Rieti e Greccio, cantico del primo presepe

Così al centro dello Stivale da essere considerata l’ombelico d’Italia: Rieti è una città amica del pleinair e di chi ama scoprire a ritmo lento le emergenze di un territorio. Approfittando delle festività natalizie per ammirare il bel borgo di Greccio, dove 800 anni fa nel 1223 Francesco d’Assisi organizzò la prima rappresentazione della Natività

Indice dell'itinerario

«È venuto giù così, dal muro… Stavamo scavando alla ricerca del muro esterno della città, l’ultimo anello oltre le case, la protezione esterna. Eravamo molto emozionati perché giusto qualche giorno prima avevamo trovato i resti di un mosaico eccezionale, con pietre di giada, onice e frammenti di lapislazzuli e speravamo di trovare i segni di un’antica villa padronale o di un bagno termale. Poi all’improvviso, lo scheletro è caduto giù da mezza altezza. Abbiamo bloccato tutto e ci siamo domandati chi fosse questo sconosciuto, tanto rispettato da essere seppellito in casa, ma morto in circostanze così violente da non poter essere riportato al cimitero intra moenia? Beh, alla fine crediamo che possa essere uno dei famosi frati di Farfa in fuga dall’abbazia con una parte del tesoro che Carlo Magno aveva donato al monastero e che l’abate, prima dell’invasione saracena, aveva diviso in più parti indirizzandolo ai quattro angoli del mondo per sottrarlo al saccheggio. Forse proprio una parte di quegli oggetti e arredi preziosi è svanita alle porte della città».

Rita Giovannelli, guida di Rieti

Prima di dirigerci al presepe di Greccio, abbiamo visitato la Rieti sotterranea, accompagnati dalla guida Rita Giovannelli. Partiamo dal ponte romano, dove impariamo com’era la conformazione della piana di Rieti prima che i capitolini iniziassero a far confluire nel corso del fiume Velino le acque alluvionali che rendevano il bacino una fredda palude.

Scopriamo che la città sorge su isole semiartificiali di travertino e pietra; in un tempo non troppo lontano, ancora in pieno Medioevo, il borgo si raggiungeva in barca e d’inverno era attraversato da canali navigabili, come una piccola Venezia. La Via Salaria si ergeva sopra gli stagni e gli acquitrini; nonostante gli impressionanti lavori idraulici del III secolo a.C. – che crearono la cascata delle Marmore per svuotare il bacino del fiume – e le continue opere di tutte le epoche successive, periodicamente la città finiva circondata dalle acque.

Scopri gli sconti e i vantaggi del PLEINAIRCLUB in provincia di Rieti!

La Rieti sotterranea

Rita ci accompagna nelle intricate vie del sottosuolo, iniziate forse dagli Etruschi, scavate dai Romani, ampliate nel Medioevo e poi in epoca rinascimentale con l’opera dell’architetto Carlo Maderno e del giovane apprendista Francesco Borromini già in competizione con il Bernini per la benevolenza papale.

Una via di collegamento tra le mura e il centro, un mondo sotterraneo di traffici e commerci che passando per vicoli bui e strade ipogee evitava il pagamento di dazi, a tal punto che l’amministrazione cittadina del tempo ne impose la chiusura verso la fine del ‘500.

Inglobato nelle cantine dei palazzi nobiliari, sotto le strade e le piazze, l’universo sotterraneo di Rieti rimane sconosciuto sino al 1998 quando iniziano i lavori di ripristino e si immagina finalmente un percorso di visita, aperto al pubblico nel 2006. La guida ci racconta una città “santa e salvifica”, quella della madre di Romolo e Remo, la Rea Silvia che qui dimorava; la città delle belle Sabine, che i primi Romani vollero in spose; la città di San Francesco che qui cercò la pace della spiritualità.

La stessa tranquillità che cercarono i pontefici che a più riprese si rifugiarono a Rieti portando con sé artisti e letterati, ma anche intrighi e giochi di potere. Molte vicende ebbero inizio proprio qui: il matrimonio di Costanza d’Altavilla con Enrico VI e la successiva nascita di Federico II, la beatificazione di Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, persino l’idea di far dipingere a Raffaello la Deposizione.

Se nel sottosuolo ci perdiamo tra anfratti, scale a chiocciola e volte murate, all’aria aperta è più facile riconoscere i gioielli della città: i palazzi storici e gli edifici religiosi. Tra questi la millenaria cattedrale di Santa Maria Assunta, nei cui interni barocchi spicca la cappella di Santa Barbara progettata dal Bernini, e la chiesa di San Rufo: visitarla è d’obbligo per ammirare le pregevolissime opere d’arte che custodisce – su tutte lo stupendo Angelo custode dello Spadarino – e perché sulla piazza, per tradizione, è collocato l’Umbilicus Italiæ, il centro della nostra penisola. Così, tra una curiosità e l’altra, finiamo per fare due volte il giro di Rieti. Una volta sotto terra, una sopra.

