Remota bellezza

Piccoli abitati dalle case in pietra, lunghi itinerari sulla neve, accoglienti rifugi, antiche testimonianze d'arte: la Valle Maira, angolo nascosto e intatto delle Alpi del Cuneese, si conferma come una meta d'elezione del pleinair invernale più genuino.

Indice dell'itinerario

Decine di chilometri di piste da fondo, almeno settanta gite scialpinistiche, tanti itinerari per escursioni con le ciaspole, quattordici comuni dalla tradizionale architettura alpina e un solo piccolo impianto di risalita: questo in poche parole il ritratto della Valle Maira, un ambiente quasi incontaminato a poche decine di chilometri da Cuneo. Gli amanti del turismo all’aria aperta lo sanno e moltissimi la visitano durante l’estate, ma d’inverno le cose cambiano. Le strade che salgono nei valloni laterali si restringono fra alti muri di neve, aree attrezzate e campeggi sono chiusi e resta solo il camper service di Dronero, che dista 35 chilometri da Acceglio (ormai in prossimità del confine con la Francia) e dalle gite più belle. Per fortuna la strada di fondovalle è ampia e viene sempre tenuta sgombra dagli spazzaneve, il che permette di visitare i paesi con i loro ottimi ristoranti: ma poiché le borgate più caratteristiche e i panorami che lasciano senza fiato si trovano in alto, chi raggiunge il comprensorio durante i mesi freddi deve scegliere le proprie mete con cura per non avere problemi e per apprezzare pienamente la natura e le tradizioni occitane, qui ancora ben vive e molto sentite dalla popolazione. Cominciamo dunque il nostro piccolo viaggio salendo ad Acceglio, da dove ci dedicheremo ad alcune escursioni nelle zone più suggestive e di facile accesso.

Il meglio del fondo
Dal bivio di Dronero la provinciale 422 si snoda alta sul torrente Maira, toccando San Damiano Macra e una serie di piccole borgate. Dopo Bassura di Stroppo si entra in una gola, si lascia a destra la via della conca di Elva (che d’inverno resta chiusa) e si raggiunge Ponte Marmora. Qui i fondisti potrebbero già calzare gli sci e percorrere il collegamento di 2 chilometri che porta all’anello di Prazzo, ma è più comodo proseguire fino al paese con il veicolo. A Prazzo Inferiore una strada porta al parcheggio dei campi sportivi, mentre in centro qualche camper può trovare spazio nello slargo tra la panetteria e la macelleria, in una piacevole dimensione paesana: da qui pochi passi conducono al sentiero per la pista di fondo, che si sviluppa per 7 chilometri lungo il Maira.
Per un altro itinerario di sci nordico basta spostarsi di poco. Grazie alla ricostruzione di un ponte, infatti, è di nuovo agibile il percorso di 4 chilometri che conduce, sempre con gli sci ai piedi, a un secondo anello di 7 chilometri tra Frere e Acceglio. Con il veicolo si continua sulla provinciale, si svolta a sinistra in direzione di Frere e, passato il ponte sul Maira, si trova subito il parcheggio della pista, adatto anche alla sosta dei camper.
Molti conoscono la Valle Maira per la pista di fondo di 50 chilometri che si snoda tra Ponte Marmora e Chiappera, ma purtroppo il collegamento tra Acceglio e Ponte Maira è stato spazzato via da un’alluvione e non si sa quando verrà ripristinato. Al momento, quindi, sono fruibili due sistemi di piste: quello appena descritto, che si sviluppa fra i 1.000 e i 1.200 metri di quota, e un itinerario turistico più elevato, fra i 1.400 e i 1.600 metri. Per accedervi bisogna proseguire da Acceglio fino a Ponte Maira (la strada si restringe, ma resta comunque praticabile) incontrando poco dopo il paese, vicino al residence Ciarbonet, un parcheggio dove si possono di nuovo calzare gli sci. Da qui si risale la valle per 3 chilometri e a Saretto ci si immette su una serie di anelli che si susseguono fino alla piana di Chiappera e a un lungo, panoramico tracciato che porta alle cascate di Stroppia, per uno sviluppo complessivo di 11 chilometri. Volendo evitare il tratto di collegamento si può sostare a Saretto o vicino a Chiappera (1.614 m), minuscolo villaggio dominato dalle pareti della Rocca Castello. Da qui, con neve sicura, si può compiere un’escursione con le ciaspole nel vallone del Maurin, raggiungendo il piano delle Grange Collet (2.014 m); ci vuole invece un buon allenamento per proseguire nel vallone fino al Colle Maurin (2.637 m), che si apre sulla valle francese dell’Ubaye.

