Questo posto è una favola

Una prima esperienza in camper narrata dalla viva voce (o quasi) della protagonista: Clara, un anno. E che esperienza: non un paio di giorni dietro casa, ma qualche migliaio di chilometri fino all'Irlanda e ritorno.

Indice dell'itinerario

Uao, si parte davvero! Da quello che ho capito andiamo lontano, in un posto che si chiama Irlanda. Mamma e papà parlano tanto di verde e di fresco, ma hanno paura che faccia freddo per me o che piova troppo. Sperano che faremo un bel giro con il nostro nuovo camper. Ho deciso di chiamarlo Gnek! Sì, mi piace, appena ti muovi finisci in braccio a papà Nino o a mamma Doriana. Loro dicono che è piccolo, ma a me sembra grandissimo, molto più grande del mio lettino quando ci sto seduta dentro con le sponde tirate su.
Al mio papà piace tantissimo fare foto e non è capace di stare senza un po’ di verde intorno, poi sia a lui che a mamma piace tanto viaggiare anche fino in capo al mondo. Pensate che nel viaggio in cui hanno deciso di volermi hanno fatto più di 5.000 chilometri partendo da Feltre e arrivando a Istanbul attraverso Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Bulgaria, Bosnia e quasi quasi infilandosi nel Kosovo. Ma questa è un’altra storia, che magari un giorno mi chiederanno di raccontarvi. Hanno comprato un camper piccolo perché gli piace visitare posti un po’ selvaggi e non ce la fanno proprio ad andarsene in giro con un camperone di 7 metri. Papà, che vorrebbe stare sempre al sole e che in Irlanda aveva la faccia di chi pensa “Ma qui il sole dov’è?”, mi ha detto «Claretta, meno male che il tuo campergnek è piccolo e cucciolo perché così stiamo vicini vicini!». Sarà come sarà, io non mi lamento, nel lettone mi fanno dormire in mezzo e in viaggio la mia mamma sta sempre vicino a me che guardo tutto il giorno fuori dal finestrino un mondo che non ho mai visto.

