Ricordi di esotismo

Dall'alto dei colli, un gruppo di deliziosi borghi del primo entroterra marchigiano guarda la costa picena e le sue popolose cittadine marinare: siamo nel consorzio della Riviera delle Palme, dieci mete per un itinerario da manuale con il v.r. e la bici.

Indice dell'itinerario

“Voglio tornare… Casablanca fra i tuoi verdi palmeti… si cantava negli anni ’50: ma chi a Casablanca c’è stato, e più volte, può riferire che – almeno per quanto riguarda il centro urbano – non ci sono tante palme come a San Benedetto del Tronto, dove per chilometri bordeggiano spiaggia e lungomare. Se ne contano almeno 7.000 di venti varietà, fra cui un esemplare di Jubaea Spectabilis che alla base misura 474 centimetri di circonferenza ed è citato nel Guinness dei Primati come il più grande del mondo.
Agli stereotipi preferiamo dunque la realtà, che si concretizza nel problema principe di chi voglia visitare in camper questo tratto della riviera marchigiana: dove sostare? A sorpresa abbiamo scoperto (fuori dalla stagione balneare, ma era comunque la settimana di Pasqua) parcheggi a volontà, liberi e gratuiti, di faccia al mare e proprio sotto le suddette palme. Una comoda pista ciclabile si allunga per tutta la litoranea da Cupra Marittima a Porto d’Ascoli, e quanto alla spiaggia ci si imbatte in larghi accessi e spazi a disposizione fra uno stabilimento e l’altro: quale migliore biglietto da visita per quella che a pieno titolo si fa chiamare Riviera delle Palme?
In realtà sotto questo nome si nasconde un consorzio di dieci Comuni: San Benedetto del Tronto, Grottammare e Cupra Marittima sulla costa, Acquaviva Picena, Campofilone, Monteprandone, Massignano, Offida, Ripatransone e Spinetoli che invece la riviera e le palme se le ammirano dall’alto del rispettivo borgo fortificato. I colli del Piceno, i più scoscesi di tutte le Marche, pare formino per l’appunto una barriera contro i venti della montagna favorendo un clima mite, adatto al proliferare di questa pianta nomade che, come mi insegna l’amico ed esperto Renato Novelli, ha popolato tutte le terre del globo dove la temperatura non scende mai, neppure di notte, al di sotto dei -8° Celsius .
Fra il litorale e l’entroterra, abbiamo dunque un’occasione per arricchire l’eventuale vacanza balneare o anche solo trascorrere un weekend di primavera o d’autunno in totale relax: qui il traffico si concentra sulla statale Adriatica che nel nostro itinerario, fra strade di collina e lungomari, eviteremo quasi del tutto. Superfluo avvertire che per la visita dei vari borghi (ove manchi una specifica struttura destinata alla sosta dei v.r.) sarà necessario cercarsi un parcheggio sotto le mura e affrontare a piedi il suggestivo reticolo di stradine del centro storico.

