Quel Po di Rovigo

Dopo il Po di Ferrara, percorriamo in camper e bici anche la riva sinistra del grande fiume. E' una buona occasione per visitare il capoluogo Rovigo, ingiustamente dimenticato tra le mete turistiche del Veneto.

Indice dell'itinerario

L’hanno definita “la piccola Mesopotamia”, questa striscia di terra lunga cento chilometri e larga diciotto, stretta tra i due maggiori fiumi italiani, il Po e l’Adige. Terra contesa, e non solo dagli uomini – in passato ferraresi e veneziani combatterono a lungo per impossessarsene – ma soprattutto dall’acqua. Da millenni il Po porta detriti e sabbia a rapprendersi su questi lidi che un giorno, dicono gli studiosi, finiranno per congiungersi con la vicina costa croata. Il Delta del Po veneto è un territorio instabile, in continua crescita, uno scrigno di tesori naturalistici come ce ne sono pochi in Italia. Ma alle sue spalle, il resto della provincia di Rovigo ha imparato a temere il grande fiume da cui riceve la vita. Il 14 novembre 1951 le sue acque ruppero gli argini nei pressi di Occhiobello e dilagarono, portando morte e distruzione. Oggi di quella tragedia restano un semplice monumento di pietra, con incisa una splendida poesia di Thomas Stearns Eliot, e chilometri di argini finalmente rinforzati che separano le terre degli uomini da quelle del fiume, le golene verdeggianti dove la natura può ancora fare il suo corso. Questa separazione, a volte un po’ soffocante, sembra quasi nascondere il Polesine agli occhi del mondo. Rovigo e la sua provincia sono tra le aree meno note del Nord Italia; dato sorprendente se si considera che ci troviamo nel magico Veneto, con le sue ville, le lagune, le mete montane come Cortina. Ma forse il fatto è proprio che, offuscata da città d’arte come Ferrara, Venezia e Padova, Rovigo finisce per mostrare con ritrosia i suoi tesori sopravvissuti a secoli di alluvioni e a troppe guerre, l’ultima delle quali (la guerra civile che in Italia concluse nel sangue il secondo conflitto mondiale) particolarmente dolorosa. Nel cicatrizzare le sue ferite, ha finito per assumere un aspetto moderno tutt’altro che spiacevole, ma lontano dai fascini lagunari o dalle bellezze estensi. Ciononostante, nel centro storico si trovano tesori che non vanno sottovalutati: tra tutti emerge la splendida chiesa di Santa Maria del Soccorso, detta La Rotonda, che conserva al suo interno un’incredibile raccolta di dipinti del XVI e XVII secolo. Le belle piazze Vittorio Emanuele e Garibaldi, con i loro palazzetti, non sono da meno; per non parlare delle due torri pendenti che caratterizzano l’omonimo parco.
Visitata la città, per comprendere davvero il Polesine e quella sua parte meno nota ma non per questo meno vera che sta alle spalle del Delta (di cui ci siamo occupati su PleinAir n. 280), occorre però stare sulle sponde del fiume. Ed ecco che quell’argine rialzato da barriera diviene una rotta virtuale da percorrere come volando a bassa quota sopra campi coltivati, borghi, ville settecentesche, golene, boschi e splendide viste sul fiume. La Sinistra Po è una strada che segue la sommità dell’argine per intero, ma non compare nemmeno in gran parte delle carte stradali. E’ una via destinata a quei pochi che amano il viaggio più della meta. Per chi ha fretta ci sono le statali e le provinciali, quelle intasate di camion e traffico; chi ama la lentezza preferirà invece questo percorso sinuoso che si allunga, si contorce, cambia improvvisamente direzione pur di seguire passo passo il grande fiume che, appesantito dal lungo viaggio, sembra voler divagare prima di finire in mare. Facciamolo anche noi: pur non trattandosi a rigore di una pista ciclabile, questa strada è l’ideale per pedalare. Il traffico è limitato, i paesaggi splendidi. Dirimpetto avremo sempre la sponda ferrarese, raggiungibile grazie ad alcuni ponti (molto trafficati, a dire il vero…) o grazie a un sorprendente traghetto che da Papozze fa la spola con l’altra riva, consentendo anche al cicloturista di chiudere il cerchio sulla Destra Po passando per Ferrara (vedi PleinAir n. 374). Un’esperienza completa del fiume, come difficilmente è possibile fare altrove.
Ovviamente si può percorrere la Sinistra Po con un mezzo a motore, camper compreso, ma sarebbe un peccato perché tutto si ridurrebbe a un paio di ore di viaggio e si perderebbe quindi la possibilità di osservare la vita del fiume e della sua gente. Noi abbiamo percorso in bici il tratto che da Castelmassa arriva a Papozze (sono circa 90 chilometri), con in più una deviazione per Trecenta (altri 16 chilometri). Anche Rovigo, che vale di sicuro la visita, è teoricamente raggiungibile in bici ma le strade sono davvero troppo trafficate, a meno di non viaggiare la domenica mattina di buon’ora. Meglio raggiungere il capoluogo utilizzando il mezzo a motore prima o alla fine dell’itinerario sul Po.