Clara racconta
Eccoci, è sera, papà è appena tornato e siamo già sul camper. La mamma ha preparato tutto e via, il motore fa vrooom e partiamo. Si viaggia su una strada bella larga, ma poi diventa buio e si vedono solo le luci delle altre macchine. Papà crolla dal sonno e ci fermiamo in un autogrill in mezzo a tanti camion, ma io sono talmente eccitata che non voglio dormire e provo a dire una parola nuova al minuto. D’altra parte ho compiuto un anno da pochi giorni e pensate, già parto per questa avventura.
Tra una pappa e un riposino il viaggio passa e ci troviamo, con tanti ma tanti altri camper, davanti a una cosa grandissimissima: mi spiegano che è una nave e che adesso ci saliamo su per attraversare il mare. Papà non c’è e io mi arrabbio un pochino, la mamma dice che è andato a fare fotografie e anche io voglio andarci, forse non mi capisce perché le dico «Là, là!» e indico col ditino verso il mare, ma lei proprio non ci sente e mi tocca stare dentro il camper mentre fuori volano gabbiani, berte, cormorani e non so che altro, perché papà non è qui per raccontarmi di quegli uccelli con tutti quei nomi strani e a fare tanti di quei versi che se lo vedono pensano che non è mica tanto normale.
Dopo un po’ finalmente riappare papino e sbarchiamo. Lui è un po’ preoccupato perché dice che è la prima volta che guida a sinistra. Io credo che siano questo piede e questa manina qui la sinistra, ma non ne sono molto sicura. Ci sono tante nuvole grigie nel cielo e fa più freddo di casa, poi inizia anche a piovere fortissimo e si forma una fila lunga lunga di macchine. Papà dice che è meglio arrendersi e fermarsi da qualche parte a fare la nanna, ma io ho un po’ di paura perché la pioggia batte sul tetto e fa tanto rumore. Fortuna che la mamma mi fa fare riccioli riccioli con i suoi capelli e così mi addormento un pochino.
Ma guarda un po’, cosa c’è adesso? Un’altra nave, che mi sembra un po’ diversa da quella di prima però mi piace lo stesso. Io faccio cammina cammina sulla moquette e incontro tanti bambini, ma dicono parole strane e sono un po’ confusa. Accipicchia, proprio ora che mi sembrava di aver cominciato a farmi capire dai grandi non mi capisco più neanche con quelli della mia età? Comunque tutte queste novità sono molto divertenti e mi dispiace un po’ scendere da qui, ma tutti sembrano molto contenti e adesso papà e mamma mi spiegano che siamo proprio arrivati in Irlanda.
Papà guida e mamma gira la pappa nel piatto, mentre fuori piove un pochino. Vogliono portarmi a vedere un faro ma ci perdiamo quasi subito, anche perché papi per evitare il traffico cerca le stradine secondarie, che però qui diventano subito piccolissime e mamma dice sempre «Speriamo di non incontrare nessuno!». Per fortuna ecco il faro, grande grande e bianco. Mi dicono che qui ce n’era uno molto più vecchio, anzi il primo che avevano costruito in Irlanda, ma questo mi sembra nuovo, ha una bella luce che illumina il mare. Papà esulta, ha avvistato la prima sula, che poi è quella specie di gabbiano grande che non fa lo stesso verso di quelli più piccoli. Ci sono tanti camperoni che dormono sul mare, ma noi andiamo a cercare un posto con meno vento.
Stanotte ho dormito tranquilla e ora viaggiamo in una bella campagna tutta verde, con mucche, pecore e cavalli dappertutto. Sapete cosa mi stupisce? Non è come a casa, qui non c’è nessun riparo per gli animali, che se ne stanno lì sotto la pioggia con le spalle al vento che soffia dal mare. Ma non si bagneranno? A me la mamma mica mi lascia stare sotto la pioggia, uffa, non è giusto però! E i colori? Ce n’è uno diverso ogni volta che guardo, il verde brillante dell’erba e tutti quei fiori sulle siepi e anche tra le case, che sono veramente carine e con le porte colorate. La mamma è indecisa, non sa ancora quale sia la casa più bella. Mi sa che se le comprerebbe quasi tutte! Ma la cosa che mi meraviglia di più è il cielo. Cambia ogni minuto, e io sto lì a guardare le nuvole e poi il sole e poi il grigio e poi l’azzurro, e non riesco a smettere per quanto mi piace.
Arriviamo in un posto pieno di casette colorate dopo un giorno di pioggia torrenziale. L’Irlanda, per farsi perdonare, regala a papà un bell’airone cenerino molto confidente e che si mette in posa proprio per lui. Sono dei posti veramente bellissimi, con tanti animali liberi, e non ci sono solo cavalli, mucche e pecore ma anche molte galline. Mamma dice che le persone che vivono qui sono fuori dal mondo e d’inverno, quando fa freddo, se le immagina leggere libri o ascoltare musica dietro le finestre, che qui sono grandi e con tanti vetri quadrati.
A furia di girare sulle stradine ci troviamo davanti un altro faro, che però è di un bel colore rosso. Papà è supercontento perché ha fotografato un falco pellegrino che volava sopra di noi, ma a me piace di più il mare perché ci sono vento, sole e tante onde con la spuma bianca in cima. Ma qui non è proprio tutto così, perché più avanti si vedono boschi e montagne. Mamma insiste per fermarsi, e facciamo una bella passeggiata fino a dei laghetti che mi piacciono molto: io poi sto proprio comoda, visto che sono mamma e papà a portarmi un po’ per uno.
Certo che con Gnek si possono fare un sacco di cose, perché abbiamo cambiato posto un’altra volta e ci siamo fermati vicino a una spiaggia lunghissimissima con tanto vento e delle persone in acqua che corrono sopra le onde con delle strane tavolette. A un certo punto fa freddino e torniamo dentro il camper, ma posso vedere tutto dal finestrino ed è come la televisione, che a me non fanno vedere ma finalmente ho capito cos’è: tu stai fermo e le cose succedono, ma non le puoi toccare perché c’è il vetro.
Mamma e papà sono eccitatissimi, perché ci siamo fermati in cima a una scogliera alta alta che precipita direttamente nell’acqua ed è tutta ricoperta di erba, con le pecore che brucano, e sotto gli squali che girano intorno aspettando che la pappa gli cada in acqua. Papi però dice che su questa strada è meglio non mandarci nessuno che non sia molto paziente e con mezzi non molto grandi, perché è davvero stretta e a volte anche piena di sassi e di buche. Poi mi spiegano che qui c’è anche un famoso delfino che si avvicina alle persone e che potremmo fare una bella gita in barca per andare a vederlo, ma non ci riusciamo perché piove, uffa!
Ho scoperto che anche qui ci sono posti con i negozi, perché continuava a piovere e alla fine papà e mamma hanno deciso di andare a fare la spesa. Io ho le mie pappe, ma in questi giorni loro hanno mangiato cose diverse da quelle di casa, per esempio delle fette di un pesce che ha uno strano colore rosa e si chiama salmone. L’odore però è buono, e alla fine sono riuscita a farmene dare un pezzettino.
Arriviamo a quello che sembra un’altra volta il mare, e invece è un fiume che attraversiamo prendendo una nave più piccolina. Quando scendiamo mi accorgo che le case sono diverse, perché hanno il tetto che è fatto con le canne. Poi ce ne andiamo vicino a un altro faro e dormiamo soli soletti davanti al mare, con tanti cespugli pieni di fiori e gli uccelli marini che volano intorno a noi. Ma più avanti c’è un’altra sorpresa grandissima: una scogliera ancora più alta di quelle che ho visto finora, dove c’è tantissima gente e anche tanti bambini. Con qualcuno riusciamo a chiacchierare un po’ perché parlano come me, ma altri dicono le solite parole che non capisco e ce ne sono alcuni con gli occhi scuri scuri a forma di mandorla.
Mentre continuiamo a viaggiare papi mi spiega che stiamo attraversando dei posti molto particolari, e me ne accorgo anch’io perché dietro il finestrino si vedono soprattutto pietre e rocce. Ogni tanto faccio un po’ di capricci perché vorrei fermarmi a giocare, ma non possiamo proprio perché le strade sono davvero strettissime e non c’è spazio nemmeno per il nostro camperino.
Il viaggio sta finendo e il tempo corre, dice mamma. Io non capisco molto questo parlare di domani, ma mi diverto tanto quando ci mettiamo a giocare sul lettone con mamma e papà prima di dormire. Ogni tanto mi sveglio e voglio andare in braccio alla mamma o voglio il latte nel biberon, ma qui è anche meglio che a casa perché basta fare solo un passetto per prenderlo dalla cucina. Poi arriviamo in una città grande grande e piena di macchine e di gente, papi riesce a parcheggiare per benino e possiamo fare una passeggiata prima di ripartire. E guarda un po’, siamo un’altra volta in un porto, davanti alla nave più grande che ho mai visto, e questa volta c’è una sorpresona: una stanzetta tutta per noi e un lettino anche per me. Dopo due settimane dormo di nuovo da sola, come a casa. E allora ciao, vado a nanna, come dice il mio raccontafavole.

Testo e foto di Nino Martino

PleinAir 454 – maggio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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