Le colline in camper…
Eleggiamo a nostro capolinea il casello San Benedetto-Porto d’Ascoli della A14 e, senza neppure imboccare la superstrada per Ascoli Piceno, ci dirigiamo verso Monteprandone, lasciandoci quasi subito alle spalle i capannoni della zona artigianale di fondovalle per arrampicarci in un paesaggio di olivi e ordinatissimi vigneti. A un bivio per San Benedetto, superato fra alti pini il convento di Santa Maria delle Grazie (che all’interno conserva fra le varie opere d’arte una Madonna in terracotta policroma del XV secolo e un portale rinascimentale del Sangallo), si giunge sotto le mura dell’antico castello, documentato già nel 1039; il nome pare derivi da Brandon, un cavaliere francese qui giunto al seguito di Carlo Magno. Si visitano inoltre la collegiata di San Nicolò (all’interno un pregevole crocifisso ligneo del XIII secolo) e il museo dove sono conservati oltre cinquanta codici di San Giacomo della Marca, che qui ebbe i natali.
Sul colle di fronte ci appare il borgo fortificato di Acquaviva Picena, che raggiungeremo con una brevissima deviazione dalla strada per Offida. Notevole la rocca eretta fra il ‘200 e il ‘300, forse la più interessante della regione, con bastioni trapezoidali a scarpata e mastio cilindrico.
Tornati al bivio per Offida ci troviamo ora a imboccare una bella strada larga, intitolata al vino DOC Rosso Piceno, che ci porta nel sito in cui sorgeva un santuario dedicato al Serpente Aureo altrimenti chiamato Ophite, che diede più tardi il nome al castello edificato dai Longobardi nonché all’attuale famoso paese del merletto. Si parcheggia proprio a fianco al monumento che esalta questo antico mestiere; le donne, se non per strada, lavorano ancora al tombolo nelle botteghe per la gioia dei fotografi (è invece severamente proibito riprendere i preziosi manufatti esposti al museo nel timore, ci hanno detto, che a qualcuno venga in mente di riprodurli ad uso commerciale). Il centro è caratterizzato da una bella piazza triangolare su cui si affaccia il palazzo comunale, risalente ai secoli XI e XII. Non lontano l’ex convento di San Francesco, oggi trasformato nell’Enoteca Regionale delle Marche. Per concludere, isolata su una rupe, la possente mole di Santa Maria della Rocca, dalla singolare disposizione: si entra dall’abside e ci si ritrova in una cripta, il cui ciclo di affreschi è forse la più alta testimonianza artistica di tutto il nostro giro.
Siamo sul crinale che divide la valle del Tronto da quella del parallelo Tesino. Proprio in quest’ultima dobbiamo scendere (seguendo l’indicazione Cossignano) per proseguire il nostro viaggio: raggiunto e costeggiato il fiume in direzione del mare si arriva al bivio per Ripatransone, cui si perviene per una breve salita fin quasi a toccare i 500 metri di quota. Il paese – elevato al grado di città dal pontefice Pio V – gode di un panorama che si estende dal Conero al Gran Sasso e persino al Gargano, il che gli ha valso il titolo di belvedere del Piceno, ma offre al visitatore ben altre occasioni contando una Pinacoteca, una Gipsoteca e ben quattro musei: Archeologico, della Civiltà Contadina e Artigiana del medio Piceno, Diocesano d’Arte Sacra, del Vasaio e del Fischietto. Quanto a quest’ultimo, in qualità di ben identificabili forestieri non sfuggirete al simpatico abbordaggio stradale del mastro vasaio Peci, ultimo di una generazione, che vi condurrà nella sede e qui vi farà da guida mostrandovi interessanti testimonianze d’epoca, tra cui alcune eccezionali fotografie.
Scendiamo ora nella verdissima e incontaminata valle del Menocchia incontrando quasi subito il bivio per Massignano, piccolo borgo fortificato cui si accede per una delle due porte originarie, raggiungendo la piazza attorno a cui sono schierati palazzi gentilizi, la torre civica, il palazzo comunale, un loggiato e soprattutto la chiesa di San Giacomo Maggiore che contiene una pregevole tavola di Vittore Crivelli, il pittore quattrocentesco di origine veneziana che tante opere ha lasciato nelle Marche.
Per chiudere l’anello non resterebbe che scendere al mare mediante la litoranea (in tutto, deviazioni comprese, meno di 70 chilometri incontrando fra l’altro un cartello che ci avverte di stare attraversando il 43° parallelo!). Ma delle località collinari consorziate nella Riviera due sono rimaste fuori da questo tracciato, che andremo dunque a completare cercando per prima cosa lungo la statale Adriatica, verso nord, il bivio per Campofilone. L’abbazia di Bartholomeo de Campo Fullone, che ha dato origine al toponimo, ha anche determinato l’impianto urbano del quale si conservano la Porta da Sole e la Porta da Bora nonché il labirinto , un intrico di viuzze e voltoni. Ma più che per questi e altri reperti storici e artistici, Campofilone è famosa per la pasta: numerosi sono i produttori, e non se ne abbiano a male se noi continuiamo a segnalare il più pittoresco, Vincenzo Spinosi che, se presente, sarà ben lieto di raccontarvi la sua storia e mostrarvi i suoi cimeli raccolti in giro per il mondo.E concludiamo la nostra perlustrazione dell’entroterra con Spinetoli, raggiungibile dalla superstrada Ascoli-Mare o dalla parallela Via Salaria. Stavolta il toponimo deriva da una leggenda: pare che il primitivo castello di Spineola sia sorto sul luogo di un tempio romano dedicato alla dea Tellure attorno al quale fiorivano le rosespine. Anche qui mura a scarpa (su cui crescono numerosi i capperi: a passarci nella stagione giusta…), torre civica e palazzo municipale risalente al ‘500, varie chiese e ancora un Museo di Civiltà Contadina. Per finire in bellezza, si torna in basso e si cerca in Via Piave l’ingresso all’Oasi la Valle, un’area naturalistica con annesso museo, che si estende per 25 chilometri lungo il fiume Tronto e ospita fra l’altro una pista ciclabile e un percorso ginnico.