I valloni centrali
Dopo aver esplorato la valle fino all’estremità occidentale, è arrivato il momento di dedicarsi alle laterali. Ridiscesi dunque ad Acceglio, si attraversa il paese e subito dopo si svolta a destra passando il ponte sul Maira: la strada si alza in diagonale e va ad affacciarsi sul vallone di Unerzio, ricchissimo di gite scialpinistiche, alcune delle quali percorribili anche con le ciaspole. Con qualche saliscendi si continua fino al grande parcheggio ai piedi di Chialvetta (1.494 m). Il paese è un piccolo gioiello architettonico, con un albergo ricavato in un vecchio edificio e una vera osteria d’altri tempi, la Trattoria della Gardetta, punto di riferimento per visitare la Misun d’en Bot (casa di una volta) ma anche per chiedere informazioni sulle condizioni della neve e consigli sulle gite più belle. Una classica è la salita del vallone lungo il torrente, toccando le frazioni di Pratorotondo e Viviere per poi giungere al bel pianoro di Prato Ciorliero (2.000 m). Da qui i più allenati possono raggiungere il Passo della Gardetta (2.437 m), dove appare il vasto altopiano omonimo sul quale si innalzano le aspre pareti della Rocca La Meja. Un’altra bella escursione si sviluppa sulla stradina che sale al Colle Ciarbonet (2.208 m), da cui si può raggiungere la cima del Monte Estelletta (2.316 m).
Tornati alla provinciale, la ripercorriamo fino a Ponte Marmora svoltando sulla strada che si inoltra lungo il torrente, in una conca fredda e ombrosa. Passati alcuni brevi tunnel con scintillanti stalattiti, si arriva ad un bivio: il ramo di destra porta subito a Canosio (1.225 m), con un anello per il fondo di 2 chilometri e mezzo e l’unico skilift della Valle Maira, mentre quello di sinistra sale con due tornanti a Vernetti (1.230 m), dove si trovano il municipio di Marmora e l’Osteria della Croce Bianca. Da qui si sale ancora e dopo un tornante a destra si incontra un’altra biforcazione, dove si gira a sinistra: l’ampia rotabile si alza con varie curve a gomito e, toccando Brieis e Serre, arriva a Parrocchia (1.568 m) allargandosi in un parcheggio subito prima della chiesa dei Santi Giorgio e Massimo, che conserva un’ara romana e affreschi del tardo ‘300 e del ‘400. Il panorama è letteralmente fantastico, con tutte le borgate di Marmora, la vallata di Canosio e il crinale che separa dalla Valle Varaita e dal Monviso, e il luogo è ideale per la sosta, anche come valido punto di partenza per altre due belle gite. Con le racchette da neve o con gli sci da fondo e le pelli di foca si può seguire la strada innevata che si alza di quota e prosegue a mezza costa fino al Colle Intersile Sud (2.076 m). Solo per le ciaspole è invece l’itinerario che sale per prati e boschi in direzione est, taglia i tornanti della strada, arriva alla Grangia Cros e si addentra in un lariceto, continuando fra i pascoli sino alla Costa Chiggia (2.156 m). A questo panoramico rilievo che domina la valle si può arrivare anche dal Colle Intersile, percorrendo il crinale verso nord.
Dopo averle viste dall’alto, è consigliabile anche una passeggiata per le borgate di Marmora. Partendo a piedi dal parcheggio di Vernetti, con la stradina di fondovalle si raggiungono Biamondo, Finello (con un’accogliente locanda occitana) e la chiesetta dei Santi Fabiano e Sebastiano, che presenta interessanti affreschi. Calzate le ciaspole, si arriva alla borgata Torello per guadagnare quota fino a Tolosano. Da questo punto l’escursione si completa proseguendo su una strada militare, puntualmente innevata nei mesi più freddi, che risale la valle verso sud, compie alcuni tornanti e sfocia sui pascoli delle Grange della Pieccia (1.894 m); seguendo le tracce di altri escursionisti si abbandona la strada, si attraversa il torrente e si sale al vicino Lago Resile (1.969 m), piccolo bacino di origine morenica che costituisce una classica meta dei racchettisti.

