggiungano la cima, che appare invece come una meta di sicuro interesse. Peccato inoltre che fuori dai giorni di punta non si veda in giro anima viva. Ecco insomma un’altra potenzialità inespressa che speriamo di veder valorizzata al meglio per il pleinair nei prossimi anni, dato che ci sono tutte le premesse.

Grumentum
Prima di rientrare, chi volesse concedersi un’ultima variazione sul tema dovrà affrontare l’interminabile discesa su Moliterno e Grumento. Seguendo i segnali si trova, non senza difficoltà, un museo ben attrezzato; 500 metri più avanti è l’esteso parco archeologico di Grumentum (con vasto parcheggio) che meriterebbe una visibilità maggiore sia per le dimensioni che per la cura con cui è sviluppato e tenuto. Si tratta di un’antica città lucana, colonia romana, teatro di battaglie con i Cartaginesi, distrutta dai Saraceni, e di cui restano, sparsi su di una superficie vastissima, teatro, anfiteatro, templi e quartieri. Da qui non resterà poi che portarsi brevemente sull’Agrese (S.S. 598) rientrando infine sull’autostrada ad Atena Lucana.

PleinAir 384/385 – luglio/agosto 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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