…e la costa in bicicletta
Avendo le dueruote al seguito, per visitare le tre cittadine costiere del consorzio si può approfittare della pista ciclabile che le unisce, offrendosi una salutare pedalata vista mare. Lasciato il camper a San Benedetto del Tronto in un parcheggio (a scelta!), ci si immerge nell’atmosfera dell’antico borgo adriatico e storica stazione balneare: nel 1881 fu costruito lo Stabilimento Bagni, nel 1928 venne aperto il Viale Buozzi, all’epoca il più grande lungomare d’Italia, con l’immancabile rotonda. Attorno al porto si vanno a cercare le superstiti casette a un solo piano, alcune decorate da ingenui affreschi a motivi marinari, da cui un tempo a notte fonda uscivano i pescatori per imbarcarsi. Alle glorie della marineria locale sono dedicati il Museo Ittico e quello delle Anfore, ripescate ovviamente dai fondali.
La pista ciclabile si perde verso sud in direzione di Porto d’Ascoli: noi invece la imbocchiamo in senso contrario percorrendo Viale Buozzi e seguendo le spiagge e il porto, fino a ritrovarci in assoluta libertà di fianco alla costa. Si incontra dapprima Grottammare, vegliata dai resti del suo antico castello (parcheggiata la bici, si risale a piedi per le stradine del borgo medioevale); quindi finiscono le palme e l’abitato e, oltre una sbarra, si imbocca un percorso esclusivo ricavato tra la ferrovia e il litorale, una breve ma straordinaria pista ciclabile in cui si può immaginare di essere in qualsiasi parte del mondo. A un certo punto si incontra persino una fontanella, a dimostrazione che chi di dovere non è stato insensibile ai bisogni del ciclista.
Si raggiunge così Cupra Marittima, si sottopassa la ferrovia ed eccoci sulla statale 16, lungo la quale è schierata la parte bassa del paese. Di nuovo, a meno di essere provetti scalatori, converrà lasciare le bici per salire al borgo fortificato: mura e torri del 1100, Palazzo Brancadoro Sforza del 1444, la chiesa romanica di Santa Maria in Castello che contiene un baldacchino di stile moresco e affreschi bizantini, la chiesa dell’Annunziata con presepe permanente di arte spagnola e infine, ridiscendendo, la collegiata di San Basso in cui ritroviamo Vittore Crivelli a firmare il trittico Madonna e Santi). Perla di Cupra Marittima è però la Mostra Malacologica, segnalata lungo la statale, con le sue 700.000 conchiglie da tutto il mondo: oltre alla raccolta, sempre visitabile, è sede anche di esposizioni temporanee.
La nostra pedalata finisce qui, e non resta che rientrare alla base per la stessa strada. Ma, avendo ancora tempo a disposizione, non si manchi l’opportunità di raggiungere nuovamente la Val Menocchia: dopo neanche 2 chilometri di statale, al ponte sul fiume si seguono le indicazioni per Carassai. Lasciate le ultime case ci si ritroverà su una strada pressoché deserta, nel verde e fra i coltivi, sfiorando e più volte scavalcando il corso d’acqua: una situazione di autentico relax en plein air, un premio per l’avventuroso cicloamatore.

PleinAir 416 – marzo 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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