Per veri escursionisti
La conca di Elva è tra le più belle della zona ma d’inverno, essendo chiusa l’impressionante strada del vallone, il paesino si raggiunge solo con diversi chilometri di strada stretta e tortuosa, che si stacca dalla provinciale poco più avanti. A chi è alla guida di camper di una certa stazza consigliamo di salire da Bassura al vicino nucleo di Stroppo parcheggiando nella piazza e continuando a piedi, su un sentiero o lungo la strada, fino alla bella chiesa di San Peyre, costruita nel XII secolo su un panoramico sperone.
La prosecuzione fino ad Elva è possibile solo con veicoli piccoli e agili. In alternativa, lasciato il mezzo a Stroppo, si può utilizzare un taxi ed eventualmente pernottare in una delle economiche strutture ricettive del paese: il rifugio escursionistico La Sousto dal Col, situato al Colle San Giovanni (1.910 m), oppure la locanda occitana nella borgata Serre (1.637 m), il centro di Elva. La pensione è anche un punto di riferimento per visitare i due tesori del paese: la chiesa parrocchiale, che conserva una crocifissione e un ciclo di affreschi del ‘400 per mano del pittore fiammingo Hans Clemer, e il Museo d’i Pels dedicato all’attività dei caviè, che nel XIX secolo giravano fra i villaggi della zona per comprare a poco prezzo le chiome delle donne e rivenderle all’estero, dove venivano utilizzate per fare parrucche.
Anche da Elva si possono effettuare varie escursioni con le ciaspole, la più bella delle quali ha per meta il Cugn di Goria. Partendo da Serre si raggiunge a piedi la vicina borgata Mattalia, si calzano le racchette e si risale il pendio verso est, sfiorando le borgate Ugo e Goria; attraversata la carrozzabile, si prosegue lungo un costone erboso e poi alberato fino al crinale della Costa Cavallina, che separa la conca di Elva da quella di Stroppo (qui si arriva più rapidamente partendo dal rifugio La Sousto dal Col). Seguendo il panoramico percorso in direzione nord-est si raggiunge infine la cima del Cugn di Goria (2.384 m), da cui appare la Valle Varaita con lo sfondo del Monviso.

Arte in borgata
Dopo tanta natura e paesaggi, l’ultima tappa ci porta nel vallone di Celle di Macra per scoprire altri piccoli capolavori di pittura e di architettura. Qui il problema non è la strada, ma il parcheggio: gli spazi sono infatti limitati, e conviene arrivare in un giorno feriale per trovare migliori opportunità.
Si parte da Bedale con una stretta biforcazione (provenendo dall’alta valle, per imboccarla dal lato giusto fate manovra in paese) e si costeggia il torrente, poi la strada si alza a tornanti fino al capoluogo Chiesa (1.270 m). Il parcheggio allestito nel campo sportivo è accessibile solo alle auto e quindi, se non c’è posto nella piazzetta della chiesa, conviene parcheggiare lungo la via, sempre sul lato a monte. La parrocchiale conserva al suo interno un bellissimo polittico di Clemer, mentre proseguendo a piedi sulla stradina pianeggiante si arriva in breve alla cappella di San Sebastiano, affrescata nel 1484. Infine, salendo tra le case, si trova l’ex cappella di San Rocco, dove è stato allestito un museo, aperto però solo di domenica, che ha per tema gli antichi mestieri dell’emigrazione invernale alpina.
Oltre la cappella ci si può cimentare con un’ultima piacevole escursione con le racchette. La mulattiera si alza in diagonale verso sud-est e giunge a Castellaro (1.451 m, raggiungibile anche con piccoli mezzi) dove si prosegue su un tratto della Grande Traversata delle Alpi fino al costone (1.570 m) che separa dalla conca di Paglieres. Qui si svolta a sinistra, si raggiunge un bivio con cartelli e, proseguendo diritto, si arriva alle frazioni Grange e Ansoleglio, da cui la strada riporta a Chiesa e alla provinciale.

Testo e foto di Furio Chiaretta

PleinAir 450 – Gennaio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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