Da Castelmassa a Polesella (circa 47 km)
Caratterizzato da un grande complesso industriale, il centro di Castelmassa di primo acchito può lasciare disorientati, ma in realtà il paese è molto piacevole. Proprio sotto l’argine sorge la bella piazza con la chiesa di Santo Stefano (che comparve nella copertina originale di uno dei libri di Guareschi su Peppone e Don Camillo, come testimonia la targa collocata nella piazza nel 1992), il Palazzo Bentivoglio e l’oratorio del Santissimo Nome di Maria. Accanto è da vedere Piazza della Repubblica, anche questa caratterizzata da interessanti palazzetti, tra cui Palazzo Conti dove ha sede il Municipio.
Imbocchiamo quindi la ben visibile strada d’argine, e subito si cambia prospettiva. Alla nostra sinistra avremo il paese e a destra il grande fiume con un’affascinante isola fluviale, interamente coperta di vegetazione arborea con pioppi e salici. La strada arginale costeggia la golena rivelando ampie visuali: si passa Calto con l’interessante borgo di Ca’ dei Mulini (un insieme di case che ha conservato l’architettura originale, situato proprio ai piedi dell’argine) e si raggiunge Salara caratterizzato, come quasi tutti i paesi che incontreremo, da una piazza su cui si apre la chiesa parrocchiale (dedicata a San Valentino) e chiusa da una serie di palazzetti. Salara sorge a una certa distanza dall’argine e per raggiungerlo occorre scendere dalla Sinistra Po. A questo punto conviene seguire le indicazioni per Trecenta ed effettuare un’interessante deviazione. Dopo circa quattro chilometri troveremo alla nostra sinistra una stradina con le indicazioni dei cosiddetti gorghi; la s’imbocca e, poco oltre, si gira ancora a sinistra. Vedremo subito i piccoli laghetti circondati da canneti e ricchi di avifauna detti appunto gorghi, oggi protetti. Nei pressi, la bella fattoria fortificata chiamata Corte Caspera.
Tornati sulla strada principale raggiungiamo Trecenta. Da vedere la notevole piazzetta del Comune con la settecentesca Villa Trebbi (sede del Municipio) e il teatro comunale. Non lontano sorge il massiccio Palazzo Popoli Spalletti, di ispirazione ferrarese, con due possenti torrioni angolari.
Ripercorsa a ritroso la strada, si riprende l’argine e si prosegue in ambiente sempre molto verde, con campi coltivati e boschetti, superando il piccolo borgo di Ca’ Polesine e il grande zuccherificio Eridania, ormai chiuso ma interessante esempio di archeologia industriale. Giungiamo quindi a Ficarolo, il cui centro storico è segnalato in lontananza da un incredibile campanile settecentesco alto 72 metri e decisamente pendente. Arrivando nella piazza del paese si ha modo di vedere la base della costruzione scalzata dal suolo di diversi metri’ Accanto sorge la chiesa di Sant’Antonino progettata, come il campanile, nel 1763 dall’architetto Gaetano Barbieri.
Superato il paese, la strada d’argine si biforca perché deve passare sotto un ponte: si va a sinistra, si scende e quindi si risale. Subito dopo, si oltrepassa l’isola Tontola caratterizzata da un bosco di pioppo molto fitto e si giunge a Gaiba, paese che sorge un po’ staccato dall’argine. Si scende verso il centro e si arriva così alla Villa Fiaschi Manfredini Stepanoni (XVIII secolo) con annesso oratorio di Sant’Anna, entrambi in stato di abbandono e visibili solo dalla strada. Tornati indietro, e dopo aver dato un’occhiata al centro del paese con la chiesa di San Giuseppe, risaliamo ancora una volta sull’argine e proseguiamo per Stienta. Alla nostra destra il paesaggio si apre su una golena molto ampia (il fiume è praticamente invisibile), attivamente coltivata: è la Golena Bonello, dove sorge il piccolo oratorio di San Carlo Borromeo (XVII secolo), in pessime condizioni ma inserito in ambiente piacevole, ottima meta per una pausa ritemprante.
Poco prima di arrivare a Stienta, dall’argine è ben visibile la notevole Villa Camerini Bertelè Bonfiglioli. Il paese presenta un piacevole centro storico caratterizzato dalla chiesa parrocchiale con la facciata rivolta verso il Po. Da qui in poi inizia il tratto forse meno piacevole dell’itinerario; avvicinandosi infatti a Occhiobello, zona a discreto sviluppo industriale e commerciale, la strada diviene più trafficata e il paesaggio meno agreste. Si passa il ponte della strada per Ferrara (prudenza!) e si effettua una breve deviazione sulla sinistra per superare quello della ferrovia. Alla nostra destra avremo il piccolo parco pubblico con il monumento che ricorda la rottura degli argini del Po, avvenuta proprio a Occhiobello. Superata la frazione di Santa Maria Maddalena, il percorso ridiventa tranquillo, sempre caratterizzato da boschi e viste sul fiume, e in breve giunge a Polesella.