Leggi anche: “Riserva Nazzano Tevere-Farfa, un’oasi a due passi da Roma”

Il presepe di Greccio, francescana rappresentazione

«Ma come? Con questo freddo, con la pioggia? Non vedi che quasi nevica? Chi vuoi che venga su queste montagne isolate per fare quello che dici?» Mi guardo intorno. Sembra proprio che la voce si rivolga direttamente a noi. Effettivamente qui a Greccio piove, soffia un vento gelido e non manca molto a veder scendere grossi fiocchi di neve. Le cime aspre delle rupi sono già imbiancate e verrebbe voglia di chiudersi nel camper a bere cioccolata calda. Eppure sono circondata di gente. Con l’ombrello, l’impermeabile e gli stivali. Qualcuno borbotta, sospira e starnutisce, ma pochissimi hanno dato forfait e si sono ritirati al coperto.

L’attore riprende la recita, incurante delle raffiche che spazzano la scena e del vento che porta via la sua voce. «Sei sicuro, Francesco? Sicuro che vuoi davvero fare qui la prima rappresentazione della Natività? Il clima d’inverno è brutale, la gente rozza, non verrà nessuno». Era il 1223 e il castellano del borgo, Giovanni Velita, cercava inutilmente di convincere il Frate Poverello a desistere dalla sua intenzione di creare il primo presepe vivente della storia.

Nel dicembre di quell’anno Francesco – che era stato a Greccio la prima volta nel 1209: con la sua presenza erano cessate le grandinate e i lupi non avevano più attaccato la popolazione – arrivava da Roma, dove aveva ottenuto da papa Onorio III la benedizione per la Regola, e voleva festeggiare la nascita del Salvatore in maniera speciale: riprodurre in una delle tante grotte che si aprono sulle montagne la Natività di Betlemme. La sua idea ebbe tanto successo che in quella prima Vigilia di ottocento anni fa si raccolsero decine di persone a portare omaggio al Bambinello di legno adagiato nella mangiatoia.

Leggi anche: “La Via di Francesco: in viaggio a piedi da Rieti a Roma”

Come visitare il presepe di Greccio

Ma non solo: ancora oggi il presepe di Greccio sa unire grandi e piccini, credenti o meno, tanto da tenere incollati agli spalti nelle fredde notti di dicembre duemila spettatori incuranti delle avversità atmosferiche e inebriati dallo spirito del Natale. È merito di quella geniale intuizione e dell’interpretazione appassionata dei volontari della Pro Loco se ancora oggi possiamo dare una risposta entusiastica alle domande dell’antico feudatario: non importa se l’inverno porta freddo, gelo e neve, se le montagne sono buie e spaventose. L’arrivo di Gesù riscalda i cuori e illumina la via; le persone scalano le montagne (oggi comodamente in camper e non a piedi) e affrontano la tempesta pur di portare il loro omaggio al Bambinello.

La rappresentazione che si tiene ogni anno a Greccio, proprio sotto la spettacolare cornice del santuario sorto attorno alle prime celle di Francesco, è ben diversa dai presepi viventi che sono diffusi in tutta Italia. È la storia teatrale in sei atti della vita del Poverello di Dio nel periodo precedente e successivo all’invenzione del presepe. Non ci sono Giuseppe e Maria nella grotta, ma solo gli animali a scaldare Gesù. Non ci sono i mestieri e le atmosfere della Palestina di duemila anni fa, ma il racconto di frate Leone e degli altri fraticelli che circondavano il santo. È la narrazione appassionata e coinvolgente del miracolo che trasformò una landa selvaggia, aspra e sconosciuta nel luogo di nascita della tradizione cristiana più amata dai bambini, nella seconda Betlemme.

Scorri la nostra raccolta dei mercatini di Natala in Italia e Europa!

Testo di Federica Botta, foto di Alessandro De Rossi

——————–

Tutti gli itinerari di PleinAir riguardo il presepe e i viaggio nel Lazio e a Greccio li puoi leggere sulla rivista digitale sul pc, sul tablet o sullo smartphone. Con un anno di abbonamento a PLEINAIR (11 numeri cartacei) hai a disposizione gli inserti speciali, la rivista digitale e l’archivio digitale dal 2015 (con gli allegati).

Con l’abbonamento a PleinAir ricevi i prossimi numeri comodamente a casa e risparmi!

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio