Quelli delle macchine volanti

Da quattro secoli, nel cielo di Campobasso, il giorno del Corpus Domini volano santi e piccoli angeli contornati da neri e insolenti diavoli. Un mistero. Anzi tredici.

Indice dell'itinerario

Siamo a Campobasso, nel Molise, il giorno del Corpus Domini. Una folla sommessamente vociante di uomini, donne e bambini ha riempito, per tutta la mattinata, la palestra della scuola D’Ovidio, in Via Trento: genitori aiutano le figlie che, timidamente, si spogliano; si ricerca all’ultimo momento quel nastro divenuto introvabile; si dà l’ultimo ritocco agli abiti; si deve fare la foto ricordo; un bimbo, piangendo, chiede di scendere dall’alto dell’imbracatura. Stiamo assistendo alla vestizione dei personaggi che danno vita alla sfilata dei Misteri, quadri viventi che rappresentano in modo allegorico alcuni episodi biblici.
Questo tipo di rappresentazione scenica, volta a festeggiare il Corpus Domini, risale ai primi del ‘500. La fantasia della gente di Campobasso, però, l’aveva trasformata nel tempo in una rappresentazione laica. Per ripristinarne il carattere religioso, allora, le autorità ecclesiali prescrissero l’obbligo di sottoporla alla loro approvazione.
Fu così che nel 1748 le più importanti confraternite della città commissionarono a Paolo Saverio Di Zinno, scultore locale, la costruzione di alcune statue di aspetto adeguato. Ma questo geniale artista di scuola napoletana, anche per distinguersi, immaginò statue “viventi” sorrette da strutture aeree ben mimetizzate, capaci di sopportare il peso di molte persone. Quando, finalmente, le sue “sculture” sfilarono per la prima volta nelle strade cittadine, un immenso stupore pervase gli spettatori: i personaggi di ogni gruppo statuario sembrava che volassero!
La straordinarietà di queste macchine o, come sono chiamate in dialetto, ngign, indicando contemporaneamente “congegni” e “ingegno”, risiede proprio nell’originale struttura ideata dall’autore. Al centro di una piattaforma quadrangolare in legno, un’ossatura metallica sale verticalmente, per un’altezza variabile dai tre ai quattro metri; su questa s’innestano delle ramificazioni variamente modellate, alle cui estremità vengono saldamente ancorati, con robuste cinture di cuoio, i posatoi imbottiti destinati ai figuranti (per lo più bambini). Tutta l’impalcatura viene ricoperta con drappi e nastri per cui, quando gli abili portatori, con passo ritmato, faranno “ballare” le statue, sembrerà che santi, angioletti e demoni volino realmente.
L’effetto si deve alle caratteristiche di robustezza e flessibilità della speciale lega impiegata dal Di Zinno che, pare, ne ricevette la composizone direttamente da San Michele, durante il sonno. Ancora oggi la lega resta un mistero e si racconta di come alcune macchine, costruite recentemente, siano miseramente crollate al primo collaudo…
Nel frattempo i preparativi sono terminati, solo l’ultimo controllo ai lunghi abiti affinché mascherino sapientemente i ferri, le ultime raccomandazioni delle madri ai figlioletti, lassù in alto. Alle dieci, finalmente, si aprono le porte. Escono i primi Misteri accompagnati, ognuno, dal proprio capo squadra.
I tredici gruppi, portati a spalla da robusti uomini, uno dietro l’altro, ondeggiando ritmicamente al suono della banda attraversano l’antico borgo, passando sotto angusti archi, tra due ali di folla che ammira entusiasticamente i corpi sospesi nel vuoto e invita i trasportatori a muovere le strutture: faciteli abballà. Colpisce anche la compostezza dei piccoli attori, momentaneamente persa solo quando, sfiorando finestre e balconi, mani amichevoli lanciano loro caramelle e cioccolatini. Così come capita che qualche bimbo, preso da stanchezza, chieda di essere rimosso dal baldacchino. Anche per lui, al rientro, ci saranno doni.
Una caratterizzazione, che ci riporta al periodo laico di queste processioni, è data dalla macchina di San Michele. Su di essa tre diavoli nerissimi, con sfrontate lingue rosse, si agitano continuamente a stuzzicare il pubblico, in particolare le giovani donne alle quali rivolgono chiarissimi inviti: Donzella, vientenn, vientenn! (ragazza, vieni, vieni).
Il lungo corteo attraversa il centro cittadino per raggiungere, alle ore tredici, Piazza Municipio dove il Vescovo impartisce una solenne benedizione. Col rientro dei Misteri, si conclude la festa che da più di duecento anni vede l’entusiastica partecipazione di quasi trecento comparse tra figuranti, musicanti e portatori.
Un’ultima curiosità. Da oltre trent’anni i protagonisti della processione sono quasi sempre gli stessi; di anno in anno hanno rivestito tutti i ruoli con una “carriera” inversamente proporzionale all’età: scendendo via via dalle postazioni più in alto dei bambini a quelle più in basso degli adulti.

PleinAir 322 – maggio 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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