Da Polesella a Papozze (circa 43 km)
Polesella è uno dei centri principali di questo tratto fluviale, come dimostra l’ampiezza del centro storico e soprattutto la presenza di diverse ville di ispirazione veneziana, alcune delle quali facilmente visibili. In pieno centro c’è, per esempio, la notevole Villa Rosette Ghereghin, ora mal tenuta. Anche l’armoniosa Villa Morosini Mantovano, progettata dall’architetto Vincenzo Scamozzi e situata proprio a ridosso dell’argine, non si presenta in condizioni smaglianti. Vale comunque la pena di fermarsi a dare un’occhiata subito dopo essere saliti da Polesella sulla Sinistra Po, diretti verso il mare. La strada segue sempre l’argine e si mantiene diversi metri al di sopra del piano di campagna; notevoli lungo tutto il percorso le aree golenali. Dopo sei chilometri dalla partenza si giunge al bivio per Guarda, con l’interessante parrocchiale rifatta nel Settecento ma di antica origine. In questo punto, dall’argine si gode una bella vista sul Po perché il fiume forma un’ansa piuttosto ampia.
La strada prosegue tra fitti pioppetti di impianto artificiale fino a Crespino, con la chiesa dotata di un alto campanile che si affaccia su una piacevolissima piazza circondata da palazzi sette-ottocenteschi molto ben conservati. Si oltrepassa la discesa per il paese e subito dopo si trova a destra quella per l’area picnic Fetonte (adatta anche alla sosta di camper), piuttosto malridotta da evidenti atti di vandalismo ma caratterizzata da una stradina sterrata che entra nel bosco ripariale con angoli di vera natura. Entrando a Crespino dalla discesa citata prima, si passa davanti al seicentesco Palazzo dei Principi Pio Falcò e si sbuca sulla piazza avendo di fronte il palazzo del Comune, anch’esso dedicato a Fetonte, figlio del dio Sole, che secondo la leggenda precipitò nel Po fulminato da Zeus mentre correva sul carro paterno. Nel territorio di Crespino si trovano altre notevoli dimore, come Villa Marzolla e Villa Sarti Savonarola.
Si torna quindi di nuovo sull’argine e si prosegue verso Canalnuovo dove la golena è molto ampia, interamente occupata da un folto bosco ripariale in mezzo al quale si aprono dei chiari con acqua stagnante ricchissimi di avifauna, aironi e soprattutto anatidi. E’ questo forse il tratto più bello del nostro itinerario; subito dopo vedremo emergere dalla vegetazione le grosse strutture di vecchie fornaci, altro esempio di archeologia industriale purtroppo in stato di evidente abbandono. Proseguendo ancora, si entra nel comune di Villanova Marchesana: si superano un attracco fluviale con villaggio natura e la chiesa parrocchiale e si arriva al Palazzo Daclon, massiccia costruzione su quattro piani edificata nel 1834 da un ufficiale francese giunto in Italia con le truppe napoleoniche e invaghitosi di una bella ragazza del paese. La targa in lingua francese è una dedica all’amata: La moi plus folie soit la dernière de ma vie. Poco oltre si passano altre strutture antiche, in bell’ambiente campestre e con grandiose viste sul Po. Una piccola deviazione a destra porta all’attracco dell’unico traghetto ancora in funzione nel tratto polesano del fiume, che può condurci sull’altra riva per un ritorno tutto ferrarese (corse continue: 7.30/12.30 e 13.30/17.30; nei giorni festivi e prefestivi: 8/12 e 13.30/17.30; biglietto a bordo). Il traghetto non funziona con le piene e con condizioni meteo proibitive.
Prima di attraversare il fiume conviene però proseguire ancora un po’ fino a Papozze, porta d’accesso al Parco del Delta del Po veneto. Notevole è qui la golena: si trova presto un bivio a destra grazie al quale si scende a un attracco fluviale, ottimo punto per una sosta nel verde. Ancora più avanti, nell’omonima frazione, c’è l’Oasi WWF della Golena di Panarella (WWF Rovigo tel. 0425 28159 o Ufficio Informacittadini del Comune di Papozze, tel. 0425 44230). Le golene del Po sono state quasi ovunque pesantemente alterate dall’uomo, invece qui passato e futuro del grande fiume si toccano. Da un lato è possibile ammirare l’originaria vegetazione ripariale, quella che popolava le rive prima dell’arrivo in massa dei pioppeti industriali; dall’altra si può toccare con mano quello che speriamo sia il futuro, sempre più legato alla salvaguardia della natura. Una natura da vivere e amare, magari pedalando lungo un argine…

PleinAir 375 – ottobre 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio